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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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vergognandosi di se stesso e di chi l'ha messo al mondo, si è autoeliminato.
Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
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Post n°129 pubblicato il 19 Aprile 2015 da ElettrikaPsike
Lo ammetto, si, il paradosso è la mia passione, sono innamorata dei miti, amo la filosofia e sono eroticamente attratta dalle figure retoriche e dalle astrazioni matematiche...
Da sempre si dice che il troppo facile raggiungimento dell'amore lo renda di scarso valore, e la stessa cosa vale anche se l'oggetto cambia e se si riferisce ad altri ambiti o contesti. Il risultato quindi, “trinca e branca”, come approssimava il mio professore di matematica, resterebbe quello che…più difficile è la preda, più soddisfacente diventa il premio...Ma è veramente così? Certo, il troppo facile annoia e vincere a tavolino non piace a nessuno; resta però da chiedersi se, davvero sarà la vittoria carpita a costi alti tanto più gradevole e appagante piuttosto che l'iter della conquista all'”essenza dell'impossibilità”. In altre parole, non sarà il grado di difficoltà della conquista ma l'impossibilità stessa del raggiungimento dei nostri desideri e sogni a salvare il mondo dalla noia? Storie risapute e interrogativi fondamentalmente atavici si aggirano nei pressi delle varie tematiche del vago e dell'indefinito e il concentrato di questi preziosi “sali” da utilizzarsi come soccorso non dopo uno choc emozionale ma per mantenere invece costante l'emozione, sembra esserne la nota capitale, di cuore, di fondo e di testa. L'indeterminato implica potenzialità infinite, uno spazio aperto senza paletti e, di certo, per le anime con un po' di corpo, vince 1 a 0 contro il determinato circoscritto, prevedibile e ripetitivo. Per altri, che sono più corpi con un po’ d’anima sotto spirito, lo scontro finisce invece a favore del determinato e ben specifico, ed il rincaro con il sempre ad hoc “vuoi mettere la gallina oggi?”…Si, certo, capisco; ma non ditelo a me che non mangio carne e, talvolta, anche alle paste preferisco il profumo della pasticceria, anche se nelle quantità possibilmente più alte e nelle variazioni più intense ed estreme... Lo so che in un mondo di pragmatismo sfrenato tra una consistenza densa, fragile, croccante o morbida al palato ed un percorso di profumo che si nutre e nutre solo di soglie d'effetto, di percezione e di riconoscimento non c'è gioco; ma anche senza arrivare ad estremi in stile Jaufré Rudel che s'innamorò di una donna solo per ciò che di lei ne aveva sentito dire, gli amori (qualsiasi amore, anche verso un'idea) paradigmatici per tutti noi estimatori delle ombre, alla fine, hanno sempre e comunque la parola finale. Il Charles Swann di Proust potrebbe spiegare qualcosa agli scettici sia sulla ricerca insoddisfatta e insoddisfacente, sia sul desiderio di “comprendere” ciò che (o chi) si desidera, tanto nel senso di “ottenerlo” quanto nel senso di “capirlo” pur con la consapevolezza (imprescindibilmente auspicata) di non poterlo fare. Demistificare il mistero indecifrabile che è l'essenza stessa di quanto si desidera, infatti, significherebbe anche smettere di desiderarlo. Siamo nella regione del paradosso, non c'è nulla da fare, quel territorio particolare che fa innamorare totalmente taluni e tanto dispiace ad altri. Ed è solo questione di gusti, n'est pas? Quindi si, una danza di finte, controfinte, slanci, aspirazioni, esitazioni, sparizioni; una danza che è un desiderio di unione non esaudita per strategia, una danza di rinvio e tensione non risolvibile per salvaguardare l’irraggiungibilità del desiderio stesso che, ottenuto, sarebbe altro. Diventerebbe necessariamente una cosa differente da quella originariamente irraggiungibile. E si, per qualcuno sono