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Messaggi di Gennaio 2015

 

ESSERE SOLI NELLA VITA NON CI AIUTA, MEGLIO CONDIVIDERE E , SE CRISTIANI, AFFIDARSI A GESUU'

Post n°876 pubblicato il 31 Gennaio 2015 da sebregon

III SETTIMANA DEL T.O.  - SABATO

SAN GIOVANNI BOSCO (m) 



 

 

Mc 4,35-41 

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

 

 

 

Noi uomini siamo in continuo passaggio da una situazione all’altra. Il più delle volte si tratta di transiti conosciuti che viviamo grazie all’abitudine che ci aiuta ad affrontarli.  In altri momenti invece ciò che avrebbe dovuto essere semplice si complica e qualche volta ci getta nel panico per via  di un imprevisto, di una disgrazia o, come nel caso dei discepoli sulla barca, per l’infuriare degli elementi della natura.

 

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Le avversità rafforzano la personalità dell'uomo. Parola di esperti

 

 

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Capita pure nella vita dello spirito che quando ci si dà da fare per cambiare veramente ecco che si scatenano le forze avverse perché non sopportano  che  un figlio di Dio prenda sempre più coscienza di sé e del bene che può fare in questo mondo. La lotta alcune volte è dura e se si pensa di farcela da soli si è votati alla rovina. Succede che, quando  ci accaniamo per far fronte fino in fondo alle avversità, ad un certo punto, non avendo  più forze di cui disporre e alla presenza del  punto di rottura, presi dalla paura, cediamo.

 

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Abbiamo voluto far tutto da soli e paghiamo caro questo nostro voler essere nel mondo in modo autarchico. Gesù ci insegna a decentrarci da noi stessi ed a tenere fisso lo sguardo su di Lui il solo che potrà chiudere in positivo tutte le difficoltà che possiamo avere su questa terra.

 

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icona bizantina

 

 

 

 

 Intendiamoci non si tratta di chiedere un intervento miracoloso ma di essere alla presenza del Signore per vivere tutto ciò che ci capita e dire sempre alla fine:” grazie”. Bernanos concludeva il suo ‘Diario di un curato di campagna’ proprio con queste parole: ‘Tutto è grazia’ . E la grazia ci arriva dal Signore Gesù ma anche dalla sincerità e l’abbandono con cui l’amiamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, donaci una fede forte ed una capacità d’amore che superi la miopia del nostro io che invece vorrebbe fare tutto da solo per poi alla fine non amare nessuno tanto si sente bravo.

Michele Sebregondio

 

 
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USCIRE ALLA LUCE, RINASCERE ECCO UN COMPITO IMPORTANTE PER IL VERO LIFTING DEL NOSTRO SPIRITO

Post n°875 pubblicato il 31 Gennaio 2015 da sebregon

III SETTIMANA DEL T.O.  - GIOVEDÌ



 

 

Mc 4,21-25  

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

 

 

 

Il cammino del discepolo di Gesù è quello di uscire a poco a poco allo scoperto e cioè di uscire progressivamente, o anche improvvisamente per un aiuto speciale dello  Spirito Santo, dal buco dove gli piace rifugiarsi. Il buco può anche essere una maschera che lo nasconde agli occhi degli altri, una maschera che a poco a poco si è costruito e che non gli appare tale ma piuttosto un suo modo d’essere a questo mondo.

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Venire allora alla luce significa lasciarsi indietro il proprio io costruito, e che ci vuole convincere d’essere proprio il nostro, per cambiare il livello della nostra attenzione spostandola su Chi può illuminare le nostre tenebre ed aiutarci a rendere di nuovo vivo ed umano il nostro volto.

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Venire alla luce

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La luce proveniente dal volto e dalla vita di Gesù può operare questo miracolo perché se si insiste nel mettersi di fronte a Lui piuttosto che preferire le proprie caverne allora il cambiamento di vita avviene. E così non avremo più segreti da difendere o nostre ombre da avvalorare come luce perché la luce di Gesù nello stesso tempo che ci sana vivifica le cose buone che abbiamo mettendole in un cammino di vera liberazione.

