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GUIDA DI VIAGGIO PER L'OLTRETOMBA - 1°

Post n°125 pubblicato il 04 Febbraio 2013 da OsirideDioDeiMorti2

 

Per gli Egizi raggiungere la vita eterna

era un percorso complesso e accidentato,

così concepirono uno strumento suggestivo,

un vademecum per il defunto, da

seguire passo a passo.

C'era un appuntamento a cui ogni abitante

dell'antico Egitto desiderava arrivare ben

preparato. Era il momento del passaggio tra

la vita e la morte, una fase cruciale per una

civiltà come quella egizia, che poneva la riflessione

sul destino dell'uomo nell'Aldilà  al centro

del proprio interesse. Con la loro grande

pragmaticità, gli Egizi concepirono uno strumento

apposito, che desse loro la sicurezza di

giungere pronti al momento del trapasso.

Si tratta del Libro dei morti, o Libro

per risalire alla luce nella traduzione letterale

del titolo originale. Questo libro consiste in un

compendio vasto ed eterogeneo di formule

religiose scritte principalmente su rotoli di papiro,

ma anche sulle bende di lino che avvolgevano

le mummie, sulle pareti delle tombe,

all'interno e all'esterno dei sarcofagi e sui

vari elementi del corredo funerario

collocati nelle tombe accanto ai defunti.

 

Il Libro dei morti, che racchiude le conoscenze

e le credenze dell'antica civiltà Egizia, aveva lo

scopo di guidare il defunto nel suo viaggio

attraverso l'Oltretomba, indicandogli le parole

da pronunciare a ogni tappa del percorso,

irto di minacce e difficoltà.

Senza di esse, ll trapassato poteva infatti

incorrere in una seconda morte, quella che

toccava a chi non superava il giudizio finale

(personale e mai collettivo)

e che avrebbe comportato la sua estinzione

totale, con la conseguente impossibilità

di accedere alla vita eterna.

Il Libro dei morti ebbe il suo centro di

diffusione a Tebe (odierna Luxor), agli

albori del Secondo Periodo Intermedio

(circa 1700 a.C.), ma raggiunse la sua

forma più completa e conosciuta solo

poco prima dell'inizio del Nuovo Regno

(circa 1550 a.C.). Molti dei quasi

200 incantesimi che compaiono nelle varie

versioni del Libro provengono però

da scritti funerari più antichi: i Testi delle

piramidi (attestati dal 2400 a.C.) e i

Testi dei sarcofagi (dal 2100 a.C.).

I primi erano destinati esclusivamente

all'uso dei faraoni, e più tardi delle regine,

mentre i secondi erano destinati anche

ai personaggi di rango elevato.

Il Libro dei morti costituisce dunque

un'efficace testimonianza del fenomeno

definito "democratizzazione dell'Aldilà",

in quanto si rivolgeva ad un più ampio

spettro di categorie sociali rispetto ai

precedenti testi funerari. La tradizione

del Libro dei morti continuò a prosperare

per circa 1700 anni, finchè l'Egitto

non divenne una provincia

romana. (30 a.C.).

 

 

 

 
 
 

IL REGNO DI AKHENATON E LE SUE CONSEGUENZE - Fine

Post n°124 pubblicato il 26 Settembre 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

Immerso nell'esaltazione delle sue idee

religiose, e preso dagli estesi programmi di

costruzione di Amarna, Akhenaton lasciò

che gli affari dell'impero fossero

trascurati e, solo quando era ormai troppo

tardi, si rese conto che era necessaria

un'azione energica. Gli Ittiti e i loro alleati

avevano continuato a erodere l'influenza

egizia sulla Siria, e un situazione simile si andò

creando più a sud, in Palestina, fino al punto

che l'impero egizio in Asia cessò

praticamente di esistere. Nell'anno 12, come al

solito, il tributo dell'Asia e del Kush venne

portato ad Akhet-Aton e il faraone, insieme

alla moglie Nefert-iti e alle sei figlie, viene

raffigurato mentre lo riceve in gran pompa;

ma non sono documentate altre tasse.

