Creato da estremalatitudine il 19/06/2008

estremalatitudine

racconti di vita, di sesso

 

Messaggi di Maggio 2014

corto 61

Post n°390 pubblicato il 31 Maggio 2014 da estremalatitudine

"amore mio, fammelo fare" miagolava lei e lui, lui dopo un po' accosentiva.

era una pazzia, ma in fin dei conti erano sposati e quindi se anche li avessero beccati...

le prime volte l'imbarazzo lo frenava, gli impediva di eccitarsi, nonostante lei, lei ci desse dentro, ma lì, in mezzo a tutti, continuava a guardarsi intorno, mentre lei, lei continuava a mangiarlo, a leccarlo, a succhiargli i coglioni, stretti, stretti appena fuori dalla patta dei pantaloni.

Poi, visto che non era successo niente, come se nessuno si accorgesse di niente, lui, dopo un bel po', s'era rilassato, o, meglio, il contrario, appena tirato fuori era già pronto e quando era così, quando il suo cazzo appena estratto dalla patta era già duro e pronto come il marmo, ecco che lei stringendolo tra le dita, si issava alle sue orecchie e rideva beata sussurandogli un "quanto è grosso" che glielo faceva tirare ancora di più.

Lei spariva di nuovo e tutti quelli che passavano non potevano immaginare quello che lei, quella bella signora, moglie del professore, lei stava facendo, lì, praticamente davanti a loro, solo riparata per decenza, la decenza degli altri, ché lei, se ci pensava bene, l'idea di fare un pompino per bene e a lungo davanti a tutti, in piena luce, senza nascondigli o finzioni, ecco quella idea la eccitava da pazzi.

mentre era lì, mentre lo faceva, e sentiva i passi, le voci, pensava, lei pensava di essere con un altro, uno sconosciuto e quella idea le faceva raddoppiare l'entusiasmo e la voglia, tanto che spesso quando arrivavano in fondo e lui, lui veniva come una fontana di paese, veniva anche lei, solo stringendo le cosce e sfregando la gambe l'una contro l'altra.

A casa poi si rifaceva con gli interessi.

 
 
 

corto 60

Post n°389 pubblicato il 31 Maggio 2014 da estremalatitudine

si incontravano tutte le mattine per andare al lavoro.

All'inizio era stato lui a notare lei: naturale! Alta, bionda, giunonica, come non vederla?

Poi a forza di vedersi, anche lei si era accorta di lui, di quel bel tipo sempre elegante che ascoltava musica con delle piccole cuffie bianche.

Qualche parola, qualche sorriso, poi una volta si erano beccati anche al rientro, quando il treno è meno affollato, ci si può anche sedere, l'uno di fronte all'altra, si erano presentati, conosciuti, parlati.

Adesso appena potevano si davano appuntamento e rientravano insieme. erano i loro momenti più veri. Parlavano, si confessavano, si raccontavano, ché a casa, nella vita normale non potevano, no, lei già sposata, con un ragazzino per di più. lui, lui fidanzatissimo da quando aveva quindici anni.

Se no, se gli orari d'ufficio non coincidavano, rimanevano le mattine, quelle sempre, quelle tutte, il treno stracolmo, loro che sapevano e si aspettavano, si mettevano lui dietro di lei oppure davanti con i visi tanto schiacciati che sarebbe stato più naturale baciarsi che cercare ostinatamente di schivarsi e intanto, sotto, nascosti da quella moltitudine di altri corpi intorno a loro, le loro mani si cercavano, si stringevano e se appena era possibile anche lui cercava lei, gli si appoggiava contro, le si schiacciava contro e lì, certe mattina, lui, lui si ingrossava e lei, lei con le dita glielo carezzava così sopra ai vestiti, mai nient'altro, lo giuro, solo quello, solo quegli sfregamenti, bellissimi, in mezzo a tutti, bellissimi, loro, solo loro, degli amanti del treno.

 
 
 

corto 59

Post n°387 pubblicato il 28 Maggio 2014 da estremalatitudine

immaginate lo stronzo più stronzo con cui vi tocca avere comunque rapporti, vederlo, parlarci, essere gentili, il vostro capo, se lavorate, o il padrone di casa, o il vicino di casa che gira nudo per casa e si scopa improbabili ragazzette e le urla di quelle puttanelle vi riempiono la casa, le orecchie, che a volte di notte non riuscite a prendere sonno (mentre vostro marito o il vostro compagno ronfa della grossa).

immaginate lo stronzo più stronzo, che vi tratta come se voi non esisteste, voi, donna, bella, carina, che gli altri si girano per strada e lui, lui niente, lo stronzo, manco vi vede, ovvero vi vede, vi saluta, se lo salutate, accenna col capo, ma niente, niente non vi considera, non vi considera più che un pacco postale.

immaginate che per qualche motivo lui che si scopa quello che vuole, bambole deficienti di ventanni, fresche come rose, minus habens che neanche la terza media, ecco, lui, quello un giorno alla sua maniera, da stronzo quale è, profittando di una occasione, di un pretesto, di una scusa, lui, lui d'improvviso vi baci e poi subito dopo scompaia, si ritragga, torni a non vedervi, sia lì, ma non sia lì, vi guardi, ma non vi veda, voi stupita, voi imbarazzata, voi incazzata, uno stronzo, il solito, il solito maledetto figo stronzo che crede di averlo solo lui, quello che le fa urlare di notte e continua per ore, quando vostro marito, il vostro compagno dopo dieci minuti...

poi si erge, si alza, vi sovrasta in altezza, nonostante i tacchi, nonostante tutto, si erge, si alza, vi passa un braccio dietro alla schiena e vi tira a sé senza riguardo e vi bacia ancora e voi, voi pensate che grazie a dio c'è tempo, tutto il pomeriggio, che succeda quel che succeda, che voi vi liberiate e gli molliate uno schiaffo o che vi abbandoniate a quello stronzo, a quel magnifico stronzo, che adesso vi stringe stretto, più stretto e vi fa sentire il suo respiro che sa di cannella e arancia ed è sopra di voi, e vi guarda dall'alto, voi di solito alta, più alta, ché a vostro marito, al vostro compagno non dà noi essere più bassi, mentre lui, lui è sopra di voi e vi guarda e con gli occhi vi dice quanto vi piacerebbe essere scopata

lo stronzo!

resistere? perché?

la sua camera da letto è vostra, finalmente, e urlate, urlate anche voi, pomeriggio pieno, nessun vicino, tutti a lavorare, urlare, come le altre, quelle puttanelle, mentre lui vi prende col cazzo più grosso che avete mai visto.

e dopo il primo orgasmo, vostro, ancora affamate, più affamate, gli lasciate fare quello che vuole, quello che anche voi volete, quello che erano anni, quello che no, stasera no, quello no, e lui lo fa, lo fa bene, senza troppi riguardi, ma senza farvi male, nessun dolore, solo piacere, e urlate ancora, ancora, fino a quando vengono le sei, quasi le sette e dovete correre via e lui vi vede andarvene mezze nude, dal letto, vi guarda dal letto, ancora col cazzo duro, grosso, enorme e sorride sornione, mettendosi le braccia dietro il capo a mò di cuscino e non dice una parola, mentre voi raccogliete mutandine e reggiseno, infilate le scarpe col tacco e filate in bagno a cercare di ricomporvi, non prima di avergli dato un'ultima occhiata, non a lui, al cazzo, al suo benedetto cazzo che sta su dritto ancora dopo più di due ore, benedetti maschi, che vi fanno impazzire

 
 
 

corto 58

Post n°386 pubblicato il 28 Maggio 2014 da estremalatitudine

la voce era girata alla svelta. il nuovo arrivato non solo aveva un arnese estremamente esuberante, ma a letto aveva una resistenza e una fantasia fuori dal comune. E manteneva il silenzio. Era sicuro. Non parlava con nessuno. Di sicuro.

