Creato da galatea72 il 08/10/2006
diario ironico dal mitico nordest
 

 

Avviso ai naviganti

Post n°36 pubblicato il 08 Novembre 2006 da galatea72

Navigatori, amici, concittadini!

il blog Il mondo di Galatea cambia indirizzo.

Se sentite la mia mancanza, siete in crisi di astinenza perchè non potete vivere senza i miei post o, semplicemente, siete curiosi di sapere dove sono finita, mi potete trovare all'indirizzo: 

http://ilmondodigalatea.ilcannocchiale.it/

Spero di ritrovarvi tutti. Bacioni. Galatea.

 
 
 

Bagliori di modernità

Post n°35 pubblicato il 06 Novembre 2006 da galatea72

Papa Ratzinger sta pensando di ripristinare la messa in latino.

Per i roghi, dategli un po' di tempo.

 
 
 

Democrazia al cesso

Post n°34 pubblicato il 05 Novembre 2006 da galatea72
 

La Gardini, ne vogliamo parlare? Sì, lo so, ne fareste anche a meno (sia della Gardini che di parlarne), ma a me le dichiarazioni dell’onorevole ex portavoce di Berlusconi, preoccupata perché Wladimir Luxuria usa a Montecitorio il bagno delle signore, hanno fatto persino tenerezza.

Invece di spararle addosso alla cieca, ho cercato di capire quale trauma possa aver scatenato tanto astio. Mi sono fatta delle ipotesi:

  1. La Gardini si è arrabbiata perché non solo Luxuria usa il bagno delle signore, ma lascia alzata la tavoletta. Si sa che da secoli questo è occasione di scontro in ogni convivenza. Capiamola.
  2. La Gardini ha un problema di immagine. Nel senso che prima di essere intervistata, doveva rifarsi il trucco. Ma il bagno era occupato da Wladimir Luxuria. Sarebbe un trauma per ogni donna. Nel caso della Gardini, lei lo ha vissuto come un attacco alla Democrazia. Capiamola.
  3. La Gardini si è arrabbiata per una questione di riferimenti culturali. In America gli avvocati di Ally Mc Beal già secoli fa godevano nel loro prestigioso studio di un bagno unisex, che nel telefilm serviva praticamente da salotto. E a Montecitorio siamo ancora con i bagni separati? È un evidente retaggio della cultura retrograda e comunista che ha imperato in Italia negli ultimi cinquant’anni. La Gardini vuol diventare la Giovanna d’Arco della toilette. Capiamola.

Se vi vengono in mente altri motivi, scrivetemeli. Hai visto mai che almeno un mistero, in Italia, riusciamo a risolverlo?

 
 
 

Ultimissimi  lettori

Post n°33 pubblicato il 04 Novembre 2006 da galatea72

Popolo dei blog!

Mi legge anche Mario Adinolfi, il Gran Mogol dei Blogger! Sintetico, mi ha mandato una mail con su scritto: "mi piace".

La mia autostima è arrivata fino a Plutone. Micio Mao può schiattare.

 
 
 

Blogga tu che bloggo anch’io

Post n°32 pubblicato il 04 Novembre 2006 da galatea72
 

Manzoni l’ho stracciato da quel dì.

Se il contavisite non mente (e perché dovrebbe mentire, mica è la Prefettura quando ci sono le manifestazioni di piazza con un milione di persone che protestano, ma ne vengono registrate solo 16, metà delle quali catalogate come passanti che fanno shopping) siete passati in 720 per questo blog. I venticinque lettori di don Lisander sono roba da sfigati dell’Ottocento.

Fra i lettori ringrazio personalmente Claudio Sabelli Fioretti, giornalista del Corriere della Sera e, soprattutto, ex direttore del mitico Cuore. Gli ho scritto, lui si è fatto un giretto, ha letto e ha linkato sul suo blog uno dei miei post. Mi ha pure mandato una mail per dirmi che il blog è bello. Inutile dire che la mia autostima è salita in cielo. Attualmente l’hanno avvistata dalle parti di Marte, dove il robottino della Nasa si sta attrezzando per analizzarla, avendola scambiata per una escrescenza extraterrestre, dato il considerevole volume…

Oddio, riconosco di avere ancora molta strada da fare. L’altra sera, ad esempio, trionfante perché il contavisite segnava 620, mi sono fatta un giro su altri blog per vedere qual era l’affluenza media sulla concorrenza. Sono capitata in un blog aperto quasi nello stesso giorno del mio, ma evidentemente molto più frequentato, perché contava già più di 1000 contatti. Mostrava le foto di un gatto. Manco particolarmente bello, se devo essere sincera.

