Mi è venuto in mente ieri, rispondendo ai commenti di angie71r, upmarine e nonsolonumeri.
Ricordate "A beautiful mind", il film sulla vita del matematico John Forbes Nash Jr., Nobel per l'economia nel '90? Uscito dal cinema comprai un libro sulla teoria dei giochi di Roberto Lucchetti: "Di duelli, scacchi e dilemmi - La teoria matematica dei giochi".
Per modo di dire "uscito dal cinema", lo comprai in effetti il giorno dopo, ne lessi una parte, poi stazionò per qualche settimana sul comodino, per quindi migrare sullo scaffale dello studio. Troppo complicato per me.
Nelle prime pagine ci sono un po' di esempi di problemi affrontati dalla teoria dei giochi, come quello della valutazione.
Compito in classe. Il professore italiano utilizza una scala di punteggi che va da un massimo (es. 10) per il compito perfetto, ad un minimo (es. 0) per quelli assolutamente invalutabili. Tutti bravi? Tutti 10. Tutti asini? Tutti 0.
Il professore americano, invece, utilizzarebbe un sistema diverso, assegnando il massimo al compito migliore e il minimo a quello peggiore. In caso di parità, con tutti compiti dello stesso esatto livello, a sua discrezione un voto tra il minimo e il massimo. Una sorta di classifica di Formula 1.
Differenza tra i due sistemi di valutazione? Nel primo si copia, perché chi passa il compito non ci perde nulla. Nel secondo invece rischia che l'altro, ricevuto lo svolgimento, possa ancora migliorarlo, danneggiando il suo punteggio. E infatti, dice il libro, gli americani non copiano, competitivi fin dai banchi di scuola.
Che ne dite? Io non so. Al liceo ero seduto in prima fila nei banchi. Per tutta la durata del liceo ho passato scrupolosamente i compiti di latino, francese e matematica al mio compagno di dietro, con propagazione. In cambio il mio compagno di tre posti più indietro, atleta poliedrico, mi passava la palla quando si giocava a calcio, se la situazione non era pericolosa. Se non c'era nessuno in un raggio di venti metri, per intendersi.
Se i miei professori fossero stati all'americana, che ne sarebbe stato della mia carriera di calciatore?
L'immagine non c'entra nulla col film su Nash, avrei potuto mettere una foto di Russell Crowe, che però mi sta cordialmente sulle balle. Ho preferito una foto di Laura Smet, figlia di Johnny Hallyday e protagonista di "La damigella d'onore", film che ho visto ieri sera. Deliziosa, attraente, intrigante, perversa, folle ... che volete di più?
Buon giovedì.
Io sono uno di quelli che dà i voti nel massimo sistema. La mia tattica è quella di non renderli competitivi ma nemmeno collaborativi. Mia testuale dichiarazione pre-compito: "se ho la minima impressione che tizio copia da caio ritiro il compito a tizio e a caio. Non c'è bisogno che vengano colti sul fatto. Basta la sensazione". Risultato? Non c'è un compito uguale ad un altro!
Devotamente vostro Upmarine
Ora tocca a mia figlia. Non la sta prendendobene.Non da un punto di vista valutativo - grazie a insegnanti attenti - ma da un punto di vista etico. Dopo Natale le sue venti traduzioni di latino e greco sono finite fotocopiate nei quaderni di tre quarti delle sue compagne. Dice di sentirsi stupida. Hai voglia di spiegarle che cos non è.
In compenso, alle elementari, è un fiorire di benissimo, bravissimo,ottimo, eccellente, stelline e punti esclamativi a fronte di elaborati a mala pena passabili. E io resto perplessa.
Temo non basti un caffè, ma ci si può provare.
L'unica qualità sportiva che potrei attribuirmi è una modesta resistenza, grazie alla quale ho corricchiato sulle colline moreniche intorno a Ivrea, con risultati modesti.
Beh, per dire la verità, una volta mi sono classificato terzo nella mia categoria. E se chiudo qui il commento, ne esco benissimo. Quindi non ti dico che in quella categoria, quella dei non iscritti a società sportive, età dai 45 ai 49 anni, quell'anno eravamo esattamente in tre ...
Devotamente vostro Upmarine
Perhè dobbiamo continuare a dar fastidio al padrone di casa. Non è educato. Se vuoi possiamo continuare da me o da te.
con buona pace dell'america.
Poi però occorre anche insegnare ai ragazzi a darsi una mano, perché fare squadra è un beneficio per ogni componente del gruppo, e sarà così anche nella vita. E se è vero che ci sono i momenti istituzionali per fare squadra, è anche vero che "passare il compito" può insegnare a creare legami forti, perché poi ciascuno di noi ha qualcosa "da passare".
E quindi mi terrei il sistema italiano e gli insegnanti italiani. Che nei miei ricordi diretti avevano la bravura di essere generalmente severi e poi chiudere un occhio quando serviva. Ecco, se c'è una cosa che credo danneggi la scuola, è l'imposizione delle griglie, i parametri, le procedure, i "portfolio" (esistono ancora?), invece degli obiettivi. E la follia di tagliare le spese aumentando il numero di ragazzi per classe e abbassando la soglia per la promozione. Che è come dire ai ragazzi che è tutto una formalità, giusto per passare il tempo.