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Il "provocatore fascista" , conte Paolo Gentiloni da Tolentino

Post n°1487 pubblicato il 30 Dicembre 2016 da r.capodimonte2009
 

Durante tutto il ‘68 e oltre, tutta la canea che si definiva “sessantottina”, vestita di eskimo e con barbe alla “Che”,  violentava l’università e la scuola in nome di una rivoluzione che, intanto, negoziava con il potere, in nome di quella “strategia della tensione” che fece anche decine e decine di vittime: tant’è che la maggior parte dei leader di allora sono tutti sistemati in posti di prestigio e privilegio, dove di rivoluzione non si può parlare, e anzi, se lo fanno i grillini, vengono stigmatizzati come “fascisti”. Infatti, non è un caso che il vizietto che personaggi come il conte Paolo Gentiloni da Tolentino, anch’egli mascherato, all’epoca, da sanculotto al servizio di leader trasformisti molto esperti, avevano, era di definire qualsiasi avversario politico che non la pensasse come loro (oltre, naturalmente, ai quattro gatti veramente fascisti!), appunto, un “provocatore fascista”.

Tutti questi elementi raffazzonati, che mai ebbero l’idea di cambiare il Paese, ma anzi di conservarlo così com’era, carico di efferatezze e ingiustizie, oggi si permettono di fare orecchie da mercante del loro passato, e si sono messi a difendere la  peggiore reazione codina e corrotta, che sta portando l’Italia alla rovina. PER QUESTO UNA VOLTA TANTO, CI PARE GIUSTO ANCHE A NOI, DEFINIRLI “PROVOCATORI FASCISTI”!

Se una “faccia di bronzo” come questo marchigiano (mai più appropriato di lui nella definizione del motto “meglio un morto in casa che un marchigiano fuori dalla porta”), si permette questa mattina di tenere una conferenza stampa, PROVOCATORIA NEI CONFRONTI DEL POPOLO ITALIANO, che solo venti giorni fa lo ha svergognato, assieme a tutti i suoi “compagni di malefatte”, a tal punto da far rizzare i capelli in testa perfino ai colleghi del suo partito di plastica, vuol dire che siamo da capo. Questa è la stessa canea di 50 anni fa’, ma con i capelli bianchi, che ritenta il gioco di allora: l’inganno plateale, per consegnare il Paese allo sfascio.

La prima verifica è stata quella della sua considerazione sul voto referendario: causa principale, certo, della caduta di Matteo Renzi, ma non per questo, ci fa capire, così determinante da stigmatizzare il riformismo di questo sindaco promosso dalla peggiore  massoneria Presidente del Consiglio, che va salvato, e perpetuato: infatti, i colpi di coda di questo “avventurismo renziano” si vedono tutti nitidamente. Il crollo del sistema bancario italiano, la catastrofe di asset garantiti, quali, per fare due esempi, Alitalia e Almaviva (peccato che il ceo di Alitalia, Montezemolo, avrebbe voluto graffignare i fondi dell’Olimpiade, così come quelli messi a disposizione da Ethiad!), il de-profundis dell’’occupazione, l’aumento vorticoso delle tasse, l’immigrazione selvaggia che ha trasformato l’Italia in un ponte di transito del terrorismo, lo sprofondo dei parametri di Maastricht, con l’aumento verticale del debito pubblico e il crollo della domanda interna; la disintegrazione del welfare, con milioni di famiglie sul lastrico; la concessione ai grandi imprenditori di privilegi assoluti che hanno cancellato la pmi. “Continuità assoluta” ha affermato il “provocatore”, con questo baratro senza fondo, che terrà in piedi il Governo finchè avrà una maggioranza!

Così risponde ai 21 milioni di italiani che gli hanno segato le gambe, forte, quest’uomo meschino, di quella operazione “golpista” che il Quirinale, ancora una volta, ha portato avanti, su ordine dei poteri forti.

E la sfida si fa cocente, rabbiosa, quasi vendicativa: se gli chiedono perché ha confermato la persona più sputtanata del paese, Maria Elena Boschi, risponde che è stato lui a volerla, perché è una risorsa; e se gli domandano cosa pensa dello scandalo Consip, che sta travolgendo per l’ennesima volta il Governo, lui ribatte che tiene in gran considerazione sia il faccendiere Lotti che il generale Del Sette, ludibrio dell’Arma!

Insomma, il “provocatore fascista” mostra di non temere affatto il giudizio popolare, e forse spera che, alla fin fine, trucchi e imbrogli trascineranno il Paese fino alla scadenza della legislatura. E potranno rimettere in sella i vecchi equilibri, magari rinnovati con l’ausilio dei sempre disponibili centrodestristi.

Un piccolo consiglio al conte Gentiloni, da marchigiano a marchigiano: non tiri troppo la corda! Un tempo le famiglie di nobiltà nera, in caso di sommosse i ritiravano in Vaticano, in attesa che le acque si calmassero, e i gendarmi facessero il loro dovere. Che non sia mai che popolo e gendarmerie si sollevino, e assaltino il palazzo, questa volta, per i traditori e i provocatori, non ci sarà scampo! (R.Scagnoli)

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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