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Messaggi di Novembre 2014

 

LA MANI DI CRSTO SONO LE NOSTRE: CHE ONORE E CHE RESPONSABILITA!

Post n°855 pubblicato il 28 Novembre 2014 da sebregon

XXXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO  - SABATO 








LE MANI DEL RE 


Ap 22, 1-3a. 


[L’Angelo] mi mostrò poi un fiume d’acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall’altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all’anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell’albero 

servono a guarire le nazioni. E non vi sarà più maledizione. 


L’ultimo giorno dell’anno liturgico ha, come tutti gli ultimi giorni un sapore un po’ strano, carico com’è di bilanci, di rimpianti, di speranze. Le speranze sono simboleggiate in quest’albero descritto nella prima lettura, le cui foglie sono medicina, e nel fiume che porta vita ovunque arriva. Ricorda, questo fiume, il fiume di grazia che scaturisce dal tempio nella visione del profeta Ezechiele al capitolo 40.


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E’ uno standard della letteratura apocalittica. Ma al di là dei copia-incolla che a volte gli scrittori (anche quelli più bravi) fanno, si può intravedere in questo fiume la sovrabbondanza di grazia che scaturisce da Dio. L’albero viene ripreso da uno dei miei scrittori preferiti che è Tolkien, il quale al centro della capitale del reame di Gondor, teatro delle ultime vicende de “Il Signore degli Anelli” pone proprio un albero bianco, però morto, che simboleggia gli antichi splendori del reame. 


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Quando poi la guerra finisce un germoglio di questo albero viene ritrovato sulle montagne e ripiantato nella città. Anche in questo frangente le foglie (anche se di un altro albero) servono come medicina. Ma ciò che davvero guarisce sono le mani del re. Anzi il criterio per riconoscere il re legittimo è proprio questo: se le sue mani guariscono. Nell’esperienza cristiana siamo abituati a chiedere guarigioni di malanni o malattie ai santi o a chi per loro, dimenticandoci troppo spesso che ciò che guarisce è la presenza di Dio, che i santi richiamano ed evocano. I santi questo lo sanno bene, nessuno di loro ha mai pensato che la virtù che guarisce, che pacifica, che salva viene da loro, ma è frutto della presenza di Dio. Le mani che guariscono sono quelle di Dio.


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A questo proposito mi viene in mente la statua che ha modellato un mio amico che viveva per strada: ha fatto un Cristo senza mani. Quando io e un amico gli abbiamo chiesto perché ci ha risposto che le mani di Dio siamo noi, che dobbiamo portare la salvezza nel mondo. E’ proprio così la salvezza viene da Dio ma lui l’ha posta nelle nostre mani.


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Viene in mente il Vangelo di Giovanni che afferma che il Padre ama il Figlio e ha posto tutto nelle sue mani. E Paolo aggiunge che del nostro essere figli è prova lo Spirito che ci è stato dato….. 



La nostra vita e la Parola 


Signore tu doni ai tuoi figli ogni cosa. Fa che le nostre mani siano mani instancabili che 

collaborino sempre con te per la salvezza degli uomini che tu ami. 


P. Elia Spezzano, Ocist. 

 

 
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E' FORSE VICINA L'ORA DELLA VENUTA DI GESU' A PORTARCI FINALMENTE LA GIUSTIZIA E LA PACE? SIAMO NEL TIMORE MA SPERIAMO.

Post n°854 pubblicato il 27 Novembre 2014 da sebregon

XXXIV SETTIMANA DEL T.O.  - GIOVEDÌ







 Lc 21, 20-28
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».  


La caduta di Gerusalemme, realmente avvenuta nel 70 d.C. a opera dei Romani dopo un’estenuante assedio, con centinaia di migliaia di giudei uccisi o fatti prigionieri (secondo al testimonianza di Giuseppe Flavio) e la definitiva, traumatica distruzione del Tempio, trova in questa pagina di Luca un’eco tragica. E come sempre le immagini apocalittiche fanno risaltare la violenza cieca da parte di un’umanità inconsapevole, lontana da Dio.


