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Commento alle letture della liturgia del giorno
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Messaggi di Dicembre 2014
Post n°865 pubblicato il 23 Dicembre 2014 da sebregon
NATALE 2014 . Dopo aver bloggato la mia poesia di Natale sento che la partita con Gesù che nasce in questo 2014 per me non è affatto chiusa. E questo perché oggi più che mai ci troviamo in in una così ricca e variegata presenza di linguaggi che inviano a mondi di ogni tipo che ormai quello cristiano nel suo universo di senso diventa sempre più straniero e incomprensibile. Occorre dunque rimboccarsi le maniche ed immaginare una più fresca significazione come fecero Paolo quando volle portare il messaggio di Gesù a coloro che non erano ebrei e i cristiani dei primi secoli quando si dovettero confrontare con il corposo e variegato mondo rappresentativo e filosofico dei greci e dei romani. . . Oggi i cristiani devono aver presente i saperi e le attese di questo mondo anche per marcare la differenza che ci distingue rispetto a qualsiasi discorso su Dio che non sia quello presentato da Gesù. Ogni affermazione infatti e domanda fatta su Dio, preso come concetto assoluto presente nel vocabolario umano, non può esser scaricata su noi cristiani quasi che ne fossimo i legittimi interpreti e detentori, saltando però di fatto la vita di Gesù venuto appunto a dare riscontro di verità a quelle affermazioni e a quelle domande. . . Mi pare che il Natale sia l’occasione per porsi delle domande radicali sia che a porle siano gli stessi cristiani o qualsiasi uomo che, onestamente e senza pregiudizi, si ponga di fronte a Gesù e alla sua storia sia quella precedente che quella della sua chiesa. Ed iniziamo:
Potrei ancora continuare ma ciò che mi preme dire è che ai nostri fratelli del mondo di oggi non si possono dare per scontati i fatti cristiani come se ormai non avessero più bisogno d’essere continuamente collocati in un quadro storico e ricompresi alla luce della nostra storia odierna. Insomma tutti, dai preti ai singoli battezzati, dovrebbero sentirsi sempre come in una situazione di primo annuncio dove diventa essenziale percepire nel pubblico oltre alla parte accogliente, e spesse volte addormentata , quella parte resistente a cui è giusto dare una spiegazione: parte resistente che forse è stata anche la nostra . . . Diversamente si prende la strada più comoda di incrementare la devozione delle persone o il discorso moraleggiante che oggi va bene a pochissime persone, ma che non tocca la stragrande maggioranza che la trova obsoleta e la guarda con aria sufficiente e per nulla liberante. Detto questo allora il Natale di Gesù può diventare l’inizio (per tanti uomini di buona volontà e che vogliano davvero cogliere l ’occasione di entrare in un mondo che alcune persone, rispettate nei propri circoli umani, dicono essere di grande interesse, verità e liberazione) di seguire tratto tratto la vita d’un uomo inviato da Dio che traduce in ogni suo atto una meravigliosa sintesi di misericordia, giustizia, passione, fedeltà, testimonianza di un mondo altro ecc. E può diventare anche l’occasione per chiedersi da dove sia spuntato fuori Gesù e quale sia la sua storia prima che nascesse visto che i testi la collegano addirittura ad Abramo cioè ad un uomo vissuto tra il secondo ed il primo millennio a.c. . . E scopriamo allora che la grandezza di Gesù è data anche da un disegno del Padre celeste che inizia da molto prima e d investe secoli e secoli di storia e di popoli. E per finire occorrerebbe ringraziare la Chiesa che ci ripropone sempre il Natale come per dirci: “ Non cercare un Dio frutto della tua testa ma accetta di confrontarti con un uomo come te, ed anche Dio, che ha molto da dire sula tua vita e la tua vera destinazione umana ed eterna. .