decisamente eccitanti le aferesi…e le analessi… e se poi, come me, si ha pure un nome che è un sillogismo aristotelico, che dire? Era un amore voluto dal destino. Ma in un mondo in cui si finge di essere politicamente tolleranti verso ogni espressione dell’anima e del corpo, le astrazioni, curiosamente, non solo non sono benviste, ma addirittura guardate con sospettosa diffidenza e aperta dichiarazione di belligeranza. Se dinanzi alle libere espressioni di personalità e preferenze cerebrali nessuna creatura di educazione elementare e intellettualmente evoluta si arrischierebbe più ad utilizzare sinonimi offensivi e fuori luogo, ed attenzione, ho specificato “nessuna creatura di educazione elementare e intellettualmente evoluta", fior di autocelebrativi studiosi non hanno invece nessuna esitazione o ritegno razionale nel definire “frustrate” o “inconsistenti” oppure molto meno elegantemente, in altri modi e con altri termini, tutte le persone che preferiscono un'idea ad un corpo, un'essenza ad una concretizzazione. Strano vero? Ma questo accade perché tutte le streghe sono destinate al rogo. Continuativamente. Sono quelle straniere sempre in ritardo per una comune assoluzione e sempre in anticipo per l’integrazione accettata. Le streghe guardano negli occhi appollaiate dall’alto dei loro nascondigli ed avvolte nelle lunghe ali scure pronunciano le loro parole sempre un attimo prima che queste vengano accolte, abbracciate… Sono nate per non essere in orario. Così, forse, quando anche i logaritmi diventeranno un’espressione erotica universalmente integrata, le streghe saranno pronte ad offrire nuovi volti e nuovi pensieri, solo per essere ancora a tempo con il loro non essere in orario, mai…
L'immagine utilizzata per il post è di Ary Scheffer, Paolo e Francesca.
P.S. ...Ecco un esempio "concreto" di "astrazione"...quando si dice orgasmo letterario Scivolavano tra i Righi percorrenti Srotolate snocciolate meditate o sofferte ricercate apprese e rapprese di Vuoti di Laceri strappi di Memoria e Lampi improvvisi di tagli e Visioni Estratte calde dal Reticolo sanguineo Pompate e aspirate nebulizzate Trasmutate in Incanto di dolore
Sillabario musicale di parole che ti fanno fermare http://blog.libero.it/WORDU/13188014.html BLOG EVENTO JE SUIS CENACOLO'. CONTEST A "COLPI DI BIC
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Buona domenica, grazie per aver citato l'"orgasmo" delle parole, è quello che ho provato bighellonando tra i blog.wU'
Sa, dopo questo suo escursus sul desiderio mi viene di chiedermi chi sono io? Da dove vengo? Sono “un po’ di corpo e tutto il resto spirito?” Oppure sono “troppo corpo e anima sotto spirito?”
Me lo chiedo, madame, perché quando m’innamoro di qualcosa o di qualcuno non mi basta vivere quell’amore solo idealmente e continuare a desiderarlo senza mai poterlo avere.
Il fatto è che in genere io non perdo l’interesse per qualcosa una volta che ho avuto quel qualcosa, anzi, mi succede l’esatto contrario. Puntualmente, ogni volta che raggiungo un obiettivo mi sale la voglia di scoprire tutti i “nuovi inesplorati territori” che la vetta appena raggiunta offre alla vista. Per intenderci, se m’innamoro di un’idea non mi accontento di realizzarla, cerco di esplorarla e comprenderla, di ampliarne gli orizzonti e le possibilità ogni giorno un po’ di più.
Un’idea che sento inarrivabile non mi stimola affatto, perché la sua “lontananza” mi impedirà di conoscerla lasciandomi in un limbo che sarebbe inutilmente sciocco abitare per l’intera mia esistenza. Inoltre se un’idea mi appare inarrivabile probabilmente è perché essa è talmente lontana da ciò che sono io, che seppure un giorno dovessi realizzarla non saprei cosa farmene.
Lo stesso concetto può applicarlo a qualunque altro mio amore o passione (donne comprese).
Ora lascio a lei, madame, il compito di collocarmi da qualche parte tra corpo e anima: badi che ci tengo, a sapere che pesce sono! :-)