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La solitudine dei numeri primi

Post n°521 pubblicato il 04 Giugno 2011 da pinkiefaeto
 
Tag: Libri

Sentì che qualcosa si stava risolvendo, come il compimento
di una lunga attesa.
Fu un gesto naturale quello di alzarsi.Non si domandò neppure se fosse
giusto oppure no, se fosse davvero un suo diritto.Era solo il tempo
che scivolava e che si trascinava dietro altro tempo.Erano solo gesti ovvi,
che non sapevano nulla del futuro e del passato.
Si chino su Mattia e lo baciò sulle labbra. Non ebbe paura di svegliarlo,lo
baciò come si bacia una persona sveglia, soffermandosi sulle sue labbra
chiuse, comprimendole come per lasciarvi un segno. Lui ebbe un sussulto,ma
non aprì gli occhi.Dischiuse le labbra e l'assecondò.Era sveglio.
Fu diverso dalla prima volta. I loro muscoli facciali adesso erano piu'
forti,piu' consapevoli e cercavano un aggressività che aveva a che fare con
un ruolo preciso, di uomo e di donna.Alice rimase chinata su di lui,senza
salire sul divano, come se di fosse dimenticata del resto del proprio corpo.
Il bacio durò a lungo, dei minuti interi, un tempo sufficiente perchè la
realtà trovasse uno spiraglio tra le loro bocche aderenti e ci s'infilasse
dentro,costringendo entrambi ad analizzare quello che stava accadendo.
Si staccarono. Mattia sorrise in fretta, automaticamente, a Alice si
portò un dito sulle labbra umide, quasi ad accertarsi che fosse successo
davvero. C'era una decisione da prendere e andava presa senza parlare.
Si guardarono a vicenda, ma avevano già perso la sincronia e i loro occhi
non s'incontrarono.
Ora doveva ragionare,su quel bacio e su cosa lui era venuto a cercare
dopo tutto quel tempo.Sul perchè si fosse preparato a ricevere le labbra
di Alice e sul perchè poi avesse sentito il bisogno di staccarsene e di
nascondersi qui.
Lei era nell'altra stanza e lo aspettava. A separarli c'erano due file
di mattoni, pochi centrimenti d'intonaco e nove anni di silenzio.
La verità era che ancora una volta lei aveva agito al posto suo, l'aveva
costretto a tornare quando lui stesso aveva sempre desiderato farlo.
Gli aveva scritto un biglietto e gli aveva detto vieni qui e lui
era saltato come una molla.Una lettera li aveva riuniti cosi come un'altra
lettera li aveva separati.
Mattia lo sapeva cosa c'era da fare.Doveva andare di là e sedersi di nuovo
su quel divano, doveva prenderle una mano e dirle che non doveva partire.
Doveva baciarla un'altra volta e poi ancora, finchè si sarebbero abituati
a quel gesto al punto di non poterne piu' fare a meno.
Succedeva nei film e succedeva nella realtà, tutti i giorni.
La gente si prendeva quello che voleva,si aggrappava alle coincidenze,
quelle poche, e ci tirava su un 'esistenza.
Doveva dire ad Alice sono qui oppure andare via,prendere il primo volo
e sparire di nuovo, tornare nel luogo in cui era rimasto in sospeso
per tutti quegli anni.
Ormai l'aveva imparato.Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano
per il tempo restante.
Stavolta li riconosceva: quei secondi erano li e lui non si sarebbe
piu' sbagliato.
C'era stato un tempo in cui,seduto sul letto insieme ad Alice, poteva
percorrere la stanza di lei con lo sguardo,individuare qualcosa su uno
scaffale e dirsi gliel'ho comprato io. Quei regali erano li a testimoniare
un percorso, come bandierine appuntate alle tappe di un viaggio.
Segnavano il ritmo cadenzato dei Natali e dei compleanni. Alcuni
riusciva ancora a ricordarli.Lei li conservava con cura, trovando loro
una posizione evidente,perchè a lui fosse chiaro che li aveva sempre
sotto gli occhi.Mattia lo sapeva.Sapeva tutto quanto, ma non riusciva
a muoversi da dov'era. Come se,abbandonandosi al richiamo di Alice,potesse
ritrovarsi in trappola,annegarci dentro e perdersi per sempre.
Era rimasto impassibile e in silenzio, ad aspettare che fosse troppo tardi.
Adesso intorno a lui non c'era un solo oggetto che riconoscesse.
Guardò il proprio riflesso nello specchio, i capelli scombinati, il colletto
della camicia un pò storto,e fu allora che capì.In quel bagno, in quella casa
come nella casa dei suoi genitori, in tutti quei luoghi non c'era piu' nulla
di lui.
Rimase immobile, ad abituarsi alla decisione che aveva preso,finchè non sentì
che i secondi erano finiti.
"Adesso devo andare" disse
"Si" rispose Alice come se si fosse già preparata a dirlo
 