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Il mezzo per entrare in questa avventura di luce è l’ascolto: ascolto della Parola e ascolto vero del fratello che significa accoglienza nel vuoto di noi che abbiamo preparato perché sia riempito dalla grazia di tutti coloro, divini od umani, ci vorranno beneficiare della loro visita.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, che dimori nei nostri cuori, spingici fuori da tutte le pieghe dei nostri interessi o della nostra importanza personale, dove amiamo rifugiarci, in modo da diventare,  il più possibile, un’ impronta della Tua luce.

 

Michele Sebregondio

 
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LA VIA PER CONOSCERE LA VOLONTA' DI DIO E' L'ASCOLTO DELLA SUA PAROLA

Post n°874 pubblicato il 28 Gennaio 2015 da sebregon

 

Martedì della III settimana  Marco 3,31-35

 

 

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre". 



Ma chi sono i veri parenti di Gesù?   Secondo Teofane il Recluso sono quelli che rinunciano al libero arbitrio, senza rinunciare alla libertà di coscienza. E' un argomento di scottante attualità.  A volte succede che in preda a un cattivo  pensiero che ci assale all'improvviso, per esempio, ci lasciamo tentare dalla bottiglia di grappa che abbiamo sul tavolo, benché sappiamo che il medico che ci ha vietato severamente di bere, abbia ragione. Deboli abbiamo ceduto, per poi pentirci della nostra debolezza. Nella vita spirituale ci comportiamo nello stesso modo quando agiamo secondo il libero arbitrio. in questo modo arriviamo a giustificare non solo le debolezze, ma perfino i delitti. Cosi si può arrivare ad interpretare la scrittura in modo da giustificare i nostri peccati. Tutto questo separa dalla volontà di Dio. Solo l'umiltà di confrontare il nostro volere con l'altro ci può salvare.

 

Livio Cailotto

 
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PER LA NOSTRA TROPPA SAGGEZZA DIO NON RIESCE AD AVVICINARSI AL NOSTRO CUORE

Post n°873 pubblicato il 24 Gennaio 2015 da sebregon

II SETTIMANA DEL T.O.   - SABATO

SAN FRANCESCO DI SALES (m)
Vescovo e Dottore della Chiesa

 


 


 

Mc 3, 20-21
 
 
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

 

Gesù è “straordinario”, in tutti i sensi. Al punto che i suoi famigliari, vedendo come si comporta, lo credono pazzo. Una pagina di Vangelo brevissima, e un po’ provocatoria, visto che mette in luce – e ancor più nei versi successivi – il rapporto di Gesù con la sua famiglia.Lui ha fatto una scelta forte, si è allontanato dai suoi e ha cominciato a predicare, attirando una vasta folla.

 

 

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Questo lo mette in condizione di fare una vita apparentemente folle, agli occhi di chi è ancorato alla “normalità”. L’invito implicito è quindi di aprirsi al nuovo, alla follia, alla diversità, avendo il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, anche in contro tendenza. Un invito che è una sfida: prendere o lasciare!

 

Alessandra Callegari

 
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OGGI GESU' RIPRENDE PIEDE NEI CUORI DEGLI UOMINI: CHE NON SIA ARRIVATA L'ORA DI VOLGERE UN VERO SGUARDO SU DI LUI?

Post n°872 pubblicato il 22 Gennaio 2015 da sebregon

II SETTIMANA DEL T.O. - GIOVEDÌ

 

 

 

 


 

 

 

 

Mc 3, 7-12


 
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

 

Il dolore fa parte della nostra vita, ne sovrabbondiamo  e se crediamo in Gesù cosa possiamo possiamo chiedergli? Ci verrebbe subito da dire: “Che ci tolga il dolore!”. E così è stato per tutti quelli che lo hanno incontrato mentre se ne andava in giro per la sua Palestina: in tantissimi hanno potuto ottenere guarigioni fisiche e risanamento dello spirito.

