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CI VORREBE MONTI

Post n°320 pubblicato il 14 Giugno 2012 da claudiomoraldi

CI  VORREBE  MONTI

 

Ci vorrebbe Monti, per restare in piedi,

mentre ci commina certe tasse

e purtroppo ancora non le vedi!

 

Si ci vorrebbe lui, per non andare a fondo

per poter andare ancora a testa alta per il mondo.

 

E per noi italiani figli di nessuno, che paghiamo:

l’ama, l’imu, rai, gas, luce e benzina.

 

E nello stipendio tolgono

le imposte… regionali e comunali,

ma la sanità e alle strette.

 

Ci vorrebbe Monti, con quella culona,

mentre il guilaretto che rideva,

adesso è triste e solo!

 

Ci vorrebbe Monti che la soluzione,       

per gridare aufidersen europa,

siamo in recessione!

 

Ed un isoletta, costa come, un continente,

mentre, in silenzio qui si ammazza tanta gente.

 

Ci vorrebbe Monti, si! Che dopo Di Pietro,

di problemi ce l’ha tanti e se li porta dietro.

 

Ci vorrebbe lui, su questa ferita,

perché sembra che sembra che,

con Gesù Cristo, no non è finita.

 

Ci vorrebbe Monti che è un calcolatore

per fare girar le palle  pure

alla repubblica, De Benedetti e tutto il Quirinale.

 

Ci vorrebbe Monti sula nostra vita,

perché noi italiani già volevamo, un fiore tra le dita.

 

Cosicché lo spread oggi ci pota a traballare,

e per questo monti tu, non lo devi nemmeno votare.

 

Era più una via,  per la risa-nazione.

Con cui gli italiani hanno già perso la pensione,

dei sorrisi grandi, tra strette di mano, in un Europa a due paesi,

dove l’Italia, non ha un peso, non ha un posto in primo piano.              

 

E ci vorrebbe Monti che è la soluzione,

per cambiare Berlusconi e spread andare giù!

Perché a Berlusconi piacciono le donne,

mentre Monti par-condicio a tutti l’italiani.

 

Claudio MORALDI

 
 
 

IL QUALUNQUISMO STERILE

Post n°319 pubblicato il 12 Giugno 2012 da claudiomoraldi

IL QUALUNQUISMO STERILE

 

Amo la libertà, anche quella degli stupidi!

Quella di chi dice cose che non si dovrebbero dire,

soprattutto questa è libertà!

 

Quella di persone che sono in minoranza,

perché contestate nelle loro opinioni grevi,

complottistiche ed alle volte irreali e lugubri,

ma pur sempre PROPRIE!

 

Così è più difficile dire cose o attuarle.

 

Non credo alle persone che cercano e trovano

una schiera di ammiratori,

che alla prima occasione,

saranno mercenari di altri pensieri.

 

Ammiro la coerenza delle idee di ogni persona,

cerco di parlare con loro se sono in disaccordo.

 

Amo il pensiero reale, quello espresso e cancellato di continuo

o adeguato modellandolo su basi comuni di pensiero,

NO! Questo non è una forma personale ma un generalismo

che ora e di moda, la gente si stancherà prima o poi

di queste persone che vogliono,

cose genericamente, ma non sapendo come,

attuando una servile e indisciplinata protesta sterile,

che non porta da nessuna parte.

 

Claudio MORALDI   

 
 
 

Considerazioni sull'Italia

Post n°318 pubblicato il 25 Maggio 2012 da claudiomoraldi

Beppe grillo non è una soluzione accettabile, non è una soluzione! Io non l’ho mai considerato un politico, e solo perché ha un consenso ampio, non lo diverrà ora. Altrimenti lo sarebbero anche Costantino e Guendalina e tutti gli altri mostri creati dalla tv! Di Pietro non è un politico ugualmente, doveva rimanere a fare il magistrato, ora c’è lo saremmo tolto dai coglioni definitivamente! ed invece è li, principalmente è lui che ha creato la crisi nella politica negli anni novanta, non doveva affossare i partiti ma i politici, ed ecco la vera storia i politici democristiani, psi-ini, verdi, del sole che ride, del sole che non ride, comunisti, missini hanno perso tutti la loro identità durante gli anni, diventando altri. Oggi il partito di Almirante poi divenuto di Fini, che era fascista, e andato via via da un estremo ad un altro destra, centro-destra,  centro fino ad arrivare a centro- sinistra, E’ POI! Di pietro che la politica non la sapeva fare, ci si è buttato a pesce. Berlusconi con il buco che aveva creato Di Pietro, lo ha riempito di ex politici preistorici, la sinistra per paura di tutti o per semplice moda e diventata centro-sinistra.  Oggi PDL, PD, Terzo polo, api, sono tutti centro! La sinistra e il SEL, a volte l’IDV e qualche volta i liberali. La destra sono la lega, e Storace tutto il resto va un po dove gli pare.

in quest’ottica grillo, prende i voti da centro, sinistra e destra, gli elettori non si identificano in nessuno.