Non c'era piu'nessuna traccia di cospirazione si avvicinarono
alla porta. Lui sfiorò con la mano quella di lei mentre le passava accanto.
"Il biglietto che mi hai mandato..."fece "c'era qualcosa che volevi dirmi"
Alice sorrise
"Non era niente"
"Prima hai detto che era importante"
"No.Non lo era"
"Riguardava me"
Lei esitò un attimo
"No" fece "riguardava solo me"
Pensò a un potenziale che si era esaurito, alle invisibili linee
di campo che prima li univano attraverso l'aria e che adesso non c'erano
piu'.
La luce era tutta dentro e il buio tutto fuori
Lentamente le parve che i suoi pensieri riacquistarono coerenza,che
finalmente rallentassero, dopo una corsa all'impazzata verso una metà precisa.
Di fronte a lei c'era un uomo, che lei una volta conosceva e che adesso era
qualcun altro.
E il Mattia che dormiva sul divano non era piu' il ragazzo che aveva visto
sparire oltre le porte dell'ascensore, quella sera che dalle montagne arrivava
un vento caldo e irrequieto.Non era quel Mattia che le si era piantato nella
testa e aveva distrutto il passaggio a tutto il resto.
No,di fronte a lei c'era una persona adulta, che aveva costruito una vita
intorno a una voragine spaventosa, su un terreno già franato, e che tuttavia
c'era riuscito, lontano da quel posto, tra le persone che Alice non conosceva
Lei era stata pronta a distruggere tutto quanto, a dissotterrare un orrore
sepolto per un semplice sospetto, esile come il ricordo di un ricordo.
Ma adesso che Mattia era li davanti, con gli occhi chiusi su pensieri a cui
lei non aveva accesso,sembrava tutto improvvisamente piu' chiaro: l'aveva
cercato perchè ne aveva bisogno,perchè dalla sera in cui l aveva lasciato
la sua vita era rotolata in una conca e da li non si era mossa.
Lui era l'estremità di quel groviglio che lei si portava dentro,
attorcigliato dagli anni.
Se c'era ancora una possibilità di scioglierlo,un nodo per allontanarlo, era
Non chiedeva molto. Solo la normalità che si era sempre meritata.
Eppure non sapeva decidersi a lasciarlo.Ormai dipendeva da quel luogo, ci si era attaccata con l'ostinazione con cui si ci attacca soltanto alle cose che fanno male.
 
Si svuotava di lui e di sè, di tutti gli sforzi inutili che aveva fatto per arrivare fino a lì e non trovarci niente.Osservava con distaccata curiosità il riaffiorare delle sue debolezze,delle sue ossesioni. Questa volta avrebbe lasciato decidere loro,tanto llei non era riuscita a cambiare niente.Contro certe parti di sè si rimane impotenti,si diceva,mentre regrediva piacevolmente ai tempi in cui era ragazza. Al momento in cui Mattia era partito e dali a poco anche sua madre, per due viaggi diversi ma altrettanto distanti da lei. Mattia. Ecco.Ci pensava spesso.Di nuovo.Era come un'altra delle sue malattie, dalla quale non voleva guarire.Ci si puo' ammalare anche solo di un ricordo e lei era ammalata di quel pomeriggio nella macchina, di fronte al parco, quando con il proprio viso aveva coperto il suo per togliergli da davanti il luogo di quell'orrore.Poteva sforzarsi, ma da tutti gli anni passati insieme a Fabio non riusciva a estrarre neppure un'immagine che le schiacciasse il cuore cosi forte, che avesse la stessa impetuosa violenza nei colori e che lei riuscisse ancora a sentire sulla pelle e alla radice dei capelli e tra le gambe.
C'era stata quella volta e ce n'erano state infinite altre,che non ricordava piu',perchè l'amore di chi non amiamo si deposita sulla superfice e da li evapora in fretta.
Con le dita sparpaglio le varie foto, le passò in rassegna velocemente e alla fine trovò quella giusta.
La studiò a lungo. Mattia era giovane, e anche lei.
Quell 'immagine ferma ne fece riaffiorare altre e la mente di Alice le ricucì insieme ricreando il movimento, frammenti di suoni, stralci di sensazioni.Fu pervasa da una nostalgia lancinante eppure piacevole.
Se avesse potuto svegliere un punto da cui ripartire,avrebbe scelto quello: lei e lui in una camera silenziosa, con le loro intimità che esitavano a toccarsi ma i cui contorni combaciavano esattamente.
Per la prima volta,avvertì tutto lo spazio che li separava come una distanza ridicola.
Era sicura che lui si trovasse ancora là,dove gli aveva scritto alcune volte,molti anni prima.Se lui si fosse spostato, lei l'avrebbe percepito in qualche modo.Perchè lei e Mattia erano uniti da un filo elastico e invisibile,sepolto sotto un mucchio di cose di poca importanza, un filo che poteva esistere soltanto fra due come loro: due che avevano riconosciuto la propria solitudine l'uno nell'altra.
Forse verrà.
Una trepidazione piacevole si prese tutte le sue ossa e la fece sorridere,come se il tempo ricominciasse esattamente da lì.
tirando quel capo che adesso stringeva tra le dita.
 

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