Ok, ho ancora parecchio da fare. Manzoni l’ho battuto. Per battere anche Micio Mao dovrò lavorare parecchio.

 
 
 

Proverbi

Post n°31 pubblicato il 03 Novembre 2006 da galatea72
 

Vedi Napoli e poi muori.

La Camorra lo applica in senso letterale.

 
 
 

I fucili degli Assiri

Post n°30 pubblicato il 02 Novembre 2006 da galatea72
 
Tag: scuola

Niente da far, ‘sto ano i xe insemenìi!

Federico Furlan, il mio collega che insegna arte e musica, entra in sala professori con aria stremata. È appena uscito da un’ora con la nuova prima media, ma sembra un reduce dall’Iraq.

Sono carucci i ragazzini di prima quest’anno. Dolci, buffi, tanto affettuosi. A due mesi  dall’inizio della scuola sembrano vivere nel mondo di Biancaneve: ti trotterellano attorno durante la ricreazione, quando entri in classe ti salutano buttandoti le braccia al collo. Peccato che non capiscano niente.

L’idea che a scuola si venga per studiare è un concetto totalmente assente dai loro adorabili cervellini. Non che siano stupidi. A quello, tutto sommato, si potrebbe porre rimedio, o almeno reagire con la rassegnazione. No, questi sono intelligenti. Solo che non sanno fare niente da soli, neppure prendere una penna in mano, se qualcuno non glielo ordina espressamente.

Le lezioni finiscono così per assomigliare ad una scenetta di Ionesco, o meglio ancora, ad una commedia scritta da monsieur de La Palisse: si perde tutto il tempo a spiegare l’ovvio, che però i ragazzini ascoltano come lo stessero sentendo per la prima volta nella loro vita. Dopo un po’ si rischia l’equilibrio mentale.

Tu, ad esempio, cominci a scrivere alla lavagna e, dopo che hai riempito quasi tutto lo spazio, senti da dietro la vocina di Lilla Brison, che, stravaccata sul banco con una manina sotto il mento a sostenere le sue guanciotte da pizzicotti, ti chiede. “Dobbiamo copiare?”

“No! – dico con marcata ironia – io scrivo alla lavagna perché mi piace decorare le pareti della classe, sono così anonime!”

E Lilla, invece di precipitarsi a copiare le frasi sul quaderno, gira la testolina verso il muro, convinta davvero che quello che mi ha fatto saltare i nervi sia il colore dell’intonaco.

Non mi va meglio con Marco Salviato Con il suo muso da furbetto – pardon, con la sua faccina vispa, a dirgli che ha la faccia da furbetto sembra un Ricucci in miniatura – mi osserva stupito e domanda, a scanso di equivoci: “Ma dobbiamo copiarlo sul quaderno?”

Ormai sono prossima al nirvana, non mi lascio scuotere dalla mia calma olimpica: “Per carità, puoi anche copiarla sul banco, ma poi è tremendamente scomodo da portare a casa per studiarlo…”

E Marco, santa creatura, per un attimo, perplesso, si domanda se non debba far chiamare sul serio da papà un paio di facchini.

Ma è Greta Carlon a battere tutti. Greta sembra la versione alta di Pippi Calzelunghe, o quella femminile di Pippo: è lunga lunga, con sopra la testa uno sparo di capelli rossi dritti come asparagi, davanti agli occhi due occhiali a fondo di bottiglia e i denti imprigionati da un apparecchio che pare uscito dalla fantasia sadica di un Torquemada;  il suo hobby preferito, in questi primi mesi di scuola, è quello di aspettarmi in corridoio appena suona la ricreazione per abbracciarmi a tradimento, rimanendo poi appesa alla mia giacca per gran parte dell’intervallo.

