Parlami di Firenze..

Post n°10 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da italianoperfetto
 
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.

Frollo: Parlami di Firenze..
e della Rinascenza
novità  di Bramante
e di Stilnovo e Dante..


Frollo: La stampa imprimerà ..
la morte sulla pietra
la Bibbia sulla Chiesa
e l'uomo sopra Dio..
e questo uccide quello..

Frollo Gringoire: Navi vanno laggiù
e cercano nel vento
il nuovo orientamento
della rotta alle Indie..
C'è Lutero che inventa
un Nuovo Testamento
e noi siamo all'alba
di un mondo che si scinde..
..l'aria nuova farà ..
..più nuovo chi la vivrà..



Gringoire: Si racconta a Firenze..
che la terra è rotonda
e che c'è un continente
alla fine del mondo..

Navi vanno laggiù..
e cercano nel vento
il nuovo orientamento
della rotta alle Indie

Frollo: C'è Lutero che inventa..
un Nuovo Testamento
e noi siamo all'alba
di un mondo che si scinde..

Gringoire: Si dice che Gutenberg..
cambia il modo di capire

Frollo: Con le presse a Norimberga
sta' stampando l'avvenire..

Gringoire: Sulla carta poesie..
tesi satire eresie
Frollo Gringoire:..l'aria nuova farà ..
..più nuovo chi la
vivrà ..

Gringoire: Ogni piccola cosa..
ucciderà  le grandi
il libro ucciderà 
altari e cattedrali.

 
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Prununcia corretta è la Toscana

Post n°9 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da italianoperfetto
 
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E' inutile pestare i piedi: la pronuncia corretta è quella toscana, o per meglio dire, quella fiorentina, visto che in zone come Livorno, Siena e la Versilia le vocali vengono pronunciate in modo scorretto (aperte al posto delle chiuse, ecc...). Sento in continuazione dalle televisioni nordiche veri e propri strafalcioni: "coppa" pronunciata con la "o" chiusa fa veramente ridere, così come "vado a pesca" (nel senso di andare a pescare) che viene pronunciata con la "e" aperta, mentre con la "e" aperta il significato è di "pesca" inteso come frutto... e poi la moda di dire "vi" invece di "vu" (la lettera dell'alfabeto)... persino Jerry Scotti ultimamente si è ricreduto e ha cominciato a dire "vu" invece di "vi"... che gliene pare? Guardi, non mi venga a confrontare il toscano con il siciliano.... quando mai si è sentito dire che il toscano è un dialetto? L'ha sparata proprio grossa: lei sa la differenza tra dialetto e vernacolo? Il vernacolo (il nostro toscano ne è un esempio) non cambia le parole completamente, ma semplicemente le pronuncia in modo diverso, caso mai, ma sempre comprensibile.... Penso invece all'ormai classica inversione fra la "t" e la "d" tipica del sud... non confondiamo per favore il vernacolo e il modo di pronunciare le parole con il dialetto... In Toscana il dialetto non c'è mai stato, c'è solo un gruppo di vernacoli locali più o meno diversi fra loro. E comunque, se non le basta, può controllare sul dizionario: lì la pronuncia delle vocali è indicata chiaramente (chiuse e aperte), così come la pronuncia della "z" e della "s" che al sud vengono puntualmente invertite nell'uso. Vedrà che la pronuncia corretta è sempre quella toscana. E fine della discussione!


Luca Garofani in risposta a Florindo Blandolino da www.corriere.it

 
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Dove il Sì suona

Post n°8 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da italianoperfetto
 