Post n°864 pubblicato il 22 Dicembre 2014 da sebregon
3 DICEMBRE – FERIA PRE NATALIZIA DI CORSA E FUORI TEMA Malachia 3,1 Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Non sarebbe Natale, senza la corsa (nel mio caso per la disponibilità alle confessioni e alle liturgie) che mi fa arrivare all’ultimo minuto nello scrivere queste note. Del resto, sebbene ci lamentiamo sempre che viviamo tutto di corsa in realtà questa corsa fa parte del nostro vivere e senza, non sapremmo stare. Diciamoci la verità ci piace questa frenesia, questa aria frizzante che come giusto carichiamo anche delle nostre emozioni. Forse per non avere troppa nostalgia delle emozioni di quando eravamo bambini e il Natale lo aspettavamo con frenesia e poi quando arrivava era Natale davvero. . Oggi il martirologio ricorda un santo dal nome e dalla vita strana. Si chiamava san Servolo e dice il martirologio che era paralitico e, udite udite chiedeva l’elemosina davanti alla chiesa di san Clemente a Roma. Quasi come se fra qualche anno assistessimo alla canonizzazione del lavavetri che tutte le mattine al semaforo prova a rendere più chiara la visione che abbiamo dalla nostra macchina, magari proprio in questi giorni in cui abbiamo o dimostriamo fretta di dire con regali bellissimi quanto bene vogliamo a nostri parenti. Anche se magari sono quei parenti che costituiscono il nostro cruccio quotidiano. San Servolo era un mendicante e quante persone, immagino, per la fretta di partecipare alla liturgia della chiesa di san Clemente nel sesto secolo non si saranno neanche accorti che lui c’era ma se si fossero fermati avrebbero incontrato un santo e se ci fermassimo anche noi ad accorgerci dei lavavetri, dei mendicanti, di quelli che ci passano accanto nella nostra frenesia. . . Chissà forse anche attraverso di loro incontreremmo dei santi. Per Natale se ci pensiamo non abbiamo molte cose da fare, ne abbiamo una sola, lasciarci incontrare da Dio che ha scelto una via strana per farsi incontrare: quella della fragilità e della povertà ed è proprio attraverso questa che sentiamo dire le parole del salmo 45 “fermatevi e sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti eccelso sulla terra”. Lo so sono andato fuori tema. Ma che volete è Natale non si può non viverlo di corsa, però fermandosi ad incontrare il santo che manda tutti questi angeli davanti a sé per preparare la sua venuta. Sono angeli fragili, forse anche spezzati dalla vita ma che portano tutta la bellezza del “santo” che si vuole fare incontrare. . E a proposito di santi mi viene in mente anche uno spazzino di Genova morto in odore di santità pochi anni fa che amava dire di sé e del suo mestiere “ aiuto il buon Dio a tenere pulito il mondo”. I santi sono così, sanno cos’è la fatica, ma sanno anche la bellezza che la fatica comporta. Di corsa e fuori tema però.... Buon Natale. La nostra vita e la Parola O Signore aiutaci in questo Natale a fermarci dove sei. Nel presepe fatto con tanto amore in mezzo alle nostre case ma anche davanti ai poveri, ai mendicanti, ai lavavetri, che ci richiamano continuamente a Te che vuoi condividere con noi la tua forza e la tua fragilità
Post n°863 pubblicato il 21 Dicembre 2014 da sebregon
IL MIO NATALE Ogni festa del mio natale guardo giù nel mondo per vedere quanti m'attendono lieti e quanti mi rattristano il cuore. Forse non lo sapete ma finché dura il sole io patisco con voi per lo stato malsano in cui s'annerisce il vostro essere di luce. Certo mi trovo in uno stato divino ma finché non arrotolo la distesa dei tempi mi fa molta pena vedere madri uccidere i figli, uomini violentare le donne, gruppi armati seminare terrore, nazioni ostili alla pace, bimbi mai fatti nascere e mi commuovo quando amara vi diventa la vita. Vedo interi popoli soffrire e schiere di uomini e donne partire per terre dove loro sembra più umana la luce e ... quanti pochi sono coloro che vengono accolti. Questi migranti li amo poi tanto ché la loro sorte è stata la mia quando da piccolo mi prese in braccio Maria per andare in quell'Africa da dove oggi tutti vogliono andar via. Capite allora perché avendo questo passato non sono solo un Dio beato che si gode il cielo del Padre ma uno che sa com'è fatta la terra, come s'alzano i monti e s'abissano i mari e profumano i campi ricchi di frutti e d'ogni bellezza. So che significa avere sete e fame e per l'amico morto sentire dolore. Ecco perché nel tempo del mio natale invio più luce, più calore per sciogliere i cuori. Non tarderò a venire per asciugare tutte le lacrime e risanare gli spiriti afflitti ed accendere nei volti il sorriso. Che la mia pace vi porti il sereno per entrare nel nuovo anno spalancando le porte ché le paure e le violenze del mondo di oggi saranno alfine ingoiati in quei buchi neri dei cieli lontani dove anche la loro memoria sarà cestinata perché la vita nuova tutto riempie. Arrivo!