Durante a mia lezioni di storia sull’impero degli Assiri viene colta da un dubbio amletico in merito alla caduta di Ninive. Alza la mano e chiede: “Professoressa, ma gli Assiri avevano i fucili?”

Sono tentata di rispondere no, ma poi mi fermo, folgorata. Già, e se magari li avevano, ma sono solo gli ispettori ONU a non averli trovati?

Greta non lo sa, ma forse ha risolto il mistero delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.

 
 
 

Secessione Totale

Post n°29 pubblicato il 01 Novembre 2006 da galatea72
 

Egidio Guidon è, in fondo, un brav’uomo. Un metro e novanta per un centinaio di chili, non credo che abbia mai fatto in vita sua nulla di più illegale che parcheggiare in divieto di sosta e niente di più eroico che mandare al diavolo il vigile che gli elevava contravvenzione dopo essersi ben accertato che non potesse più sentirlo. L’unica sua pecca è una maniacale, pignolissima e, lui mi perdonerà, assolutamente italica, litigiosità. Guidon - lo conosco da vent’anni almeno - è un rompiballe di natura. Se c’è un pretesto per attaccar briga, si butta nella mischia come un bulldog ; se il pretesto non c’è, ha il fiuto di un setter per trovarlo. Fino a qualche anno fa questa sua caratteristica si estrinsecava, al massimo, nelle assemblee di condominio ; il giorno che fondarono la Lega si trasformò in un progetto politico, e lì cominciarono i dolori. Eletto in consiglio comunale, si presenta regolarmente in camicia verde e fazzoletto in tono. Interviene su tutto, e su qualsiasi argomento - dal regolamento sui parchimetri alle spazzature - la conclusione è che tutti i guai sarebbero risolti se il Nord si staccasse da Roma. Ma per lui non è solo l’Italia un concetto superato : non solo il Paese andrebbe diviso, ma anche il nostro paese comincia ad essere troppo grande per i suoi gusti. Da una quindicina di giorni mi tormenta perché, a suo dire, la frazione di Piva (diecimila persone, quasi metà paese più che una frazione) non è tenuta in considerazione dovuta dal palazzo. “Spendono tutti i soldi per il centro - tuona al bar dove mi ha trascinato per mostrarmi lo scempio - e qui niente. La gente è stufa di pagare le tasse e non avere niente in cambio. Qui non c’è soluzione : o cominciano a fare i lavori, oppure l’unica cosa è farci un comune per contro nostro !” Già me lo vedo, fazzoletto verde al collo, Timberland e fucile da caccia poggiato sul poderoso ventre padano, bloccare la strada su un falso tanko militare, e poi dedicarsi ad alzare cavalli di Frisia. Ma ha ragione, in fondo. Se Secessione deve essere, tanto vale che sia totale ed indifferenziata, al motto di ognuno per sé e Dio per tutti. Se ogni soldato di Bonarparte aveva nello zaino una bastone di maresciallo, ogni vero padano ha il diritto di tenere sottomano il filo spinato per recintare, in futuro, almeno l’atrio del suo appartamento.

 
 
 

Educazione sessuale

Post n°28 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da galatea72
 
Tag: scuola

 

“Quest’anno come gliela facciamo l’educazione all’affettività?”

Una miriade di sguardi smarriti attraversa l’aula magna.  È la solita storia ad ogni primo collegio docenti. Non appena si arriva al momento in cui bisogna decidere su questo punto tutti quanti, persino i laici più inveterati, alzano gli occhi al cielo, o meglio al soffitto, sperando in qualche forma di divina ispirazione: non dico una apparizione in stile Lourdes, ma almeno qualche dritta dalla Madonna. Invece, ben che vada, arrivano solo le omelie di Ratzinger.

