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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°560 pubblicato il 07 Luglio 2015 da enodas

 

 

 

Sta per aprirsi il palcoscenico. Salgo una scala, varco una porta. Una musica maestosa, ed un vorticare di spazi sempre più ampi, sempre più ricchi, sempre più colmi. E' un vortice di sguardi, di emozioni di rimando, sofferenza, passione, sentimento, di dettagli su dettagli, di colori potenti. Educare, narrare, stupendo "attraverso il diletto e la meraviglia". E come questi spazi, che si aprono tra illusione e realtà, la parola Barocco inizia ad identificarsi in una miriade di significati alternativi, coprendosi di una luce che non avevo immaginato. Su questo palcoscenico, perché di grande rappresentazione teatrale del mondo si tratta, riemergono nella mente le parole scritte da Galilei, quel grande libro scritto in linguaggio codificato. A lui, con lui, su questo palco infinito, si elevano dinanzi le spinte della Controriforma, l'espressione quasi sfolgorante del potere assoluto. Il potere dei Papi, a Roma, il cui profilo di grandi mecenati del tempo porta alla città eterna un un volto nuovo, ed una rinascita fatta di oro e bellezza. In scena, il sentimento ed i tormenti dell'anima, l'emozione e la meraviglia. Alla scienza si contrappongono l'anelito mistico, il sentimento religioso e le pratiche devozionali sempre più intense. "Un’epoca che rivendica una diversa concezione del sacro, una rinnovata spinta nell’ignoto piuttosto che una fiducia assoluta nella razionalità: il Barocco è l’anelito a Dio, alla luce dello spirito come invisibilità, trascendenza assoluta, davanti alla quale la forma può solo sfrangersi, accartocciarsi, oppure vibrare di energia perché la divinità la contiene."
E gli sguardi passano, uno dopo l'altro, in questa galleria senza fine, che potrebbe variare all'infinito, tra inquietudini e curiosità. Dall'Italia, dal mondo che era allora, accorrevano a Roma gli artisti più grandi, creavano, mettevano in scena, emozionavano. E si sfidavano, senza esclusione di colpi, ergendo sull'altare dell'arte sempre più incredibili monumenti all'ingegno ed alla sensibilità umani.

"La filosofia naturale è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi, io dico l'universo, ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua e conoscer i caratteri nei quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto..."

(Galileo Galilei)

 

 

E' con queste premesse che sono sceso per le vie di Roma. Di quella Roma. E' come se un velo si fosse squarciato, se qull'immagine della Roma antica improvvisamente avesse trovato una spiegazione completa nella controparte "moderna". Ho rivisto con occhi diversi i luoghi più noti. Sono entrato in questo teatro magnifico, varcando porte di palazzi, incamminandomi per le strade della Roma dei Papi, sedendomi ai lati delle piazze. Ho riguardato con interesse ciò che una nuova chiave di lettura mi permetteva di leggere.
Architetture monumentali, sacre e non, palazzi dagli interni sfarzosi, con un’esuberanza nuova nei soffitti affrescati. Nelle partiture di musica si trovano piccoli segni a fianco di note chiamati ornamenti: ecco, quei suoni stretti, fioriti non potrebbero avere nome differente. E tra panneggi e decorazioni, da pavimento a soffitto, ogni pareete é coperta di quadri, tele di valore immeno, da Roma all'Europa: quadrerie senza soluzione di continuità che si moltiplicano negli specchi e rifulgono di luce che é arte, oro, o entrambi a llo stesso tempo. Tornano, quei volti scrutatori, piegati in ogni espressione dell'animo umano, in ogni sfumatura e contrasto di colore. E nel vuoto, le mani affondano nella carne fatta pietra, adamantina, così impossibile e tremendamente reale allo stesso tempo. Un volto bloccato nella pietra e tempo. Perso, in pochi metri.
Perso, così come un mondo là fuori, eterno, che sovrascrive se stesso, in continuazione, lasciando strati e strati ogni volta una traccia. Torno sulla riva di un fiume, oltre le sue acque, lasciando il giorno dietro di me, nel frastuono della Roma che é, una sera d'estate, calda, dalla luce viva che sono i cieli di Roma, immerso in un caos di gente che si ferma, in riva al fiume, per le piazze nascoste dietro Trastevere. Quasi respirando, sospirando, in un attimo di brezza, dall'infinita bellezza.

"L'ingegno, il disegno é l'arte magica per mezzo della quale si arriva a ingannare la vita in modo da far stupire".

(Gian Lorenzo Bernini)

 


La mostra Barocco a Roma. La meraviglia delle arti documenta il percorso artistico e intellettuale che ha reso Roma la 'capitale' del Barocco e modello per le grandi città d'Europa e Oltreoceano.

Un percorso espositivo che spiega in modo sintetico e chiaro l’evoluzione dell’arte barocca dalla sua nascita nei primi due decenni del Seicento, alla sua massima ‘esplosione’ figurativa concentrandosi lungo i tre pontificati di Urbano VIII Barberini (grandiosa l’impresa della costruzione del suo Palazzo di famiglia, alla quale lavorarono Carlo Maderno, Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini, Pietro da Cortona), Innocenzo X Pamphilj e Alessandro VII Chigi, ma arriva a coprire un arco cronologico di circa ottant’anni, dal 1600 al 1680, quando scompare Bernini — scultore, architetto, pittore — colui che del Barocco fu uno dei massimi artefici-inventori. Dalle origini del movimento, cui è dedicata la prima sezione della mostra con opere di Carracci, Domenichino, Guido Reni, Guercino e Simon Vouet e fino alla sua esplosione, passando per la presenza di artisti stranieri a Roma (Poussin su tutti) e senza tralasciare gli arredi cui è dedicata la quinta e ultima sezione, la mostra prova a non dimenticare alcun aspetto di un fenomeno complesso quale fu, appunto, il barocco romano, culminante con i celebri «palcoscenici» architettonici giunti fino a noi, dal colonnato di San Pietro alla Fontana dei Fiumi.

Numerosi i capolavori dell’arte barocca presentati al pubblico: Ritratto di Costanza Bonarelli di Gian Lorenzo Bernini, Atalanta e Ippomene di Guido Reni, Trionfo di Bacco di Pietro da Cortona, Santa Maria Maddalena penitente di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, Il Tempo vinto dall’Amore e dalla Bellezza di Simon Vouet, i bozzetti del Bernini per le statue di ponte Sant’Angelo e per l’Estasi di Santa Teresa, il prezioso arazzo Mosè fanciullo calpesta la corona del faraone su cartone di Nicolas Poussin nonché disegni progettuali di Francesco Borromini e Pietro da Cortona. Grazie all’intervento di restauro sostenuto dalla Fondazione Roma-Arte-Musei sarà inoltre possibile ammirare gli Angeli musici di Giovanni Lanfranco, opere sopravvissute all’incendio ottocentesco della Chiesa dei Cappuccini a Roma.

(dall'Introduzione alla mostra)

 

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