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Benjamin Constant. Orff. Byron. Hoelderlin

Post n°911 pubblicato il 27 Maggio 2016 da giuliosforza

Post 840
Un amico , di due anni di me più giovane, membro di una congregazione religiosa laicale, che non ha perso la fede e da sei anni è "missionario" in Bolivia (raffinitissimo letterato, storico, saggista e critico, fui io ad iniziarlo - ma ben presto mi sopravvanzò - alla letteratura toscana di fine ottocento primo novecento, in primis Papini e Prezzolini, per lui punto di partenza per ben più vaste esplorazioni, italiane europee mondiali: dopo essersi laureato in pedagogia discutendo con Volpicelli relatore e me correlatore una ponderosa tesi su Sartre e in filosofia con Franco Lombardi con un a tesi su Camus, con la stessa acribia e lodevole, soprattutto in un cattolico, apertura mentale propose, svecchiando non poco e non poco provocando e scandalizzando, i più moderni autori agli studenti dei licei nei quali insegnò, a Viterbo, Genova, Roma, lasciando della sua cultura davvero universale -ed ebbe colleghi-competitori del calibro di Walter Mauro - un ricordo indelebile); un amico dunque, col quale son solito celiare di mille argomenti, dai più seri ai più faceti molto apprendendo da lui (come,ad esempio, si faccia a conciliare religione cattolica romana e sostanzialmente ancora pagana religione cattolica india), che si vanta essere state le sue uniche medicine, nei suoi ormai ottantuno, quattro o cinque aspirine (è di ceppo buono, l'amico, sua madre e sua nonna hanno attinto e superato ambedue i cento) e di avere ancor fiato per le scalate (ma in Bolivia, la cui altezza media è di tre quattromila metri, parte avvantaggiato) ho risposto che mi sento più forte di lui, se negli ultimi quindici anni dei miei ottantatre (intorno ai settanta soltanto iniziai a curare i malanni della vecchiezza) baldamente ho resistito e resisto ai numerosi impasticcamenti chimici ai quali giornalmente mi sottopongo: fegato cuore polmoni reni pancreas stomaco prostata stanno tetragoni agli assalti della chimica, non si lasciano avvelenare, gagliardamente salvaguardando le loro funzioni. Ne sia lode agli dei cattolici e a quelli indii.
P. S.
Questo lungo tribolato periodo, zeppo di parentesi e di rimandi, non sarebbe piaciuto alla buon'anima di Eco, poiché contravviene gravemente a più di una delle sue...Regulae ad directionem ingenii...bene scribendi. Con tutto rispetto, Je m'en fiche e procedo diritto per la mia strada.
*
Di Benjamin Constant teorico della politica non mi interessai mai troppo: mi bastava il rousseauiano Contrat. Ma amai l' Adolphe e il Journal intime, in cui si avvertiva e si respirava già un'atmosfera pre-romantica. Il breve romanzo soprattutto, che lessi, il che è tutto dire, subito dopo il Paul et Virginie di Bernardin de Saint-Pierre, mi impressionò per la novità e la profondità dell'indagine psicologica dei personaggi e l'essenzialità del racconto dedicato a una tragica vicenda d'adulterio i cui protagonisti, il giovanissimo Adolphe appunto e la matura madre di due figli, Eléonore, vivono una passione bruciante che presto in lui si esaurisce lasciando nell'animo di Eléonore una insanabile dilacerazione che la condurrà alla morte. Oltre che un romanzo romantico antelitteram, Adolphe sembra anche, ed è un paradosso, un romanzo verista, che anticipa stile e moduli di Zola e Maupassant. L'ho riletto nell'edizione UTET del 1944, collana ‘I grandi scrittori stranieri' nella traduzione e cura di Giulia Gerace; una edizione elegante nella sua carta quasi paglia.
*
Non so come abbia potuto, nella mia veste di direttore di coro amatoriale, trascurare Orff e i suoi Carmina burana. Eppure la loro ‘paganità' (e i ragazzi del mio pagus erano in grado di respirarla tutta), non meno di quella del Trionfo di Afrodite, dei Catulli Carmina, e del Prometheus desmotes, era da sempre la mia paganità', di essa nacqui impastato, essa respirai nel ventre di mia madre. Proverò, in riparazione, a proporre Orff al coro angelico che spero mi sarà dato di dirigere. ¬
*
Ritrovo un piccolo cuscino da divano blu lapislazzuli, il colore della Perugina, con su trapunti un cuore rosso trapassato dalla freccia e la scritta ‘stringimi accarezzami coccolami'. Manca baciami, ma sarebbe stato pleonastico, ché la funzione del cuscino era di contenere, nella piccola sacca posteriore, i Baci.
Mi fu donato o me lo autodonai? Sono più per la seconda ipotesi. In un angolo della sacca ho rinvenuto uno di quei fogliettini rettangolari che una volta erano contenuti nell'involucro di ciascun Bacio e che riportavano in sei lingue una citazione con stretto o lato riferimento al tema dell'amore. In questo è riportato un pensierino che si vorrebbe di Byron, che così suona: " Il Piacere è Peccato, ma il Peccato è Piacere". La coincidenza è che ho ritrovato il biglietto in concomitanza con le riflessioni che andavo facendo su Orff e sulla sua paganità, e il pensiero mi è perciò subito corso sì agli Anni di pellegrinaggio del giovane Aroldo, ma soprattutto al Prometo liberato, la risposta del romantico biondo eroe alcionico al dramma eschileo. Alla lettura pedagogica del Prometeo liberato avevo dedicato uno dei miei primi corsi accademici, associato a quella dell'Iperione di Hölderlin, e ricordo con emozione l'intensità della partecipazione della maggior parte degli studenti, pur già disincantati dopo le sbornie sessantottine.
_______________________
Chàirete Dàimones!
Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 
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