Avevano parlato con molti suoi amici e nessuno sapeva niente della sua vita sentimentale o, peggio, sessuale. incredibile, ché con i maschi è così facile trovare gente che spettegola e parla. specie delle proprie o altrui avventure sessuali. con quello lì niente. nessuno sapeva niente. incredibile!

le amiche erano tutte nervose. anche le sposate che mostravano olimpico distacco in realtà... tutte cercavano di parlargli, di rimanere sole con lui, lui che parlava, chiacchierava, e intanto ti guardava, osservava, fissava le tette, le cosce, i fianchi.

d'altronde erano un giro di single e quindi che male c'era - a parte quelle tre che s'erano sposate giovani

ma anche loro....

nel giro di qualche mese lui se le fece tutte, una alla volta, uscendoci e senza vergognarsi, perché? d'altronde, tutte avevano provato e riprovato il suo bastone e tutte avevano continuato a spettegolare, a rimandare la voce, ché lui, lui a scopare era davvero un'altra cosa. ne valeva la pena. anzi il pene....

solo le sposate le prese meno e soprattutto di nascosto. una sola resistette, pentendose per tutta la vita

 

 
 
 

corto 57

Post n°385 pubblicato il 27 Maggio 2014 da estremalatitudine

le due donne, le due amiche, in quel bel salotto, nel bel salotto al mare di lei, della padrona di casa, lei che indossa un prendisole a coprire il bichini e che in questo momento sta accarezzando i capelli di lei, dell'altra, della sua amica, i mariti lontani, vacanze lontane, carezza la guancia, segna le labbra, l'altra sembra miagolare, debole, vinta, eccitata, mai fatto prima, davvero?, mai, lo giuro, chi ci capisce meglio di noi? quegli stronzi?!? lei la carezza e poi pianissimamente piano si china verso di lei, verso il suo viso, verso il suo collo, lungo, leggero, elegante, che regge il nodo di quella maglietta sotto la quale si muovono liberi seni di lei, dell'altra, dell'amica, di quella che non l'ha mai fatto, mai? neanche da ragazzina, al liceo? mai, lo giuro, capezzoli duri, lei scende, pianissimamente piano e le bacia una guancia e poi il collo e poi l'orecchio e poi l'angolo destro delle labbra.

si baciano adesso, con passione trattenuta, delicatamente, la lingua di lei, della padrona di casa, la cerca e lei, l'amica, lei si nasconde, reclina il capo, si fa cercare, vezzosa, e intanto, intanto le mani sono sulle sue tette e le tengono il capezzolo duro e le scoprono la pelle e le lingue si fanno ancora più dense, calde, sensibili, mai fatto? davvero, mai, lo giuro e in quel momento entra lui, un lui, un amico di lei, della padrona di casa, nudo, completamente, dionisiaco, alto, eretto, pronto e si avvicina e si offre a lei, all'amica, che guarda la padrona di casa e quella acconsente e lei, allora, seno libero, capezzoli gonfi allo stremo, lei inizia, lo bacia, lo assaggia, lo mangia e la padrona di casa la guarda, l'osserva, lei, l'amica, che non ha ancora assaggiato, ma che lo farà, lo farà presto, quando sarà pronta del tutto, completamente, pronta, eccitata, massimamente gustosa.

la guarda e pensa questo sì che l'hai fatto, sicuro. Le si avvicina, le carezza la testa mentre quella continua a baciare e leccare con ingordigia e passione la cappella di lui, rossa, sensibile, liscia, umida, gustosa, le si avvicina e le sussurra: che fame che hai, povera mia. mangia, amore mio, mangia.

poi si inginocchia, le scosta le cosce e la mangia sua volta, pronta, calda, succosa.

un breve sospiro di sopra, quasi sorpresa, poi riprende a leccare e baciare e mangiare a sua volta.

"ce ne è per tutte e due, non vi preoccupate"

la voce di lui, roca, maschia, soda, ruvida. un attimo. poi loro riprendono.

 
 
 

corto 56

Post n°384 pubblicato il 27 Maggio 2014 da estremalatitudine

"legami" gli chiese quasi implorando.

lui fece di sì con la testa e si mise a cercare qualcosa per farlo. Non era pronto. Non aveva nulla a portata di mano. Almeno così gli sembrava. Sui due piedi, all'improvviso.

Lei intanto aspettava, nuda, completamente nuda sul letto, sdraiata di schiena, senza cuscini o altri orpelli, sul lenzuolo bianco di lino, leggermente ruvido, tela grezza, tenendo gli occhi chiusi ed ascoltando attenta i rumori della stanza.

anche lui nudo, debolmente in erezione, si aggirava per la stanza. poi uscì. si era ricordato in bagno l'accapatoio e la cintura di spugna.

Tornò quasi correndo. I suoi passi sul pavimento, pesanti nell'eccitazione lei li sentì rimbombare, come se le fossero stati dentro.

Con la cintura le legò i polsi alla testiera. Stretti. Più stretti, aveva chiesto lei, e lui, lui aveva tirato più che poteva e il cotone l'aveva avvinghiata.

Anche le caviglie, lo supplicò lei. Lui pensò che una corda, uno strofinaccio, qualsiasi cosa, ma una sola non bastava se voleva tenerle le gambe larghe.

In cucina uno strofinaccio. Con quello la caviglia destra, sottile, fu legata al sostegno che reggeva le rete del letto. Per l'altra prese la sua cravatta. Non era lunga abbastanza. Cambio. Si cambia, sussurrò. E le slegò i polsi rilegandoli con la cravatta. La cintura venne bene per la caviglia sinistra.

La relativa lunghezza di quelle corde improvvisate costringevano il corpo di lei ad allungarsi più che poteva. I muscoli erano tesi. braccia e gambe.

lei senza aprire gli occhi ordinò di nuovo, ancora, bendami.

