Creato da fabcel65 il 10/02/2011

fabio e dintorni

esperienze, pensieri e banalità varie

 

 

Il mio libro è in vendita su Amazon.it e Lulu.com

Post n°21 pubblicato il 09 Aprile 2013 da fabcel65
 

Motociclisti si nasce. E in alcuni casi si diviene, nel senso che col passare del tempo cambiano la percezione delle sensazioni date dal viaggiare su due ruote ed il modo di vivere la propria passione.
In un insieme alternante di racconti e pensieri, stesi nell'arco di una decina di anni ritroviamo un percorso evolutivo ricco di situazioni che vanno dal quotidiano all'estremo, tutte comunque impregnate di un patologico amore per la vita su due ruote.

Dedicato a tutti i motociclisti ed alle loro mogli, fidanzate e amanti che non capiscono...

Il libro Malato di Moto - Scritti evolutivi del motociclista anormale è acquistabile QUI (Amazon.it) e QUI (Lulu.com)

 

 
 
 

Nepal - il ritorno

Post n°20 pubblicato il 23 Febbraio 2013 da fabcel65
 

Il fascino del Nepal ha colpito nuovamente.  Non più il caos calmo di Kathmandu e dei suoi dintorni; questa volta il fascino misterioso delle valli himalayane e del Lower Mustang. In inverno e senza altri viaggiatori a contaminare l'unicità della cultura e della società del posto.

Il viaggio ha avuto come principale obiettivo l'approfondimento della conoscenza con la realtà dei profughi tibetani e con il buddismo vajrayana. Ma anche il mettere alla prova la resistenza del mio equilibrio psico fisico alle quote più elevate.

Fantastica esperienza.

QUI le foto

 
 
 

Perle di saggezza

Post n°18 pubblicato il 17 Aprile 2012 da fabcel65
Foto di fabcel65

Karma is not something complicated or philosophical. Karma means watching your body, watching your mouth and watching your mind. Trying to keep these three doors as pure as possible is the practice of Karma.

Il Karma non è qualcosa di complicato o filosofico. Karma significa guardare il tuo corpo, la tua bocca e la tua mente. La pratica del Karma è cercare di mantenere queste tre porte il più pure possibile

(Lama Thubten Yeshe - esposto nel monastero di Kopan, Nepal)

 
 
 

Kathmandu Valley - le foto

Post n°17 pubblicato il 15 Aprile 2012 da fabcel65
 
Foto di fabcel65

 

Le foto del meraviglioso viaggio a Kathmandu sono visibili QUI.

Certo, non è come essere li, a respirare gli odori di quella umanità, ad ascoltare i rumori del caos organizzato della città o i silenzi dei paesi arroccati sulle colline circostanti.

Ma vedere quei volti, quei colori, quelle immagini di vita quotidiana, quei templi intrisi di sacro e profano aiuta a comprendere la serenità che contraddistingue la gente del Nepal.

Bambini scalzi in giro per la città, donne anziane sedute per terra a filare la lana, templi induisti e fedeli che pregano, stupa buddisti immersi nel silenzio. E ancora, la vita che scorre tra neonati che dormono tra le braccia delle madri che chiedono l'elemosina, bambini che si tuffano nel fiume cercando ori preziosi, coppie di giovani che passeggiano, sadhu colorati che ti salutano quando passi e li guardi, ospizi per poveri vecchi senza dimora e corpi senza vita che bruciano sui ghat lungo il Bagmati.

Contadine vestite di rosso immerse nel lavoro in campi verdissimi, migliaia di auto e moto che invadono le strette strade della città, la polvere che si alza tra una pioggia e l'altra, le famiglie che aspettano in fila di accedere al tempio per sacrificare a Kali la gallina o la capra, i saluti dei commercianti che sorridendo ti invitano a comprare le loro merci e ti chiedono sempre da quale lontano paese vieni. La timidezza dei camerieri dei ristoranti che con il poco inglese che conoscono cercano sempre di accontentarti. I monaci bambini di Kopan che nei loro vestiti rossi e arancioni sembrano aver perso la spensieratezza dell'infanzia.

Una settimana è solo il tempo per un breve assaggio. Ci torneremo senz'altro per penetrare ancor più profondamente in queste magiche atmosfere.