 

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Tuttavia oggi la nostra partita con Lui non passa attraverso la guarigione fisica, almeno nella maggior parte dei casi, ma nel nostro affidarci o meno alla sua persona. Ed è in questo affidamento che il Signore Gesù ci assicura che almeno l’inquietudine del nostro spirito sarà di sicuro sanata grazie ad un rapporto di comunione con Lui che è la via la verità e la vita.

 

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La disgrazia più grande per un uomo non è quella d’essere malato nel corpo, ma quella d’essere perduto d’anima. Se si vive senza pace credendo che non ci sia più il bene su questa terra, perchè erroneamente lo si pensa  tutto consumato, come si fa ad avere speranza per se stessi e per il nostro prossimo? Gesù è quello che ci tiene nella cordata della vita e non ci fa precipitare. Gesù è l’uomo-dio riuscito come avremmo dovuto essere noi con la nostra quota di divinità ed umanità ad immagine del Padre che ci ha creato.

 

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Certo tra noi e Gesù c’è il dislivello tra che intercorre tra Dio e l’uomo ma è pur vero che Gesù è venuto a trascinarci nel suo versante divino tenendo conto del mondo in cui  viviamo, della nostra libertà e sopratutto del nostro essere lenti nel capire chi veramente ci ama.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, è vero siamo duri, durissimi ma più forte della nostra granitica diffidenza è il tuo spirito d’amore che ci afferra perchè non cadiamo nell’abisso dell’insignificanza e nelle braccia dei nostri continui lamenti per il mondo che non è come lo vorremmo.

 

Michele Sebregondio

 
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ABBIAMO BISOGNO DI RIFERIMENTI PER VIVERE CHE NON SONO SOLO MODI PER SOPRAVVIVERE

Post n°871 pubblicato il 19 Gennaio 2015 da sebregon

II SETTIMANA DEL T.O. – MARTEDÌ



 


 

 

 

 

 

 

 

 

 


Eb 6,10-20


Fratelli, Dio non è ingiusto tanto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e che tuttora rendete ai santi. Desideriamo soltanto che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine, perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che, con la fede e la costanza, divengono eredi delle promesse.Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso dicendo: «Ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza». Così Abramo, con la sua costanza, ottenne ciò che gli era stato promesso. Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro, e per loro il giuramento è una garanzia che pone fine a ogni controversia. Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l’irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento, affinché, grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. In essa infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi, divenuto sommo sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek.

 

 

Paolo, o chi della sua cerchia ha scritto questa lettera, aveva capito che la fede dei  suoi interlocutori si stava affievolendo.  E’ per questo che cerca di ricordare loro come le promesse ed il giuramento fatto da Dio ad Abramo valgono ancora e sono irrevocabili. Venendo a noi, e misurando il tempo che ci separa dal primo secolo, dobbiamo chiederci se queste parole sono comprensibili anche per i nostri tempi.


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A guardare solo ciò che succede oggi, per cui dei fanatici uccidono in nome di Allah, dobbiamo concludere che i grandi di ogni tempo, nonostante i loro cattivi interpreti, vivono tra noi e la loro presenza performa ancora oggi la nostra vita. Vi sono milioni, se non miliardi di persone che credono in qualcuno che è esistito in tempi lontanissimi e per loro il riferimento di vita è tanto più convinto e preciso quanto più si avvicinano al loro pensiero ed al loro credere.


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Per noi che siamo cristiani ed affondiamo le nostre radici nella promessa di Abramo non ci è indifferente la sua persona e ciò che ha creduto ma soprattutto non ci è indifferente il modo avuto da Dio per iniziare con l’uomo un percorso che avrebbe raggiunto nel tempo tutti gli uomini. Leggere la storia di Abramo e quella posteriore ci aiuta a comprendere come Dio ha amato questa nostra umanità  e come l’abbia accolta anche se peccatrice.


