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L'EDUCAZIONE NELL'ANTICA GRECIA - 1° parte

Post n°62 pubblicato il 15 Luglio 2012 da la_mano_tesa
 

Gli antichi greci chiamavano paideia (da pais,

bambino) l'educazione che i ragazzi ricevevano a

partire dai sei o sette anni d'eta', dopo la fase infantile

definita trophè. Il suo obiettivo non era la mera istruzione

professionale, ma perseguiva un piano più ambizioso,

quello di formare dei perfetti cittadini attraverso un

insegnamento a tutto tondo: letterario e retorico, scientifico e

filosofico, senza dimenticare l'educazione fisica e artistica.

Formatasi in epoca arcaica, la paideia si

consacrò durante l'età classica, nel

V secolo a.C., e più tardi, nel periodo

ellenistico (dal III secolo a.C.), si

estese a tutte le regioni del Mediterraneo,

divenendo un esempio formativo per

tutti i popoli. La adottarono anche i

Romani e, nonostante il conflitto

iniziale con il paganesimo, pure i cristiani,

favorendone la definitiva affermazione.

I genitori affidavano i propri figli, a partire

dai sei anni di età, alle cure di uno schiavo,

il paidagogos (pedagogo).

 

 

 

Il suo compito era quello di accompagnare

i bambini a scuola e andare a riprenderli,

aiutarli a memorizzare le lezioni e

insegnare la moralità e le buone regole

di comportamento. Le bambine invece

dovevano essere educate sempre in casa,

anche se si ha notizia che, in alcuni

luoghi, anche loro furono "scolarizzate".

Le scuole erano private.

 

"La scuola di Atene"

Raffaello Sanzio

 

 

Alla guida vi

era il grammatistes o maestro delle

prime lettere (grammata),

 

 

 

 

che si occupava dei bambini fino a quando

compivano 12 o 14 anni. Era una

professione poco valorizzata, per la quale

non si richiedeva una qualifica particolare e

che molti esercitavano costretti dalla povertà.

Il salario era modesto, di poco superiore

a quello di un operaio qualificato.

Il maestro sedeva in posizione rialzata,

davanti ai bambini e ai loro pedagoghi.

Come si può vedere in alcune ceramiche

antiche, gli alunni scrivevano su tavolette di

legno, i pinakes, appoggiate alle ginocchia

ed erano seduti su sgabelli (non si usavano

scrittoi). La tavoletta era impregnata di cera:

con l'aiuto di uno stilo, appuntito da una parte

e piatto dall'altra, si tracciavano o cancellavano

le lettere. A scuola, il maestro utilizzava anche

altro materiale per l'insegnamento e per la

pratica della scrittura, come gli ostraka

(frammenti di ceramica)

 

 

e, raramente, il papiro, molto più

costoso, su cui si scriveva con l'inchiostro.

 

 

 

 

 
 
 
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