 
 
 

La citazione del giorno

Post n°14 pubblicato il 24 Febbraio 2012 da fabcel65

 

Lui mi ha guardato in silenzio e poi ha detto:

- E lo sai perché Dio ha dato all'uomo una vita più lunga di quella degli animali?

- No, non ci ho mai pensato...

- Perché gli animali vivono seguendo il loro istinto e non fanno sbagli. L'uomo vive seguendo la ragione, quindi ha bisogno di una parte della vita per fare sbagli, un'altra per poterli capire, e una terza per cercare di vivere senza sbagliare.

(Nicolai Lilin - Educazione siberiana)

 

 
 
 

La citazione del giorno

Post n°13 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da fabcel65
Foto di fabcel65

 

Questa la nobile verità sul dolore: la nascita è dolore, la vecchiaia è dolore, la malattia è dolore, la morte è dolore; l'unione con ciò che non si ama è dolore, la separazione da ciò che si ama è dolore. Dolore è non raggiungere ciò che si desidera. I cinque legami sono dolore.

Questa la nobile verità sull'origine del dolore: la bramosia che si rinnova ad ogni rinascita, la ricerca del piacere nelle cose terrene e l'avidità, la bramosia del divenire e dell'essere, la bramosia dell'impermanenza.

Questa la nobile verità sulla cessazione del dolore: l'eliminazione della bramosia attraverso l'annullamento dei desideri, la rinuncia totale al desiderio, il distacco assoluto da tutto ciò che si desidera.

Questa la nobile verità sulla cessazione del dolore: il nobile ottuplice sentiero - retta visione, retta risoluzione, retto parlare, retto agire, retto modo di sostentarsi, retto sforzo, retta concentrazione, retta meditazione.

(Siddharta Gautama - Dhammacakkappavattana Sutta)

 

 
 
 

Gente di Marocco

Post n°12 pubblicato il 10 Gennaio 2012 da fabcel65
 
Tag: marocco
Foto di fabcel65

 

Di seguito in ordine di apparizione i personaggi che hanno allietato il nostro viaggio.

 

Il noleggiatore di auto

Arriva puntualissimo da Marrakech al nostro albergo di Agadir con il 4x4……ovviamente diverso da quello che avevamo prenotato. Invece di un Pajero del 2011 si presenta con un Patrol vecchio modello con 120.000 km all’attivo. Mezzo vissuto, ma va bene lo stesso, almeno attraversando il deserto non mi porrò il problema di rovinarlo. Breve ispezione e mi accorgo che manca la chiave per svitare i bulloni delle ruote e la leva per alzare il cric. La sua risposta è stata “non importa, se buchi una gomma fai l’autostop”. Ovviamente l’ho costretto a girare tutta la mattina per la città insieme a me e a mio figlio alla ricerca dei pezzi  mancanti e una volta trovati non li ha presi perché doveva spendere 300 dirham. A quel punto ha fatto un po’ di telefonate e miracolosamente dopo un' ora gli hanno portato quanto mancava. Forse se telefonava subito ci evitavamo di passare la mattina in giro per meccanici e ricambisti. Persona simpatica ma poco organizzata…

Il pescatore di Agadir

Passeggiamo sulla spiaggia di Agadir, diretti verso il porto. E’ l’ora di pranzo e vogliamo raggiungere il porto dove so che cucinano il pesce appena pescato e te lo servono sui tavolacci di legno a prezzi marocchini. Ci affianca un vecchio, maglietta rossa, rughe sul viso e bocca sdentata. Solito attacco, siete italiani? ( e che ce lo leggono in faccia?) io conosco l’Italia, etc etc , e ci dice che è un pescatore e che più avanti, sulla destra si può mangiare il pesce fresco, non come quello dei ristoranti che è congelato. Lo ringrazio della indicazione. Facciamo una deviazione e lui ci lascia. Riprendiamo la strada per il porto e lui riappare. Ci fermiamo a fumare una sigaretta e lui si allontana. Riprendiamo a camminare e lui è di nuovo da noi. A questo punto è chiaro che ci vuole accompagnare al mercato del pesce e tutto sommato ci va bene perché non è proprio facile da trovare. Dopo esserci infilati in un parcheggio impolverato tra auto e mendicanti, a lato del quale si trova una serie di banchi del pesce con annessa cucina ci conduce al n. 21 e ci presenta ad un altro vecchio che dice essere suo fratello. Accoglienza molto calda e simpatica, gran mangiata di pesce alla griglia e frittura, in compagnia di commensali rigorosamente locali con cui dividiamo panca e tavolata. Ed il nostro pescatore? Seduto in un angolo a bere il tè, defilato e solitario. Terminato il pranzo paghiamo e ci alziamo. Ovviamente si alza anche lui e riattacca: morale, è ovvio che vuole la mancia per averci portato fino lì. Con una bella faccia tosta chiede 150 dirham (la metà di quello che abbiamo speso per mangiare e bere in 4 !), dicendo che gli servono i soldi per comprare da mangiare ai figli. Estraggo dalla tasca una banconota da 50, gliela metto in mano e lo saluto.

