ElettriKaMente
Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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e manie persecutorie-vittimistiche,
grazie.
Anche se il blog é moderato, ogni intervento pervenuto viene pubblicato.
Qualora il vostro non risulti, invece, visibile tra gli altri è semplicemente perché, presentando tracce delle sopracitate (incontinenze, pratiche onanistiche o manie persecutorie-vittimistiche)
vergognandosi di se stesso e di chi l'ha messo al mondo, si è autoeliminato.
Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
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A CHI TOCCA?
Post n°260 pubblicato il 30 Marzo 2018 da ElettrikaPsike
Qualcuno una volta scrisse che la serietà è una malattia e non un metodo, una malattia che porta alla morte, non certo alla vita eterna. Io sono d'accordo sul fatto che l'esistenza possa essere vista come un circo incredibile; ma ancora di più sono convinta che sarebbe straordinariamente salubre per ognuno di noi, indistintamente, riuscire a giocare la vita come una ricreazione eterna dell’energia, in milioni di forme. In quest'ottica -finalmente!- il divertimento, abbandonata la sua connotazione più indebita e irresponsabile, diventerebbe una parola sacra, una sorta di preghiera divina e pagana. La sola che ci riconsegni le chiavi di un'essenza bambina. Non è un caso se propria dei bambini (e di chi si fa simile a loro) è la capacità di sperimentare la trascendenza, e non a caso è stato detto in ogni possibile modo che solo ad essi appartiene il regno nei cieli. Eppure chi si fa bambino, chi osa sognare, giocare o rischiare di toccare il cielo con ali improvvisamente non più di creta, viene redarguito e corretto oppure internato. Parliamo di ideali, desideriamo e lavoriamo continuamente per dare forma alla nostra vita, eppure, nostro malgrado, lo facciamo copiando, come un disegno, sempre i lineamenti della persona che siamo, mai di quella che ci piacerebbe essere. Ma di fatto l’uomo è nato per vivere, non per prepararsi a vivere. E, sì, i dolori che ci impoveriscono, la sofferenza che ci incattivisce e la morte quotidiana -nei pensieri, negli affetti, nel corpo, nell'aria - che ci inebetisce raggelandoci, esistono. Sono lì, confusi con i granelli di luce e i riflessi d'amore. E dobbiamo abituarci all’idea che ai più importanti bivi della nostra vita non c’è segnaletica, ma alla fine, il bivio permane. Il mondo non è nè una valle tetra di lacrimose disillusioni nè una una riserva soleggiata e fresca di delizie. E' essenzialmente un luogo del tutto neutro, ma di due cose si può essere certi: la prima è che il mondo in sè, possiede già il tutto, e la seconda che dipende da noi, da come facciamo il nostro gioco...
Ok...A chi tocca?
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