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Citato in "Malinconia" di Eugenio Bornia
Diari
Tutta l'esistenza mi angustia, dal più piccolo moscerino ai misteri dell'Incarnazione: tutto mi riesce inspiegabile, me stesso soprattutto; tutta la mia vita mi è una peste, me soprattutto. Vasto è il mio dolore, non conosce confini; nessuno lo conosce se non Dio nel cielo, ed egli non vuole avere pietà di me [...]
ma ti toccherà sentire quanto bisogna soffrire, quando si son sperperati la forza e il coraggio della propria giovinezza nel ribellarsi a Lui; si deve poi, affranti e disfatti, incominciare una ritirata attraverso paesi distrutti e province rovinate, circondati dovunque dall'orrore delle devastazioni, dalle città bruciate e dalla macerie fumanti di speranze deluse, da opulenza infranta e da grandezza abbattuta. Un a ritirata lenta come un'annata di sventura, lunga come un'eternità, interrotta da questo uniforme ripetuto sospiro: "Il tedio di queste giornate".
AREA PERSONALE
L'Altoparlante
Si dice che dell'impianto hi-fi, tardi anni '70, ereditato da suo cugino, ormai più di vent'anni fa, Andrea abbia conservato un solo altoparlante: stromento idoneo alla diffusione d'intrattenenti alchimie sonore.
Sembra, però, che tale dispositivo, smarrita presto la propria attrattività, sia a lungo rimasto inoperoso, adagiato su una mensola, seducente polveri dalla stanza.
Si dice, inoltre, che due cavi elettrici pendenti dagli elettrodi dell'altoparlante, animati da una misteriosa tensione magnetica, abbiano trovato agio, di volta in volta, di collegarsi all'antenna della radio, alla presa del telefono - insolenti, capaci per sino di raggiungere il web.
Sembra che sì furbescamente intercettate voci maligne e ingiuriose, chiacchiere e commenti maliziosi, il diffusore acustico, frustrato dal lungo oblio, scuotendo l'annosa polvere dalla propria membrana, abbia cominciato a parlare; riferendogli chiacchiere e pettegolezzi, raccolti via telefono, radio e internet.
Si dice che Andrea, ascoltata la gracchiante voce del vecchio apparecchio, abbia deciso di restituire alla erratica lettura dei blogger la sintesi di tali mormorazioni.
Sembra che in Trastevere, in luogo abitato da voci poetiche, egli stesso le abbia bisbigliate, leggendole per non doverle ricordare.
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Morta parte da me
la mia voce,
per approdare alla deriva
dei sensi scolpiti
nelle candide rocce;
ove il tuo viso m'apparve,
ombra d'un sorriso sterile,
solido velario
d'una scena tragica.
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Quando l'orizzonte di riferimento non è più in ordine a ciò che è "permesso", ma in ordine a ciò che è "possibile", la domanda che si pone alle soglie del vissuto depressivo non è più: "Ho il diritto di compiere quest'azione?", ma "Sono in grado di compiere quest'azione?"
Umberto Galimberti.