Ora, se si pensa che grillo possa essere un faro per guidare il paese….be STATE SBAGLIANDO ma questa è la democrazia. Poi in mezzo a tutto questo, c’è monti e i suoi prof. Che sicuramente hanno idee più di destra che di sinistra, ma è stato festeggiato dal PD con la benedizione de capo dello stato.

Chi mai potrebbe fidarsi dell’Italia.

 
 
 

La domenica, ….non si giocò a pallone. Poi la domenica dopo torno tutto come prima!

Post n°317 pubblicato il 16 Aprile 2012 da claudiomoraldi

La domenica, ….non si giocò a pallone. Poi la domenica dopo torno tutto come prima!

 

Fermo, ora il tempo semina come nel vento piccoli ricordi di ciò che sei stato, di quello che fosti, tracce di ragazzo, raccontate di fretta e malamente in piccoli ritratti vuoti, di un giorno dispari, di questa rimanenza di tempo fermo, di persone disorientate e zittite dal silenzio improvviso.

In questo, saturo arrancare di momenti, scopriamo, di essere migliori perfino nella banalità, della vita che fluisce comunque, inarrestabile come contrasto, ad un di uggioso e internamente  tagliente di vetri scoperti, che arrivano in superficie all’unisono tutti, schiantandosi contro un muro di dura, satirica e critica realtà.

 

Ambire al podio ed essere, uno dei tanti che si confrontano, soltanto con paesi non differenti dal nostro.

Si vive, gioca, lavora e muore perfino nel modo sbagliato, sperando che tutto si aggiusti da solo, nella vana speranza, di aver toccato il fondo e ricominciare da capo.

 

Non si ha una memoria di quello che fummo, di ciò che siamo, di quello che potremmo divenire.

Siamo un grande paese senza storia, ne tempo, non abbiamo cento cinquanta anni, ma sempre uno! e la colpa e sempre degli altri.

Siamo tutti innocenti, tutti eroi, nessun colpevole, tanti... vittime delle circostanze.

 

Non potendo controllare gli eventi, li rendiamo complici della situazione che si verrà delineando, vorrei per una volta un colpevole, che qualcuno dicesse la colpa è stata mia!

 

No, non facciamo neanche questo, siamo bravi però ad elogiare il defunto.

Cosa scontata, non serve a nulla, non da sollievo, non trova cause, non punisce nessuno.

 

Claudio MORALDI         

 
 
 

Oscar 2012 : tutti i premiati

Post n°316 pubblicato il 27 Febbraio 2012 da claudiomoraldi

84esima edizione degli academy awards

Oscar 2012 : tutti i premiati

Ecco i premi assegnati nell'84esim edizione degli Academy Awards

FILM: The Artist
REGIA: Michel Hazanavicius (The Artist)-
ATTORE PROTAGONISTA: Jean Dujardin (The Artist)
ATTRICE PROTAGONISTA: Meryl Streep (The Iron Lady)
ATTORE NON PROTAGONISTA: Christopher Plummer (Beginners)
ATTRICE NON PROTAGONISTA: Octavia Spencer (The Help)
FILM D'ANIMAZIONE: Rango
FILM STRANIERO: Una Separazione (Iran)
SCENEGGIATURA ORIGINALE: Woody Allen (Midnight in Paris)
SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: Alexander Payne, Nat Faxon e Jim Rash (Paradiso Amaro)
CORTO D'ANIMAZIONE: The Fantastic Flying books of Mr. Morris Lessmore
FOTOGRAFIA: Robert Richardson (Hugo Cabret) SCENOGRAFIA: Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo (Hugo Cabret)
COLONNA SONORA ORIGINALE: Ludovic Bource (The Artist) SONORO: Tom Fleischman e John Midgley (Hugo Cabret)
MONTAGGIO SONORO: Philip Stockton ed Eugene Gearty (Hugo Cabret)
TRUCCO: Mark Coulier e J. Roy Helland (The Iron Lady)
COSTUMI: Mark Bridges (The Artist)
CORTO DOCUMENTARIO: Saving Face
CORTOMETRAGGIO: The Shore
DOCUMENTARIO: Undefeated
EFFETTI VISIVI: Rob Legato, Joss Williams, Ben Grossman ed Alex Henning (Hugo Cabret)
MONTAGGIO: Kirk Baxter e Angus Wall (Uomini che odiano le donne)
CANZONE ORIGINALE: Bret McKenzie (I Muppet)

 
 
 

Perchè la gente si lamenta su twitter?