Con fazzoletto scuro che aveva in tasca, grazie a Dio pulito, la bendò.

poi sparì. in punta di piedi. cercando di fare meno rumore possibile. sparì. altra stanza. cucina. frigorofero. bere. acqua gelata. gocce d'acqua gelata su di lei. sul suo seno. solo una goccia. brivido fortissimo.

sparito di nuovo.

da dietro la porta lui la osservò. la gambe aperte lasciavano vedere il bottoncino del clitoride, leggermente eccitato. le cosce erano fantastiche. voleva essere legata. per essere punita? per essere sorpresa? per non sapere chi e cosa le stessero facendo?

dal frigo prese una pasta alla crema. tornato gliela fece cadere sul monte di venere e più giù. poi la leccò. piano, piano. delicatamente, con la punta della lingua. la crema fredda e dolce si mischiava perfettamente al suo calore e al suo sapore.

poi sparì ancora.

in quelle pause lei aspettava con nervosismo crescente.

poi d'improvviso un tornado, un fulmine, un tuono. lui dentro di lei d'improvviso, senza preavviso, fino in fondo, con colpi furiosi, tremendi, per po', per un breve e lungo momento che sembrava non finire mai. si ferma. dentro. si ferma dentro. fermo. profondo. dentro. fisso.

silenzio. minuti.

poi carezza calda sulle labbra, liscia, carezza liscia, impudica, profumo noto, rotondità nota, carezza, fuga, sparizione, ritorno, carezza, labbra che si aprono, fuga, ritorno, carezza, dentro, dentro alle labbra, cosa sto facendo?

sto baciandolo. dentro. fuori. fuga, ritorno, mi prende anche qui, mi prende anche qui, breve giro di valzer, valzer lento, lui ancora dentro, dentro di lei, in fondo, tutto dentro, da prima, fermo, sempre lì, fermo, immobile, adesso si è mosso, carezza alle labbra, cosa sto facendo, calore, calore noto, bollente, odore inconfondibile di maschio, cosa sto facendo? cosa sto facendo?

e il treno riparte e lei, lei viene travolta e apre le labbra e mangia più che può e il calore è daperttutto, dentro, fuori, e le corde, quelle corde improvvisate reggono, stringono, la tengono ferma, mentre quelli, quelli, quei due, la scopano come lei ha sempre voluto.

 

 
 
 

corto 55

Post n°383 pubblicato il 24 Maggio 2014 da estremalatitudine

diceva di averlo imparato in giappone dove l'arte di legare le persone era antica e aveva scopi di rilassamento e in effetti, dopo le prime volte, quando bisogna conoscersi e lei era tesa come un pezzo di ferro, ecco, dopo le prime volte già quando i primi tratti di canapa ruvida le si attorcigliavano contro, ecco lei iniziava a rilassarsi.

era come abbandonarsi, sentirsi sostenuta, protetta, ormai così avvinghiata alla sedia da essere la sedia stessa, esserne parte, quella più viva, palpitante, sensibile.

lui, dopo averla competamente legata, la carezzava con piccole piume, oppure la sfiorava con i polpastrelli, lentamente, sempre a salire verso il cuore, così piano e con tale concentrazione nel silenzio più assoluto che era impossibile sentire solletico, tanto che a lei, a lei non era mai neanche lontanamente successo, neanche un mezzo sorriso, niente, solo abbandono, silenzio, piacere, voluttà.

poi, quando era così rilassata da avvertire la pesantezza delle proprie parti del corpo, lui si inginocchiava davanti a lei e iniziava lentissimamente a leccarla, a leccarla lì, proprio lì, tenendo la testa ben distante, il massimo, quel che poteva ed il calore che lei avvertiva era solo quello della lingua che con ostinazione lui allungava verso di lei.

mentre lui continuava, mentre la punta della sua lingua insisteva a lambirle il clitoride (che per primo si era svegliato) (del tutto), mentre una sensazione via via più intensa di piacere la prendeva, ecco le gambe e le braccia, i seni, le spalle, tutto quanto si era addormentato, ecco si svegliava e lei benediva, benediva quelle corde secche, ruvide, tese che le raschiavano la pelle, sì, ma le impedivano di cascare per terra vinta dal piacere.

solo quando i suoi sospiri di piacere si facevano irresistibili e lei, lei era costretta ad aprire le labbra ed emettere, insieme al respiro, quei piccoli gridi di gioia, solo allora lui si rialzava, si slacciava la corda che gli teneva in vita i pantaloni e mostrato il cazzo già pronto, pianissimamente piano la prendeva.

e quando era dentro, era dentro di lei e lei, lei lo sentiva, tutto, ogni centimetro, ogni piccola vena, il turgore della cappella e persino la piccola corda del prepuzio, lui stava fermo, immobile, per secondi, minuti, conficcato in fondo alla sua carne, fermo, per secondi e minuti, tanto che lei dopo, dopo, quando non resisteva, non resisteva oltre, ecco lei implorava, lei lo implorava di scoparla con forza ed energia.

lui a quel punto usciva da lei, d'un tratto e d'un tratto la prendeva con un coso grosso e duro, mentre offriva il suo cazzo alle sue cure e massaggi.

solo dopo essere venuto completamente ed essersi completamente pulito, solo dopo lui iniziava a slegarla e se tutto era andato come doveva lei libera sentiva ancora il bisogno, fisico, forte e quel desiderio se lo portava dietro tutta la settimana.

"nervosa per il lavoro?" chiedeva il marito. "no, per mancanza di cazzo" pensava lei. sorridendogli, però, rispondeva qualcosa di maggiormente corretto ed educato, tanto che lui in tutti quegli anni mai sospettò che la moglie, sua moglie, il martedì pomeriggio si facesse legare come un salame e desiderasse essere scopata come una vera educanda. si dice così?

 

 
 
 

corto 54

Post n°382 pubblicato il 23 Maggio 2014 da estremalatitudine

festa di addio al celibato organizzata insieme, lo sposo e la sposa, il futuro sposo e la futura sposa.

Invitati tutti, amici, parenti, ex di lui e di lei, fidanzati storici con le nuove compagne, ex mogli, ex mariti: un gran casino.

musica dal vero, assordante, rock duro, decibel a palla.

ad un certo punto la sposa, la futura sposa, si assenta. dieci minuti, mezzora. Nel casino generale non lo nota nessuno, quasi neanche il futuro sposo, che ogni tanto la cerca con gli occhi.

l'ultima? l'ultima volta? amore mio, poi basta, sarò una donna sposata!

 
 
 

corto 53

Post n°381 pubblicato il 22 Maggio 2014 da estremalatitudine

se proprio doveva fantasticare l'idea di tanti uomini insieme, contemporaneamente un po' sì certo la intrigava, ma la spaventava anche e non solo. la vedeva davvero come una abiezione, una perversione, un po' eccessiva no?

tanti, sì, ma uno alla volta.

immaginava una bella casa sul mare, una giornata di sole in spiaggia, una brezza serale, una bella cena, del vino ghiacciato, la sua camera fresca e ariosa immersa nel buio, lei a letto con un amante focoso e passionale e poi, dopo, dopo di lui, dopo che l'aveva soddisfatta ed era venuto tra le sue dita, ecco, dopo, dopo un poco, quando il sopore si placa e i sensi tornano a bussare alla porta ecco quella si apriva e ne entrava un altro, un altro amante, ancora più bello e aitante e focoso e passionale e via così, fino a lasciarla completamente senza forze, ubriaca di odori, profumi, sapori, sola, nel suo letto abbracciata al cuscino, in attesa che lui, l'unico, il solo, tornasse a casa da lei la mattina e le portasse caffè caldo bollente e facessero un bagno insieme nel mare appena svegliato.

ecco, se doveva proprio fantasticare quello sarebbe stato un bel modo per scopare e togliersi un po' di fantasie, quelle fantasie che a volte la notte arrivavano inattese e le agitavano il sonno.

lui, l'unico, il solo, al suo fianco, di solito si svegliava e la abbracciava stretta, rassicurandola. lei sospirava e poi dormiva di nuovo.

