Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 7
 
Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
« Il teorema dei poteri fo...Il teorema dei poteri fo... »

Il teorema dei poteri forti contro l'Italia

Post n°1104 pubblicato il 12 Giugno 2015 da r.capodimonte2009

SECONDA PARTE

La situazione del nostro paese ha raggiunto punte di sconcerto, che forse mai si erano riscontrate dal Dopoguerra. Segno evidente che, in qualche modo, ai “poteri globali” di cui vi abbiamo parlato ieri, la situazione è sfuggita di mano.

Mentre il regime su cui avevano fatto assegnamento, e che i propri agenti e advisor avevano contribuito a impostare fin dall’autunno del 2011, dopo il fallimento “imprevisto” del loro “promoter” più consolidato in assoluto dopo la dittatura fascista, a causa di “improvvise turbe psicologiche e comportamentali”, si sta lentamente disgregando, nella corruzione, nella confusione, nell’incapacità e nei deliri di onnipotenza, un fenomeno altrettanto pericoloso mette l’Italia a rischio mortale: i partiti tradizionali, e quindi i parlamenti, ma anche le presenze elettorali, stanno rapidamente consumandosi, e al loro posto nascono movimenti alternativi e rivoluzionari, alcuni propositivi, altri più qualunquisti, pronti a sostituirli. Interi partiti, come il NCD, sono praticamente chiamati in causa nel loro insieme dai magistrati, per reati penali contro il patrimonio; altri, come il partito di maggioranza, il PD, è implicato nella maggior parte degli scandali miliardari, che scuotono il Paese da nord a sud, e si è chiuso a riccio, difendendo posizioni acquisite, specie di natura finanziaria, come il controllo delle banche, delle cooperative, degli enti economici, come la Cassa Depositi e Prestiti, il Tesoro, la Banca d’Italia, ecc., anziché portare il Paese alla ripresa economica e al cambiamento; l’ex-partito di maggioranza, mantenuto in vita dall’ex-advisor in andropausa, è ai minimi termini. Nel frattempo il Paese, anche a causa dell’isolamento cronico di cui è vittima all’interno dell’Unione Europea, che lo vede come una “plaga appestata e inaffidabile con cui è impossibile concludere accordi”, è percorso da decine di migliaia di migranti, di cui, circa la metà, clandestini, per il resto rifugiati dal Centro-Africa e dal Medio Oriente, che presto metteranno a terra un’economia, già indebolita da anni di pressapochismo e teorie da sballo.

I “burattinai”, dopo gli “esperimenti” falliti di Mario Monti e Enrico Letta, il primo scelto a “furor di popolo” dalle fila più integrate della “corporazione” (errore terrificante, che ha creato sconcerto ed inimicizie molto diffuse, tra le varie “correnti”!), hanno voluto insistere con un altro “iniziato”, preso da un ambito, tuttavia, traballante, garante sì di stretta osservanza massonica, così come gli deriva dalla sua famiglia, ma maledettamente inesperto di “cosa pubblica” e fintanto troppo ligio e subalterno all’imprenditorialità industriale e bancaria, che pure è la base stessa su cui si fondano i loro poteri. Imprenditorialità in auge finchè lo Stato ha potuto rimpinguarla, come nel caso della Fiat, o ne ha ignorato pedissequamente le distorsioni, come nel caso dei bilanci bancari, tutti falsificati, con buona pace degli istituti in default, compreso quello di casa Renzi, il Montepaschi. Adesso esposta, e ridotta, la prima a delocalizzare, perché l’apporto degli ammortizzatori sociali viene meno, la seconda a contenere i profondi buchi delle insolvenze, ricorrendo alla BCE, e guadagnare tempo prima dell’inevitabile fallimento.

Infatti, come una “bambola di cera” esposta al sole, Renzi è stato investito in pieno dallo tsunami della corruzione e dell’immigrazione, con un apparato politico a disposizione adatto ad una festa paesana, con decine di facce inesperte, spesso con le mani in pasta, impagabili in quanto a incapacità: basti pensare al ministro dell’Economia, una vera e propria “tombola parlante”, a quello delle Infrastrutture, impallinato come un tordo, e sostituito dal sign. Nemo, e a quello dello Sviluppo, carico di 150 vertenze con 150.000 operai a rischio! Non ci pronunciano su quello degli Interni e degli Esteri, per pura decenza.

