estremalatitudine

corto 40

Glielo porse e lei lo prese. Con un dito ne seguì i contorni stondati. Liscio. Rigido. Strano materiale. A cosa serviva? In cucina, rispose lui.

Per cosa? Non so. So che mi pare interessante.

Lei lo guardò meglio, con maggiore attenzione e poi Sì, hai ragione, sì, interessante.

Potremmo usarlo, no? Io o tu? Tutti e due, no?

Lei, dopo averlo carezzato ancora con la punta dell'indice, glielo ripassò.

Ma sì, potremmo usarlo. Non so esattamente come, ma lo useremo, sì.

Lui la guardò e sorrise. La loro intesa al solito era perfetta. Gli venivano in mente cose e a lei andavano sempre bene. Senza entusiasmo eccessivo che sarebbe suonato falso, ma bene, giusto, disponibile, sempre, a nuove esperienze. Come lui.

Dopo, al momento giusto, lui lo tirò fuori e lo usò. Lei, sulle prime lanciò un leggero urlo di dolore. Poi la pazienza di lui e la sua bravura nel muoverlo la vinsero e si abbandonò. In breve con quel coso lui la portò al settimo cielo. Sbuffava, muoveva le gambe, non riusciva a stare ferma, eccitata e non completamente soddisfatta, ansiosa di nuovo piacere. Lui la vide strabuzzare gli occhi. Solo i seni placidi, sodi, maestosi, con i capezzoli piccoli e duri sembravano non essere in tensione. Glieli carezzò a palmo aperto. Il brivido che lei provò fu intenso. I capezzoli si fecero più pronunciati. Soffiava, lei, di piacere come una gatta. Soffiava e mormorava qualcosa di incomprensibile, quando lui ad un tratto la lasciò.

Lei per un attimo rimase ferma, nello stupore profondo, come chi stava bevendo e si veda sottrarre l'acqua.

Lui solo le disse Tocca a me e si sdraiò sulla schiena.

Lei prese quel coso abbandonato sul letto e iniziò a massaggiargli con quello il collo. Era umido e caldo. Lui sospirò un sì soffocato.