Il figlio del parcheggiatore

E' sera a Ouarzazate; prendiamo il Patrol per spostarci dall’albergo alla kasbah. C’è in giro poca gente ed il parcheggio ai piedi delle vecchie mura è vuoto. Entriamo, parcheggiamo, facciamo un breve giro ed al ritorno troviamo appoggiato alla macchina un ragazzino di massimo 10 anni accompagnato da un amichetto. Ci chiede la solita moneta da 10 dirham che è abituale lasciare ai custodi che trovate in ogni parcheggio di ogni città del Marocco. Gli chiedo perchè e risponde tranquillo dicendo che è il figlio del parcheggiatore….. Un grande! Finisce con 5 dirham a testa per lui e l’amico. Come resistere alla fantasia ed alla faccia tosta!?!

La berbera del “restaurant”

Ora di pranzo nella valle del Draa, tra Ouarzazate e Zagora. Appare sulla sinistra, su un balcone naturale affacciato sul palmeto, un muro di recinzione bianco con la scritta Restaurant ed una bandiera marocchina che sventola. Parcheggiamo ed esce una berbera; c’est possible manger ici, le chiedo. Fa cenno di si con la testa ed entriamo dietro a lei che ci fa strada in un giardino pieno di alberi tra cui si intravedono edifici diroccati, con i vetri rotti. Ci conduce su uno spiazzo da cui si gode un panorama meraviglioso e nel quale ci sono due tavoli di plastica con relative sedie, databili sicuramente nello scorso millennio. L’abito della nostra ospite presenta macchie di unto in più punti, per tacer dei piedi inciabattati….. Amiamo il rischio, e tanto siamo vaccinati. Ci accomodiamo e cerchiamo di capire cosa offre la cucina: menu mono portata, tajine… Ci rilassiamo al sole per un ora, giusto il tempo necessario alla cottura. Nonostante tutto carne e verdure erano ottimi, magari non proprio abbondante la porzione, ma ce ne andiamo soddisfatti, non prima che un tipo sia passato a chiederci in prestito una penna che deve essere servita a scrivere il conto….

I venditori di Zagora

Parcheggiamo sulla via principale e tempo 3 minuti e 50 metri diciamo no alle seguenti proposte: un tappeto proposto da un tipo che ha il cugino che abita a Mantova, una guida per non ho capito dove; uno shesh contro il sole (che stava tramontando…); una jellaba per me e per i ragazzi; cediamo solo all’acquisto di uno stick di burocacaco ed a 4 frullati freschi, peraltro non propostici ne dal farmacista ne dal barista….

