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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post N°124

Post n°124 pubblicato il 19 Gennaio 2009 da enodas



Il mio collega palestinese, che è anche un amico, ci gira delle mail, in allegato. Non dice niente, ma lo sguardo, le mail stesse, senza parole con solo un file in allegato valgono più di ogni discorso. Discorsi, da evitare, forse, tra l'altro, perchè sarebbe così semplice cadere in un malinteso o in un  concetto espresso in modo non politically correct, o politically correct, a seconda dei punti di vista. Traspare l'angoscia di un assordante silenzio. Quello in cui anche lui si è avvolto. Sta male. Come potrebbe stare male un mio collega israeliano, se ne avessi uno. E le foto, le stesse che girano in rete, che spesso scompaiono in televisione, per quanto filtrate e tagliate per raccontare magari solo una verità, non lo sapremo mai, un messaggio ce l'hanno: non esiste una guerra intelligente, non ci sono armi intelligenti. Valesse anche per uno, ma vale. Come chi discute quando sia corretto utilizzare armi al fosforo bianco o calcola un limite di rischio, come si dovessero lanciare dei dadi sul tavolo da risiko, che senso può avere. Che senso può avere, inneggiare alla morte, che della morte io ne ho il terrore, e bruciare bandiere. E poi, vedendo bambini tenere cartelli con le svastiche dipinte al fianco della stella a sei punte, magari pensi che osservando a lungo la violenza ha radici comuni alle altre, di immagini,di un odio che si alimenta, come si alimenta in un muro che è fonte continua di umiliazioni e ingiustizie e che nel momento stesso in cui viene costruito già sappiamo quanto festeggeremo quando verrà abbattuto.
Un giorno, in un altro contesto, un professore, nella sua pragmaticità tipicamente olandese, si chiedeva perchè in Iraq non ci fossero andati a colpi di dollari, anzichè facendo una guerra, per esportare “libertà e democrazia”. Ecco, allora, uno si domanda quanto costino uno di quei missili, o una di quelle bombe che ti vendono per intelligenti, quante vite potrebbero migliorare, anzichè cancellarle per sempre, quante ingiustizie potrebbero essere riparate. Se proprio vuoi bruciare i tuoi soldi, bruciali in maniera intelligente, investili.
Così, al mio amico, avrei voluto chiedere, cosa posso fare per te. Perchè nell'angoscia di questi giorni, che è in realtà l'angoscia di anni ed anni, senza distinzioni, nelle belle parole di facciata, fini a se stesse, dietro alle quali si trincerano interventi politici e dichiarazioni di intenti, di cui magari fanno mostra di sè anche in queste righe, nell'abitudine alla manifestazione di tanto corrore, a volte, anche le mie mani mi sembrano sporche di sangue.





Colui che marcia con gioia al suono di una musica militare si è già guadagnato il mio disprezzo. Gli è stato donato un cervello per errore; il midollo spinale gli sarebbe stato sufficiente.
(A. Einstein)


 
 
 
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