 
 
 

corto 52

Post n°379 pubblicato il 18 Maggio 2014 da estremalatitudine

immaginate una quarantenne o anche una cinquantenne, curata, palestra, piscina, non un filo di grasso, men che meno cellulite (forse un'ombra su una coscia), senza problemi di soldi, parucchiere, manicure, sempre elegante, sempre apposto, i giusti gioielli, non vistosi, le scarpe col tacco non esagerato, bionda? bruna? che importa!

le vedete? è la vostra vicina? è la dirigente del vostro settore? è la commercialista che vi fa impazzire?

ecco, immaginatela che d'un tratto incomincia ad essere corteggiata con insistenza da un trentenne, forse anche meno, asciutto, palestra, piscina, corsa, tutti i giorni? tutti i giorni, elegante, curato, sempre con i capelli ben rasati, senza un filo di barba, profumato, sottilmente, sottilmente profumato, alto, begli occhi e sorriso sincero, biondo? bruno? che importa!

lei sulle prime abbozza, non ci crede, è donna che ne ha viste, si chiede cosa e perché, lei assillata da tutti quegli sfigati di single di ritorno ex maniaci sessuali o da asessuati never covered sempre e solo da mammà, lei che deve stare attenta, che ci vuole un attimo che su una donna sposata che ci tiene a mantenersi in forma e carina inizino a girare le voci... la troia, la puttana, che suo marito tanto una brava persona, così semplice, così alla mano, non come lei, sempre tirata e dove dovrà andare?

lei abbozza, sì, ma lui insiste, insiste, non si arrende né con le buone, né con le cattive, insiste ed è carino, molto carino, ci sa fare, eccome, chissà quante e allora... perché lei? che importa? importa?

e così lei cede. lo vede in ufficio, fingendo lavoro, poi una sera che il marito è al calcetto ci esce, una cena veloce, solo per calmarlo, lo giuro, e poi anche la settimana dopo, stessa serata, sempre il calcetto e la birra sul tardi, e lei, lei e lui nel ristorante nella città vicina, partiti per tempo, che lì non si può, che tutti vedrebbero, due settimane a fila, non è credibile, dai...

poi, dopo un mese e più di questa tiritera, lui la bacia e lei, lei ci sta. emozione, emozione vera, come una volta, ricordi? si chiede.

riaprendo gli occhi dal bacio, il suo viso lì, quegli occhi tanto magnetici, da perdersi dentro, sospira lei, e lui, lui le è sopra, la tocca, la stringe, la bacia di nuovo, la spinge sul letto e la bacia ancora, ancora goloso.

poi mentre lui si spoglia, lei si toglie camicetta e gonna, mostrando un completo di pizzo di colore pervinca comprato proprio per l'occasione, col reggiseno a balconcino che le strizza un poco le tette.

Lui la guarda. Lei lo guarda.

lui rimane in slip e le si avvicina. Lei lo guarda ancora: un fisico da mozzafiato. ltutta la tensione dei muscoli del torace si muove con lui come un elastico ben tirato che accompagni ogni suo movimento. neanche da ragazza, si dice. cazzo che figo, si dice. devo darmi un tono, si dice. difficile. difficile trattenersi quando lui si mette in ginocchio sul letto, di fianco a lei e lei, timidamente muove una mano e gli carezza il torace, godendo di quei rilievi di corda tesa. un dio, quasi un dio. no, che cazzo, un uomo, ecco un uomo finalmente, come quelli sbirciati in palestra, quei ragazzi tutti muscoli, che con magliette improbabili le si affiancavano spesso. cretini! quello no, non era un cretino, per niente. era solo un figo della madonna. cazzo!

e abbassati a poco a poco i suoi slip, mentre lui stava fermo, immobile, quasi una statua e il suo cazzo già quasi del tutto in tensione, consistente, innervato, gonfio, pronto a scattare, lei, lei, che non amava fare i pompini, lei che voleva sempre e solo essere baciata, adorata, vezzeggiata, cullata e poi presa con forza, ecco, lei di fronte al suo cazzo, di fronte a quel ben di dio di muscoli tesi, la mano ancora sul suo ventre piatto e caldo come deve essere un uomo, ecco lei piegò la testa e, incredibile, tirò fuori la lingua, una lingua sinuosa, corta, rosa, da gatta, ruvida e con quella, proprio come una gattina che lecchi il latte nella ciotola, ecco con quella iniziò a leccarglielo.

quando poi lui, ormai pronto, in pieno splendore, lui, ecco, si lasciò sfuggire un mugolio di piacere ed eccitazione, lei fu percorsa da un brivido ed eccitata e felice a sua volta prese a mangiarglielo come non aveva mai fatto. con passione. tutto, tutto, proprio tutto.

dopo, alla fine, dopo una scopata epica, presa e ripresa, come dio comanda, riposando un attimo prima di rivestirsi per tornare a casa, tenendola stretta lui le disse che era brava a fare i pompini. "davvero?" rispose lei ridendo "mai fatti".

"io il primo? non ci credo" "se escludi quelle robe da ragazzini che non contano, è vero, no? se escludi quelle, tu sei il primo, davvero. io di solito preferisco non farlo. preferisco siano gli altri a baciarmi"

"quello l'ho notato, che ti piaccia farti baciare, intendo. peccato per l'altra cosa perché ne avevo ancora voglia adesso, di nuovo." e dicendolo lui si scostò, si mise davanti a lei e glielo fece dondolare scapellato davanti al naso. era praticamente già pronto. lei gli guardò gli addominali perfetti e la scanallatura sui fianchi che conduceva lì, proprio lì e sentendo uno strano appetito disse: "solo le stupide non cambiano mai opinione, no?"

e iniziò nuovamente. alla fine lui disse solo: evidentemente sei abbastanza portata. mi hai fatto impazzire.

dipende tutto dalla cosa in sé, pensò lei, come dire dal pacco, ma questo, sì, insomma, si guardò bene dal dirlo.