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La fine di Gerusalemme rappresenta per gli Ebrei la fine del mondo, non solo del loro.Ed è comprensibile che la catastrofe appaia come la vendetta di un Dio Padre crudele, cui si contrappone la possibilità di una salvezza garantita dalla fede nel Figlio, portatore di un messaggio di amore in grado di trasformare completamente le cose, ribaltandole.L’invito di Gesù a “risollevare il capo” si rivolge a coloro che non si faranno abbattere dagli eventi, e crederanno in lui al di là di ogni evidenza. Un invito che continua, ovviamente.


Alessandra Callegari

 

 
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VIGILIAMO PER NON ADDORMENTARCI E CADERE NELLA TRAPPOLA DEI NEMICI DELLA VITA

Post n°853 pubblicato il 24 Novembre 2014 da sebregon


XXXIV SETTIMANA - MARTEDÌ



   





Lc 21, 5-11
 
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.


Il grande insegnamento del Signore Gesù è che non si può vivere,  sia nella dimensione della vita personale che in quella di cittadini di una città o di una stato, pensando che non si possa essere toccati dalla sciagura. La televisione oggi purtroppo ci ammaestra in questo senso portandoci in casa continuamente esempi  di come oggi si possa soffrire, subire violenze, vivere situazioni drammatiche di perdita della propria casa o addirittura della propria terra. Non abbiamo bisogno solo di immaginare che queste cose possano succedere magari per allontanarle dalla nostra mente perchè le vediamo ad ogni ora. Viviamo in un mondo che sembra impazzito sia per le uccisioni delle donne sia  a livello politico per le orde dei fondamentalisti islamici che incutono paura e sembrano volerci sfidare da vicino a prendere le armi per arrivare ad una resa di conti. Per adesso sembrano lontani ma quando sentiamo che possono colpire usando tecnologie raffinate per portare scompiglio e morte nel nostro quotidiano ecco allora che le parole di Gesù, leggendole oggi,  diventano profetiche e ci interpellano perché ognuno di noi si assuma  la responsabilità della sua vita per decidere in modo netto da che parte porsi in questa battaglia che si radicalizza sempre di più tra gli operatori di morte e quelli della vita. E responsabilizzarsi non significa prendere le armi ma far sì  che nelle relazioni internazionali si riesca a togliere quelle ingiustizie che portano tanti a vivere situazioni estreme ed a non cercare più dei cammini di pace.Le parole di Gesù sono pure un invito per noi a non adagiarci in questo  mondo che sembra darci di tutto e di più perché la sua immagine potrebbe sparire da un momento all'altro. A livello personale abbiamo un'unica possibilità per affrontare questi tempi così difficili e cioè quella di aiutarci tra fratelli e dunque aumentiamoli a più non posso ma veri e non da numeri come da facebock.


La nostra vita e la parola


Spirito Santo donaci quel giusto discernimento che ci permetta di vivere sapendo che tutto può crollare ed incrementa in noi quell'amore che solo può creare legami di pace e di fraternità.


Michele Sebregondio

 

 
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QUESTO MONDO FINISCE E NOI CON LUI MA C'E' N'E' UN ALTRO PER FORTUNA: QUELLO DELL'INFINITO AMORE CHE CI ASPETTA

Post n°852 pubblicato il 21 Novembre 2014 da sebregon

XXXIII SETTIMANA  - SABATO
SANTA CECILIA (m)
Vergine e Martire 



 

 

 

 

 

 

Lc 20, 27-40
 
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda. 

 

Tutto si gioca sulla resurrezione perchè se Gesù non fosse risorto noi non avremmo la nostra religione cristiana cattolica o protestante o ortodossa ecc. Non avremmo martiri e confessori e non avremmo tutte quelle meravigliose persone che nel suo nome portano avanti il volto migliore dell'uomo su questa terra.