Post n°315 pubblicato il 06 Febbraio 2012 da claudiomoraldi

Perché ci si lamenta?

Perché ci si lamenta? Ci si lamenta se una cosa è ingiusta o va male. Oggi Bolle, che tra l’altro non so nemmeno chi sia, ha fatto notare che secondo lui, e ripeto…secondo lui, se la gente dorme all’aperto di fronte ad un palazzo, questo è il simbolo di dell’inizio del degrado di una città. Ora non è che abbia sbagliato di molto, chi deve provvedere alla vita delle persone? E a che questa vita sia in qualche modo accettabile? E se questa persona dovesse morire? In questi giorni ha fatto freddo, c’è stata la neve. Invece di arrabbiarvi con lui, il che sarebbe giusto se avesse detto, che la città in questione è per esempio: brutta, puzza o c’è gente maleducata, tutti luoghi comuni da sfatare. Ha solo detto quello che ha visto. Io credo, che non ci si può irritare perché una persona racconta quello che vede. Le persone sono al freddo, non solo a Napoli, anche nelle altre città, questo è un problema, bisogna affrontarlo.

Claudio MORALDI

 
 
 

Il capitano si è salvato sulla costa

Post n°314 pubblicato il 17 Gennaio 2012 da claudiomoraldi

Il capitano si è salvato sulla costa

 

Il capitano dov’è andato a finire? Mah…. io lo visto per ultimo, era in sala da pranzo a cenare, stava ordinando una porzione di carne, di carne rossa e grossa da addentare!

 

Ma cosa capita che succede, abbiam sentito fragore e chiasso, mi dica il vero signor marinaio io sono pronto alla crudeltà! Mi scusi tanto, mi scusi ancora,  ma sa non è che io sia informato,  poiché, nessuno qui dice niente, ad un semplice mozzo disgraziato! Adesso aspetti e si rassicuri, non sarà nulla uno scarico o forse sarà un pesce morente.

 

E mentre la nave affondava lenta e cuochi e sguatteri, impartivano in lingue diverse le indicazioni,

di sbarco per lasciare la nave, il capitano con la sua scialuppa, toccava terra senza bagnarsi neppure i calzoni! No…non si curava di cosa fare!

 

Gli avevano detto: “il capitano si salva sempre sulla costa anche se l’acqua non è neanche alta” e quindi la  misericordia non conta tanto, “misericordia bisogna scappare!”

Il capitano è già attraccato al porto, mentre gli altri si sono in alto mare, a distribuire, ciambelle e giubbotti a cavarsela un po come viene.

 

Con la concordia l’amore e la fede, sul capitano si può contare, per arrivare ad un traguardo lontano per arrivare a nuovi confini, si corre tanto fino a domani, si arriva in stati di estradizione!

 

Ma c’è un paese un paese intero, a risvegliare una notte mai vista, con calzettoni, maglioni e cappotti, si arriva quasi a salvare tutti!

 

Ora il paese e illuminato a giorno, ogni famiglia è un imbarcazione, tra sopravvivenza, sospiri e pazienza, si troverà una collocazione.

 

 Claudio MORALDI

 

       

   

 
 
 

OROLOGI STANCHI

Post n°312 pubblicato il 21 Dicembre 2011 da claudiomoraldi

OROLOGI STANCHI (finita)

 

Orologi ruotano violenti,

in stanze vuote,

fatte di pareti strette, tristi.

 

Infrangendosi tra intonaci azzurri,

che scuriscono grevemente e piano.

 

In questa mia solitudine,

le ore passano, sfilano rimbombando,

sopra vetrine di specchi cavi 

e i rumori che ne derivano,

sono assordantemente acuti,

e macabri insieme.

 

Si piange stancamente qui,

in questa parte di spazio vuoto,

incostante e senza tregua,

composto da ricordi marci

e di momenti scaduti da tempo.

 

Invano mi accingo a credere

ad un futuro,

che sia migliore della mia malinconia

e del vento di tutti i giorni.

Accorgendomi, che per ogni momento perso,

si creeranno buchi di tempo, riempiti da vuoti neri,  

che troncano spazi di memoria continua e antica.

 

Perdendo ogni istante qualcosa avuto,

portato via, perduto e disperso,

nel sereno di un lenzuolo bianco.

 

In questi periodi freddi di sangue rappreso,

dove ogni goccia è follia della vita,

ed lo stesso futuro, si piega di fonte,

ad una volontà non più tua. 

Ora animi scossi da malinconie involontarie,

crepano muri originati vergini,

e abbelliti insieme con speranze giovanili

e impazienze scomposte, per agire in due.