Alì d’Amezrou

Forse l’unico marocchino stressato, una rarità! Ci fermiamo ad Amezrou per cercare l’accesso al palmeto ed alla kasbah e nello specchietto laterale vedo che arriva correndo questo ragazzo, con pantalone gessato giubbotto beige e scarpa nera impolverata; elegante direi. Si propone come guida e ci chiede 50 dirham, concordiamo per 30 e partiamo di corsa, nel vero senso della parola, verso il palmeto. Alì va veloce e continua a gridare: le jardin d’Amezrou, le grand jardin! c’est tres tres beaux. Je suis Ali d’Amezrou. Le jardin, le grand jardin…. e ride. E poi ricomincia con la cantilena. Gli stiamo dietro a fatica. Se ci fermiamo a fare una foto lo perdiamo di vista. Si arrampica anche su una palma, con la sue scarpe nere con la suola di cuoio…. entriamo nella kasbah e ogni volta che passiamo vicino a dei muri crollati sottolinea: la maison a tombeè e ride. E’ poi il turno della maison de Millah, ripetuto innumerevoli volte: ci porta da una berbera in carne che ci apre una porta chiusa a chiave e ci fa entrare in una stanza della kasbah ottimamente conservata: è la maison de Millah ma ancora non abbiamo capito se la berbera si chiama Millah. L’unica certezza è che le abbiamo lasciato 5 dirham. Finito il tour insiste per portarci a casa sua a conoscere la sua famiglia. Dobbiamo dirgli no almeno 10 volte prima che ci lasci salire in macchina. Usciamo divertiti da questa esperienza ed il motto le grand jardin tres tres beaux diventa il tormentone della nostra vacanza….

I cammellieri delle dune di Tindouf

Sono sotto le dune, da soli con le loro annoiate bestie, senza che i pochi viaggiatori che si fermano li degnino di uno sguardo. Provano ad offrirmi la “cammellata” intorno alle dune. Gli dico che stiamo andando a M’hamid dove ci aspetta la guida. Si lamentano dicendo che tutti vanno laggiù e nessuno li fa lavorare. Poco felicemente faccio la battuta: andate anche voi a M’hamid così trovate i clienti…. Non apprezzano. Gli offro qualche sigaretta rifiutando la proposta di comprargli almeno uno shesh. Saliamo in macchina e ripartiamo, lasciandoli la in mezzo alla sabbia a far niente….

Il professore al bar

Tagounite: villaggio di frontiera al limitar del vero deserto. Pausa pranzo in bar ristorante sulla strada principale, l’unica strada del paese direi… In attesa delle brochette e delle omelette ordinate al cameriere – cuoco – gestore tuttofare del locale mi guardo intorno. Ad un tavolo è seduto un giovane marocchino, distinto, pulito, abiti occidentali, con gli occhiali e le movenze delicate. Beve una spremuta di arancia. Mi chiedo cosa ci faccia in un posto come questo. Dopo un po’ arriva un ragazzino, nero, con dei libri in mano. Lo saluta stringendogli la mano e si siede con lui ad un altro tavolo, all’ombra. Apre un quaderno ed insieme cominciano a leggere. Il giovane distinto gli spiega la lezione ed il ragazzino nero lo segue con attenzione. Ripetizioni nel deserto…. Una scena bellissima!

La guida Zaid

Puntuale si presenta all’appuntamento a M’hamid. Deve portarci all’Oasi Sacra, dove pernotteremo ed il giorno dopo accompagnarci nella traversata dell’erg Chegaga e del plateaux d’Iriqui, fino a reincontrare l’asfalto a Foum Zguid. E’ berbero, ha 21 anni, una tunica blu sopra i jeans, scarpe da tennis e un sorriso furbo e pulito. E’ come avere in auto un terzo figlio. Parla poco anche perché non conosce molto bene il francese, ma ci capiamo. E’ stata un ottima guida. Da Foum Zguid doveva tornare da solo a M’hamid; gli ho chiesto come faceva e mi ha detto che prendeva le petit train (forse un autobus, visto che di ferrovie da quelle parti non ce n’è…) che passava da Zagora ma non sapeva quando partiva e quindi quando sarebbe ritornato a casa… L’abbiamo invitato a pranzo con noi a Foum e quando ho chiesto il conto si  è offerto di pagare la sua parte, cosa che ovviamente ho rifiutato categoricamente. Sono stato proprio felice di lasciargli una bella mancia. Forse è per quello che quando ci siamo salutati mi ha abbracciato come se fossi un suo vecchio amico….