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Nei locali della Galleria degli Uffizi e nell’attiguo Salone delle Reali Poste è stata inaugurata la prima imponente esposizione sulla storia della lingua italiana, un evento fortemente voluto dalla Società Dante Alighieri, un’associazione da sempre attiva nel promuovere la diffusione della lingua e della cultura nazionale nel mondo. Il titolo della mostra prende spunto dalla perifrasi "Le genti del bel paese là dove ’l sì suona" che Dante Alighieri usa nell’Inferno (canto XXXIII, vv. 79-80) per riferirsi agli italiani. A quel tempo la nostra patria era ancora ben lontana dal diventare l’attuale stato nazionale, ma il lungimirante cantore della Divina Commedia nella sua circonlocuzione riconosce nel “si” il primo nucleo di una possibile identità comune per tutte le disparate "genti del paese. 
La mostra si propone di accompagnare il visitatore nell’accattivante mondo della lingua italiana e di illustrarne l’evoluzione attraverso i secoli. Alla fine il viaggio risulterà sicuramente istruttivo ed entusiasmante. Le occasioni di riflessione suggerite da questa rassegna sono molteplici, così tante che ognuno carpirà aspetti verso cui è particolarmente sensibile. L’esposizione sarà una ghiotta opportunità di ammirare alcuni preziosissimi documenti, alcuni dei quali per la prima volta esposti al pubblico. Tra questi ci sono i più importanti codici della nostra tradizione letteraria: la principale raccolta di lirica duecentesca, la copia della Commedia di Dante donata da Boccaccio al Petrarca, il testo autografo del Decameron di Boccaccio, dell’Orlando furioso di Ariosto e della Gerusalemme liberata del Tasso. E inoltre grammatiche e dizionari, opere basilari per la determinazione dell’attuale lingua italiana, nonché il Placito di Capua (considerato un vero e proprio “atto di nascita” della nostra lingua), e la Pergamena ravennate (recentemente scoperta) in cui è stata trascritta una delle prime poesie d’amore in italiano. Una nota speciale è rappresentata dai tomi della Pala del Sollevato e dal primo Vocabolario degli Accademici della Crusca, opere che hanno contribuito a forgiare l’italiano realizzate grazie all’encomiabile attività dell’Accademia della Crusca.
Non mancano inoltre alcuni quadri. In esposizione, tra gli altri: Rinaldo e Armida di Tiepolo, il Ritratto di Alessandro Manzoni di Francesco Hayez, la Dama con il Petrarchino di Andrea del Sarto e alcuni disegni del Vasari. Accanto ai codici e ai testi del passato c’è anche un sistema di audiovisivi e di postazioni informatiche con cui il visitatore può interagire per approfondire i temi presentati nella mostra.
Dove il sì suona - gli Italiani e la loro lingua


Galleria degli Uffizi e Reali Poste - Piazzale degli Uffizi
Info tel 055 2654321

da: www.florence-concierge.it

 
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Sette secoli, un tuffo nell’italiano

Post n°7 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da italianoperfetto
 
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Si prova un po’ d’emozione di fronte a quella scrittura minuscola con cui Savonarola chiosò la sua Bibbia riempiendo ogni millimetro dei bordi bianchi delle pagine. Si dice che così preparasse le infiammate prediche dirette a quella Firenze che stava dimenticando i recenti trascorsi in cui Giotto da una parte e Dante da un’altra , con le loro opere cristianamente ispirate, davano origine alla nostra lingua figurativa e alla nostra lingua letteraria.

«Entrate agli Uffizi – suggerisce il soprintendente per il Polo museale fiorentino, Antonio Paolucci, ponetevi di fronte alla Maestà di Ognissanti, mettetela a confronto con quella vicina di Cimabue, e lo capirete subito. Guardando l’uno dopo l’altro quei due capolavori vedrete il greco della tradizione bizantina, ancora presente in Cimabue, trasfigurare nel nuovo stile romanzo inaugurato da Giotto».

Paolucci ha accolto con orgoglio ed entusiasmo la possibilità di ospitare agli Uffizi, sotto lo stesso tetto, la storia dell’arte italiana (che lì è di casa) e la storia della lingua italiana attraverso la prestigiosa mostra «Dove il sì suona – Gli italiani e la loro lingua», inaugurata giovedì scorso da Carlo Azeglio Ciampi.

«La nostra storia artistica – insiste Paolucci – è nata a Firenze negli stessi anni in cui il coetaneo e concittadino di Giotto, Dante Alighieri, sciogliendo il disseccato latino della Università e della Chiesa nel volgare toscano e negli idiomi dell’Europa romanza, dava inizio alla nostra storia letteraria».

