Creato da ersimpatico_83 il 15/01/2006
Ma Do ScApPi TaNtO Te AcChIaPpO

PrOtEgGiAmO I nOsTrI FiGlI!!!!!

 

...le dune si trasformano con il vento,

 

ma il deserto rimane sempre uguale,

 

così sarà anche per il nostro amore,


se farai parte della mia leggenda


un giorno tornerai.

 

QuEsTo é Il PrEmIo ChE
SaReTtA Ha DaTo Al MiO bLoG!!!
GrAzIe!!
ç____ç

 

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Post n°284 pubblicato il 04 Aprile 2010 da Moony_s

 

 
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.......................................

Post n°283 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da ersimpatico_83

Nascosta dalla lontananza, la mia speranza brilla comunque, perchè so che ovunque tu sia sei parte di me, ed un qualunque perchè senza risposta, io troverò la forza..... di rimanerti accanto.....

ADAGIO

Non so dove trovarti, non so come cercarti
ma sento una voce che, nel vento parla di te
quest'anima senza cuor, aspetta te adagio

Le notti senza pelle, i sogni senza stelle
immagini nel tuo viso, che passano al'improviso
mi fanno sperare ancora, che ti trovero adagio

Chiudo gli occhi e vedo te, trovo il cammino che
mi porta via dal' agonia, sento battare in me
questo musica che ho inventato per te

Se sai come trovarmi, se sai dove cercarmi
abbracciami con la mente, il sole mi sembra spento
accendi il tuo nome in cielo, dimmi che ci sei
quello che vorrei vivere in te

Il sole mi sembra spento,
abbracciami con la mente, smarritasi insanite
dimmi chi sei e ci credero' musica sai adagio

 
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GENGIS KHAN E IL SUO FALCO

Post n°282 pubblicato il 27 Gennaio 2010 da ersimpatico_83

GENGIS KHAN E IL SUO FALCO

 

In un recente viaggio in Kazakistan, nell’Asia Centrale, ho avuto l’opportunità di accompagnare alcuni cacciatori che utilizzano il falco come arma. Non voglio addentrarmi in una discussione intorno al concetto di “caccia”: mi limito a dire che, in questo caso, la natura compie il proprio ciclo.

Non avevo un interprete, ma ciò che avrebbe potuto costituire un problema, alla fine si rilevò una benedizione. Poiché mi risultava impossibile conversare, prestavo un’enorme attenzione alle azioni: ad un certo punto: la nostra comitiva si fermò, un uomo con un falco sul braccio si allontanò di una decina di metri e tolse la minuscola celata d’argento che nascondeva il capo dell’uccello. Non so perché avesse deciso di fermarsi proprio in quel posto: comunque, non avevo modo di domandarlo.

L’uccello spicco il volo, disegnò nell’aria alcuni circoli e poi, con uno scatto, si tuffo nei pressi di un fosso e non si mosse più. Ci avvicinammo: imprigionata fra i suoi artigli c’era una volpe. La stessa scena si ripetè più volte, quella mattina.

Di ristorno al villaggio, incontrai alcune persone che mi stavano aspettando: domandai loro come fosse possibile addestrare un falco, insegnandogli a fare tutto ciò che avevo ammirato nelle ore precedenti – compreso rimanere docilmente sul braccio del padrone ( e anche sul mio: mi avevano fatto indossare un lungo guanto di cuoio, affinché potessi guardare da vicino i suoi artigli affilati).

Una domanda inutile. Nessuno sapeva spiegarlo: mi dissero che l’arte veniva tramandata di generazione in generazione, che il padre la insegnava al figlio, e cosi via. Comunque, di quelle ore, rimarranno per sempre nei miei occhi le immagini delle montagne innevate sullo sfondo, la sagoma del cavallo e del cavaliere, il falco che si leva dal suo braccio  e poi si lancia in picchiata decisa.

Mentre pranzavamo, una di quelle persone mi raccontò una leggenda.

Una mattina, il grande condottiero Gengis Khan e la sua corte partirono per una battuta di caccia. I compagni portarono archi e frecce; lui, invece, teneva sul braccio il suo falco preferito – migliore e più preciso di qualsiasi dardo, giacché, poteva levarsi in alto nel cielo e scorgere tutto ciò che un essere umano non avrebbe mai potuto vedere.

Ma nonostante l’entusiasmo che animava il gruppo, non riuscirono a catturare nemmeno una preda.  Mentre facevano ritorno all’accampamento , Gengis Khan – deluso – si separò dalla comitiva, scegliendo di procedere da solo, per non scaricare la propria frustrazione sui compagni.