I programmi ministeriali, infatti, da qualche anno prevedono che in terza media, obbligatoriamente, si facciano delle ore di una fantomatica “Educazione all’affettività”. In origine era una pudica dicitura adottata per non spaventare i genitori con la più esplicita, ma almeno definita, educazione sessuale. Poi la Moratti, che, dalla faccia, già di suo sulla materia non deve avere idee chiarissime, non potendo ordinare per decreto di insegnare ai ragazzi che al mondo si viene grazie ad una join venture fra cavoli e cicogne a seguito di un approfondito breafing aziendale sulle sinergie di ripopolamento, si è inventata un “percorso interdisciplinare” in cui devono interagire “tutti gli insegnanti del team pedagogico” per favorire nel discente un approccio non banale alla sfera delle relazioni interpersonali. Tutto ciò significa che, in pratica, il ministero ci chiede di spiegare a questi poveri figlioli come ci si deve comportare per far funzionare un rapporto di coppia. Un po’ come intitolare una materia “brevi cenni sull’infinito”.

È una rogna che nessuno si vuol prendere. I colleghi di scienze sono i più fortunati, perché se la cavano spiegando come è fatto il sistema riproduttivo, e poi chiudono dicendo che le implicazioni emotive del sesso non sono affare loro. Difficile dargli torto, soprattutto guardanone alcuni.

Così la patata bollente resta agli altri. Dispostissime a trattare l’argomento sono le colleghe di religione, che, da brave cattoliche, sono sempre pronte a parlare di sesso. Ma noi laici, pochi ma battaglieri, ci opponiamo che la parte “affettiva” venga data in monopolio esclusivo a loro, se non altro perché tra gli alunni, fra stranieri ed esentati, quelli che non fanno l’ora di religione sono ormai un numero cospicuo, e siccome è assai improbabile che proprio costoro da grandi facciano voto di castità, qualche nozione fondamentale sarebbe bene l’avessero. La proposta è che ce ne occupiamo noi di lettere. Peccato che, per formazione, noi al massimo possiamo spiegare ai ragazzini come Petrarca intendeva l’amore, non come ci si debba voler bene. E detto tra noi, non mi sentirei di proporre come modello di relazione ottimale quella di Dante con Beatrice, soprattutto contando che i due, per farsi una chiacchierata come si deve, han dovuto aspettare di ritrovarsi in Paradiso e Beatrice era abbondantemente morta.

Alla fine, dopo lunghe e vuote recriminazioni, si decide di affidare la gestione di questo pacchetto di ore al dott. Bertagni, psicologo della scuola a contratto, che verrà di classe in classe a fare degli incontri con i ragazzi.

Alla notizia che ci saranno delle “ore di sesso”, perché questo è quello che recepiscono ed è difficile dargli torto, i miei ragazzini sono eccitatissimi. Non smorza l’entusiasmo neppure quando chiarisco che si tratta solo di teoria, e niente pratica. Solo Vanin arriccia il naso perplesso.

“Con Bertagni?” chiede

“Sì” rispondo.

“L’ho già sentito alle elementari. Prof, ma è vecchio. Cosa vuole che si ricordi?”

Effettivamente Giampaolo Bertagni è un signore dalla barba fluente e bianca.  Assomiglia ad un Babbo Natale leggermente meno gonfio e ha il sex appeal di un tortellino scotto. Arriva in classe e proietta, per introdurre l’argomento, alcuni spezzoni de il tempo delle mele. Che a me fa una gran tenerezza perché mi ricorda la mia, di adolescenza, ma a dei ragazzini abituati ad O.C.  e Veronica Mars sembra un documentario sul Paleolitico superiore. L’unica cosa che li scandalizza è che all’epoca indossavamo incomprensibili pantaloni a vita alta e abiti con ridicole spalline. In effetti persino a me, oggi, sembrano ingiustificabili.

Per il resto, quando finalmente si apre il dibattito, più che uno psicologo mi pare di ascoltare i consigli di Donna Letizia. Non risponde alle domande se non di striscio e quando lo fa ripete, come un mantra:“Attenzione, non fatevi usare, state attenti perché ci sono persone cattive, attendete per farlo la persona giusta e il momento giusto ”. Che, par di capire, è tardi, molto tardi, possibilmente mai.

La settimana dopo, a ciclo di lezioni finito, nella mia terza media si scatena il finimondo. I ragazzini sono delusi e passabilmente arrabbiati, come una massaia che, partita per comprare specialità regionali in un banchetto rinomato, si sia vista vendere solo formaggini in scatola. Per giunta, i pochi dettagli tecnici forniti nel corso delle lezioni li hanno lasciati ancora più perplessi e pieni di dubbi.