Il nomade autostoppista

Mezzogiorno passato e mancano una ventina di chilometri di pista a Foum Zguid. A lato della pista vedo un vecchio berbero che mi fa cenno di fermarmi. Chiede un passaggio per andare in città. Siamo già in 5 sul Patrol, ma nel bagagliaio c’è uno strapuntino.  Facciamo posto spostando i bagagli di lato e lui sale. Zaid gli parla e ci dice che è un pastore e sta camminando da tutta la mattina verso Foum. Non do mai passaggi in auto, ma questa volta credo proprio che ne sia valsa la pena. Peccato solo che poco dopo troviamo un altro vecchio che chiede anche lui il passaggio, ma di posto proprio non ne avevamo più…

Il militare in licenza

Pomeriggio, tra Foum Zguid e Tata, percorrendo una fantastica strada in mezzo al nulla. Parcheggiamo nello spiazzo antistante la cascata di Tissint. Due giovani uomini seduti su un sasso si alzano al nostro arrivo e si allontanano. Ci affacciamo a vedere la piccola cascata che si getta nello fiume. Si avvicinano e uno dei due chiede da dove veniamo. Ci da delle informazioni sul fiume, sulla cascata, sul villaggio e poi inizia a parlare di se. Lavora a Laayoune ed è in vacanza nel suo paese natale insieme all’amico. Gli chiedo che lavoro fa e mi risponde che un militare…. Non lo invidio, nei territori dell’ex Sahara Occidentale non deve essere molto tranquillo lavorare nell’esercito. L’amico invece studia storia egiziana e dei paesi arabi all’università. Quando gli dico che in Italia non ci insegnano la storia del mondo arabo la sua risposta mi gela: lo so io il perché, perché voi occidentali avete paura di noi, credete che siamo tutti integralisti e terroristi! La discussione si fa interessante e delicata…. In breve, passando dalle crociate alla guerra in Iraq, attraversando Palestina e Afghanistan ci fa un quadro molto preciso del suo pensiero, concludendo che gli arabi amano la pace, ma se qualcuno va nei loro territori e li occupa allora si incazzano (con esplicito riferimento alla Palestina) e che la colpa di tutte le ultime guerre è nel capitalismo sionista, che controlla i mercati ed in particolare quello del petrolio. Per parte nostra abbiamo sottolineato che nelle nostre società, europea e araba, ci sono persone giuste e persone indegne. Le prime sono quelle che accettano e si confrontano con la diversità di cultura e religione grazie allo studio ed ai viaggi. Noi apparteniamo a questa categoria ed il fatto di viaggiare da soli nei paesi arabi ne è una dimostrazione. Per riportare la conversazione su temi più leggeri, ovviamente abbiamo poi parlato di bunga bunga…..

Ci sarebbero anche Brahim dell’hotel La petite kasbah di Zagora, la guida di Tamegroute, Yasmine dell’agenzia Iriqui di Ouarzazate, i finti tuareg di M’hamid, il musicista di Tafraoute e tutti i venditori di merci varie o sogni che ci hanno fermato per strada. 

Magari ne parliamo un'altra volta...

 

 
 
 

Bambini nel deserto

Post n°11 pubblicato il 09 Gennaio 2012 da fabcel65
 

Al rientro dal viaggio in Marocco, il primo pensiero che ho avuto entrando a casa mia, disorientato dall'ordine che vi regna, davanti al divano, al tavolo con le sue sedie vestite di bianco ed alla libreria colma di volumi è andato subito loro:

(Sud Marocco - gennaio 2012)

 
 
 

Il giorno prima della partenza

Post n°9 pubblicato il 29 Dicembre 2011 da fabcel65
Foto di fabcel65

Il giorno che precede la partenza ha sempre un fascino particolare.

In ufficio si corre per non lasciare le cose non fatte, si pensa a quello che potrà succedere quando non ci sei, si istruiscono i collaboratori su quello che devono fare in tua assenza.... Ma la mia mente è già rivolta al viaggio.

Le ultime cose da mettere in valigia, gli orari del volo, che temperatura troverò al mio arrivo in Africa e quindi con che vestiti partire, il taxi all'aeroporto.

Non penso ancora all'itinerario, non voglio anticiparlo nella mia testa per goderne appieno le sorprese che mi riserverà. Mi tengo solo quelle vaghe immagini trovate sulle guide e in rete, sapendo che non sono che una anticipazione di quanto mi stupirà sulle strade del deserto.

 
 
 

L'essenza del viaggio

Post n°7 pubblicato il 30 Agosto 2011 da fabcel65

Viaggiare?

 

(Islanda - agosto 2011)

Percorrere una strada senza fine, nella natura incontaminata e selvaggia, dove non sei che una comparsa temporanea che passa e va. E di te lì non resta nulla, ma del luogo che attraversi conservi indelebile nell'animo un ricordo eterno.