Sembra che proprio in questo anno la regine

Tiye abbia fatto una visita di stato ad

Akhenaton e può darsi che abbia colto

l'occasione per rendere edotto suo figlio

delle disastrose condizioni in cui, fuori del

piccolo mondo di Akhet-Aton, versavano gli

affari interni e esteri dell stato come

conseguenza della sua politica. Il popolo

era pieno di risentimento per la

soppressione delle antiche divinità, mentre

un potente partito sacerdotale apertamente

o in segreto faceva tutto quello che era

in suo potere per sovvertire le dottrine

del sovrano. A questo punto si aggiungeva

il malumore dell'esercito per la condizione

troppo pacifista degli affari esteri e per la

perdita dei territori dell'Asia.

Quando la crisi, che si faceva sempre

più profonda, minacciò di sfociare in un

disastro, solo allora il sovrano fu i

nevitabilmente costretto ad affrontare

la realtà. Un giovane principe di nome

Smenkh-ka-Re, il quale forse era

un fratello minore del sovrano,

fu sposato alla figlia maggiore di

questi, Meryt-Aton, la quale era

stata associata al trono, e inviato

a Tebe per sedarvi le controversie

in corso con i sacerdoti di Amon.

 

Smenkh-ka-Re e Meryt-Aton

 

Sembra però che Nefert-iti non

fosse rimasta convinta della

necessità di un cambiamento nelle

politica, per cui si ritirò in un

palazzo nella zona settentrionale

di Akhet-Aton portandosi

appresso un altro giovane principe,

Tut-Ankh-Aton, il quale aveva

sposato Ankhes-en-pa-Aton, seconda

figlia vivente del sovrano.

 

 

Di lì a due anni, però, Akhen-Aton

era già morto durante il

diciassettesimo anno di regno, che è

l'ultimo documentato sulle

etichette delle anfore da vino

ritrovate ad Akhet-Aton.

E' probabile che Smenkh-ka-Re

fosse già morto in precedenza.

Successivamente Tut-Ankh-Aton

regnò da solo per un anno o poco

più sotto l'influenza di Nefert-iti

fino a che, con la morte di

quest'ultima, la rivoluzione di

Amarna ebbe una brusca fine e

si aprì la via al trionfale

ritorno dell'ortodossia.

 
 
 

IL REGNO DI AKHENATON E LE SUE CONSEGUENZE - V parte

Post n°123 pubblicato il 10 Settembre 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

 

 

Nel sesto anno di regno e poco

tempo dopo aver mutato il proprio

nome, Akhenaton trasferì la residenza

nella nuova città facendo voto

di non abbandonarla mai più. Grandi

palazzi e templi vennero edificati

per il sovrano, per Nefert-iti, per

Tiye e per altri membri della

famiglia reale. Nell'interno di

un immenso recinto fu costruito

il grande tempio del Disco Solare,

centro della nuova religione

dell'Aton in tutto il mondo.

Una sepoltura reale fu scavata

nello uadi che divideva in due

parti il semicerchio di rocce che

racchiudeva la località a oriente.

Un'iniziativa egualmente prodiga

fu presa per i cortigiani di Akhenaton,

le cui dimore vennero previste

in scala generosa e le cui tombe

furono scavate ai piedi delle colline

a sud e nelle rocce a settentrione.

Questi cortigiani non venivano dalle

vecchie famiglie di governo, ma si

trattava di uomini nuovi i quali

proclamavano che la loro carriera

era dovuta interamente al faraone.

E' alle loro cappelle tombali

decorate con rilievi e contenenti

testi in lode dell'Aton e di

Akhenaton che noi dobbiamo la

nostra conoscenza dei nuovi

insegnamenti del sovrano.

In particolare un inno, che si vede

nella tomba del sacerdote Ay,

è generalmente considerato

opera dello stesso Akhenaton.