 

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Forse avremmo ancora tutti gli idoli dell'antichità, magari trasformati,  ma di sicuro inventati dalla nostra fantasia che di secolo in secolo li avrebbe resi conformi allo spirito dei tempi. Di sicuro    non vi sarebbe quel senso dell'assoluta trascendenza come invece abbiamo con la comparsa in questo mondo di Gesù che non portava avanti la sua persona ma si dichiarava figlio del Padre di cui era la voce.

 

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Non vi sono paragoni su questa terra che possano essere messi a confronto con Gesù. Tutti gli altri, anche i più santi, sono portatori di qualcosa di limitato che non può essere paragonato alla formidabile epopea cristiana che ha le sue radici profonde e  millenarie nella storia del popolo ebraico.Eppure pur di contentarsi dell'idea che in tutti c'è del buono, cosa vera e sacrosanta, non si va più a fondo con il lume dell'intelligenza a cercare, a fare i giusti paragoni e cioè che non basta dire che tutti ci parlano d'amore se non si vede quanto sia spesso questo amore, da dove venga, da quali profondità.

 

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Ci si contenta del poco che noi uomini possiamo capire salvo poi a sperimentare, non nelle idee, ma sulla carne della propria vita quanto sia difficile mantenersi saldi sui binari delle proprie teorie dichiarate ed invece quanto sia facile voltarvi le spalle. L'amore totale invece, fino in fondo ed oltre, perchè Gesù è risorto e ci ama da un altro mondo ma che è contiguo e pervasivo del nostro, l'abbiamo visto proprio in lui, Gesù, vissuto duemila anni fa, e che non trova su questa terra uno simile che incarni nello stesso tempo umanità e divinità.

 

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E' Lui che ci può dare la forza di amare dello stesso suo amore perchè le nostre sono sempre deficienti.  Tutti gli altri grandi  uomini sono solo di questa terra, grandi in tutti i loro splendori di verità, ma che non riescono ad appagare  non solo il mio desiderio d'eterno, ma neppure la mia intelligenza che invece, a parte il dono della fede che non si può dedurre solo dal lume della ragione, trova, nella storia della salvezza che Dio padre ha messo in atto per noi, un infinito campo di intuizioni, di riscontri, di motivi per entrare fin dentro alla cervice del mio essere e che mi rendono grato e riconoscente  a Gesù come mai potrai essere di fronte ad alcun uomo su questa terra.  


La nostra vita e la Parola

 

Spirito del Signore, che mi conduci nelle profondità del mio confessare Gesù vero Dio e vero uomo, scendi su tutti coloro che leggeranno queste righe per convincerli che solo Gesù ha parole  che possano avviarci verso la piena verità ed il completo appagamento del nostro cuore.

 

Michele Sebregondio

 
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OCCORRE SAPER RICONOSCERE IL TEMPO IN CUI SIAMO VISITATI DAL SIGNORE PER EVITARE CHE LE FORZE DEL MALE CI DISTRUGGANO

Post n°851 pubblicato il 20 Novembre 2014 da sebregon

XXXIII SETTIMANA - GIOVEDÌ







Lc 19, 41-44 


In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».  


Parole tanto più dure, quanto più vicine ai fatti reali, della cronaca di questi giorni.vGerusalemme piange i suoi morti, e per giunta in una sinagoga. Sembra che la profezia di Gesù si avveri per l’ennesima volta, che l’orrore non abbia fine, che la pace sia impossibile. A questo Gesù poteva riferirsi? Ovviamente no. Ma è sconcertante leggere questo brano e pensare a quanto questo popolo sia vissuto in mezzo agli orrori, e davvero non abbia mai pace.