 

Non si cresce più,

si invecchia soltanto con rantoli neri,

macchie sugli occhi,

ci fanno vedere un mondo diverso.

Piccole scialbe dimenticanze senili.

Ripetendo sempre le stese litanie,

e le stesse lacrime vecchie deluse dal tempo,

deluse da noi,

che eravamo migliori,

di quelli che siamo.

 

 

Non si ama più come prima,

si ricorda soltanto la sfocata sofferenza del tempo,

concentrata in momenti distillati,

di singoli piccoli attimi, riportati al presente,

per viverli ancora.   

 

 

Claudio MORALDI

 
 
 

Un oblio di giornI

Post n°310 pubblicato il 28 Novembre 2011 da claudiomoraldi

Un oblio di giornI

 

 

mi aggiro per strade deserte,

con un’anima viola infettata

di malinconia e di sale

e di tristi notizie.

 

Intrisa di mille domande che capovolgono,

un giorno che muore,

rimpiazzato dall’altro che già sofferente,

vagisce il suo urlo vitale

al traguardo e aspetta la fine,

per spengersi al sole,

rosso di un giorno di rabbia.

 

Dividendo la gioie e il dolore,

come un piatto caldo o di pane

del pasto di un  giorno di festa.  

 

Chi vive in questo tempo,

è a suo modo grato di esistere,

di essere vivo,

e triste insieme  di essere nato

in un momento così scuro.

 

In un oblio di giorni in cui non sappiamo che fare,

rimaniamo immobili davanti alla fine di un’era.

Che tristemente conclude il suo corso.

 

La vita rinasce da piccole cose,

ed il sole ritorna, rischiarando le nuvole,

ma noi non ci siamo,

preoccupasi e inutile e dannoso.

 

 

Claudio MORALDI

 

    

 
 
 

NON MI PIACE NESSUNO

Post n°309 pubblicato il 21 Settembre 2011 da claudiomoraldi

NON MI PIACE NESSUNO

 

 

Entrando in internet, si legge delle esternazioni della Bindi e dei “morti” di Di pietro, o dell’amarezza di Vendola.

 

Ora eccetto Berlusconi, chi rimane la Bindi?, Vendola?, Di pietro? o forse Bersani? Si sono bravi nelle sagre, e nei comizi di paese ma al governo!!! Non ho sentito una vera proposta da loro.  Oppure casini o fini o Rutelli, ex sindaco di Roma, ex avversario di Berlusconi, insomma un Ex.

Ci meritiamo di più! Già, ma se il più non c’è! Almeno per ora? che fare? Cambiare cosi, solo per disperazione, vuol dire andare verso il peggio.

D'altronde rimanere, significa essere statici. Sia il pd che il pdl hanno le persone giuste per fare un rinnovamento strutturale. Il guaio è che non le vogliono “usare” la Meloni e una realtà di “destra” dove non esiste più una destra. Renzi e il nuovo e l’unico che potrebbe fare di un pd comatoso, un nuovo partito. Tutti gli altri, TUTTI GLI ALTRI devono andare via.

Questa e l’ultima manovra d’aggiustamento.

Il bipolarismo è ancora possibile, ma non con queste persone ed in  questi termini.     

Bisogna cambiare la legge elettorale, e tornare a votare le persone e non le liste.    

 
 
 

INCASTRI DI VITA

Post n°308 pubblicato il 23 Giugno 2011 da claudiomoraldi

INCASTRI  DI  VITA

 

Adoro la profondità di silenzi che parlano più di parole confuse.

E in questi istanti eterni, che segnano punti immaginari

e vivono per sempre nei nostri ricordi.

 

Chiacchierate stantie di gente che muore ogni giorno,

nella sua indifferenza,

e nel vento cattivo, di un dicembre che capita sempre,

col suo ripetersi consueto.

   

Amici morenti, nell’ ultimo raggio di sole,

che spegne il silenzio,

portandoci ad una vita solitaria e triste

di persone comuni,

e di mille sconosciuti,

vissuti negli occhi degli altri,

nella voce degli altri, 

e nel nostro cuore!

 

Il silenzio rimane al di la degli spazi vuoti,

di una vita che vive da sola,

stupendosi di se stessa,

stupendosi della gente,

che ha paura di essere sola,

ma vuole un poco seppure non vero,

e ingiusto per tutti.

 

Così si ama assimilandosi agli alti,

e non credendoci sul serio,

non si vive la vita che vorresti,

ma la meno peggio che trovi

o la migliore per tutti,

ma non la più giusta che vuoi o che hai!