 
 
 

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Post n°378 pubblicato il 18 Maggio 2014 da estremalatitudine

era il club del vibratore. all'inizio e per un bel po' non lo seppero neanche loro. tutte divorziate o separate. nessuna alla ricerca di niente, se non di libertà, simpatia, divertimento e lusso.

poi man mano che l'amicizia si approfondiva, più diventavano intime e si confessavano cose, ecco che vennero fuori le prime ammissioni. Una volta, sì, certo, ricordo, disse una. io mai, rispose l'altra, solo una volta a casa di una che li vendeva, sai quelle cose che ci riunisce in salotto... di solito sono creme, gioielli o aspirapolveri. quella volta lì no: cazzo finti. c'erano di enormi....

dopo un annetto di gite alle terme, viaggi in india e massaggi con le erbe, una alla volta avevano confessato che sì, insomma, ce lo avevano, tutte, nel comodino, ma non lo usavano mai, lo giuro!

così una cena decisero che ognuna avrebbe portato il proprio, così tanto per gioco e chi non avesse voluto farlo vedere ne avrebbe dovuto comprare uno nuovo.

il club del vibratore.

di lì in poi a chi proponeva una new entry subito le altre chiedevano: ma ce l'ha? lo usa? come lo usa? e giù risate e bicchieri di vino.

e sì perché, chiacchierando, avevano scoperto che ognuna lo usava alla propria maniera. chi sul clitoride e basta. chi lì, ma anche sotto. chi praticamente solo dentro.

nessuna confessò alle altre cose più fantasiose o piccanti, ma tutte un passaggino sul buchetto più segreto l'avevano fatto, magari anche non solo un passaggino.

mi ricorda mio marito, disse una volta una. perché? chiesero le altre curiose. il suo walter, come dice la littizzetto? no, che dite? era molto meglio ovvio. è che lo usavano insieme. me l'ha comprato lui. diceva che completava e secondo me, posso dire, aveva ragione.

 

 
 
 

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Post n°377 pubblicato il 17 Maggio 2014 da estremalatitudine

Dopo cena, dopo la serata lunga, dolce, piena di passione trattenuta, lui la accompagnò a casa a tarda notte.

Era così tardi che si azzardò a portarla proprio sotto casa, incurante del fatto che qualche vicino avrebbe potuto vederli.  Il marito, no. Quello dormiva. Ma poi a quell'ora? Rischio calcolato. E poi la notte era dolce e lei, lei era così bella, nonostante non fosse una ragazzina, nonostante la lunga giornata, nonostante l'ora tarda e il trucco che col passaggio delle ore un pochino si era, come dire, ammorbidito? era bellissima e lui, lui la considerava un regalo tardivo, un pacco a Natale, quel dono che non ti aspetti e che rende la festa particolarmente felice.

Fermò la macchina di fianco a casa sua, in una piccola strada senza uscita. Un lampione illuminava l'interno della macchina.

Si baciarono. Le loro mani ovunque. 

Poi lei lo spinse più in là, gli slacciò la patta, lo prese, lo tirò fuori, pronto, duro, di fuoco, lo scapellò, glielo carezzò un po' e poi scese a fargli un pompino.

Ogni tanto dei passi ssul marciapiede di fronte alla macchina la costringevano a fermarsi. Poi riprendeva, con calma e metodo e passione. continuò un bel pezzo. Poi vederlo venire, sentirlo venire, toccarlo venire fu un balzo nel cuore.

"buona notte" disse lei poi, aprendo la portiera "ci sentiamo domani?" chiese lui.

Lei non rispose. Solo si girò a guardarlo un'ultima volta, maliziosa, prima di tornare a girarsi camminando verso casa sui tacchi e la gonna leggera.

 

 
 
 

corto 49

Post n°376 pubblicato il 17 Maggio 2014 da estremalatitudine

Aveva un seno importante, molto, troppo. Se ne vergognava da quando era ragazzina e le era cresciuto tutto in una estate. Piatta a giugno, quasi. A settembre una quarta abbondante. Ogni due settimane cambiare costume! che palle!

Solo adesso, almeno da vestita, lo aveva accettato. Certo non si metteva mai decolté troppo azzardati, ma insomma, ci conviveva abbastanza bene.

Quando si spogliava meno. L'età glielo aveva abbassato un po' e già non le piaceva tanto quando stava su senza problemi, figuriamoci adesso.

Solo che il suo ultimo fidanzato, uno divorziato conosciuto ad una festa di single impenitenti, ci andava matto.

diceva che sua moglie era piatta come un asse e le tette gli erano sempre mancate.

fatto sta che era capace di baciargliele per dei dieci minuti a fila, prima l'una e poi l'altra. I capezzoli le si indurivano e ingrossavano che sembravano ciliegie candite e alla fine le facevano anche un po' male, ma, ma era davvero un piacere vederlo come impazziva, come le desiderava, come la desiderava e anche quando lo facevano, ecco, anche lì le sue mani, che per la verità sapevano fare anche un sacco di altre cose, le sue mani erano sempre sulle sue tette.

Quando lei a cena se ne lamentava, perché le faceva male la schiena o perché aveva sbagliato reggiseno e gliele strizzava troppo, lui prendeva una faccia buffa e bofonchiava qualcosa come "non bestemmiare".

Poi tornati a casa appena poteva diceva: le curo io le tue belle tette e iniziava a baciarle e succhiarle, ché lei, dopo un po', embé si eccitava e quando i capezzoli erano duri da farle male, buttandolo in là con una mano, gli diceva: adesso scostati che devo prendermi cura io del tuo cazzo.

 
 
 

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Post n°375 pubblicato il 16 Maggio 2014 da estremalatitudine

dopo l'asta di gioielli la gente iniziò a sciamare verso l'uscita.

si guardarono e si sorrisero. lui la prese per mano, si alzò e si mosse. lei lo guardò stupita e divertita.

lungo il corridoio stretti tra tanta gente i loro corpi si sfiorarono. lei davanti. lui alle spalle. stretti. signore ingioiellate. vecchi impettiti.

a metà, lui da dietro la tirò. aveva aperto una porticina laterale. ci stava entrando. lei lo seguì veloce. la porta schermava un piccolo passaggio verso le scale che salivano a chiocciola lungo la torre esterna di quel vecchio palazzo.

chiusa la porta alle loro spalle, si baciarono con ingordigia. Lui le sollevò la gonna e, scostate le mutandine, la prese, lì, in piedi, quasi di corsa.

al di là della porta le voci della gente coprivano i loro sospiri.

 

 

 
 
 

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Post n°374 pubblicato il 15 Maggio 2014 da estremalatitudine

si erano conosciuti in vacanza, al mare, in quel piccolo posto in cui entrambi non erano mai stati prima, così piccolo e affacciato su una unica spiaggia che conoscersi era naturale, dopo qualche mattina, qualche saluto, qualche chiacchiera al bar, mentre si aspetta il caffé o il capuccino.

Avevano iniziato a scambiarsi commenti sui libri che stavano leggendo. Poi qualche battuta. Poi avevano avvicinato le sdraio e insomma erano diventati amici, proprio amici, forse qualcosa di più. Lui la aspettava per fare il bagno, lei se qualche mattina non lo vedeva arrivare incominciava ad andare in ansia. Però, però mai niente. Niente, neanche uno sfioramento, un piccolo tocco, uno stringersi di mani per qualche secondo. Niente.

Non gli piaccio, pensava lei, cioé sì gli piaccio, certo, ma non in quel senso. Troppo magra. e sì che a me lui piace proprio. fa sesso. forse lo sa e proprio per questo...

Perché lei, lei era un asse, niente seno, niente sedere, solo due lunghe gambe che lei cospargeva di crema ogni giorno e proteggeva di continuo.

Non gli piaccio, si confermò lei, quando lui lesse ad alta voce una scena di un romanzo in cui la protagonista andava in spiaggia e tutti si girarono ad ammirarne le forme. Sicuramente un metamessaggio. Parlava suocera perché nuora intendesse. Se no perché? cazzo che sfiga, pensò, lei: una volta che ne trovo uno che non sia un cerebroleso! e poi è sexi, decisamente.