Federica Piovesan, ad esempio, detta Chicca, un metro e mezzo di ragazzina in moto perpetuo, vivace come un elfo e con un paio di occhioni azzurri da far invidia ad una fata irlandese, non ha ottenuto risposta ad una domanda molto precisa che la angoscia.

“Prof – mi chiede infatti non appena entro in classe, con un musetto serio da ricercatrice scientifica – io voglio sapere una cosa. Bertagni ci ha detto che di preservativi ce ne sono di diverse misure. Ma scusi, io come faccio a sapere quella che va bene al mio ragazzo? Tiro a caso? E se poi glielo prendo troppo piccolo e si offende?”

Forse sono troppo prevenuta. Tutto sommato, il corso di educazione all’affettività è stato mezzo successo. Sul sesso a Chicca restano molti dubbi. Però educata è educata.

 
 
 

Semafori in bianco e nero

Post n°27 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da galatea72
 
Tag: scuola

I ragazzini di prima media sono deliziosi, perché ancora non hanno la capacità di mettere alcun filtro tra la bocca e quello che gli passa per il cervello. Non fanno tempo a pensare una cosa che già gli è arrivata sulle labbra, con esiti spesso disastrosi. Hanno undici anni, e ciò comporta che ai loro occhi anche un ventenne sembri un reperto archeologico. Figuriamoci cosa gli sembriamo noi professori.

Gabriella Brison, detta Lilla, è una pallina di simpatia bianca e rossa, paffuta come Winnie the Pooh ed altrettanto candida. Alla terza settimana di scuola, dopo avermi osservato in silenzio a lungo dalla sua postazione in secondo banco, alza la mano e chiede: “Professoressa, ma tu quanti anni hai?”

“Lei quanti anni ha.” Correggo pazientemente io, che, presagendo come andrà a finire, mi sento già tanto Totò.

Lilla infatti mi guarda perplessa, chiedendosi chi diavolo sia questa lei che ho tirato in ballo. Ci pensa intensamente per cinque secondi, poi decide che non è importante, probabilmente sarà una mia amica ma non vuole impicciarsi dei fatti miei, ritira su il nasino e ripete: “E allora, quanti anni hai?”

Mi arrendo. “Trentaquattro.”

Brusio in classe. Lilla cerca di contare rapidamente, aiutandosi con le dita di una mano, ma decide quasi subito che sono troppi, veramente troppi.

“Davvero?” dice con un tono che lascia indovinare una miriade di punti interrogativi e lo sguardo di chi non pensava che persone così vecchie potessero essere ancora in circolazione, un po’ come le jeep della Seconda Guerra Mondiale.

Per fortuna che in mio aiuto arriva Francesco Zanetti. Galante, precisa subito: “Ma non sembra così vecchia! Io gnene davo al massimo ventidue!”Lasciando intendere che per lui i ventidue rappresentano la soglia della decrepitudine.

“Prof – interviene allora Marco Salviato – ma quando era piccola lei c’erano i cellulari?” Marco vive in simbiosi con il suo telefonino, scoprire che i cellulari non sono sempre esistiti è stato uno choc da cui deve ancora riprendersi.

“No, sono comparsi quando io ero già grande. Andavo già all’università quando sono arrivati in Italia i primi, ed erano grandi quanto una cabina telefonica.”

Sguardi stupiti, anche perché alcuni di loro, probabilmente, le cabine telefoniche non hanno neppure ben chiaro cosa siano.

“ E la televisione c’era?” incalza Francesco.

“Sì, certo, però era in bianco e nero.”

“Facevano i cartoni animati in bianco e nero?” urla quasi Marco, come se avesse sentito proferire una bestemmia. Non sa darsi pace: un mondo privo di cellulari e con i Pokemon senza colori gli pare un luogo di inconcepibile barbarie. 

Lilla gli fa cenno di tacere, con un gesto stizzito della manina. Sta riflettendo ed è prossima ad una rivelazione.

“Ma allora – dice alla fine – quando lei era piccola i semafori erano in bianco e nero?”