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Questa sua compromissione non l’avremmo capita se tutto fosse iniziato con Gesù, il santo dei santi ma di più Figlio eterno del Padre rivestito della nostra carne,  perché avremmo subito pensato che un tale intermediario ci avrebbe tolto quella possibilità di farcela da soli. Ed invece attraverso la storia del popolo d’Israele e degli infiniti tentativi fatti dal Padre per riportare il suo popolo a Lui, abbiamo visto in esempio come di fatto la lontananza tra Dio e l’uomo rimaneva incolmabile. Gesù dunque, questo nostro lontanissimo figlio d’uomo, per ciò che ha detto e fatto, è la persona per cui vorremmo vivere e morire e non far morire gli altri. Noi siamo legati alla sua promessa di farci figli di Dio, suoi fratelli e fratelli tra di noi, ed a quella di accoglierci nel suo regno eterno quando si spegnerà la nostra vita su questa terra.


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Le sue promesse attraversano i secoli e sono per noi oggi un riferimento di vita e dunque cerchiamo di far prendere vigore alla nostra fede  nel caso si fosse affievolita od i mali del mondo ci avessero fatto dubitare che quelle promesse si realizzeranno. Ricordiamoci però che la vita cristiana non è una vita che si può vivere da soli ma che dobbiamo con ogni mezzo cercare dei fratelli con cui viverla come del resto ha fatto Gesù che è il nostro maestro.

 

La nostra vita e la Parola



Spirito del Signore, i mali del mondo cercano in ogni modo di dipingerci un Padre celeste impotente e dunque alla fine inesistente,  accendi allora sempre più  la nostra fede perché possiamo non solo testimoniarla a questo mondo , ma anche dargli le ragioni di ciò in cui crediamo.

 

Michele Sebregondio

 
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L'AMORE DI DIO E' OLTRE GLI STECCATI DELLE NOSTRE DIVISIONI

Post n°870 pubblicato il 17 Gennaio 2015 da sebregon

SAN ANTONIO, ABATE (m)


 


 


 Mc 2,13-17


In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

 

Perché mangia insieme ai repubblicani e ai peccatori?Come a dire: perché parlare con i diversi? Perché stare con gli “inferiori”?Questo brano  mi ha immediatamente risuonato come un invito alla relazione, e alla non esclusione, ovvero al non “razzismo”.Gesù si rivolge a tutti, anzi indica esplicitamente che la Via è quella della inclusione, della empatia, della comprensione.

 

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Potremmo dire – faccio una voluta forzatura “professionale” – che nel suo insegnamento egli spieghi: “mi rivolgo ai nevrotici, che hanno bisogno di lavorare su di sé, e non a quelli che sono già più evoluti o hanno già fatto percorsi terapeutici”. Poi, in realtà, nella sua azione dimostrerà addirittura che i cosiddetti “giusti per default”, i rappresentanti stessi della Legge, avrebbero ancora più bisogno di aiuto degli altri (usando la metafora precedente, ci sono terapeuti più nevrotici dei loro clienti: ma questa è un’altra storia…).


Alessandra Callegari

 
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CHE LA NOSTRA FEDE NON SIA TIEPIDA E SCIPITA PERCHE' IL MONDO HA BISOGNO DELLA NOSTRA TENUTA

Post n°869 pubblicato il 15 Gennaio 2015 da sebregon

I SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI – GIOVEDÌ


 

 

 


 



 

Eb 3, 7-14
  
Fratelli, come dice lo Spirito Santo:
«Oggi, se udite la sua voce,
non indurite i vostri cuori
come nel giorno della ribellione,
il giorno della tentazione nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova,pur avendo visto per quarant’anni le mie opere.Perciò mi disgustai di quella generazione
e dissi: hanno sempre il cuore sviato.
Non hanno conosciuto le mie vie.
Così ho giurato nella mia ira:
non entreranno nel mio riposo».
Badate, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente. Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura questo oggi, perché nessuno di voi si ostini, sedotto dal peccato. Siamo infatti diventati partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuto fin dall’inizio.
 