Post n°862 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da sebregon
III SETTIMANA DI AVVENTO Mt 21, 23-27
Il battesimo di Giovanni da dove viene per noi? Giovanni – la voce di colui che grida nel deserto - fu creduto dai pubblicani e dalle prostitute che lo ritenevano un profeta ispirato dal cielo, ma non dai sacerdoti e dagli anziani del popolo. Con questa domanda Gesù mette a nudo il nostro attaccamento alle rappresentazioni religiose rassicuranti e sterili della nostra fede. . . C’è la paura e l’ipocrisia di chi non si vuole sbilanciare perché teme che le sue rappresentazioni religiose mostrino tutti i limiti di un sapere organizzato che non convince. Giovanni è un sovvertitore radicale delle rappresentazioni religiose dei sacerdoti. Lui propone una relazione nuda, come un ponte sopra il vuoto, senza vedere l’altra sponda. . . Lui, sempre Giovanni, propone un amore amante fin dentro il regno delle tenebre come fa Gesù accogliendoci dal nostro bassofondo.
Livio Cailotto
Post n°861 pubblicato il 13 Dicembre 2014 da sebregon
II SETTIMANA DI AVVENTO - Mt 17, 10-13 La nostra vera opportunità lungo la storia della nostra vita è quella di saper riconoscere gli 'Elia' che il Signore ci invia. Tante grandi presenze esistono tra di noi ma siccome siamo abituati al 'glamour' (wikipedia: "fascino", in particolare con riferimento a eleganza, sensualità, seduzione) allora i nostri occhi non sanno far altro che dirigersi vero quelle persone e situazioni che lo incarnano. La piana semplicità di persone umili e perbene non ci attira molto e così per paura o invidia o durezza di cuore non ci esponiamo davanti a chi può aiutarci a cambiare vita e così diventiamo insipidi sprecando i nostri preziosi talenti. . . Gesù, per quanto riguarda il suo tempo, afferma che anche lui dovrà patire delle sofferenze come quelle inflitte a Giovanni il Battista. Inoltre ciò che poi mi colpisce da parte di Gesù è la rassegnazione nell'esporsi alla sofferenza come se non potesse evitarla. Quel "dovrà soffrire' è però la chiave che ci fa capire che Gesù non è vittima di un meccanismo a cui non poteva sfuggire ma il consapevole attore, nella scena del suo tempo, dell'avvento di un regno nuovo che, proprio per la sua novità e radicale opposizione a quello vecchio, doveva subire gli attacchi di coloro che non l'avrebbero riconosciuto. . . Gesù non indietreggia perché la sua novità sta nella vittoria contro le forze maligne e gli oscuri raggiri di quanti godono nel fare male ai figli di Dio: sappiamo che la sua vittoria l'ha ottenuta instaurando sulla terra una nuova modalità di relazione che è quella dell'amore e non della violenza ed è per questo che il Padre l'ha fatto subito risuscitato e noi possiamo contemplarne la gloria intanto che la sua grazia scende copiosa su coloro che vogliono somigliargli. La nostra vota e la Parola Spirito Santo, che hai dato la forza a Gesù di soffrire, donala anche a noi in modo che nelle avversità non ci scoraggiamo ma viviamo la nuova esperienza di amore che ci propone Gesù. Michele Sebregondio
Post n°860 pubblicato il 11 Dicembre 2014 da sebregon
II SETTIMANA DI AVVENTO - GIOVEDÌ
Mt 11,11-15 Gesù rende testimonianza a Giovanni che all'inizio del vangelo di Marco così gli rende testimonianza: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».(Mc 1,7). . . Ci troviamo di fronte a due esseri che si passano il testimone e sono capaci di riconoscere il valore dell'altro. Come è bello quando non ci si fa concorrenza, quando ciascuno non prevarica sulla persona del suo prossimo anzi gli fa spazio perchè possa esprimere il meglio di se stesso. Ciò di cui dobbiamo convincerci è che ognuno di noi ha qualcosa di veramente suo da offrire al mondo e che quindi non c'è bisogno di sgomitare né di aver paura di arrivare dopo. . . Il nostro contributo nessun altro lo può dare perché nasce dall'avere affrontato la vita assieme agli altri in modo genuino e cioè senza calcoli di carriera o secondi fini. Il nostro sguardo allora deve essere su noi stessi e cioè se ci stiamo muovendo lungo la