 

E indifferenti ballano davanti a un caffè,

vicino a una tenda di raso o ad un mobile raro,

tarlato dal tempo ed affaticato dagli anni,

poiché, non sono più soli,

ma trovano compagnia in questo mondo,

fatto di singoli pezzi incastrati tra loro per forza.

 

Claudio MORALDI

 
 
 

Ascoltata alla radio

Post n°307 pubblicato il 17 Giugno 2011 da claudiomoraldi

 

"Ho fatto un patto sai

Con le mie emozioni

Le lascio vivere

E loro non mi fanno fuori”

"Vasco ROSSI"

 
 
 

UN SACCO DI COSE

Post n°306 pubblicato il 16 Giugno 2011 da claudiomoraldi

UN SACCO DI COSE

 

Nel rumore delle macchine veloci,

ho visto la luna di giugno spegnersi piano,

senza fretta alcuna.

 

E rimanere li a fissarmi, invisibile, riposata e scura,

audacemente quasi a sfidarmi impertinente.

 

D'altronde a lei cosa gli importa della gente,

bella e intoccabile,

sfiorata appena da uno strascico d’umanità,

che oramai, non si ripete più.

 

Le macchine e le luci attenuano

il buio della sua faccia scura e della sua persona,

ma loro sono più simili a gente reale,

lavora nella notte, mentre tutti dormono,

in questo cado che mette paura.  

 

Nell’ombra i motorini vecchi senza targhe, di ladri,

scippatori e di morti ammazzati,  che parcheggiati goffamente,

per rimanere li, in una strada complicata e schiva,

dopo chiamate su chiamate sono sempre in questa strada,

aumentandone di numero.

 

La macchina passa tutti i giorni indifferente,

ma non si frema mai da queste parti,

diffidando della gente,

poliziotti la notte fermano bravi ragazzi per paura,

puntandogli pistole, facendo il loro porco comodo del cazzo,

lasciando andare spacciatori conosciuti,

che insieme a loro, sputano in faccia ad un Italia che lavora

e porta i soldi in casa con fatica.

 

Rumori di sirene si affievoliti nella notte,

in un caldo umido dove involontariamente

si scambia per polizia quella che invece è un’ambulanza.

E la gente nel sentirle s’impaurisce di ogni’una delle due,

per motivi diversi.

 

Oramai non si ha più una concezione di uno stato forte,

e i suoi pilastri sono vecchi e logori,

ma continuano a marcire, e purtroppo no c’è un ricambio,

da nessuna parte.

 

Claudio MORALDI

 
 
 

La penna dell'uccello grifone - ovvero L'osso che canta - Italo Calvino e Nonna Clara

Post n°305 pubblicato il 30 Maggio 2011 da claudiomoraldi

La penna dell'uccello grifone
ovvero L'osso che canta

 

Italo Calvino e Nonna Clara

 

C'era una volta un re che aveva una malattia.
"Non c'è medicina che ti possa guarire, maestà", gli dicevano sconsolati i medici. Ma una vecchia, maga, gli disse: "Il rimedio a dire il vero esiste, è la penna dell'uccello grifone che vive su una pianta ed è difficilissimo da trovare".

Allora il re chiamò a sé i due figli: "Se voi volete che io sopravviva, dovete portarmi la penna dell'uccello grifone. Ma vi raccomando di tornare sani e salvi. Prendete due cavalli per ciascuno, uno tenetelo sempre di scorta."

I due fratelli partirono insieme, ma fatta poca strada si separarono. "Io vado di qua, tu dall’altra parte, così potremmo cercare meglio. Ci ritroveremo qui, in questo punto, tra un anno ".

Ma i due fratelli non erano uguali. Il più giovane voleva bene a suo padre, aveva pietà per la sua malattia; l'altro, il maggiore, si augurava che morisse per prenderne il posto sul trono del regno. Tanto che, invece di darsi da fare alla ricerca della penna dell'uccello grifone, si fermò in una città, buttò via ogni suo avere, si vendette perfino i cavalli e si ridusse a fare la vita del vagabondo.

 

Il più giovane camminò giorno e notte, chiedendo in ogni paese notizie dell'uccello grifone. Finché, in una landa sconosciuta, incontrò quella stessa vecchia maga, che gli indicò la pianta dove viveva l'uccello grifone e gli insegnò come prendergli la penna. "Sali sulla pianta e nasconditi bene tra i rami,non ti far vedere. Quando ti sei appostato per bene, prendigli una penna e tienila stretta”. Quando il sole spuntò, l'uccello si alzò in volo, e la penna allora gli resto tra le mani.


Tutto contento, tornò verso casa. "Chissà cosa avrà fatto mio fratello", pensava, "adesso lo ritroverò e sarà certo contento anche lui. Così nostro padre guarirà". E cammina cammina, arrivò al luogo dell'incontro. Suo fratello era già là ad aspettarlo, tutto lacero e sporco per il suo vagabondare.