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E nemmeno riesca a darsene, quasi come se fosse condannato ad attirare su di sé la distruzione, a far ricadere su di sé maledizioni. Chissà quando, vien da chiedersi, Gerusalemme comprenderà quello che porta alla pace!


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Che si debba far rileggere il vangelo ai suoi governanti di oggi?



alessandra callegari

 
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INIVITARE GESU' A CENA E' UN'IDEA CHE PUO' RENDERE GIOIOSO OGNI NOSTRO INCONTRO CONVIVIVIALE

Post n°850 pubblicato il 17 Novembre 2014 da sebregon

XXXIII SETTIMANA 

 MARTEDI 18 NOVEMBRE 


 

 

 


  

   Lc 19, 1-10 

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». 

Zaccheo che era stato povero, fa pensare all’uomo che si è fatto tutto da solo, diventando ricco  e benefattore, procurando il benessere suo e della sua famiglia.  Ma Zaccheo è anche  l’uomo che ha sentito il disprezzo degli altri su di sé, perché è piccolo e brutto, e per il modo con cui si guadagna da vivere.

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Ma quali domande animano il suo interesse per Gesù? Forse tutto ciò che ha ottenuto nella vita non gli basta? Oppure intuisce che non è tutto qui, che non facciamo una breve comparsa in questa vita per poi scomparire e che Gesù, proprio a questo proposito, è portatore di un messaggio nuovo? Forse la domanda principale di Zaccheo è: io chi sono? chi può amarmi? tutto si riduce a ciò che sono in questa vita? 

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La risposta che lui ha ricevuto e che anche noi attendiamo è  :  "Zaccheo scendi, questa sera cenerò da te." 

 

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Livio Cailotto
  

 
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QUANDO DESIDERIAMO LE COSE DI QUESTO MONDO NON CI FERMA NESSUNO E COSI' DEVE ESSERE QUANDO DESIDERIAMO GESU'

Post n°849 pubblicato il 14 Novembre 2014 da sebregon

XXXII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - SABATO
 
 








Lc 18, 1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». 


Questa domanda deve scuoterci nel profondo e spingerci a dare una risposta: abbiamo fede o  no nel Figlio dell'uomo.Crediamo che Gesù, il risorto, sia veramente colui che dà una vera speranza ed una vera salvezza a noi umani? O siamo talmente invischiati nel male del mondo che, se anche non ne siamo complici direttamente,  non riusciamo a vedere  alcuna uscita positiva per la nostra umanità?


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Da ogni parte infatti ci lambisce l'odio, il disprezzo, la volontà di non dar requie al giusto, il crimine, gli efferati delitti che quasi quasi non riusciamo più a disegnare davanti a noi percorsi di rinascita e di futuro. Come fare invece a vedere il nuovo che avanza bello e gravido di meraviglie? Ci vogliono degli occhi speciali perchè diversamente è impossibile assistere all'alba di questo mondo nuovo.


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Quello antico ormai lo conosciamo bene assieme al suo eterno e squallido ripetersi, ma il nuovo è possibile incontrarlo ed averne contezza solo se si è  amici di Gesù, solo se si hanno  i suoi stessi occhi ed il suo stesso cuore. Il cristianesimo  risorge  ogni volta che uno di noi affronta la vita assieme a Lui portandolo  nella nostra quotidianità e non solo nei momenti di preghiera come atto religioso da compiere se no ci sembra di star male con il Padreterno.


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Questo cambiamento può avvenire solo se ci mettiamo a pregare senza sosta notando però che la bellezza della preghiera non sta solo nel richiedere qualcosa ma nella gioia di stare in comunione con Dio stesso. Ed infine mai stancarsi di pregare Dio perchè , anche se ci viviamo come deboli ed inaffidabili, possiamo sempre chiedere a Lui la forza che ci manca .


La nostra vita e la Parola


Spirito Santo sei la Persona divina a cui possiamo affidare la nostra preghiera perchè arrivi al cuore di tutta la Trinità. Aiutaci ad orientare, in modo incessante, la nostra volontà verso la Fonte della gioia e della vita vera.