La mostra fiorentina, che coglie il titolo dall’Inferno dantesco dove il poeta si riferisce agli italiani in un’Italia di là da venire definendoli «Le genti del bel paese là dove ’l sì suona», è stata realizzata dalla Società Dante Alighieri con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

«Si era pensato anche a Roma, addirittura alle Scuderie del Quirinale – confessa il presidente della Dante Alighieri, Bruno Bottai –, ma ci sarebbe stata una contraddizione: questa mostra non si poteva fare che a Firenze e agli Uffizi». «E Firenze – risponde il vicepresidente dell’Ente Cassa di Risparmio, Edoardo Speranza – deve essere grata alla Società Dante Alighieri perché questa è la mostra più importante da molti decenni a questa parte e colma un vuoto culturale, quello di una recente sottovalutazione di Firenze come patria della lingua italiana».

«Una lingua nazionale è, di norma, un antico dialetto parlato in un’area geograficamente ristretta che è riuscito ad imporsi con forza su altri dialetti – spiega il curatore della mostra, Luca Serianni –, ma nel caso fiorentino non c’è stata imposizione, bensì prestigio letterario». Fatto sta che dopo sette secoli «la lingua che oggi adoperiamo in ufficio, in autobus, nei negozi, nelle conferenze – afferma sicuro Serianni – è il dialetto fiorentino trecentesco, con le inevitabili modificazioni». Insomma, l’italiano del Duemila è tuttora più simile a quello del Bocaccio che non a un «misto» italo-inglese e se tutto questo è vero, il merito è anche della televisione e prima ancora della radio. Non a caso nella mostra «Dove il sì suona» capita di sentire la Lacrima sul viso di bobbysoliana memoria, di vedere spezzoni di Totò, di assistere a melodrammi, ma anche di ascoltare l’eccezionale sonorità della Divina Commedia in sardo. Il tutto, in un sistema interattivo, dove spiccano, accanto al rammentato Savonarola, il Placito di Capua (il leggendario «Sao ko kelle terre per kelle fini...», esposto per la prima volta in assoluto) o la Commedia di Dante donata da Boccaccio al Petrarca, gli appunti di Michelangelo e di Galilei, i biglietti di Verdi, Manzoni e D’Annunzio, fino alla prima versione autografa dei Limoni di Montale.

da: www.toscanaoggi.it

 
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Intervista a Francesco Sabatini, presidente dell’Accademia della Crusca

Post n°6 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da italianoperfetto
 
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La lingua italiana memoria di popoli e persone

Intervistare il presidente dell’Accademia della Crusca, massima autorità linguistica italiana, mette in soggezione. Ed ovviamente si preparano le domande con una certa cura facendo attenzione a ben utilizzare il congiuntivo e magari inserendo dotte citazioni per dare una bella « allure » alle domande… e invece ci si trova davanti a un professore che scrive volentieri degli SMS usando la lingua « smontata » dei giovani e che afferma che il congiuntivo nel periodo ipotetico non è poi così obbligatorio.

Docente di Storia della lingua italiana all’Università di Roma, il professor Francesco Sabatini, l’aria distinta, 76 anni, vitale e simpatico, è il primo presidente dell’Accademia della Crusca non fiorentino (è originario dell’Abruzzo). Si è confidato a RADICI all’occasione dei festeggiamenti della Settimana della lingua italiana nel mondo.

Nella seconda metà del Cinquecento, in un’Italia priva di unità politica, fu l’Accademia della Crusca a promuovere l’unità linguistica e culturale italiana. Oggi circa il 2% della popolazione europea parla l’italiano come lingua straniera e l’italiano è al quinto posto tra le lingue più studiate nel mondo. Come vive questa realtà?
L’Accademia non è una fonte diretta di apprendimento della lingua italiana. Non svolge più questa funzione normativa. È un’istituzione scientifica che promuove lo studio, l’attenzione e la cura dell’italiano in molti altri modi. La Crusca si rivolge prevalentemente alle istituzioni, ai politici, ai giornalisti, agli insegnanti e ai funzionari: a coloro che operano con la lingua. Chi impara l’italiano non attinge direttamente dalla Crusca, ma dai corsi di lingua. Il singolo cittadino, tuttavia, può rivolgersi a noi scrivendo alla nostra rivista La Crusca per voi oppure collegandosi al nostro sito:
www.accademiadellacrusca.it.