"Ho trovato la penna dell'uccello grifone", gridò, appena lo vide, ancora lontano. "Lo vedo, lo vedo", disse il fratello maggiore. "I miei cavalli sono morti per la stanchezza e ho speso tutti i miei soldi per pagare la gente perché mi aiutasse a trovare la penna. Guarda come sono ridotto!", disse mentendo. "Non importa fratello mio! L'importante è che uno di noi due l'abbia trovata e che torniamo vivi e vegeti da nostro padre" "Posso vederla?", domandò, e mentre suo fratello si girava per prenderla estrasse dalla tasca un coltello e lo ammazzò. Poi lo seppellì in un prato fiorito, che ricopriva con il suo manto un ponte di terra battuta. Indossò i vestiti del fratello ucciso, prese i suoi cavalli e tornò a casa.

"Papà, sono tornato! Ti ho portato la penna dell'uccello grifone" "Ma tuo fratello dov'è " "Non lo so. Per cercarla meglio abbiamo preso due strade diverse. Speriamo non sia rimasto preda delle bestie feroci", disse ostentando preoccupazione.

Il re guarì e tutti i giorni aspettava l’arrivo del secondo figlio. ma giorno dopo giorno, il ritorno si faceva sempre più lontano, le speranze nutrite fino ad allora si assottigliarono sempre di più.

 

Il figlio, era sepolto nel prato sul ponte che dove crescevano ormai rigogliosi denti di leone ai due lati del ponte stesso, e le persone cominciarono a chiamarlo così, cioè ponte Leone su quel ponte c’era qualche tipo di magia il prato non si ingialliva ma rimaneva verde ed era sempre fiorito.  anche d’inverno. Passò molto tempo.

 

Un giorno, sul quel ponte passò, un pastore trovò un osso che spuntava dalla terra, con il quale si costruì un flauto. Quando provò a suonarlo, ne uscì come per miracolo una  melodia:

"Caro Pastore che in bocca mi tieni

suonami bene suonami male

per la penna dell’uccello grifone

m’ hanno ammazzato sul ponte Leone"

il pastore stava suonando l’osso del principe secondogenito.

 

Presto il pastore, divenne famoso facendo sentire in giro per le fiere il suo flauto meraviglioso e la gente comincio a mormorare di canzoni malinconiche cantate dal vento. La cosa giunse all'orecchio del re che convocò il pastore a corte. "Ho sentito che hai un flauto che canta da solo. Posso sentirlo?" "Subito, maestà". E il pastore iniziò a suonare. Quando il re sentì la melodia, Riconobbe la voce del figlio e l'anima gli si riempì di dolore. Volle provare a suonare lui stesso il flauto.

"Caro papà  che in bocca mi tieni
suonami bene suonami male

per la penna dell’uccello grifone

m’ hanno ammazzato sul ponte Leone"

Un terribile sospetto si annidò nella sua mente. "Portatemi qui mio figlio", ordinò alla guardie. Appena arrivato gli chiese di suonare il flauto del pastore.

"Caro Fratello che in bocca mi tieni
suona bene suonami male

per la penna dell’uccello grifone
tu mi hai ammazzato  sul ponte Leone"

Il re aveva capito perché il suo figlio minore non tornava più. "Scegli il tuo castigo, la morte o l’esilio". il figlio scelse l’esilio.   

Poi si mise in un cantuccio a pensare sulla crudeltà della vita: era guarito ma era rimasto senza figli.

 

E ancor oggi nelle fiere si racconta che tanti anni fa, c'era un pastore che meravigliava il mondo con il suo flauto fatto con un osso, che cantava da solo.

 

 

Scritta tra l’aiuto di internet ed i ricordi di: Claudio MORALDI

 

 

 
 
 

APPARTO AR MONNO TRISTE

Post n°304 pubblicato il 19 Maggio 2011 da claudiomoraldi

APPARTO AR MONNO TRISTE

 

Ce sta scritto pe la strada, “LA GIOA NUN C’E’ PIU’” armeno pe quarche tempo ancora,  l’apparto l’ha preso la tristezza e er dispiacere,  er contratto finice ner  dumila venti, poi c’è da rinnovallo.

Er monno triste se completa nella corpa, de nun fa’ o armeno de fa’ poco, non pe sua natura ma pe fattori esteri: stanchezza, soffernza, dispiacere e ‘n po’ de incazzatura in generale. 

Ce er precariato, che ce sta a buca le tasche ormai già vote, la sanità c’ammazza a poco, piano e lentamente come fosse na tortura ‘nvece che na cura: “entri er numero 23” (e io sto a pensà, bucio de culo!)  io c’ho er  15970 che manco nella smorfia forse esiste.