 
 
 

La citazione del giorno

Post n°6 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da fabcel65

F. Gonzales Ledesma, Storia di un dio da marciapiede cap. 2:

"Io signore, vanto una delle specialità culturali più serie che esistano. Io, signore, sono uno specialista di culi. Non rida, non pensi che chiunque possa arrivare a parlare con un certo senso della verità, ovvero dell'eternità, di questa forma tondeggiante e multiuso che definisce la personalità tanto bene quanto il viso, i movimenti delle mani o le finissime insinuazioni della lingua. Io, signore, sono arrivato ad essere uno specialista di culi per passione, per osservazione diretta. Cioè perchè mi piaceva e anche perchè c'ero portato....... Un culo in movimento, cioè ambulante, dotato del necessario equilibrio costituisce uno dei fenomeni più degni di osservazione che ci siano in natura. Lei avrà indovinato, signore, che mi riferisco esclusivamente al culo femminile, è chiaro, perchè il culo maschile si nasconde dietro geometrie carenti di immaginazione e di stimoli, e pertanto prive di ogni interesse pubblico"

 
 
 

La foto del giorno

Post n°5 pubblicato il 19 Febbraio 2011 da fabcel65

Erano quasi due anni che non uscivo da Milano in sella ad una moto per andare alla ricerca di un pò di curve. Il tepore di fine inverno ha reso piacevoli i 190 km percorsi nella mattinata. Sono arrivato alla neve del triangolo lariano, guidando tranquillo e gustando i colori e gli odori della natura, attraversando paesi semi deserti e boschi che si stanno risvegliando. Sono sceso sul lago per poi risalire e ricominciare la danza tra le curve.

Una foto con i colori del passato, perchè tanti anni son passati dal mio primo giro in moto; il periodo era lo stesso, il mese di febbraio del 1984 e oggi come allora non vedo l'ora di ripartire....

 
 
 

La citazione del giorno

Post n°4 pubblicato il 14 Febbraio 2011 da fabcel65

"Non tutti gli uomini sognano allo stesso modo, coloro che sognano di notte nei ripostigli polverosi della loro mente, scoprono al risveglio la vanità di quelle immagini, ma quelli che sognano di giorno sono uomini pericolosi perché può darsi che recitano i loro sogni ad occhi aperti per attuarli…" (Thomas Edward Lawrence - Seven Pillars of Wisdom )

 

 
 
 

La foto del giorno

Post n°3 pubblicato il 11 Febbraio 2011 da fabcel65

Questa foto mi piace.

Come tutte le foto che ritraggono chi non sa di essere ritratto, essa trasmette a chi la guarda una sensazione di reale.

Un reale che in questo caso contrasta fortemente con l'ambientazione del deserto e la sua essenza di astrazione...

(Algeria - marzo 2010)

La curva disegnata dalla duna sullo sfondo è perfetta: sale da sinistra fino al culmine e con lieve flessione al culmine si attiene...

Riassume la giornata appena terminata, con le emozioni vissute che restano nel cuore e nello spirito.

E vagare liberi nella sabbia mentre il sole tramota è astrazione reale.

 
 
 

Il mio Sahara

Post n°2 pubblicato il 10 Febbraio 2011 da fabcel65
Foto di fabcel65

SENTIRSI A PROPRIO AGIO. CONSAPEVOLEZZA DI PERDERE SENSAZIONI DI ENTUSIASMO E NOVITA’. CORRERE SULLA PISTA VERSO LA META, LÀ IN ALTO, SUPERANDO OSTACOLI CHE TEMI, PIETRE. TRAMONTO E POI ALBA DALL’ASSEKREM COME NON SEI MAI RIUSCITO A IMMAGINARE MA HAI SEMPRE SOGNATO. NON TEMERE DI CHIUDERE ULTIMO LA CAROVANA E LASCIAR CORRERE LONTANO, DAVANTI A TE LE MOTO A PERDERSI NELLE VOLUTE DI POLVERE. GESTI LENTI, RIPETUTI AL CAMPO DOPO IL TRAMONTO DEL SOLE, GESTI NORMALI MA MAI PERCEPITI. SABBIA SOTTO LE UNGHIE TRA I DENTI NEGLI OCCHI TRA I CAPELLI SABBIA OVUNQUE SUL MIO CORPO SENZA FASTIDIO. SCALARE LA RIPIDA DUNA CON MANI PIEDI E CUORE E SEDERSI SULLA CRESTA A GODERE IL TRAMONTO NEL SILENZIO.