Da secoli i cruscanti, i « guardiani della lingua », separano la buona lingua (la farina) dalle impurità (la crusca). Secondo Lei parole come ministra, sindaca, architetta, ingegnera sono farina o crusca?
Stanno diventando farina. Si tratta di fenomeni sociali prima che linguistici. E la lingua interpreta e guida anche i fenomeni sociali. Ci sono altre lingue meno attente agli aspetti formali che hanno immediatamente formato i femminili di questi sostantivi. In Italia si trovano delle resistenze, ma data l’entità della partecipazione femminile a tutte le cariche e le professioni e data la possibilità della nostra lingua di flettere questi nomi, è opportuno l’uso femminile, anche per evitare gli equivoci. Esistono già le coppie di termini cassiere/cassiera, infermiere/infermiera, cameriere/cameriera, ragioniere/ragioniera: perché non dovrebbe esistere anche ingegnere/ingegnera? Insomma: la lingua non ha nulla da obiettare, è soltanto l’abitudine.

Nel 2005, quando l’italiano è stato escluso dal gruppo delle lingue ammesse nelle conferenze stampa dei commissari dell’Unione Europea, Lei, deluso e arrabbiato, ha affermato: « In Europa non ci vogliono bene ». È cambiato qualcosa nel frattempo? La pensa sempre così?
Non so se questa affermazione dura è uscita dalla mia bocca o dalla penna di un giornalista. Io non credo affatto che in Europa non ci vogliano più bene, anzi. L’italiano, come persona e come lingua, riscuote simpatia spontanea, per l’armonia, per la non eccessiva pignoleria, per il dolce vivere all’italiana. Pensiamo ai tanti giovani che sono i veicoli più positivi della lingua italiana e dell’amore verso l’Italia. Ciao è diventata la parola italiana più diffusa al mondo: i giovani stranieri l’hanno portata con sé dopo le vacanze e gli amori sulle nostre spiagge.

da: www.radici-press.net

 
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Scuola di design a Firenze

Post n°5 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da italianoperfetto
 

Perchè Accademia Italiana

La città di Firenze rappresenta una delle pietre miliari della tradizione storica ed artistica del nostro Paese; patria della lingua Italiana e dell’arte intesa cone ricerca estetica del bello per eccellenza, Firenze se è anche sempre contraddistinta per le sue monumentali opere ingegneristiche, le quali hanno sempre interessato ed inspirato artisti, ingegneri ed appassionati da tutto il mondo. Per questi motivi e per le moderne e funzionali strutture di cui Firenze è oggi dotata, la citta’ è una delle mete piu’ ambiti per gli aspiranti studenti di design.

da: www.accademiaitaliana.it

 
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Progetto Wiki Toscana

Post n°4 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da italianoperfetto
 
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Hrundi V. Bakshi ha identificato il problema. E' chiaro che i progetti linguistici di Wikipedia non possono riconoscere le microdifferenziazioni dialettali della nostra penisola, anche perché neppure noi utenti saremmo ingrado, da parlanti nativi, di riferirci con assoluta certezza a questo o a quel dialetto, per lo meno nell'uso scritto (non diementichiamoci che il dialetto viene usato, da chi lo usa, nel parlato; gli usi letterari sono qualcosa di molto particolare). Però la linguistica in questo ci viene incontro. Esistono i concetti di italiano regionale e dialetto regionale (o koinè dialettale), che possono venire in nostro soccorso. Il napoletano di wikipedia, per esempio, è una koinè campana, che per comodità chiamiamo col nome dell'esponente più rappresnetativo. Così come il romanesco potrebbe diventare il punto di riferimento per una koinè comprendente alcune aree dell'italia mediana, da definire. Sicuramente potremmo includere i dialetti castellani, volendo il latinese e le parlate ciociare. A nord potremmo arrivare al viterbese, al limite potremmo forzare la mano e includere l'Umbria (quanto meno Terni) e le Marche, linguisticamente affini per diversi tratti.