La gente se fa fori pe ‘n parcheggio, quanno che po anna’ a piedi quasi dappertutto.

Che te succede monno, qui nun c’arrivamo alla scadenza, per cui sofiate er naso e piagni affonno, eppoi fatte sparì sta sofferenza, causata dar contaggio della gente, causata dalla perdita de casa e der lavoro, e so cose ‘mportani, ma nun so basilari, rimboccate ste maniche pulite e vedi da sporcalle pe davero, ritrovate er soriso ‘n  do’ l’hai perso e aita l’arti a ritrovallo pure a loro.

Solo così tu, te potrai chiamà civile, solo così, se po sconfigge la tristezza, io ormai so’ stanco de sta vita scura, senza più sogni, senza più dorcezza. 

 

Claudio MORALDI 

 
 
 

ER PRETE E ER SIGNOR JEPPA

Post n°303 pubblicato il 17 Maggio 2011 da claudiomoraldi

ER PRETE E ER SIGNOR JEPPA

 

Brutto, servile e co’ quer naso strano, che se confonne, dentro ar vento de na giornata scura soprattutto pe te.

L’amici tu l’hai persi a mano a mano,  pe via de certi ceffi strani, da cui bisogna sta lontano.

 

Ormai so sette vorte che me dici: “a papà, io vado…vado…vado ar sanatorio” “‘n dove ce la gente che vo smettede de drogasse” si fio mio vo smette, ma  sur serio! Ricordetelo questo prima da riprovacce! L’urtima vorta che giocavi co sta neve, m’hai detto: “aho hai visto! ‘n angelo ner celo, bella, pareva na fata, na fata ma coi capelli viola”, er trip t’ha fatto a papà, effetto pe davero, e mo è gia’ tardi, e c’hai sto nasone che te cola.

Perfino l’allucinazioni sulle fate, solo da te le sento ste’ cazzate.

 

si te vedesse  er parroco poraccio, che pe rimedià quarcosa, se colora er viso rosso e nero,

che pare vole festeggia’, milano campione.

Ma mentre se colora cor cerone guardannose ‘n po pensa: “a cojone guardate come sei diventato a chede l’ellemosina ar mattino” e poi va giù ‘n piazzetta, e fori dalle scole, a ‘ntrattene la gente, a fa l’animatore nelle feste, ‘n do’ fa er pajaccio pe du monete vecchie, pe du lire!

Poraccio don Fancesco Magnafoco, che pe la gente se farebbe ‘n dare ‘n…… e presta i sodri guadagnati, si quelli della bonta d’animo d’umanità riconoscente.

Li presta tutti….tutti a strozzo nelle vie più poverette e rappezzate, senza volere che dalla gente, er poco prezzo dell’iteresse giusto, ed è senza pietà, pe chi deve da indietro.

 

Così a me me toccato da ridare, quattro monete d’oro ar prete nostro, ner mezzo della messa, mentre passava er cesto, me è stato detto: “aho tu fio nun ha capito o nun capisce, a Jeppa, qui io vado fallito, che pe du sordi d’argento che jo dato ed una moneta d’oro, e un mese che l’aspetto perfino nei gioni de lavoro, nun se vede, e ppure ce n’ha uno bono.

Me la detto er signor Vorpe, ‘na persona rispettata, che ja fatto investimenti nel tereno, che poi e quello che faccio pur’io, quanno me trovo co quarcosa ‘n più nelle saccoccie.

 

Caro er mio Jeppa, qui si nu te fai garante, io devo sotteralo sul’istante e se vedemo in artre circostanze, io t’arispetto ma questo e lavoro!”

 

E lì pagai, non in sordi sonanti, ma nella quota prefissata a un tanto ar mese, co la finanziaria, a discrezione der cliente.

 

Claudio MORALDI           

 

 
 
 

La nonna e il lupo

Post n°302 pubblicato il 16 Maggio 2011 da claudiomoraldi

La nonna e il lupo

 

E lupo venne ammazzato de domenica matina, la nonna tutta rintronata escitte fora e con sorpresa d’ogni d’uno disse :”oggi se cucinano frattaje co patate, che si nun te magno io….. tu mai magnato già!”

Cappuccio era diventato rosso e maroncino,

der colore solito, portato elegante e sempre, quello biancazzurro nun se vedeva più pe jente, dallo sporco e dar puzzo de le scorie, che aveva si eruttate dorcemente, dentro ar lupo pe spavento.