“sì – rispondo io, riuscendo a rimanere serissima – e ogni volta passava un omino con una lanterna ad accenderli”.

Il guaio è che mi credono.

 
 
 

Teologia al cinema

Post n°26 pubblicato il 29 Ottobre 2006 da galatea72
 

Il diavolo veste Prada.

Per forza.

Lo Spirito Santo anche con uno straccetto non firmato sta da Dio.

 
 
 

Comportamenti anomali

Post n°25 pubblicato il 27 Ottobre 2006 da galatea72
 

OK, lo spiavano. Per centinaia di volte anonimi impiegati di vari ministeri, senza nessuna autorizzazione, sono entrati nel sito del Ministero delle Finanze per spiare la situazione fiscale di Romano Prodi e della moglie.

La magistratura sospetta che gli infiltrati cercassero le prove di comportamenti fiscali anomali da parte del Professore e della sua famiglia per usare le informazioni in campagna elettorale.

Alla fine, va detto, che gli spioni un comportamento anomalo da parte della famiglia Prodi lo hanno scoperto.

Pare che paghino le tasse.

 
 
 

Qualcosa di sinistra

Post n°24 pubblicato il 26 Ottobre 2006 da galatea72
 

 Fassino ieri ha dichiarato che, per risolvere i problemi dello scalone pensionistico, bisognerà pensare a dei gradini.

A parte l’ardita metafora, bisogna riconoscere che il buon Fassino ha finalmente detto qualcosa di sinistra.

Per risolvere i problemi dello scalone, Berlusconi avrebbe preteso per lo meno un ascensore.

 
 
 

Dibattiti marzulliani

Post n°22 pubblicato il 25 Ottobre 2006 da galatea72
 

L’assessore Paisiello ha colpito ancora. Dopo aver annunciato in pompa magna ieri (vedi il post) il suo convegno sugli anziani, oggi ha spedito alla stampa, cioè a me, il corposo programma del Convegno stesso.

Che è perlomeno curioso.

Perché il vulcanico assessore, probabilmente per problemi di budget striminzito ed ego strabordante, ha sfornato un programma composto di una serie di incontri in cui è contemporaneamente  relatore e moderatore. In pratica, la conferenza si svolgerà secondo la modalità Marzullo: si faccia una domanda e si dia una risposta.

La cosa inquietante, però, è che il volantino assicura che, alla fine di ogni conferenza, seguirà un dibattito.

E fra chi???

 

 
 
 

Prospettive per il futuro

Post n°21 pubblicato il 24 Ottobre 2006 da galatea72
 

L’assessore alla salute del mio Comune, il vulcanico Gualtiero Paisiello, di professione medico dalla specializzazione incerta (qualche volta si qualifica come geriatra, qualche volta come psicologo: a memoria d’uomo però non si ricorda il nome anche di un solo suo paziente) ha deciso di dedicare una settimana agli anziani, organizzando una serie di amene iniziative per allegrare i vecchietti locali, dalla conferenza sui malanni geriatrici al pranzo sociale di vispi ottantenni dentro la palestra comunale, dove in media la temperatura glaciale è in grado di stroncare un ventenne in salute. Il nome che ha deciso di dare alla pittoresca serie di manifestazioni è “Anziani si diventa”, un titolo che è stato trovato dopo mesi di brainstorming con i suoi più stretti colleboratori.

Siamo a fine ottobre. Incombe su di noi il 2 Novembre. Pavento cosa potrà escogitare per l’occasione. Forse un convegno “Trapassati: una professione per il futuro”?

 
 
 

Suggerimenti diplomatici

Post n°20 pubblicato il 23 Ottobre 2006 da galatea72
 

I Francesi puzzano d’aglio

Gli Ebrei pensano solo ai soldi

I Negri hanno la musica nel sangue

Gli Inglesi hanno la puzza sotto il naso

I Latinoamericani non hanno mai voglia di lavorare.

 

Con questo piccolo vademecum, il blog ilmondodigalatea ha voluto offrire al presidente russo Wladimir Putin un piccolo florilegio di argomenti per le sue prossime esternazioni internazionali.

