« ItriIl figlio di Teofane »

Janis

Post n°10 pubblicato il 22 Maggio 2006 da effimerofranck
 

     Janis Kavvala che, ebreo in Salonicco dalla tribù di Levi, nacque nel 1300 e qualcosa sotto il regno di qualche Costantino della dinastia dei Paleologo. Molte cose visse il giovane Janis: una certa insofferenza lo allontanò dalla casa paterna molto presto. E fu l’amore conosciuto con una donna meno giovane di lui ed il freddo e l’umido delle rotte che portano nei mari del nord. Conobbe l’allegria delle bevute con gli amici e la gioia fuggevole con donne di cui ci si scorda il nome. E la tristezza della solitudine e la testa che ti gira dopo una sbornia. Vide ciò che resta di popoli che non sono più, la bellezza delle chiese latine ed il ricordo di Gerusalemme. Dopo molti viaggi gli rimaneva qualcosa per vivere: acquistò dei codici in giro per il Mediterraneo, conservò negli occhi ciò che aveva visto, cercò la conversazione coi dotti di Sion e con quelli della Chiesa Ortodossa. Di tutto era curioso e tutto non si può trattenere: decise così di abbandonare il popolo d’Israele e si convertì alla fede ortodossa divenendo pope. Grande lo sconcerto tra la comunità ebraica di Salonicco, grande la vergogna tra i Kavvala, loro che discendevano dal legislatore Levi e che più di un rabbino avevano dato per la salvezza dei figli di Davide. Janis o il Pope Janis come fu chiamato divenne presto popolare. Guidava le processioni con le sante Icone ma non si negava quando era chiamato dentro una taverna. Tirava la rete coi suoi pescatori e scherzava con le giovani donne che venivano in chiesa. E leggeva, Janis leggeva tantissimo, e più conosceva le cose passate più amava le presenti. E vedeva le stragi, e le guerre, e le vendette. Ed il potere nelle mani di chi non ne è degno. Il Governatore di Salonicco presto lo ebbe in odio: “che vuole questo prete ebreo? – andava dicendo – Perché non se ne sta chiuso in chiesa a baciare le sue icone? Che gliene viene a condannare l’empietà della corte di Bisanzio o la supposta indegnità del sottoscritto?…”
    
Janis sentiva che così non andava. Solo, tra gli ebrei, aveva abiurato: adesso avrebbe fatto la stessa cosa? Nella Chiesa Ortodossa cominciava a sentirsi isolato. Pope Janis diede ascolto allora alla voce delle vecchie che conoscevano la magia ed imparò ad usare le erbe. Ebbe affidati da vecchi solitari i segreti delle pietre, il dono della profezia ed imparò a riconoscere le strade che i pesci percorrono nei fiumi. Janis rideva per giorni interi e per giorni interi poi piangeva, imparò a dormire sulla terra nuda, a raccogliere l’acqua dalle foglie colme di rugiada. Correva Janis per boschi e villaggi, a volte incontrava qualcuno, gli si buttava ai piedi e poi lo baciava dappertutto. Qualche volta incontrava un contadino che tornava dai campi, vedeva che portava una fiasca per il vino e chiedeva da bere e gliela scolava tutta: “a te questo non serve più – gli faceva – a casa ne troverai dell’altro e più fresco” e se ne andava ridendo. La gente cominciò a pensare che non fosse poi tanto sano di mente ma gli voleva bene lo stesso. Janis camminava per la sua terra e le stagioni seguivano alle stagioni.
    
Un certo anno l’Imperatore decise di venire a Salonicco ed al Governatore sembrò opportuno rendere innocui eventuali rompiscatole. Il Pope Janis, che già pope non era più, ché il Patriarca aveva pensato bene di destituirlo, fu preso ed imprigionato. Non capiva bene cosa stesse succedendo, forse in effetti vedeva le cose in un’altra luce, si ritrovò soggetto a bastonature, alla tortura della fame e della sete e non dormì per molti giorni. Pregava San Giorgio e San Michele ed aspettava il giorno in cui sarebbe stato libero. Arrivò l’Imperatore nella chiesa di Agios Dimitrios davanti ai potenti della città ed alla gente che contava. Arrivò l’Imperatore con tutto il suo splendore e la cosa distrasse i carcerieri a cui Pope Janis riuscì a sfuggire. E si ritrovò così davanti alla grande chiesa bizantina e tutto il popolo era fuori. Ogni tanto degli incaricati gettavano dall’alto del tempio dei pani e dei dolci ed ogni volta tra il popolo era gran ressa per impadronirsi del dono dell’Imperatore. Molti vecchi e molti fanciulli furono calpestati e qualcuno ne morì. Il Pope Janis si fece largo a suon di pugni e calci e raccolse da terra un bambino di sei o sette anni tutto sanguinante e pianse molto. Entrò nel tempio il Pope Janis, gli occhi accesi e tremendi, le guardie si facevano da parte ed anche il popolo faceva largo. Arrivò davanti ai nobili, ai mercanti, al Governatore, al Patriarca, il Pope Janis, arrivò sin davanti all’Imperatore che con l’Imperatrice accanto splendeva nella sua veste d’oro. Il Pope Janis guardò in silenzio i potenti della terra, sembrò parlasse tra sé e sé e poi in un grido:
    
“Se Dio permette tutto questo, se Dio dà un senso a tutto quel che ho raccolto nei miei anni, ebbene, io ucciderò Dio!”
    