GUIDARE SICURI SEMPRE PRONTI AD AFFRONTARE L’IMPREVISTO. SABBIA CIUFFI D’ERBA PIETRE COMPAIONO, TRADITORI, TRA LA POLVERE. SUDARE, BERE, SUDARE , BERE ASPETTARE E DESIDERARE IL FRESCO VENTO DELLA SERA. CERCARE RIPARO ALL’OMBRA DELL’ACACIA, APPIATTIRSI CONTRO LA ROCCIA. SUPERARE LA SENSAZIONE DI CALDO CORRENDO SUL REG CON L’OCCHIO CHE SEGUE A DESTRA E A SINISTRA CORDONI DI DUNE E CRESTE CALCAREE. GUARDARE. VEDERE SOFFERENZA. VOLTO INSANGUINATO ARTO FERITO IL DOLORE LA PENA. VITA.

INDIFFERENZA APPARENTE DEL FIERO TUAREG CHE VIVE IL DOLORE COME FRUTTO DEL DESTINO. INSCIALLAH. IL MALE NEL NULLA E IL DOLORE LONTANO DAL SOLLIEVO DELLA CIVILTÀ. EVOLUTA? RITORNO ALL’ESSENZA DELLA VITA. PREGHIERA DEL TRAMONTO. TROVO IL SENSO MISTICO NELL’ASSOLUTO DEL SILENZIO E NEL PROSTRARSI DAVANTI AL NULLA. CONSAPEVOLE DELL’ ESSERE LIMITE E LIMITATO. LA PRIMA VOLTA. FU L’ENTUSIASMO DELLA SCOPERTA. LA SECONDA VOLTA. FU LA CONFERMA DEL PIACERE. QUESTA VOLTA È LA FUSIONE CON GLI INFINITI SIGNIFICATI DEL DESERTO. MATURITÀ CHE SI CONCRETIZZA NELL’ESSER PARTE DEGLI ELEMENTI, CIELO SABBIA, E INSIEME PARTE DELLO SPIRITO PERMEATO DI NULLA ASSOLUTO. SONO A MIO AGIO. SONO SERENO. IL DESERTO VIVE IN ME.

INGINOCCHIARSI SULLA DUNA PIÙ ALTA E CERCARE QUALCOSA NEL CIELO NON SOLO CON GLI OCCHI, CONSAPEVOLE DEL PROPRIO ESSERE. NON INFINITO. GIOIA NUOVA RIVEDENDO UN VISO INCONTRATO UN ANNO PRIMA TRA ALTRE DUNE NEI MEDESIMI COLORI. COMPAGNI SCONOSCIUTI FINO AL GIORNO PRIMA. CONDIVISIONE DI GIOIE E FATICHE ALLA SCOPERTA DELL’INTIMO. AIUTARSI ACCETTARSI E CRESCERE. INSIEME. MAGIE DEL DESERTO. RISATE NEL BUIO ILLUMINATO DALLE STELLE E DAL FUOCO. ATMOSFERA. MERAVIGLIOSI AMICI. MAGIE DEL MIO DESERTO.

 
 
 