 
 
 

Dibattiti fulminei

Post n°19 pubblicato il 22 Ottobre 2006 da galatea72
 

La Tv americana NBC la scorsa settimana ha mandato in onda uno special dal titolo: “Bush è un idiota?”

Presumo che il dibattito si sia esaurito in pochi secondi, con un solo monosillabo. Sì.

 
 
 

L'importanza di Marzellago

Post n°16 pubblicato il 18 Ottobre 2006 da galatea72
 

La stazione di Marzellago è un bell’esempio di come in Italia funzionano le ferrovie.

Posta sulla linea che nei piani regionali dovrebbe un giorno costituire  la nuova tratta metropolitana per Castelfranco, sarà proiettata verso il futuro, ma nel presente hai l’impressione che possa cadere ogni volta che ci transita per sbaglio un vagone .

Consiste in una minuscola casetta, a due piani; ma c’è da dire che, al secondo piano, una mano gentile si è adoperata per far crescere sul poggioletto dei gerani rampicanti. Forse non si tratta di decorazione fine a sé stessa: se li togli, c’è il rischio che collassi la struttura. La sala d’aspetto c’è, ma è chiusa, perché sennò la notte ci andrebbero gli extracomunitari, e nel Nordest si segue la linea Gentilini, cioè se le panchine le occupano gli stranieri, si tolgono le panchine e tanti saluti.

Noi passeggeri abituali ci conosciamo tutti di vista, al punto che, se uno manca per più di due settimane, telefoniamo a casa per sapere se è successo qualcosa.

La vita a Marzellago scorre lenta come i treni, anzi, quasi sempre, come i treni, è in ritardo. Difatti circolano dei vagoni che sembrano le littorine del Far West. Spesso, quando si fermano sbuffando, hai persino paura che se non ci sali in fretta rischi un attacco degli indiani. L’unica innovazione tecnologica presente è l’orario affisso in bacheca. Ma per non tirarsela troppo, non è aggiornato.

Però una novità negli ultimi tempi c’è stata. Ogni tot minuti, adesso, la voce registrata di una signorina interrompe le nebbie mattutine del sonno e dell’autunno ed annuncia suadente a noi pendolari che “Qualsiasi bagaglio lasciato incustodito sarà sottoposto al controllo immediato della polizia.”

È la stessa voce che si sente a Roma Termini, a Firenze, Venezia e Milano, figlia delle direttive antiterrorismo e della paura di Al Qaida. Le Ferrovie l’hanno evidentemente fornita come stock a qualsiasi stazione sul territorio nazionale. Ma gli esiti a Marzellago sono esilaranti.

Già l’affermazione che ci saranno “immediati controlli”, infatti, è una folgorante battuta di spirito. A Marzellago, durante tutto il giorno, a controllare la stazione non c’è nessuno, neppure il capostazione. Persino il passaggio a livello alle volte ha la tentazione di scappare. La telecamera di controllo immagino trasmetta – sempre che trasmetta – delle immagini degne di un film di Sergio Leone: campi lunghi e binari desolati. Si potrebbe lasciare incustodito sul marciapiede non una valigia, ma un intero guardaroba quattro stagioni, e nessuno se ne accorgerebbe. E anche ammesso che qualcuno, alla centrale operativa posta non so dove, vedesse un bagaglio sospetto, che fa? La stazione di Carabinieri più vicina dista qualche chilometro, e si trova lungo una provinciale normalmente oberata di traffico. Ben che vada, ora che arrivano in stazione la borsa esplosiva avrebbe fatto in tempo a ridurre l’intera popolazione di Marzellago ad un pittoresco ricordo.

Ciò che mi rassicura, ogni volta che sento quell’annuncio, non è l’affermazione del tempestivo intervento di soccorsi in caso di sospetto attentato. È che, sinceramente, non me li vedo proprio Bin Laden ed Al Zarqawi, chiusi in un bunker afgano, che srotolano una cartina geografica d’Europa e, per decidere dove fare il prossimo attentato, scartano le metropolitane di Parigi e Berlino, si danno una pacca sulla fronte e dicono :”Per Allah, bombardiamo Marzellago!”

Vabbè che gli operosi paesini del Nordest sono il centro del mondo. Ma non montiamoci la testa.