linea della nostra vocazione, del motivo per cui stiamo in questo mondo. Se riusciamo a camminare lungo questo sentiero di verità ecco che tutto ciò che ci viene dall'esterno troverà una giusta collocazione all'interno della nostra vita e saremo capaci di riconoscere il valore e la bellezza di chi ci sta attorno siano essi conoscenti, amici o persone che attraversano la nostra esistenza. . . Il regno dei cieli patisce la violenza benefica di tutti coloro che seguono le orme di Elia, di Giovanni ma soprattutto di Gesù che ha abbattuto il muro che ci separava dal regno cieli. Ora possiamo respirare un'altra aria ed è stupendo sapere che quest'aria non la si può respirare da soli, perchè essa si accende di soavi profumi solo se la possiamo godere assieme a coloro che sono diventati nostri fratelli grazie al dono del Figlio che nel Padre ci ha legati di una nuova consanguineità più forte della morte e del nostro stesso sangue fisico. La nostra vita e la Parola Spirito Santo, che ci avvicini il Regno dei cieli e ci dai stimoli e significati perché noi possiamo entrarvi non come ospiti ma come residenti, aiutaci a capire che non è un regno fumoso o una parola vuota ma che esso è splendidamente descritto da tutte le parole ed i gesti di Gesù.
Michele Sebregondio
Post n°859 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da sebregon
Il Padre celeste vuole che nessuno si perda. Queste parole di Gesù che si leggono nel vangelo di martedì a noi fa molto piacere ascoltarla perché la applichiamo subito a noi. Apprendiamo infatti con gratitudine che se anche fossimo la pecorella smarrita saremmo sempre cercarti dal pastore eterno che ci ama. Tuttavia quando pensiamo a chi ci ha fatto del male e continua a farcelo constatiamo che quelle parole per noi non sono così facili da digerire. È troppo brutto ciò che viviamo e non riusciamo a guardare chi ci offende con gli occhi del pastore Gesù che é venuto a cercare anche il nostro oppositore.La verità é che Gesù sa che nel cuore di ogni uomo, anche il più malvagio, il Padre ha lasciato la sua impronta ed é questa traccia che egli cerca di attivare nel rispetto sommo della libertà di ogni uomo. Ora cosa possiamo fare noi per il nostro prossimo che ci rende difficile la vita? Se vogliamo essere seguaci di Gesù dobbiamo amarlo andando oltre quel male di cui é portatore. E non é solo una questione di preghiera ma anche di atteggiamento fisico e cioè di amare ciò che in quella persona c'è di buono perché venga fuori. Come? Con il sorriso, e cioé come se quel male non esistesse e si incontrasse questo nostro prossimo difficile per la prima volta. Certo non é facile ma si può cominciare ad esercitarsi con tutti in modo d'acquisire un sorriso vero che é frutto di un costante amore verso il nostro prossimo. Capiterà così che un giorno o l'altro, senza sforzo, ci verrà di salutare anche il nostro tormento. E poi, sempre con l'aiuto del Signore e degli angeli santi, potrà succedere che la situazione difficile che viviamo si risolva. Lavorando però su di noi diamo al Signore più possibilità d'aiutarci. La nostra vita e la Parola Spirito Santo aiutaci a penetrare più a fondo questo mistero grande dell'amore oltre ogni misura che ci ha insegnato Gesù ed anche dacci il coraggio di accettare i cambiamenti che sono necessari per essere perfetti come vuole il nostro Padre celeste. Michele Sebregondio
GESU' CI FA VEDERE COME LA VENUTA DEL SUO REGNO E' PER NOI LA GRANDE VITA CHE ABBIAMO SEMPRE SOGNATO
Post n°858 pubblicato il 07 Dicembre 2014 da sebregon