Ma la Toscana sicuramente no. E' molto diversa. Innanzi tutto: un progetto di wiki toscana che base prenderebbe come punto di riferimento? Siena? Firenze? La Toscana occidentale? Ricordiamoci che il fiorentino è anche la base per l'italiano standard (che si identifica nel fiorentino emendato, lingua insegnata nelle scuole di dizione). Purtroppo spesso i tratti linguistici che servono a determinare le isoglosse (i confini fra i dialetti) sono tratti fonetici. Non tutto può trasparire nella grafia, cosa che complica ulteriormente il nostro problema. Per sintetizzare la mia opinione: Sì a un progetto di wiki romano/mediano e a una wiki tsocana, no a un progetto unico.

da: http://it.wikipedia.org

 
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Firenze, luogo di studi

Post n°3 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da italianoperfetto
 
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Firenze è conosciuta in tutto il mondo per essere la città dell'arte, la capitale del Rinascimento, uno dei centri più importanti della cultura letteraria e scientifica. È il capoluogo della regione Toscana e si trova nel centro-nord dell'Italia, tra Roma e Milano. È attraversata dal fiume Arno ed è circondata a nord e ad est dalla catena montuosa degli Appennini, a sud dalle dolci colline del Chianti (la zona dove si produce il famoso vino), e ad ovest dalla pianura del Valdarno. La città ha circa 500.000 abitanti, ma se consideriamo i vari paesi dell'area metropolitana (Fiesole, Bagno a Ripoli, Scandicci, Calenzano, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino), circa 4 milioni di turisti che la visitano ogni anno, circa 40 mila studenti universitari e di varie altre scuole, circa 20 mila studenti stranieri, circa 30 mila lavoratori pendolari, circa 50 mila domiciliati extracomunitari, arriva ad avere più di un milione di persone che la 'vivono' ogni giorno. Il centro storico di Firenze è uno dei più grandi al mondo ed ha una densità tale di monumenti ed opere d'arte che sembra di non finire mai di visitarlo e conoscerlo. Sembra incredibile che quasi la metà dei beni artistici italiani si trovi in questa città... come se non bastassero quelli di altre città italiane come Venezia e Roma che insieme a Firenze e al resto d'Italia costituiscono a loro volta la metà dei beni artistici mondiali!

Firenze è il luogo ideale per imparare o migliorare la lingua italiana per molti motivi. È la città ove è nata e dove si è più evoluta la lingua italiana; è qui dunque che si parla l'italiano più puro d'Italia anche se con una caratteristica ed unica inflessione dialettale. Grazie al suo vasto e ricco patrimonio di monumenti e opere d'arte è diventata un centro artistico e culturale tra i più importanti del mondo. Si trova al centro della Toscana e in meno di 1 ora si raggiungono città come Siena, Lucca, Pisa, Arezzo, San Gimignano, Cortona, Pienza, Volterra e la costa del mar Tirreno. È una città universitaria e turistica non molto grande e il suo centro storico è lontano dal traffico e dalla zona industriale periferica; offre quindi il clima ideale per un corso di studi. È una città tranquilla dove vi è poca criminalità. A Firenze non ci sono soltanto musei, chiese, palazzi e monumenti importanti ma anche tipiche trattorie dove si può assaporare la prelibata cucina toscana, una quantità innumerevole di locali caratteristici dove incontrarsi e divertirsi, concerti e spettacoli in ogni periodo dell'anno, parchi e giardini dove rilassarsi, negozi di alta moda degli stilisti più famosi del mondo, tipiche botteghe artigiane dove si possono ancora ammirare pittori ed artisti durante il loro lavoro, manifestazioni tradizionali e rievocazioni storiche nelle quali sembra di essere proiettati nel tempo di Dante o di Michelangelo, i caratteristici vicoli dove il presente si fonde con il passato. Per questi motivi sempre più studenti e turisti decidono di soggiornare in questa città e di studiare in una scuola di lingua italiana a Firenze, dando vita ad un intensissimo interscambio culturale. Studiare l’italiano in una scuola di lingua italiana in Italia significa avere l’opportunità di vivere ogni giorno la cultura italiana e di praticare costantemente la lingua italiana. Studiare l’italiano in una scuola di lingua italiana a Firenze significa inoltre, fare un’ esperienza indimenticabile nella città dove è nata la lingua italiana e dove ancora oggi si parla l’italiano più corretto. Anche per questo motivo ogni anno il 40% circa degli studenti iscritti alle scuole di lingua italiana in Italia sceglie di fare un corso in una scuola di lingua italiana a Firenze.

da: www.scuoladavid.it
 
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Università per Stranieri

Post n°2 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da italianoperfetto
 
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In Italia ci sono due Università per Stranieri, a Siena e a Perugia. Qual è il ruolo di questi Atenei?