Si erano trattenuti nella foresta più di quanto avessero previsto, e il grande condottiero era terribilmente stanco e assetato. A causa della calura estiva, i torrenti erano in secca, e questo gli rendeva impossibile dissetarsi. Finalmente, gli apparve una sorta di miracolo: un filo d’acqua chen scendeva da una roccia proprio di fronte a lui.

Subito allontanò il falco dal braccio, prese il piccolo calice d’argento che portava sempre on sé e lo riempì lentamente. Quando stava per portarlo alle labbra, il falco spicco il volo e glielo strappò dalle mani, facendolo rotolare lontano.

Gengis Khan s’infuriò , ma quello era il suo animale preferito, e forse aveva una gran sete pure lui. Così raccolse il calice, lo ripulì dal terriccio e lo riempì di nuovo. Quando fu mezzo pieno, il falco scagliò un altro attacco, facendo rovesciare il liquido.

Gengis Khan adorava quell’animale, ma sapeva di non poter permettere che gli mancasse di rispetto, in nessuna circostanza: qualcuno avrebbe potuto assistere a quella scena da lontano, una persona che in seguito si sarebbe preso la briga di raccontare ai suoi guerrieri che il grande conquistatore non era in grado di domare neppure un uccello.

Allora sguainò la spada che portava alla cintura, afferrò il calice e ricominciò a riempirlo, con un occhio alla fonte e l’altro al falco. Quando l’acqua raggiunse quasi l’orlo del bicchiere, mentre si accingeva a bere, il falcosi levò in volo e si diresse verso di lui. Con un colpo secco, Gengis Khan gli trafisse il petto.

Adesso il filo d’acqua si era prosciugato. Deciso a placare la sua sete, il grande condottiero si arrampicò sulla roccia in cerca della fonte. Con grande sorpresa, scopri una pozza d’acqua, ma dentro di essa vide un serpente morto, uno dei più velenosi di quella zona. Se avesse bevuto, in quel momento non sarebbe più stato nel mondo dei vivi.

Gengis Khan tornò all’accampamento con il falco morto fra le braccia. Ordinò una scultura in oro dell’uccello e, su una delle ali, fece incidere queste paole:

“Anche quando un amico fa qualcosa che non ti piace, continua a essergli amico.”

Sull’altra, dispose che fosse scritto:

“Qualsiasi azione motivata dalla furia è un’azione votata al fallimento.”

Paulo Coelho

 

 

 

 

 
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StReSs PaRtItA RoMa

 

Il FaScInO DeLlA DiViSa

-___- Ma De ChE....

 

Io scrissi, un giorno,
il suo nome sulla spiaggia,ma vennero le onde a cancellarlo;lo scrissi di nuovo, con l'altra mano;ma venne la marea a depredare le mie fatiche.“Uomo sciocco - mi disse Lei - 
che tenti invano 
d'immortalare una cosa mortale:poiché io stessa perirò allo stesso modo,e persino il mio nome sarà cancellato”.“No - risposi - lascia che siano le cose meschinea morire e farsi polvere; 
tu invece vivrai nella gloria:i miei versi eterneranno le tue rare virtùe scriveranno nei cieli il tuo nome glorioso.E nei cieli, mentre la morte abbatterà il mondo intero,vivrà il nostro amore, rinnovando un'altra vita”.
(Edmund Spencer)
immagine

  

 

"PRIMA DI STARE CON TE NON CONOSCEVO COS'ERA L'AMORE......"

"Cercasti Giustizia....ma trovasti la Legge!!!!"

autore: F. De Gregori

"la vita è una tempesta, e prenderlo in culo è un lampo..." 

Se sei in anticipo, non verra'. Se sei puntuale, dovrai aspettare. Se sei in ritardo, se ne sara' andata.

 Quando si trova e si corregge un errore, si vedra' che andava meglio prima.

 

Non c'e' niente di piu' pericoloso di un grande pensiero in un piccolo cervello.

Colui che sorride quando le cose vanno male ha pensato a qualcuno a cui dare la colpa.

I cretini sono sempre più ingegnosi delle precauzioni che si prendono per impedirgli di nuocere

 

 

3 ScUdEtTo OlImPiCo In FeStA

ScIaRpAtA In CuRvA SuD

La CuRvA SuD UnIcA

MaGiCa!!!!

 
 

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