La domanda di oggi è questa: “Ma noi udiamo la voce dello Spirito Santo?”. Siamo circondati da mille stimoli e siamo così occupati nei nostri affari o piaceri che difficilmente diamo spazio a qualcosa di diverso. L’”attesa” la spendiamo per immaginare l’avvicinamento di oggetti concreti del mondo o anche per le relazioni con le persone, tutte cose buone per carità, ma per l’avvicinarsi di un mondo altro, ed in modo particolare del Signore,  non abbiamo tempo nè desiderio.

 

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L’inaspettato però ci arriva lo stesso e spesso sotto forma di malattie o di preoccupazioni che sono le mille miglia lontani dai nostri desideri. Noi cristiani oggi siamo chiamati a vivere più intensamente il nostro credere nel Signore Gesù. Oggi il mondo è diventato così disperdente che ha bisogno di noi per rimetterlo  assieme davanti e con il Signore.


 

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Certo ci troviamo in una situazione difficile per raccontare di nuovo la grandezza e la bellezza del nostro Signore Gesù perché non siamo aiutati dalla storia precedente e dai tanti tradimenti e cattivi esempi dei nostri fratelli nella fede ma una nuova aurora sta sorgendo il cui antesignano è proprio il nostro papa Francesco ed il suo essere ed apparire come uno di noi.

 

 

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Cerchiamo dunque di non essere dei cristiani della domenica che amano mettersi  il cuore in pace per aver obbedito al precetto ma poi si dimenticano del Signore Gesù per il resto di tutta la settimana, cerchiamo d’essere invece dei testimoni  della bellezza del tesoro che teniamo in mano. Il nostro tempo ha bisogno di Gesù perché, anche se fosse stato un solo uomo, non se ne trova sotto il cielo di tutti i tempi uno come Lui.

 

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E ce ne accorgiamo oggi, purtroppo a nostro svantaggio  quando veniamo colpiti dal terrorismo, quando scopriamo che il nostro vero ispiratore è il mondo ebraico-cristiano che per noi cristiani è imperniato sugli insegnamenti di Gesù e che  su questa premessa è potuta sorgere la nostra civiltà occidentale. Tuttavia non per questo noi amiamo Gesù ma perché percepiamo che nessuno ha mai avuto un amore così grande e potente per l’umanità e per ciascuno di noi. Abbiamo sì esempi di grande umanità, qua e là nella storia, verso cui abbiamo grande  ammirazione e venerazione ma un disegno così preparato nel tempo delle generazioni per portarci alla Sua nascita ed alla Sua vita non lo troviamo nell’esistenza di nessun altro uomo.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, che sei presente in ogni momento della nostra esistenza, rafforza in noi la fede e fa che  non ci disponiamo ad essere solo vasi che ricevono ma che versano verso i fratelli tutto ciò che Tu ami donarci.

 

Michele Sebregondio

 
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GESU' E' VENUTO SU QUESTA TERRA PER LIBERARE IL CUORE E LE MANI DEGLI UOMINI DA OGNI MALVAGITA'

Post n°868 pubblicato il 13 Gennaio 2015 da sebregon

 I SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - MARTEDÌ


 

Mc 1, 21-28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro,straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. 

 

Gesù si rivolge direttamente allo spirito malvagio senza mediazione alcuna e lo caccia. Questa è la sua forza alla quale anche noi possiamo e vogliamo  ispirarci. Incombe su di noi l'attualità di questi giorni. Giovani seguaci della jihad mossi dal risentimento e dalla voglia di vendetta per presunti o veri torti subiti uccidono innocenti.

 

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Uno spirito malvagio gli abita. Non hanno incontrato qualcuno che con la forza e l'autorità necessaria gli gridasse: " Esci da questo giovane". Qualcuno che cacciasse il loro spirito malvagio straziandolo, gridandogli  forte vattene." Anche di fronte ad un uomo posseduto da uno spirito malvagio Gesù caccia lo spirito malvagio ma salva l'uomo e questa è la vera forza di Gesù.