 

 

In esso l'universalismo

dell'impero egizio trova la

sua piena espressione nel

regale poeta, il quale

vagheggia una religione

universale che sostituisca

il nazionalismo che aveva

imperato per i venti secoli

precedenti. Egli fonda il ruolo

universale del dio sulla sua

cura paterna egualmente

dispensata a tutti gli uomini,

senza riguardo per razza o

nazionalità, e chiama Aton

"padre e madre di tutti coloro

che egli ha creato". Akhenaton

ebbe così l'idea di un signore

universale Creatore della

Natura; ma egli vide e rivelò

anche il benefico scopo del

Creatore. Nell'insegnamento

di Akhenaton v'è una continua

insistenza su maet, la "verità",

quale non si ritrova nè prima

nè dopo. Il sovrano accosta

sempre il suo nome alla frase

"Vivente nella Verità", e che

questo non sia senza significato

è evidente dal piacere che egli

prova nel mostrare al

pubblico la sua vita familiare.

Egli si fa rappresentare in

compagnia della regina e

delle figlie in ogni possibile

occasione, mentre gode dei

rapporti più familiari e

naturali con esse, le quali

a loro volta, vengono

rappresentate mentre

partecipano ai servizi religiosi

nei templi. Il suo scultore

capo, Bek, proclama di

aver ricevuto insegnamenti

dallo stesso sovrano, mentre

gli artisti della sua corte

ricevevano istruzioni affinchè

esprimessero quello che

vedevano effettivamente.

Il risultato fu un realismo

nuovo e semplice, ma bello.

Essi colsero gli atteggiamenti

istantanei della vita animale,

il cane da caccia in corsa,

la preda che fugge, il toro

selvaggio che salta tra il

fitto dei papiri, perchè

tutto questo apparteneva

alla "verità" in cui viveva

Akhenaton. Neanche la

persona del sovrano si

sottraeva alle leggi della

nuova arte e gli artisti

rappresentavano Akhenaton

come essi stessi lo vedevano,

non idealisticamente, ma

come egli appariva ai loro occhi,

con tutte le sue deformità

corporee.

Immerso nell'esaltazione delle

sue idee religiose... 

 
 
 

IL REGNO DI AKHENATON E LE SUE CONSEGUENZE - IV° Parte

Post n°122 pubblicato il 10 Agosto 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 




Questo simbolo esteriore poteva
avere un significato universale
nei domini stranieri dell'Egitto,
in un modo di cui erano totalmente
prive le vecchie divinità
antropomorfiche e zoomorfiche;
e, per indicare la potenza imperiale
dell'Aton, il nome esteso o didattico
del dio veniva racchiuso in due cartigli,
come quello di un faraone dando così
l'idea di un supremo dio vivente.

 
 
(anx ra-Hr-Ax.ty HqA Ax.ty Hay m Axt)| (m rn=f ra-it ii m itn)| (Vivente è Ra-Horakhty, signore dei due orizzonti, esaltato all'orizzonte)| (nel suo nome di Ra-padre che ritorna come Disco solare)|

Lo zelo del giovane faraone per
il nuovo culto fu evidente fin
dal principio. A Karnak venne
innalzato un poderoso tempio
all'Aton;
mentre Tebe fu allora chiamata
"La Città dello Splendore di
Aton" invece che "La città di
Amun". La casta sacerdotale di
Amun, il vecchio dio di Tebe,
il cui potere e la cui ricchezza
si erano grandemente accresciuti
durante la dinastia, non poteva
vedere con soddisfazione
queste misure. I sacerdoti di
Amun avevano elevato alla
carica di re il grande
conquistatore Tutmosi III e
avrebbero potuto sostituire
con uno di proprio gradimento
il giovane sognatore che ora
sedeva sul trono, se Amenofi IV
non fosse stato dotato di una
straordinaria forza di
carattere e non fosse stato
il discendente di un'illustre
progenie di sovrani troppo
forte per poter essere
messa da parte da una pur così
potente casta sacerdotale.
Ne seguì un amaro conflitto,
il cui esito fu aspramente
conteso fra l'Aton e gli
antichi dei. La permanenza a
Tebe divenne intollerabile per
il sovrano, il quale decise di
rompere del tutto con
i vecchi culti e di fare dell'Aton
l'unico dio. I sacerdoti vennero
spodestati, la venerazione
ufficiale degli dei nei
templi fu sospesa in tutto il
paese e i loro nomi vennero
cancellati dai monumenti;
perfino la forma plurale della
parola "dio" fu raschiata.
La persecuzione contro Amun
fu particolarmente severa.
Durante quest'orgia di
cancellazioni non venne
rispettato neanche il cartiglio
del padre sovrano, perchè
conteneva il nome dell'odiato
dio, mentre il nome del giovane
faraone fu mutato da
Amenofi in Akhenaton. Tebe
come residenza del sovrano
venne abbandonata e una nuova
capitale di nome Akhet-Aton,
cioè "il Luogo di Riposo dell'Aton"
fu fondata nel Medio Egitto,
là dove oggi sorge Tell el-Amarna.
Nel sesto anno di regno.... 