 

Michele Sebregondio

 

 
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IL REGNO DI DIO E' IN MEZZO A NOI E NON SI PAGA IL BIGLIETTO PER ANDARLO A VEDERE

Post n°848 pubblicato il 12 Novembre 2014 da sebregon

XXXII SETTIMANA DEL T.O.- GIOVEDÌ






Lc 17, 20-25

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».



Le parole meravigliose del Signore, come folgore,aprono davvero squarci di comprensione per la nostra intelligenza e ci portano alla memoria quanti  in questi 20 secoli   hanno ingannato la gente profetando un ritorno del Figlio dell'uomo.


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Eppure le sue parole erano  chiare  e cioè che non può esistere uno scenario che possa essere indicato come contenente il regno di Dio. Ciò spazza via tutte le false attese di trovare ora qua ora là, non solo la salvezza universale, ma la nostra personale. Quanti credono che la scienza spiegherà tutti i misteri sono degli ingenui perchè sono in attesa di ciò che non potrà mai avvenire e cioè lo svelarsi del mistero dell'universo e dell'esistenza umana.


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Forse potremo arrivare a conoscere i singoli mattoni dell'universo come pure a metterli assieme lasciandoci dietro l'uomo come oggi lo conosciamo, ma potremo spiegare e dominare mai l'amore che li ha messi insieme. L'amore non può essere compreso che dall'amore o non da un misurare ciò che è dato e frutto dell'amore. Gesù ci spinge a guardarci dentro dove gli occhi umani non possono guardare e dove solo il cuore può capirci qualcosa.


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Il Regno di Dio infatti non può apparire come le cose del mondo ma può essere solo donato a degli occhi interiori che lo attendono ed a spiriti che si fanno interpellare dalla sua venuta. Il Regno di Dio è in mezzo a noi e pertanto noi ne siamo solo  i portatori e come testimoni dobbiamo confessare al mondo che la sua esistenza non può essere sbandierata perchè non è frutto di un nostro agire ma dell'irruzione in esso del Signore Gesù.


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La qualità del Suo regno è tanto diversa da quella del solo mondo umano   come  una giornata uggiosa è diversa da una dove splende il sole. La profezia di Gesù  poi non riguarda solo la sua sorte personale ma tutti coloro che  nella storia dovranno molto soffrire ed essere rifiutati a causa del suo nome. Ed allora vediamo come  queste parole di Gesù debbano oggi essere riferite al martirio di tanti cristiani che, fedeli al Suo amore, vengono martoriati ed uccisi. 


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La nostra vita e la Parola


Spirito Santo, dacci il bene dell'intelletto in modo da non essere ingannati da coloro che hanno interesse a trascinarci verso sponde che portano solo alla  morte.


Michele Sebregondio 

 
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TUTTI VOGLIONO IN QUESTO MONDO LA GIUSTIZIA MA DA DIO SOLO LA MISERICORDIA SENZA GIUSTIZIA: E' GIUSTO?

Post n°847 pubblicato il 10 Novembre 2014 da sebregon

XXXII SETTIMANA 

SAN MARTINO DI TOURS Vescovo

 

 


Mt 25,31-40

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro:  In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». 

 

Ho scelto di commentare questo brano, anziché quello di Lc 17, 7-10  (Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare) del Messale, perché ho sempre amato questo brano. L’idea che, quando facciamo qualcosa di buono e di gentile a qualcuno, lo facciamo a Gesù mi aveva complito fin da bambina, ispirandomi, in armonia con l’educazione ricevuta in famiglia (secondo la quale era importante e doveroso essere gentili, educati, generosi con le persone in generale, e con chi era in difficoltà in particolare) a esercitare nel mio quotidiano questo insegnamento.