 

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Lui combatte gli spiriti non chi ne è posseduto. Non conosco l'islam. ma voglio sperare che questa distinzione sia rintracciabile anche in quella religione.

Livio Cailotto

 
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DIO DIFENDE SEMPRE LA NOSTRA LIBERT' NONOSTANTE I NOSTR ORRENDI MISFATTI

Post n°867 pubblicato il 09 Gennaio 2015 da sebregon

10 GENNAIO
FERIA DEL TEMPO DI NATALE DOPO L'EPIFANIA









Lc 4, 14-22


 In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

Gesù è l’uomo di ogni tempo perché quel suo  ‘oggi’  è l’oggi continuo del nostro divenire storico. Ed è proprio oggi che possiamo apprezzare la differenza tra la sua testimonianza e quella che ci hanno dato in queste ore chi, in nome di un Islam mal inteso, ha seminato morte e terrore in Francia. Gesù ha versato il suo sangue per noi e non ha voluto che si spargesse quello dei suoi simili.


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Ricordiamoci come ha intimato a Pietro di riporre la spada quando si trovava nell’orto degli ulivi e come, sempre in quella situazione, ha fatto intendere chiaramente che non era la forza che gli mancava ma che la forza fisica non era la soluzione al male del mondo:Allora Gesù gli disse: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?”. (Mt 26, 52-53); ed ancora: Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!».

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Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. (Lc 18, 4-6). Gesù invece promette di cambiare la nostra situazione umana predicando il regno di Dio e cioè un recinto umano-divino dove non vi siano prigionieri od oppressi e dove vi sia luce vera che ci permette di vivere in pace nel Signore.  Nell’attuale grave situazione della nostra umanità il nostro compito di singoli come di comunità e di popoli deve essere quello di essere giusti perché solo da una giustizia praticata può venire pace al mondo. Noi cristiani poi dobbiamo intensificare di più la nostra preghiera nella consapevolezza d’essere peccatori  ed incapaci con le sole nostre forze di dare una risposta di pace a noi stessi ed ai nostri simili. Questa consapevolezza deve portarci a chiedere al Signore d’essere aiutati intanto che ci diamo da fare per mettere in pratica le sue parole.


La nostra vita e la Parola


 Spirito Santo, infondi nel cuore degli uomini la forza di praticare la giustizia in modo che tutti i popoli possano vivere in pace e nella serenità per la costruzione di un nuovo mondo.

 

Michele Sebregondio

 
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DONARE CI AMMORBIDISCE IL CUORE

Post n°866 pubblicato il 07 Gennaio 2015 da sebregon

GIOVEDI’ 8 GENNAIO 2014

FERIA DEL TEMPO DI NATALE DOPO L'EPIFANIA

 

 





Mc 6, 34-44

 
In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini. 

 

Il miracolo dell’abbondanza. Un invito - non l’unico, nelle pagine del Vangelo – ad avere fiducia nell’esistenza, a credere che la vita sia ricca e dispensatrice di ricchezza se la si guarda da questa prospettiva. Il che non è ovviamente sempre facile, anche perché a porre ostacoli non è solo la natura, non sempre provvida di beni, ma sono in genere soprattutto gli uomini stessi, con la loro avidità. Quello che Gesù vuole comunicare qui è che non c’è bisogno di “trattenere”, che c’è sempre tutto a disposizione per tutti. Che anzi si può condividere, e nel condividere scoprire che non solo non si perde ma si guadagna. Alla folla smarrita – come “pecore senza pastore” – perché non abituata a vedersi indicare questa via, Gesù fa intendere che la fiducia è la prima qualità da coltivare: fiducia nella vita, insieme alla speranza di trovare e alla carità per condividere.

 

Alessandra Callegari

 
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