Poi l'ultima sera, che il giorno dopo lei doveva partire, nell'accompagnarla a casa ecco lui la baciò. Fu un bacio lungo, lunghissimo, durante il quale i loro respiri si mescolarono e le mani di lui carezzarono quell'abbozzo di seno che lei ovviamente teneva libero sotto la maglietta.

Il giorno dopo lui la accompagnò al treno e lei, lei gli fece promettere di chiamarla appena fosse rientrato in città e lui, lui promise.

Finita l'estate non successe nulla. Nessuna chiamata. Nessun cenno.

Lei era disperata. Non capiva. Non gli piaceva, oppure.... oppure cosa? Cosa?

Dopo qualche settimana il telefonino squillò ed era lui che le chiedeva se potevano vedersi. Lei subito, quella sera stessa. Tante cose da dirsi, no?

Perché? Si era detta che non avrebbe dovuto, che non era una buona tattica chiederlo così direttamente, sfacciatamente, ma poi non aveva resistito e l'aveva chiesto, subito, quasi subito: perché? Perché non mi hai chiamato subito? Non ti piaccio? Che a me tu piaci un sacco! Ecco fatto il disastro, pensò lei.

Lui rimase interdetto. Silenzioso. Rabbuiato, tanto che lei, lei fece marcia indietro, se non vuoi parlare non importa, che importa, l'importante è che adesso siamo qui, no?

No, disse lui, no! E' che sono sposato. Al mare non c'è mai stata l'occasione, ma io, io sono sposato. Per questo non ti ho chiamato e non avrei voluto neanche chiamarti adesso. Non avrei dovuto.

La serata finì alla sveltissima. Lei era sconvolta. Lui imbarazzato. Si promisero di chiamarsi e quando a fine serata lui provò a baciarla lei si scostò.

Appena arrivata a casa chiamò la sua migliore amica e quasi si mise a piangere al telefono: sposato?!? hai capito il figlio d'androcchia, commentò la sua amica.

poi però a forza di parlarne arrivarono alla conclusione che sì va bé non sarebbe stato l'uomo della sua vita, ma era intelligente, spiritoso, sapeva comportarsi e anche contenersi e quindi perché no? Dai, su... quant'è che non scopi? cretina!

Il giorno dopo fu lei a chiamarlo e la sera cena, cinema e passeggiata. Poi lei lo invitò a salire in casa e lui, lui accettò. Tua moglie? Lascia stare. Una storia complicata. Comunque non è un problema. Bene, allor. Saliamo, disse lei.

Appena in casa, i baci piovvero che neanche a marzo. Poi dopo i baci, le carezze, di lui, su tutto il suo corpo. Lunghe, estenuanti, finché lei non gli chiese una attimo per andare in bagno e al suo ritorno, quando anche lui a sua volta chiese dove era la toilette, lei, lei si spogliò completamente e si mise sotto le lenzuola, lasciando fuori solo gli occhi, occhi lucenti, curiosi, divertiti. Che voglia, pensò lei.

Lui tornò e vedendola iniziò a spogliarsi lentamente e lei, lei era come fosse a teatro e si godeva ogni mossa, ogni muscolo, fino a quando lui corse ancora in mutande e maglietta intorno al letto e si infilò anche lui sotto le coperte.

Ancora baci e baci e ancora baci. le mani di lei lo cercarono e lo aiutarono a togliere la maglietta e poi più giù pretesero che si liberasse delle mutande. e.....

nel carezzarlo una sorpresa: ancora non del tutto in tensione il suo coso al tatto sembrava un dito di media grandezza. o cazzo! pensò lei.

Non è ancora eccitato. Cè grande differenza tra prima e durante. A volte miracoli.

Lei continuò a toccarlo e quello in effetti si indurì e crebbe, ma sì va bé, non importa.

Proprio in quel momento lui smise di stare al gioco, si liberò e iniziò a toccarla. Aveva mani lunghe, nodose, calde, magre e una lingua larga e ruvida.

Il suo corpo da ragazzina iniziò a tremare sotto le sue carezze e i suoi baci profondi, insistiti, avvolgenti. lui la fece girare a pancia sotto e poi allargandola iniziò a baciarla così al contrario, non evitando nulla, nulla, neanche quello che lei fin dalle prime volte aveva iniziato ad usare come arma di seduzione, anche se piatto, anche se senza rilievo, ma pur sempre sexi e soprattutto proibito. farselo leccare per lei era il massimo e quando le sue dita entrarono in lei, contemporaneamente sopra e sotto, davanti e dietro, e lui, luin iniziò a fotterla con le sue mani nodose, lunghe, magre, lei, lei in poco venne singhiozzando dal piacere.

Dopo, appena ripresa, lo cercò, cercò il suo cazzo e lo carezzò, scoprendolo e ricoprendolo. avrebbe voluto baciarlo, ma così, così piccolo, da bambino quasi, le faceva impressione e allora continuò solo a toccarlo avvicinando le sue labbra all'orecchio di lui e soffiandoci dentro.

divenuti intimi, mesi dopo, dopo che le carezze che si scambiavano non avevano limiti o barriere, in una pausa del piacere, lui le domandò se non sentisse il bisogno di.... cosa? lo provocò lei. di quello? io sì, ogni tanto, non sempre, rispose lei. poi lei continuò:  Tu mi basti. quasi sempre.... e tu?

io cosa? chiese lui stupito.

non senti il bisogno? di cosa? chiese lui sempre più stupito

di altre donne?

no, rispose lei sorridendogli e abbracciandolo forte, non di quelle, di lui, voglio dire.

Di lui?!?!?

Sì, io ne sento il bisogno ogni tanto e tu, tu mai? gli sorrise lei, poi gli si allungò contro e gli soffiò nell'orecchio, intanto che con un dito gli cercava il buco di dietro e trovatolo glielo stuzzicava, mentre con l'altra mano gli prendeva il piccolo cazzo.

Che fai? Niente, disse lei smettendo.

Continua, disse lui dopo qualche secondo.

Io ne sento il bisogno ogni tanto. Tu mi basti certo, ma ogni tanto... e tu, tu mai? davvero? e il suo dito medio era dentro di lui, mentre il cazzo le scivolava tra le dita.

Non senti mai il bisogno di un cazzo più grosso... amore mio?

lui le venne tra le dita.

 

 

 
 
 

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Post n°373 pubblicato il 12 Maggio 2014 da estremalatitudine

"cazzo!" pensò la signora quando lui si denudò.

lei, lei era vestita, o meglio, svestita per la bisogna. per quell'incontro, sapendo bene come avrebbe potuto finire, s'era preparata per tempo e per bene, frequentando per primo l'estetista che l'aveva resa adorabile e spiritosa, così aveva detto quella vecchia checca, radendole in parte i peli del pube a formare una strisciolina e, quindi, un negozio di intimo dall'altra parte della città che le aveva consigliato la sua più cara amica, la quale, saputo quel stava per poter accadere, aveva esclamato: "finalmente. benvenuta nel club"

lui si tolse la camicia e lei non rimase sopresa. era quel che immaginava. un fisico asciutto e muscoloso. ben fatto e proporzionato. poi si era tolto i pantaloni, intanto che lei, sdraiata sul letto in mutandine, reggiseno a balconcino e autoreggenti, lo osservava divertita e interessata. particolarmente interessata.

tolti i pantaloni qualcosa si intuiva, ma non avrebbe mai detto quello che poi capitò quando si tolse anche le mutande.

