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GayPride a Roma

Post n°12 pubblicato il 18 Giugno 2007 da il_viaggiatore_pa

Da romano sai che vivere nella capitale comporta il fatto che devi avere a che fare con le frequenti manifestazioni organizzate per i più disparati motivi e che immancabilmente attraversano il centro di Roma. Bisogna dire che il Comune da anni sta lavorando a questo problema, sforzandosi di far sì che il traffico sia caotico anche nei giorni senza manifestazioni e riuscendo così ad attutirne i disagi..., ma è soprattutto l'approccio di rassegnato disincanto dei romani che aiuta a convivere con problemi di questo genere (di questo aspetto del nostro carattere scriverò prossimamente).

Ecco, per me la sfilata del GayPride è un'eccezione a questo atteggiamento distaccato: è una manifestazione che sono veramente orgoglioso di ospitare.

Scrivo questo non tanto come omaggio ai diritti degli omosessuali, quanto come riflessione su ciò che veramente mi piace della cosiddetta civiltà occidentale: il fatto che noi crediamo che tutti gli esseri umani, per il semplice fatto di esistere, devono godere di eguali diritti. Certo, questo è un principio a cui ancora la nostra società non è pienamente uniformata, e in questo senso all'orgoglio per l'ospitalità loro data si affianca il dispiacere per le discriminazioni di cui gli omosessuali sono tuttora vittime, ma è comunque un principio (anche costituzionale) che ci guida e verso cui ci siamo mossi negli ultimi decenni (e spero che continueremo a farlo). Eliminare le discriminazioni (verso gli ebrei, verso gli omosesuali, verso le donne, verso gli extracomunitari, verso chiunque sia diverso da noi) non è un "favore" che facciamo ai discriminati, è un migliorare noi stessi e la nostra società.

Mi ha sempre colpito che se chiedi a chiunque cosa sia la democrazia, ti viene immancabilmente risposto che democrazia significa che vince la maggioranza (forma elegante della legge del più forte). Questa non è la causa, è l'effetto. E' inutile continuare a far votare la gente in giro per il mondo, pensando così di averli fatti diventare democratici, se prima costoro non hanno interiorizzato il principio del rispetto dei diritti di TUTTTI quelli che gli stanno intorno: in Palestina Hamas ha vinto le elezioni: secondo voi i palestinesi vivono in democrazia? In Iran si vota: un Paese in cui si viene discriminati in base alla propria religione può dirsi democratico? Un Paese come l'Irak, in cui i tre "partiti" che si confrontano sono quello curdo, sciita e sunnita è una democrazia? (la risposta la leggiamo quotidianamente sui giornali).

Da tempo ho fatto una scelta: mi esprimo sempre (a parole o votando) per l'aumento delle libertà individuali, a prescindere dalle mie idee: se fossi contro l'aborto, tanto per fare un esempio, voterei comunque a favore della legge che lo regolamenta. Ognuno deve essere libero di vivere secondo la sua volontà, non devo obbligare tutti a vivere come piace a me.

Ciao a tutti!

 
 
 
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