Dunque un altro esperimento fallito, che però, arriva troppo presto a sconvolgere i piani, che il “potentato” stava tramando, e che, come al solito, si esprimono dalle logge segrete di Oltre Oceano, tutte collegate ai grandi gruppi lobbistici che fanno capo alla Borsa di  Wall Street, alle Borse Merci di New York e di Chicago, alla Banca Mondiale, e al suo “braccio armato” il Fondo Monetario Internazionale, e varie altre “consolidate di controllo”,  l’Aspen Institute, Il Gruppo Bilderberg, la Trilaterale, la Grande Loggia di Washington, la B’Nai Brith, la massoneria di genere più influente, e il Council for Foreign Relations, il nocciolo duro che dirige le operazioni.

Da lì gli ordini, l’ultimo è relativo alla firma, inderogabile, del trattato commerciale TTIP, giungono a Londra e a Berlino, e quindi a Roma: il bello è che Londra e Berlino, a volte anche Parigi, non li ripetono “integralmente”, e l’Italia conosce solo mezze verità, compreso il momento dell’immancabile “sfiducia politica”, che arriva o sotto forma di “agguato” parlamentare, o, come per il caso di Napolitano, sotto forma di istruzioni scritte e dettagliate, o per cause indirette, tipo un tonfo elettorale. Quando Berlusconi, con un’operazione da “raro” statista, ricondusse Gheddafi alla ragione, firmando con lui un trattato, che prevedeva non solo il blocco dell’immigrazione sub-sahariana, dalle coste libiche, ma consegnava anche all’Italia tutte le sue risorse energetiche, in gas e petrolio, in cambio di una politica di sviluppo, industriale e infrastrutturale, che avrebbe portato i due Paesi a diventare i più potenti del Mediterraneo, l’ordine di dichiarare guerra al dittatore partì dal CFR, mentre dalla scrivania di Napolitano, si concepì il “tradimento” verso il nuovo alleato (prassi non nuova per noi italiani!), bombardandolo a tappeto. Fu in quel giorno che Berlusconi cadde, dopo che erano già stati “sopportati” abbastanza i suoi giri di valtzer con Putin!

Oggi tutto questo è lontano chilometri, perché, in realtà, il piano di disintegrazione dell’Italia era quasi a buon punto, e comprendeva anche l’isolamento italiano sulla vicenda “immigrazione”, destinata ad aggravare ancora le condizioni economiche e finanziarie del Paese; portare il Governo a chiedere l’intervento del Fmi e quindi della Troika, entrambi in mano al CFR, dopo aver predisposto alcune leggi basilari per non ostacolarlo, come la nuova legge elettorale, la riforma del Senato, il Job’s Act, lo “Stato di polizia”, ecc.; e perciò svendere prima il patrimonio industriale e commerciale, ormai quasi tutto in mano alle banche, che sostengono, ormai per intero, i debiti di Confindustria, visto che il resto della manifattura e dell’agricoltura è stato già spolpato o fatto fallire: la quale, da parte sua, ha già da tempo trasferito all’estero i propri profitti; poi procedere con il patrimonio immobiliare e culturale (che fa gola a molti “collezionisti-investitori” inglesi, tedeschi e americani); e infine trasferire le torme di disoccupati, il fior fiore della manodopera europea, come in una nuova “Operazione Todt”, verso i Paesi del Nord Europa, l'Australia, e l'Oltre Atlantico, a basso salario. Ma il disegno si è inceppato… (FINE SECONDA PARTE) (ITALIADOC)

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

monellaccio19acer.250iltuocognatino2karen_71diabolikas0m12ps12robert.sstaff.communityLibannawintour0Miele.Speziato0rossella1900.rlucylla_sdCWBriggsgiuseppis
 

Ultimi commenti

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963