 

 
 
 

IL REGNO DI AKHENATON E LE SUE CONSEGUENZE - III° Parte

Post n°121 pubblicato il 27 Luglio 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

Allorchè salì al trono

Amenofi IV, il giovane e inesperto

figlio di Amenofi III e della sua

regina principale Tiye, ereditò

una situazione difficile. Il regno dei

Mitanni, a quel tempo alleato

dell'Egitto, era sottoposto a

pressione da parte di un Hatti che

risorgeva fomentando guai fra

gli infidi stati vassalli della

Siria, mentre bande di nomadi

predoni Hapiru creavano disordini

in palestina.

 

(Sopra) La Cartina mostra la situazione mediorientale dopo le guerre di conquista del faraone Thutmosis III, bisnonno di Akhenaton. In rosso si vede l'impero ittita, in blu il territorio dei Mitanni e in giallo in basso i territori assogettati, allo scopo di creare stati-cuscinetto, dall'Egitto. (Sotto) In un bel disegno di Angus McBride, specialista delle ricostruzioni di popoli antichi, ecco come dovevano apparire i guerrieri Mitanni di stirpe Cro-Magnon e di derivazione ario-indo-vedica. In realtà quel regno si basava su una popolazione semitica, gli hurriti, dominata da un'aristocrazia di origine indoeuropea: a questo gruppo apparteneva Tadu-Heba, la celebre Nefertiti.

(Dal Web)

I tempi richiedevano un sovrano

forte come erano stati i faraoni

conquistatori della prima metà della

dinastia, i quali alla testa dei loro

eserciti avevano marciato fin

nell'interno dell'Asia, domando con

esemplare severità le

insurrezioni e le minuscole zuffe.

Invece il nuovo sovrano scelse

come consiglieri sua madre Tiye, la

sua regina principale Nefert-iti e il

sacerdote favorito Ay, marito della

sua governante. Anzichè correre in

aiuto dei suoi alleati Mitanni, il

giovane sovrano si immerse

profondamente nella teologia

filosofeggiante del tempo;

e in tali contemplazioni egli

sviluppò continuamente ideali

e propositi che fecero di lui il

più straordinario fra tutti i

faraoni e il primo personaggio

della storia umana.

La trasformazione dell'Egitto in

impero mondiale, compiuta durante

la XVIII dinastia, portò nuove

concezioni nel pensiero egizio e fece

sorgere l'idea di un unico dio

universale, il Sole, il cui potere

si estendeva su tutta la terra e che

era signore di tutti i paesi, non

solo dell'Egitto.  Già sotto

Amenofi III era venuto in uso

in modo eminente un antico nome

del sole materiale, l'Aton,

cioè il Disco; e sotto suo figlio

il culto di questo dio si

diffuse rapidamente, finchè esso

divenne non solo la suprema

divinità, ma anche l'unica. Una nuova

simbologia raffigurava l'Aton come

il disco solare circondato da raggi,

ognuno dei quali portava

all'estremità una mano umana;

di queste mani alcune portavano

il simbolo della vita alle narici

del re e della regina, dando così

l'idea di una potenza che emanava

da una fonte celeste e posava

la sua mano sul mondo e sulle

cose degli uomini. Questo

simbolo esteriore...

 
 
 
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