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Catechismo Shintoista da bambino

Post n°15 pubblicato il 21 Gennaio 2011 da genserich
 

Sinceramente non ricordo nulla di quando andavo a catechismo. Però mi ricordo dei Cartoni Animati giapponesi. Alcuni autori di Cartoni, cercavano di trasmettere i valori dello shintoismo attraverso i Cartoni Animati. Ce n'era uno in particolare, che mi è rimasto impresso: un Cartone basato sul calcio (non Holly&Benji, prima); avevo 7-8 anni. Si chiamava Akakichi No Eleven, "Gli undici rosso sangue". Già il metodo: comunicare ai bambini col loro linguaggio: un Cartone Animato sul calcio !

Il liceo Shinsei assume un vecchio portiere, Matsuki, per formare una squadra di calcio. Il fuoriclasse della squadra è Shingo Tamai, ribelle dotato di grande talento. Con duro lavoro e lezioni tecniche, la squadra prende forma. Anche Tamai lavora duramente, e poco alla volta impara a giocare per la squadra, rinunciando al suo individualismo. Si gioca il torneo giapponese dei licei: ogni volta gli avversari sembrano più forti e i loro fuoriclasse + bravi di Tamai. Ma grazie al duro lavoro e alla miglior e organizzazione tecnica (valori fondamentali nella cultura giapponese), gli avversari venivano battuti.

Vinto il torneo nazionale, ora lo Shinsei affronta una squadra brasiliana. Stavolta le capacità di Matsuki ed il talento di Tamai non bastano: i brasiliani sono troppo forti. Si va per la rivincita, ma (e questo mi è rimasto molto impresso) tutti i fuoriclasse delle squadre battute si aggregano allo Shinsei. Superati i rancori e le vecchie rivalità, ora conta solo una cosa: battere i brasiliani.

Hanno cercato d'insegnarmi che una sola è la verità, mentre le altre sono menzogne che vanno derise, insultate. Hanno cercato d'insegnarmi, in ambito religioso, politico, morale, che bisogna conoscere solo la propria idea, e che conoscere le idee altrui può essere dannoso. Hanno cercato, ma io ho avuto sempre presente quel cartone: come la squadra dello Shinsei per vincere aveva bisogno dei fuoriclasse delle altre squadre, per avere un'idea vincente bisogna prendere il meglio da ogni pensiero. Non una verità e mille menzogne, ma mille punti di vista della verità (alcune + vicine, altre + lontane), capirne le ragioni e anche farle proprie.

Il Giappone, un paese che non fa differenze; un paese dove si può essere Shintoisti, ma anche Buddisti e Cristiani; un paese dalle grandi tradizioni ma apertissima ad acquisire elementi di altre culture. Il Giappone, semplicemente un paese vincente. Che mi senta un po' Shintoista ?  

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Commenti al Post:
stella.lontana
stella.lontana il 22/01/11 alle 09:45 via WEB
Dragi brat, ti leggo e mi chiedo...., ma che razza di maestri hai avuto? Decisamente dei cattivi maestri. Nel mio giardino (il cattolicesimo) ho tutto ciò di cui ho bisogno, ma nulla m'impedisce di godere dei fiori che crescono nei giardini accanto a me o lontanissimi da me. Ci sono molti scambi di esperienze spirituali per es tra monache benedettine e monache buddiste, monaci ortodossi e monaci cattolici. Anche ai laici sono aperte tutte le esperienze spirituali purchè desiderino regalarsele. :-) un caro ciao :-)
 
 
genserich
genserich il 07/02/11 alle 16:43 via WEB
Dragi sestra, forse stiamo dicendo la stessa cosa, ma io non stavo parlando di semplici scambi di esperienze culturali, o di leggere qualche testo religioso altrui, tanto per vedere cosa fanno o pensano gli altri. Parlo di leggere un libro, seguire un rituale e farle proprie, come se fossero della nostra religione. Nemmeno parlo di qualche sacerdote con la mente aperta: l'apertura mentale deve riguardare tutti i sacerdoti, laici e non credenti. Parlo di leggere il Talmud come se fosse un testo sacro della mia religione, parlo di recitare una preghiera Giaina come se l'avesse scritta uno della mia religione, parlo di essere Cristiani, ma nel modo in cui gli ebrei sono devoti alla loro religione (per l'ebreo la "presenza" di dio è la Torah; per me la presenza di dio è la Bibbia. Non un'istituzione, con i suoi uomini, papi e sacerdoti vari). :-)
 
 
genserich
genserich il 09/02/11 alle 15:29 via WEB
...non è questione di cattivi maestri: è lo stesso discorso che ho fatto a mia madre. Lei, tedesca, ha sempre ritenuto che i tedeschi cattolici avessero un qualcosa in + rispetto agli altri connazionali. Da ciò ha ritenuto la religione cattolica come la "migliore". Ora in Italia, sia io che lei, siamo rimasti delusi da questo cattolicesimo. Allora ho detto a mia madre che il cattolicesimo "funziona" laddove già preesiste una cultura del lavoro e capacità sociale, come in Germania (basta leggere "Germania" di Tacito). Ma vivendo in mezzo ai monti Appennini ci si renda conto che, a parte qualche ragazza che arriva vergine al matrimonio, il cattolicesimo non comunichi assolutamente nulla. Il cattolicesimo è una religione che prende forma nei luoghi dove si diffonde. Vai nelle montagne, vi troverai un paganesimo riverniciato. Perchè non conta nulla che qualche padre della chiesa o sacerdote predichi l'importanza del lavoro, se 5 metri più in là c'è un prete lavativo che con le sue azioni che comunica che lavorare non conta, conta solo andare a messa. Troverai giovani che non lavorano ma che non si sentono al di fuori di Dio. Questo è il cattolicesimo in montagna. Mentre ho visto luoghi dove riescono a comunicare bene o male dei valori, dove riescono bene o male a creare una mentalità "vincente". Uno di questi luoghi è il Giappone. :-) [Imam te rad, Sestra]
 
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