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Essere pacifici, essere pacifisti

Post n°10 pubblicato il 12 Giugno 2007 da il_viaggiatore_pa

Bush è tornato a casa, e a Roma si torna a vivere normalmente. Non penso tanto ai problemi del traffico, che ci sono sempre, quanto a quell'atmosfera di pericolo imminente da Black bloc (o bric à brac, come dice una persona anziana che conosco) che si respirava. Incidenti ci sono stati, ma fortunatamente nessuno si è fatto male seriamente e ci sono stati pochi danni.

Ci sono state due manifestazioni: un comizio a Piazza del Popolo, tenuto dalla sinistra di governo, e un corteo organizzato dalla sinistra anti-Prodi. Il primo inutile, il secondo incomprensibile. Manifestare per dire che si dissente dalla politica di Bush ma si sostiene Prodi è inutile: penso che Bush si sia già accorto di questo nel momento in cui abbiamo ritirato i soldati dall'Irak, ma in piazza bisognava starci per forza... Dire che il governo dovrebbe ritirarsi dall'Afghanistan perché è incoerente starci e dirsi contro la guerra è incomprensibile.

Io sono contro la violenza, farei qualunque cosa per evitare situazioni pericolose. Ho smesso di giocare a calcetto perché era impossibile farsi una partita in pace, c'è sempre qualcuno che viene sul campo per "sfogarsi". Cerco di rispondere a me stesso onestamente: se qualcuno venisse a prendermi a schiaffi, cosa farei? Se fossi un non-violento molto, ma veramente molto convinto, evitarei di reagire, sperando che passi presto. Se qualcuno facesse del male a mia moglie o a un mio figlio (se lo avessi) reagirei violentemente senza pensarci due volte: posso essere contro la violenza, ma non posso "costringere" tutti a esserlo. Si può essere pacifici, ma non pacifisti: non si può escludere a priori l'uso della violenza, nei rapporti tra Stati come in quelli tra persone, si può escludere solo di essere i primi a iniziare (ecco il costiruzionale "ripudio della guerra").

Andare in Irak è stato sbagliato, e non per come è finita. E' stato sbagliato perché non c'era alcun motivo per farlo, ovvero c'erano motivi altrettanto validi per invadere il Pakistan o cento altri Stati. Non c'erano armi di distruzione di massa, non c'erano prove di coinvolgimento con il terrorismo. Ma l'Afghanistan è un caso diverso. Il regime Afgano dava asilo a Bin Laden, il mandante degli attentati dell'11 settembre. L'11 settembre non è stato un attentato contro gli USA, ma contro il nostro stesso modo di vedere il mondo, contro la democrazia, contro l'idea che tutti gli esseri umani nascono con uguali diritti. E' molto semplice: non ci può essere compromesso con un soggetto simile quando pretende di sovvertire il nostro mondo e convertirlo alle sue regole. Il regime afgano poteva comunque evitare l'attacco, poteva consegnare Bin Laden e gli altri terroristi di Al Qaeda agli USA e non lo ha fatto. L'invasione dell'Afghanistan è avvenuta sotto mandato ONU.

Cosa diversa sarebbe chiedersi se ha ancora senso starci oggi, in Afghanistan, a sostenere uno Stato la cui Costituzione recita nei primi articoli che l'Afghanistan è una Repubblica islamica, che la religione di Stato è quella islamica e che nessuna legge può essere in contrasto con questa, un Paese "liberato" dai talebani, ma in cui le donne continuano a essere costrette a indossare il burqa e pesantemente discriminate. Ma questo è un altro discorso.

Ciao a tutti!

 
 
 
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