"cazzo!" esclamò, più o meno sottovoce e si diede subito della stupida.

il ragazzo era veramente dotato. troppo. una roba da far paura. lui è vero che si era vantato, quando l'aveva conosciuto online, ma, dai, suvvia, conosciamo gli uomini: si vantano sempre! e invece.... cazzo, si ripetè ancora una volta.

lui si avvicinò al letto. il suo coso ballonzolava, mezzo eretto, meglio, mezzo rigido, con la capella scoperta e sotto due coglioni grossi e tesi come dei piccoli pomodori sardi.

lei glielo guardava affascinata.

aveva avuto storielle extra, che non aveva raccontato a nessuno, neanche alla sua amica, e anche suo marito in fondo, poverino, non era certo poco dotato, ma qui era un miracolo della natura.

quando fu di fianco al letto si sentì in dovere di carezzarlo. le sue dita con lo smalto lucente brillavano su quel coso grosso e scuro.

lui si chinò a sfiorarle le orecchie e gliele baciò. poi ci soffiò dentro un "te lo avevo detto che ce l'ho più grosso di rocco siffredi."

lei fece sì con la testa. lui continuò: "li guardi mai i cazzi grossi, grossi sulla rete?"

lei, come una bambina, scosse la testa. "davvero?" chiese lui con un tono ironico nella voce. lei tornò a scuotere la testa negando. Non era vero, certo, li guardava eccome, li sognava ogni tanto, ma confessarlo così al primo appuntamento.....

"nooo? - disse lui - brava bambina.. e allora adesso succhia!"

e lei da brava bambina si mise a succhiare. adorava fare i pompini. l'unico che davvero lo sapeva era suo marito a cui l'aveva confessato quando erano ragazzi. adorava sentire il sapore e l'odore del maschio. e quello cazzo se sapeva di maschio!

il cazzo pian piano si rizzò completamente. la cappella sembrava voler scoppiare. scoppiare nella sua bocca. le sarebbe piaciuto, subito, lì, appena iniziato, sentirlo scoppiare tra le sue labbra.

ma lui non scoppiò. lui lo estrasse dalle sue labbra e rimanendo sempre in piedi la guardò, ne guardò le curve morbide da signora per bene, le cosce bianche incorniciate dalle calze nere e il pube col pelo rasato sottile. in mezzo la piccola rosa. lui allungò una mano e la toccò.

"mmm, quanto ti bagni a succhiarlo. sei pronta. aprì le cosce. così da brava, brava bambina."

infilandoglielo piano, solo l'inizio, piano, piano, senza spingere, aspettando che lui scivolasse dentro di lei lui le disse: "ti piace fare pompini. si vede"

lei all'idea degli uomini che riconoscevano in lei il suo segreto si bagnò ancora di liù e lui con un colpo di reni le fu dentro completamente, facendole mancare il respiro.

era completamente piena, piena di lui, del suo cazzo benedetto, cazzo, cazzo, cazzo caldo, grosso, cazzo, quanto, quanto grosso, cazzo.

lui, sentendo la sua eccitazione crescere, iniziò a scoparla con maggior decisione e facendolo continuava a dirle: quanto ti piace un cazzo grosso come il mio? quanto ti piace?"

lei in un sospiro, poco prima di venire (per la prima volta) sospirò sottovoce e sfibrata: "tanto, tanto, amore mio" 

 
 
 

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Post n°372 pubblicato il 12 Maggio 2014 da estremalatitudine

la ragazza lo guardò fisso con un'aria di sfida.

troppo giovane, pensò lui. ventanni di differenza. almeno.

cosa poteva trovare lei in lui? era una pazza, una malata con il complesso di edipo al contrario? perché lui? perché adesso?

lei, come se gli avesse letto il pensiero, disse: "perché sei lì che ti domandi, invece di approfittarne"

"ecco, appunto" rispose lui e si girò su se stesso, raccolse le sue cose e se ne andò.

a casa, nel letto, prima di addomentarsi le labbra di lei gli tornarono in mente esattamente quando diceva "perché sei lì che ti domandi". le vedeva e rivedeva che si aprivano quel tanto per permettere l'uscita del breve suono di quelle parole. aveva labbra ben disegnate, spesso impreziosite dal lucida labbra. le vedeva. ebbe un erezione potente, tanto che la moglie, girandosi nel sopore del primo sonno, mormorò un eilà che morì immediatamente nel suo russare leggero.

lui, nervoso, non riusciva a prendere sonno. si alzò, andò in bagno e si masturbò. toccandosi le immagini della moglie e del suo eilà e quelle delle labbra della ragazza, la disponibilità di questa e il ricordo vivo del corpo della moglie, tutto si sovrapponeva, fino all'orgasmo.

tornato a letto si addormentò di botto.

il giorno dopo, a fine giornata, la ragazza gli si presentò nuovamente in studio. non poteva non riceverla senza suscitare la curiosità di quella pettegola della sua segretaria.

"ci hai pensato su?" chiese lei

"perchè?" chiese lui

"perché ti amo" rispose col sorriso più innocente del mondo.

"ecco appunto"

"non sai dire altro? tua moglie non ti ama più, io sì, che vuoi ancora?"

lui pensò immediatamente all'amaro lucano e a quel pirla che aveva scritto scenette così stupide. non quanto si sentiva lui in quel momento.

"non so" disse lui pensieroso e preoccupato. si sentiva cedere. non voleva.

lei fece un passo in avanti, bruciò la piccola distanza che li separava e lo baciò con passione. le sue labbra!

mesi dopo, nel letto, di pomeriggio, lui la guardò per l'ennesima volta alla luce radente della finestra semiaperta. Un miracolo. La natura nella sua perfezione. ogni volta rimaneva per qualche attimo in silenzio a guardarla. i seni morbidi posati sul torace sottile. le braccia eleganti. la mani e le dita magre e affusolate. e giù la pancia tesa e soda e il sedere e le cosce e i polpacci. e subito su, il viso sorridente incorniciato dai capelli lunghi, neri, con gli occhi socchiusi che brillavano riflettendo la luce del sole pieno del meriggio d'estate.

"vieni qui" disse lui. lei si rialzò dal letto e lo raggiunse dove era seduto, vicino alla finestra. "ho ancora voglia" le disse "siediti su di me"

lei allargò le gambe, gli prese in mano il cazzo e se lo mise dentro, sedendosi piano su di lui. incominciarono a muoversi. man mano che scopavano, man mano che i respiri si inspessivano, man mano che lui col braccio sinistro la stringeva a sè sempre più stretta, godendo del suo seno sul suo viso e affondando nel calore della sua pelle, lui le parlava sottovoce. poi, cercandone le labbra e mordendole, lui allungò il braccio destro e con delicatezza aprì gli scuri.