Tutti tacquero ed erano imbarazzati. Molti pensarono di essere alle prese con un folle e qualcuno pensò che fosse un santo strano. Nel silenzio e facendosi largo tra nuvole d’incenso Dio scese dal trono che sovrastava i potenti e prese a correre verso l’uscita inseguito dal Pope Janis. Per giorni e giorni il santo pazzo inseguì Dio lungo le strade della sua gente. Essi correvano uno dietro l’altro e grande strepito si alzava dovunque: tutti si fermavano stupiti perché lo spettacolo era tremendo. Janis inseguiva Dio con la faccia stravolta, i capelli incolti raggruppati a ciocche per il sudore, e la sua lunga barba era resa grigia dalla polvere raccolta. Era impressionante il piccolo pope ed i suoi occhi sembravano pieni di febbre. Ventun giorni e ventun notti Janis corse dietro Dio e le sue forze cominciarono a mancare. Vedeva sul lato di un sentiero una vecchia timorosa che si segnava ed era tentato di fermarsi, di rincuorarla ma un “coraggio, presto per voi sarà tutto finito!” era tutto quel che riusciva a darle con il poco fiato che gli restava.
    
Si distaccava un po’ e poi riprendeva a correre raccogliendo le ultime forze. Dio si avvedeva che Janis non ce la faceva più e ne approfittò per bere acqua da un ruscello lungo il quale stavano correndo. Anche Janis si fermò per bere, con la coda dell’occhio sorvegliava Dio, ma bevve poco perché volle riprendere l’inseguimento. Arrivarono in cima ad una collina e sotto si capiva che doveva esserci un baratro: se Dio fosse tornato indietro non sarebbe potuto sfuggire al piccolo pope. Janis gustò un attimo l’ebbrezza della vittoria, vide lo sguardo atterrito di Dio che con la testa volta all’indietro correva verso il precipizio. Ancora dieci, cinque, due metri al margine, ci siamo: Janis chiuse gli occhi istintivamente, spaventato, l’immagine di Dio che precipitava non era sostenibile anche per lui. Riaprì gli occhi per sapere cosa fosse successo ma non vide più: era diventato cieco.
    
Molti altri anni visse Pope Janis, chi dice trenta, chi ne ricorda quaranta, e seguitò il suo camminare. E lui passava per gli stessi villaggi e tra la stessa gente che i suoi occhi avevano già visto e dietro lui una capretta, gli dava del latte e la sua compagnia. E non rideva più, adesso, Pope Janis e nemmeno, in verità, si dice che piangesse: solo un sorriso, di tanto in tanto, indefinibile e quasi impercettibile. E c’era chi affermava, appena lui era passato, che giustamente nella vista era stato punito ed altri ancora lo derideva ma qualche volta per Pope Janis c’era anche la pietà ed un pezzo di pane per sé ed una ciotola d’acqua per la sua compagna. Non parlò più molto anche se alcuni affermavano di averlo sentito dire cose giuste e quando pensò che non era più tempo di camminare sparì alla vista di tutti. Lo trovarono, sembrava che dormisse, sdraiato in un campo sotto un ulivo, sul volto il suo sorriso indefinibile e la sua ultima capretta brucava lì vicino ed era triste…

Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/duebicchieri/trackback.php?msg=1195116

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
lunaspina_66
lunaspina_66 il 22/05/06 alle 17:37 via WEB
Non conoscevo la storia di Janis Kavvala, è triste e poetica, è bellissima. Mi sono commossa nel leggerla, ma non chiedermi il perchè, non saprei spiegarlo...
(Rispondi)
 
effimerofranck
effimerofranck il 22/05/06 alle 23:09 via WEB
... grazie... Janis Kavvala non è mai esistito, è una fantasia a cui mi è accaduto di dar corpo... se tale, la storia, è riuscita a muovere qualcosa in una donna non sprovveduta in fatto di scrittura, essa non è stata invano...
(Rispondi)
sigune1
sigune1 il 23/05/06 alle 22:11 via WEB
.....ma è molto bello..questo racconto... intenso...come pochi... grazie...!.............un sorriso..
(Rispondi)
effimerofranck
effimerofranck il 23/05/06 alle 22:26 via WEB
...detto da chi dimostra di non essere di gusti banali, nelle cose che offre a noi tutti, non è cosa di poco conto... buona notte, serena...
(Rispondi)
sigune1
sigune1 il 23/05/06 alle 22:36 via WEB
....continuando a ringraziarti...accogli..un sereno sorriso..
(Rispondi)
cecilia_56
cecilia_56 il 30/05/13 alle 23:17 via WEB
molto spesso sono le persone più semplici..le più incoerenti a provare sentimenti di misericordia...perchè Dio lo ha reso cieco quando poi è stato l'unico a vedere lo scempio della povertà...forse doveva far finta di nulla come tanti?..mah.. è bellissimo il tuo racconto..;-) un sorriso cecilia
(Rispondi)
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 
 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 2
 

Ultime visite al Blog

effimerofranckmagdalene57per_letteracassetta2farfallablu1955lamiamanolatuacecilia_56femmina.ludicalaeternapsicologiaforenseil.mio.paese.lado.si.fagiulia6708mathilda114
 

Ultimi commenti

È tempo di rilanci.
Inviato da: cassetta2
il 30/12/2022 alle 15:11
 
molto spesso sono le persone più semplici..le più...
Inviato da: cecilia_56
il 30/05/2013 alle 23:17
 
BUON NATALE. TORNA
Inviato da: magdalene57
il 25/12/2011 alle 22:17
 
che uomo eccezionale Giacomo Bologna! In tempi migliori...
Inviato da: magdalene57
il 13/07/2011 alle 14:33
 
io avrei chiamato indietro i bottai....
Inviato da: magdalene57
il 13/07/2011 alle 14:22
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963