Le due Università hanno un ruolo decisivo: vi arrivano insegnanti da tutto il mondo, sono un luogo d’incontro per scambiare idee e discutere strategie per l’insegnamento dell’italiano nei rispettivi paesi. Gli ottimi docenti che si trovano nei due Atenei facilitano questi incontri attraverso corsi di formazione e aggiornamento sia sul piano linguistico che culturale. Tutti noi che abitiamo all’estero abbiamo bisogno, per dirla con Manzoni, di “sciacquare i panni in Arno”e, anche se l’Arno non passa né per Siena né per Perugia, è essenziale avere contatti frequenti con le istituzioni che sono dei punti di riferimento per la ricerca e la didattica.

da: http://culturitalia.uibk.ac.at

 
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Toscana

Post n°1 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da italianoperfetto
 
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La gente della Toscana (Tuscany) può sostenere giustamente di avere la cosa migliore di tutto - l'architettura, la più grande collezione d'arte del paese, la bella campagna immersa nelle morbide tonalità del rosa, alcuni prodotti freschi italiani e i migliori vini conosciuti. I lavori di Michelangelo, Donatello, da Vinci e di altri maestri toscani del quindicesimo e sedicesimo secolo ancora influenzano universalmente gli artisti. Gli architetti toscani hanno influenzato gli architetti con i secoli. I lavori letterari di Dante, Petrarca e Bocaccio hanno piantato i semi per la lingua italiana ed ancora oggi rimane un senso di rivalità fra senesi e fiorentini in merito a chi parla l’italiano più puro. La maggior parte della gente è attratta dalla Toscana per lo splendore artistico di Firenze e di Siena o per osservare la torre di inclinata a Pisa. Ma Toscana caratterizza inoltre alcune delle più impressionanti città della collina d'Italia, compreso il San Gimignano, Volterra, Cortona e Montepulciano.
I camminatori ed gli amanti della natura possono godere delle Alpi Apuane, della Garfagnana, del Mugello e del Parco Naturale della Maremma, vicino a Grosseto. La cucina toscana è dominata dal pane e dall'olio di oliva extravergine supplementare prodotto nelle colline della regione, che è vicino all'Italia più raffinata. Il pane si accompagna con in ogni portata, compreso il dessert, in cui può essere ricoperto con tuorlo d'uovo e scorza d’arancia e essere spruzzato con un pesante strato di zucchero in polvere. I Crostini, piccoli panini con fegato di pollo tritato e il fettunta, una fetta di pane tostato sfregata con aglio e bagnata con olio, sono antipasti popolari e le robuste minestre, come la ribollita, ispessita col pane, sono comuni per iniziare il pasto. Carne e pollame sono cotti, arrostiti o fritti e possono essere semplicemente accompagnati con una fetta di limone, che i toscani utilizzano come salsa. I dolci tradizionali sono semplici, come i biscotti conditi con le noci o le spezie e serviti con un bicchiere di vin santo, vino da dessert. I vini della regione sono fra i più conosciuti del paese: il Chianti, il vino nobile di Montepulciano e il Brunello di Montalcino. Tradizionalmente, la maggior parte dei vini toscani sono rossi, ma negli ultimi anni le vigne intorno al San Gimignano hanno prodotto Vernaccia, un bianco deciso che sta diventando più popolare.
Città: Aresso, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa, Carrara, Pisa, Pistoia, Prato, Siena
Superficie: kmq 22993
Parchi Nazionali Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano (1989), Parco Nazionale del Monte Falterona, Campigna e delle Foreste Casentinesi (1990).

da: www.bedandbreakfasts.it

 
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