Lui ce s’ariprese ‘n ‘n momento quanno vide la ferita nella panza –“attento a cacciato te vedo sai, e je lo dico ar capo der quartiere, che ‘n amico caro, e è ‘n obligo, e ‘n dovere de lui c’ha da cercamme, e de trovamme sano!- - a capuccio mio, ma che voi dire e dì, che manco sai a sta zitto, adesso voi parlà! Nun so pe te discorsi cosi lunghi.

nun so se sai, che qui la cosa e grave, commette ‘n omicidio pe “sarva” delle persone, persone criminali, che te invitano a casa, pe magnà, la cena pasquale, e poi giù a piagne, si er seconndo vole vive! E te se rivorta contro!-

Ar che la nonna un po’ ‘ncazzata nonchè irascibile e iraconda, prese lo stennarello pe la pasta, e stese er cacciatore e dopo disse: “a cappuccio, vedi co ste persone non ce stà troppo da parlà,

però, ce se magna bene!”

 

 

Claudio MORALDI

 

 

 
 
 

PASQUA 2011

Post n°301 pubblicato il 10 Maggio 2011 da claudiomoraldi

PASQUA 2011

 

Pasqua,  Uova di cioccolato

siringhe fresche e sangue rosso.

 

Sguardi persi di rassegnazione,

realtà illuse che toccano dentro

un sottile messaggio, folle disprezzo vitale,

rancore rinchiuso in un piccolo spazio.

 

Distruttore di anime, del tuo sangue, di te!

Sacrilego di sentimenti,

muoiono venendo fuori iracondi,

in un giorno che nasconde il suo volto,

e tristemente nel nero pastoso,

di un animale piangente.

 

Rimbombano nel buio,

campane di morto,

nella tua sventura,

il silenzio sottile,

di un uomo che spera  

sapendo di non avere certezze,

ma nella conclusione dell’ultimo giorno….

il peggio non arriva

 

apri gli occhi al sole, 

cammina in un vento che grida,

in un salendo di braccia che fondono vite,

e vivi più volte.

 

Claudio MORALDI   

 

 

 
 
 

IL CIELO NUOVO

Post n°300 pubblicato il 09 Maggio 2011 da claudiomoraldi

IL CIELO NUOVO

 

Vive il vento,

che fruscia sulle foglie di alberi nuove.

E spazza i giorni, invecchiati,

rigati dalle ore scorrenti perpetue.

 

Si è lacerato, il tempo dei giorni passati,

nelle notti senza stelle,

offuscate da nubi,

rinforzate di viola e di grigio,

come una macchia d’inchiostro,

copre il rimanente di un cielo opaco,

espandendosi, 

fino al resto di una  luce oramai tenue,

spegnendola, con una regolarità impressionante.

  

In queste notti, si ritrovano elettricità che rumorose,

rimbombano con echi di caverne sotterranee,

e grandi silenzi, ad impaurire la mente.

 

Finche un domani, arriva un vento,

che spazza un cielo ormai consumato,

troppo triste, consumato, sofferente e vecchio.

 

E nasce l’azzurro.  

 

Claudio MORALDI 

 

  

 

 
 
 

COR SENO DE POI

Post n°299 pubblicato il 05 Maggio 2011 da claudiomoraldi

COR  SENO  DE  POI

 

La chiami Insicurezza derivante

dall’aspetto te ritrovi ai diciassette senza come voi chiamelle,  

tette senza petto

qualche cosa che a te  manca,

ormai te manca e chiaro!

‘n po de ‘nsicurezza plastica modellata,

sbattuta e poi montata,

‘n serie, come ‘n fabbriche de machine cinesi,

tu non vuoi esse utilitaria questo io lo capisco,

orenda, sbrenciata e de colore grigio,

ma a gomma che c’hai dentro te cambia e te trasforma,

‘n  una Maserati rossa,

che ‘a gente te guarda  e poi sussura,

e basta!

ma nun era quello che volevi te!

 

Ma mo c’è stà la crisi delle machine,

e ‘n utilitaria vecchia fa bono er brodo.

 

Quindi se c’hai problemi ner cervello,

scegli la strada lunga,

e fermate ogni tanto,

a pensa’ che stai bene,

de corpo armeno umanamente,

che tu sia bella o meno,

armeno vivi!  

Ce gente che sai vorebbe tanto,

ma è ‘n sogno pure quello!

 

e de notte guarda sta strada de case sfitte, e spente,  

guarda le genti sole,

che vivenno sempre meno,

sempre senza ride,

senza allegria e fiducia,

e poi guardate a te

e pensa a ‘na protesi,

ar posto der seno de poi

che oramai e venuto,

a ‘n costo de  7000 euro al paro.

 

E pensa a’n fio eventuale,

che nun pierà mai  

nemmanco na goccia

de latte da te.

 

 

Claudio MORALDI

 
 
 
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