 

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E ancora oggi questo brano mi piace per la sua semplicità. È profondamente vero che scalda il cuore fare un gesto di gentilezza (mosso cioè da uno spirito dall’apertura del cuore, non dalla pena o da una compassione piena di superiorità). Ed è profondamente vero che sulla nostra capacità di vedere negli altri, chiunque siano, un “fratello” si basa gran parte della nostra crescita personale e relazionale.Oggi tutto questo non viene più insegnato, o molto meno. Basti guardare a come si comportano le persone sui mezzi di trasporto…

 

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Quand’ero piccola non c’era bambino o ragazzo che rimanesse in piedi di fronte a una donna, per non dire un anziano o una persona disabile. Oggi, tutti occupati a smanettare sul cellulare, nemmeno si accorgono di ciò che li circonda. E, ovviamente, non è colpa loro, quanto di una educazione – familiare e scolastica - sterile e priva di cuore. 

 

 Alessandra Callegari

 
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NULLA E' PERDUTO MA TUTTO PUO' ESSERE OFFERTO PER ESSERE ACCOLTI NELLE DIMORE ETERNE

Post n°846 pubblicato il 07 Novembre 2014 da sebregon

 

XXXI SETTIMANA DEL T.O. - SABATO

 

 

 

 

 


Lc 16, 9-15

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole». 

 

Qui veniamo sollecitati da Gesù a metterci nell'ottica di Dio e non in quella della nostra coscienza addomesticata che è capace di ingoiare rospi dicendo che è un buon pasto. Il tema qui è il nostro rapporto con i soldi e su come li abbiamo guadagnati. Forse però in questo tempo di crisi, e quindi di scarse risorse finanziarie, questo tema ci tocca poco tuttavia possiamo viverlo in modo diverso se pensiamo a quante esperienze  abbiamo accumulato lontani dalla vera luce di Dio.

 

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Le possiamo definire , con il senno di poi, 'disoneste' in quanto cercavamo di carpire da loro il senso vero senso della vita .  Cercavamo la nostra autorealizzazione e così con grande energia abbiamo freguentato corsi di ogni tipo tra quelli  che promettevano benessere, aumento delle proprie capacità mentali, aperture dei chakra e così via. Tutto ciò in verità non sempre è stato negativo perchè ha aiutato il nostro mondo occidentale ad uscire dalle secche del mentalismo dando più spazio al corpo ed al suo sentire.

 

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Tuttavia ciò che avrebbe dovuto dare più profondità alla nostra spiritualità cristiana, spesso invece ci ha fatto credere, ed a noi piaceva così, che bastasse praticare in un certo modo per avere il potere di  sondare i mondi immateriali. Quanti di noi infatti sono rimasti ammirati dai libri di Carlo Castaneda e del suo magico mondo frutto di pratiche estreme! Che differenza però rispetto alla magnifica semplicità del mondo del Signore Gesù. Con Lui non c'è bisogno di darsi da fare con pratiche più o meno esoteriche perchè basta seguirlo ed essere disposti  ad accettare i suoi doni.

 

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Ecco per tornare al nostro tema possiamo pensare di convertire tutto ciò che abbiamo appreso attraverso le tecniche 'disoneste' (intese come portatrici del vero senso della vita) in modo che servano alla nostra nuova situazione esistenziale e ci possano aprire le dimore eterne. Ad es. tutto ciò che abbiamo appreso sulla pratica del respiro ci può aiutare nella preghiera del cuore e cioè mentre prima era un modo per aumentare la qualità del nostro stare al mondo adesso può diventare un mezzo importante per predisporci ad un incontro più intenso con il Risorto.