L'aria fresca entrò e il sole pieno li illuminò entrambi. I suoi capelli sembravano uccelli che si alzassero in volo spaventati da un batter di mani. lui la strinse forte anche con la destra e venne dentro di lei.

 
 
 

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Post n°371 pubblicato il 11 Maggio 2014 da estremalatitudine

amava le donne senza pudori. amava il loro modo di ragionare, amava la loro prudenza e la loro pazzia, amava la loro concretezza e la loro leggerezza. la moglie lo sapeva. sua madre l'aveva sempre saputo. le sue colleghe lo sapevano. e controccambiavano.

dicevano che lui le capiva. non era vero. lui per primo ne era consapevole. forse se le avesse davvero capite non le avrebbe amate così, così tanto, così profondamente, così tutte.

quella sua empatia era solo un modo per poter portarsele a letto, essere loro vicino, toccarle, farle godere e goderne le particolarità fisiche.

quella che aveva un culo pneumatico. quella che ce lo aveva solo grosso, enorme, talvolta. quella che aveva belle gambe. quella che guai a mettere un reggiseno se no non stanno più su. quelle che volevano essere leccate. quelle che volevano leccare. quelle che mio dio dietro no. quelle che alla pecorina mi sembra brutto. quelle che innanzi tutto bisogna amarsi. quelle che qui subito dietro alla cassa. quelle che certe cose le fanno solo le puttane.

tutte, tutte, inevitabilmente, amate con pazienza, piano piano perdevano ogni remora, superavano ogni steccato e quel che non avevano mai fatto, quello che con mio marito mai, quello che no questo davvero no, piano, piano, con pazienza alla fine lo facevano e spesso ci prendevano gusto e chi non aveva mai fatto pompini, glieli faceva con passione e chi dietro mai, stimolata dal dito, piano piano alla fine cedeva e gustava il suo bel bastone anche laddove dove non batte il sole.

e la cosa che lo faceva impazzire, ciò che soprattutto lo rendeva ancora più innamorato delle donne, di tutte le donne, era che nessuna in fondo, salvo qualche schermaglia, era gelosa di lui. lo sapevano bene, lo sapevano tutte che lui era fatto così, che le amava tutte, che ogni lasciata è persa, che non sapeva resistere a nessuna, ma forse proprio per questo lo adoravano, adoravano finirci a letto, adoravano parlarci, chiacchierare, andarci al cinema o ad una mostra, perché, perché lui le amava, le amava tutte, con passione e sentimento, come diceva il grande Jannacci.

 
 
 

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Post n°370 pubblicato il 10 Maggio 2014 da estremalatitudine

distrattamente si accarezzò le gambe. le piaceva sentire la sua pelle liscia, tesa, soda. Partiva dal ginocchio e scendeva verso la caviglia. Quando indugiava sul polpaccio era il massimo di quella specie di autoerotismo che poteva praticare anche in pubblico, lì, davanti a tutti, fingendo di massaggiarsi dopo una lunga giornata o di voler togliersi qualcosa dalla pelle.

Facendolo lei inevitabilmente pensava a qualcosa di liscio, vellutato, caldo, sodo, consistente, grosso e inevitabilmente, con un salto logico che ogni volta al ripensarci la lasciava perplessa, invece di pensare ad una donna altrettanto liscia e setosa, ecco, inevitabilmente lei pensava ad un uomo, all'uomo, al maschio e al di lui pisello, bello, turgido, pronto, svettante, rosso. basta pensò lei.

Lui dal tavolino nell'angolo la stava osservando. Alta, formosa, non passava inosservata.

eppoi lui adorava il corpo femminile, specie le gambe, ma anche, ovvio, le tette e il sedere, le spalle, la schiena, la figa.

Lei lo rifece e lui capì.

Aveva un sesto senso per certe cose.

Glielo fece fare ancora un po' di volte. Immaginava la sua mente che si avviluppava nel piacere, in quel piccolo, ma denso piacere di carezzarsi la pelle nuda e liscia.

Lo rifece e lui la osservava in silenzio.

Ad un certo punto lei sospirò e smise di botto, con un gesto isterico, di carezzarsi il polpaccio. stava per essere travolta dal desiderio, pensò lui.

era vero. esattamente così.

proprio in quel momento lui si fece avanti e fecero amicizia. 

 
 
 

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Post n°369 pubblicato il 09 Maggio 2014 da estremalatitudine

Era alta, bionda, esplosiva. Si giravano tutti, specie da quando aveva lasciato il suo paese ed era venuta a vivere in Italia. Anche a casa sua qualcuno si girava, ma meno, molto meno. Anche perché là era abbastanza normale essere alte, bionde, esplosive. Qui meno.

Per questo, per queste continue attenzioni, sguardi, ammiccamenti era diventata estremamente prudente. Cercava in ogni modo di dare una immagine di brava ragazza.

Che poi lo era, certo. Solo non sempre.

Solo che voleva decidere lei con chi sì e con chi no.

Eppoi voleva fare carriera. Non aveva mollato la sua famiglia per fare l'impiegata.

Lavorava quindi come una matta e chi la vedeva tutto il giorno alla scrivania, chi l'aveva vista anche una sola volta camminare o bere un caffé alle macchinette, ecco, ogni volta pensava: che spreco!

Ma lei non voleva fare carriere con le tette o col culo. Lei aveva anche un cervello e una volontà di ferro.

Finché un giorno non si trovò seriamente in difficoltà economiche. La sua famiglia. Un casino improvviso. Una malattia. Tutti che facevano affidamento su di lei, quella che era venuta in Italia e proprio lì, proprio in quel momento una sua conoscente, amica? no dai, conoscente, ecco, sì, le aveva parlato della possibilità di guadagnare molto bene lavorando solo di sere.

Lei, lei aveva capito subito ed era andata in crisi profonda. Subito. Immediatamente. Quando aveva pensato di poter far soldi con la sua bellezza aveva immaginato di diventare l'amante del capo oppure che un ricchissimo vecchietto si innamorasse di lei. Poi la sola idea l'aveva fatta star male. Era proprio una brava ragazza. Quasi sempre. Sì perché in effetti sul capo qualche idea ricorrente le era venuta. Lei che lo comandava. Lui succube della sua bellezza e del suo carattere forte. Ma lasciamo stare, si era detta più volte.

Le telefonate da casa si moltiplicavano. Accettò. Accettò la proposta della amica, no, conoscente ed iniziò a battere di sera e a lavorare come se nulla fosse di giorno. I problemi a casa risolti e lei, bé lei qualche tizio da trattare male lo trovò.

 

 

 
 
 

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QUEL CHE C'È E QUEL CHE NON C'È

Qui ci sono storie di sesso. Non necessariamente tutte eccitanti, ma a volte sì. Non necessariamente tutte esplicite, ma a volte sì.

Qui non c'è vita vera, ma solo letteratura, ovvero vita attraverso la tastiera.

Se non vi va di leggere di questi argomenti, lasciate stare.

Se vi interessano, spero di riuscire ad essere all'altezza delle vostre attese.

 

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