Il dubbio – Metafora enduristica di un attimo contingente di vita

Post n°1 pubblicato il 10 Febbraio 2011 da fabcel65
Foto di fabcel65

SONO IN SELLA DA TUTTO IL GIORNO.
HO INIZIATO LO STERRATO TANTI KM FA E LA STANCHEZZA SI FA SENTIRE, TUTTA.
HO PERCORSO TRATTI BELLI E TRATTI BRUTTI, FACILI E DIFFICILI, HO LASCIATO LA MULATTIERA CONOSCIUTA  UN PAIO DI VOLTE PER VEDERE QUEL SENTIERO DOVE PORTAVA.
LA PRIMA VOLTA TUTTO OK, IL PAESAGGIO ERA BELLISSIMO E LE DIFFICOLTA' DELLA GUIDA NON MI PRIVAVANO DEL PIACERE DI VIVERE L'AVVENTURA. LA SECONDA VOLTA INVECE NO; SEMBRAVA TUTTO FACILE E BELLO MA MAN MANO CHE PROCEDEVO MI ACCORGEVO CHE QUALCOSA NON ANDAVA.
SI FACEVA TUTTO SEMPRE PIU' STRETTO, PIU' SCOSCESO, PIU'VISCIDO. IL BOSCO SI INFITTIVA SEMPRE PIU', LA TRACCIA SPARIVA, IL TERRENO COMINCIAVA A CORRUGARSI.
GIRO IN TONDO CERCANDO COL  GPS UN PUNTO NOTO, UNA VIA D'USCITA. MA TUTTO SI FA ANCORA PIU' DIFFICILE SONO STANCO, STANCHISSIMO E QUANDO GUIDI STANCO SEI UN PERICOLO PER TE STESSO. NON HO PIU' VOGLIA DI GUIDARE.
AD UN TRATTO, ECCOLA!
DAVANTI A ME UNA SALITA, UN MURO INFINITO E RIPIDO, SASSI SMOSSI, UMIDI PRECARI COME LA VITA. E DA UN LATO IL BURRONE.
MI FERMO. LA MOTO SCIVOLA GIA' SUL PRIMO ACCENNO DI PENDIO CONTRARIO: I TASSELLI NON RIESCONO A FARE PRESA.
GUARDO IL GPS E CAPISCO CHE LA' SOPRA, OLTRE L'INFINITA DIFFICOLTA', C'E' LA VIA D'USCITA, LA LUCE. IMPROVVISAMENTE IL GPS SI SPEGNE, E' FINITA LA BATTERIA.
IL BUIO HA GIA' INIZIATO A CALARE, LA NEBBIA SALE DAL SOTTOBOSCO. FA FREDDO ED IL SUDORE SULLA MAGLIA MI DA I BRIVIDI.
FACCIO IL CONTO: HO POCA BENZINA NEL SERBATOIO.
DUE LE ALTERNATIVE: GIRARMI, VAGARE NEL BUIO ALLA RICERCA DELLA STRADA CHE NON TROVERO' FINCHE' IL SERBATOIO NON SI SVUOTERA' ED IL MOTORE AMMUTOLIRA'. O SPALANCARE IL GAS, SFIDARE LA FORZA DI GRAVITA', AFFRONTARE IL RISCHIO, METTERE ALLA PROVA LE MIE POSSIBILITA' TECNICHE E FISICHE E CERCARE DI SUPERARE LA SALITA PER RITROVARMI FELICE NELLA NUOVA VITA.
IL BUIO NON MI PIACE. AMO LA LUCE. SO CHE SE MI GIRO RIMARRO' INVISCHIATO PER SEMPRE PRIGIONIERO DEL BOSCO E DELL'OSCURITA', SENZA PIU' BENZINA. MA HO PAURA, SI, PAURA DI NON FARCELA A SALIRE DI LI'. HO PAURA DI NON ESSERE CAPACE. UNA SALITA COSI' NON L'HO MAI PROVATA ED IN PIU' SONO STANCO. SE PARTO POSSO FERMARMI O CADERE LA, NEL BEL MEZZO DELLA SALITA, E NESSUNO AMICO MI POTRA' AIUTARE AD USCIRNE.
POSSO ROMPERE QUALCOSA E SE ANCHE RIESCO A GIRARE LA MOTO PER RIDISCENDERE MI RITROVEREI DISTRUTTO E CON LA MOTO FUORI USO NEL BUIO DEL BOSCO. E POTREI ANCHE VOLARE NEL BURRONE, QUELLO LI' SULLA MIA DESTRA. ED ALLORA ADDIO A TUTTI E A TUTTO.

RESTO LI, SEDUTO SUL WR CHE BORBOTTA IN ATTESA DELLA MIA DECISIONE, CONSUMANDO PIAN PIANO LA POCA BENZINA RIMASTA E SCALDANDO SEMPRE PIU', VERSO L'IMMINENTE GRIPPAGGIO.......
STAMATTINA NON AVREI DOVUTO USCIRE, MA NULLA SI PUO' CONTRO IL DESTINO.
ED IL DESTINO MI HA PORTATO IN QUESTO BOSCO.

 
 
 

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