I SETTIMANA DI AVVENTO – SABATO Mt 9, 35-10,1.6-8 In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Bellissime queste parole.Ho imparato la gratitudine, negli anni, e la imparo sempre di più soprattutto da quando faccio il mestiere del counselor, ovvero propongo una relazione d’aiuto a chi è in un momento di difficoltà nella sua vita e ha bisogno di essere accompagnato a ritrovare in sé le risorse per fare chiarezza, affrontare la crisi e possibilmente uscirne.È il mio lavoro, e i soldi che i clienti mi danno mi servono per vivere. Così come i soldi che la scuola di counseling da me creata con un collega e amico ci dà per le nostre docenze e il lavoro di direzione.Ma la gratitudine che sento verso i miei clienti e allievi è molto, molto più profonda perché il nostro è un incontro di anime, e quello che ricevo è infinitamente più prezioso di qualsiasi somma di denaroPerché dico questo, che apparentemente non c’entra? Perché sento che nel nostro quotidiano, anche quando facciamo qualcosa che non è gratis, se ci mettiamo passione, amore e accettazione dell’altro ci mettiamo tutti un valore aggiunto che è in realtà il grande dono che facciamo agli altri e a noi stessi.E si crea quell’energia di cui parla questa pagina: essere in relazione gli uni con gli altri, riconoscersi come persone, è quel dare reciproco che ci permette di contattare la gioia. Alessandra Callegari
Post n°857 pubblicato il 03 Dicembre 2014 da sebregon
I SETTIMANA DI AVVENTO - GIOVEDÌ Mt 7, 21.24-27 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Leggendo questo vangelo la domanda che mi viene spontanea è: perché quel Signore Signore mi suona presuntuoso? Si, forse molti sono convinti che il loro sapere sia essenziale in rapporto al Signore. Invece, per quanto prezioso, il sapere non è l’essenziale. Il sapere diventa forse la sabbia su cui la casa vacilla quando viene spazzata dai venti. E questo è un aspetto del problema. Salvarsi dalla tendenza al Signore Signore non è facile. Occorre farsi delle domande. Ma quale ascolto ci potrà condurre a fare la parola di Gesù? Forse lo può un ascolto che accetta tutto ciò che ci viene donato, incluso il dolore che adombra la nostra esistenza. Lo può un ascolto che vede la verità nell’altro anche quando questa è velata dalla menzogna e dall'illusione. Livio Cailotto
Post n°856 pubblicato il 01 Dicembre 2014 da sebregon
I SETTIMANA DI AVVENTO - MARTEDÌ
Lc 10, 21-24 E siamo beati noi che pur non vedendolo con gli occhi lo vediamo con quelli del cuore e lo amiamo nonostante i secoli che ci separano da lui e le malefatte nostre e quelle dell'umanità che fanno di tutto per allontanarci dalla sua presenza. . . Per entrare più profondamente nella gioia di Gesù e nel senso delle parole iniziali di questo brano:"In quella stessa ora" occorre leggere i versetti precedenti quando i discepoli inviati da Gesù in missione ritornano pieni di gioia dicendo:«Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». [18]Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. [19]Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. [20]Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».". . . Ecco perché il Signore Gesù è felice di vedere che i discepoli, piccoli nei confronti dei dotti e dei sapienti, fidandosi di lui hanno potuto utilizzare il potere che aveva messo nelle loro mani.E soprattutto è pieno di gioia nel vedere come i discepoli siano entrati nel circuito del dono e cioè di quel tutto donato dal Padre al Figlio e che ora egli prende e dona a coloro che egli ama e gli corrispondono. . . Ciò che Dio dà non può essere ottenuto con la forza perché la prepotenza oscura il dono e fa ritrarre Dio e gli Angeli santi. Noi dobbiamo essere grati a Gesù per avercelo fatto capire (senza escludere nessuno dei grandi uomini dell'umanità) perché diversamente, volendo ottenere tutto il possibile per via di capacità umane, ci troveremmo a far la guerra per ogni cosa ed il mondo, invece d'essere aperto verso l'infinito, diventerebbe un inferno.Il suo invito è quello di mantenerci piccoli e disponibili a non inquadrare la realtà nei nostri saccenti parametri umani perché solo così possiamo farci allargare il cuore dal Padre che ci ama e ci vuole lieti, beati e cullati dalla sua benevolenza. La nostra vita e la Parola Spirito Santo, è bello farsi sorprendere da questa gioia esultante di Gesù che vive sempre unito al suo Padre celeste, a Te, ed ai suoi che ama intensamente e tra cui, con grande riconoscenza, ci siamo anche noi.
Michele Sebregondio
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