 

 
 
 

Pecunia non olet

Post n°15 pubblicato il 16 Ottobre 2006 da galatea72
 

Sapete qual è l’argomento che in media viene più dibattuto ai consigli comunali ? Semplice, l’immondizia. I rifiuti, detti comunemente scoasse, sono l’incubo dei Comuni. Perché devono essere eliminate per forza, ma sono la cosa meno eliminabile. Tornano sempre a galla, come un’altra materia che peraltro ha con le spazzature numerosi punti di affinità.

Le scoasse hanno un’altra caratteristica antipatica. Puzzano. E anche questo, come ogni altro aspetto della vita comunitaria, finisce prima o poi in Consiglio Comunale. A sollevare la questione stasera è un’interrogazione urgente dell’opposizione - l’opposizione, si sa, sta in consiglio apposta per sentire puzza di marcio.

Il leghista Egidio Guidon, con piglio da condottiero, chiede conto all’assessore competente della puzza. Che c’è, si sente, con le finestre aperte diviene un vero tormento, per strada un passaggio incauto vicino ai cassonetti rischia di provocare un’asfissia.  Senza mezze misure, pretende che essa venga espulsa, per decreto, anche perché, pare di capire, secondo lui proviene solo dai cassonetti a Sud.

Conciliante, il pippino Ersilio Favaro cerca di mediare : non essendo possibile eliminarla con una novena di preghiera - peraltro consigliata in ogni caso - lui, il diessino Vittorio Bozzolan, ed il verde Mirco Salviato hanno provveduto a trovare un escamotage : basterebbe lavare i cassonetti non una volta alla settimana come in inverno, ma tre.

Il rifondatore Giorgio Baschiera apprezza : così si potranno assumere altri operai per la nuova operazione : una vittoria del proletariato.

La maggioranza resta spiazzata dalla proposta : Mauro  Mazzon, di An, ridacchia dell’incapacità di sopportare un po’ di puzza, sintomo evidente di scarsa forza d’animo. Ma è Eriberto Guidi, di Forza Italia, a chiudere la questione : l’assessore prima sfodera una serie di tabelle, dimostrando che il lavaggio dei cassonetti una volta alla settimana corrisponde alla media europea ; poi sfodera un’altra sfilza di tabelle, dimostrando che eliminare la puzza costerebbe al Comune più che tenersela, dal momento che essa, innegabilmente, è gratis. La teoria liberista ed il libero mercato spingono quindi in tal senso.

Alla fine, ai voti, stravince la soluzione più moderna, liberista e consona alle tabelle europee : ci si tiene la puzza.

 
 
 

Sono meglio di Manzoni?

Post n°14 pubblicato il 14 Ottobre 2006 da galatea72

Nei Promessi Sposi Manzoni diceva sempre di rivolgersi ai suoi 25 lettori. Se il contatore visite non conta palle, su questo blog sono già passate 163 persone. Ho stracciato don Lisander.

Però, cari i miei sconosciuti lettori, perché nessuno scrive, commenta, si fa vivo, anche se solo virtualmente? O siete incredibilmente discreti, oppure passate su questo sito a volo d’uccello, decidente che vi fa schifo e non ci tornate mai più?

Lettori, battete un colpo. Sennò sarò pure più virtualmente letta di Manzoni. Ma mi sento sola…

 
 
 
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Auguri per una serena e felice Pasqua...Kemper Boyd
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Auguri di un felice, sereno e splendido Natale dal blog...
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Buongiorno e buona domenica!
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Mi dispiace ma non e'la Camorra.Infatti...
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Nickname: galatea72
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Chi sono

Galatea era una bella ninfa siciliana che mise su famiglia con il ciclope Poliremo, nonostante di lei fosse innamorato il giovane e un po’ vanesio pastore Aci. A riprova che le donne, quando vogliono, sanno andare oltre le apparenze.

Nella vita reale, invece di sedurre pastori e ciclopi, ho 34 anni, vivo in un paese del Nordest, faccio l’insegnante in una scuola media e la cronista per un giornale locale. Questo blog racconta le mie avventure ed i miei incontri. Buona lettura.

 
 
 

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