 

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Dove dobbiamo intender bene che 'più intenso' non vuol dire che la nostra pratica riesce ad ottenerci qualcosa dal Signore ma soltanto che la nostra volontà ha messo in opera un comportamento in cui c'è tutto il nostro desiderio di metterci in relazione  con Lui. Nessuna delle nostre pratiche infatti può unirci a Lui se non è lui stesso a donarsi a noi. Niente va dunque perduto della nostra vita perchè possiamo tesaurizzarlo per rendere più vero il nostro incontro con il Risorto

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, fa che aspettiamo sempre dal Signore il dono della sua presenza senza illuderci che sia dalla nostra parte solo perchè ci siamo dati da fare con le ricchezze 'disoneste' rubate qua e là.

 

Michele Sebregondio

 

 
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SE SIAMO INTENTI SOLO AL NOSTRO MONDO COSTRUITO COME POTREMO SERVIRE LA VITA?

Post n°845 pubblicato il 05 Novembre 2014 da sebregon

 

XXVII SETTIMANA  - LUNEDÌ


 

 

 


Lc 10, 25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».  



Il Signore Gesù ci mette sempre davanti alle nostre relazioni per farci riflettere su come le viviamo e per farci capire che da esse dipende la nostra vita. Non siamo sistemi chiusi, autopulenti ed autonomi, ma abbiamo ricevuto la vita dai nostri genitori e solo impostando nel migliore modo possibile i rapporti con il nostro Creatore ed i nostri simili possiamo avere la sensazione di vivere bene.

 

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Eppure quanto è difficile realizzare questo semplice comandamento dell'amore di Dio e del prossimo. Anzitutto il peso del nostro io, e di quello legato al sistema sociale nel quale viviamo, è così ipertrofico da essere vissuto non come servizio ma come lotta continua per la difesa dei propri interessi.

 

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Oggi il sistema può fornirci un 'google glass', che è un occhiale che ci mette in comunicazione con una realtà aumentata e l'aumento consiste nel farci vedere cosa si nasconde all'interno dei palazzi e fra poco anche chi sono quelli che incontriamo per strada. Sembra una buona cosa anche perchè oltre ad aspetti legati alla curiosità ve ne sono altri in cui l'uso di questi occhiali potrà salvare la vita a qalcuno.

 

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Tuttavia se ci pensiamo bene non sono calibrati per farci vedere il nostro prossimo ed i suoi bisogni. Il samaritano, se li avesse avuti forse non si sarebbe accorto di quel prossimo che giaceva a terra perchè sarebbe stato intento a seguire qualcos'altro, magari ad ispezionare in tempo reale la strada per vedere se vi fossero insidie. Dunque questi nostri strumenti da una parte ci offrono delle possibilità ma dall'altra ci oscurano il mondo reale.

 

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Il problema dunque del non oscuramento della nostra coscienza oggi è di vitale importanza perchè se ci affidiamo completamente ai telefonini, ai tablet, ai giochi, alla televisone, al computer di sicuro la vita di ogni giorno si allontana di molto per il fatto che siamo troppo intenti a seguire una realtà parallela che ci offre la sensazione di una vita più piena. E che sia così possiamo vederlo nella vita di ogni giorno, ad es. in metropolitana, dove su 10 persone più della meta sono intenti a seguire o un gioco o una scrittura di messaggio o la lettura di un ebook.

 

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Ripeto tutte cose buone se non fosse per una deriva di un nostro progressivo allontanamento dalla strada del samaritano che percorrendo il cammino da Gerusalemme a Gerico incontra il suo prossimo e nello stesso tempo il significato vero della sua vita che è quello di servirla . Chiediamoci allora come viviamo il rapporto con questa nostra realtà mediatica e, se vediamo che  cancella l'incontro con il nostro prossimo e con Dio, allora scegliamo di vivere con il samaritano piuttosto che diventare noi stessi i briganti che ci rubiamo la vita. 


La nostra vita e la Parola


Spirito Santo, che come il samaritano costantemente  curi le nostre ferite,  fa che anche noi per vivere una vera vita amiamo  Dio ed il nostro prossimo con tutto il  cuore, con tutta l'anima, con tutta la  forza e con tutta la mente.


Michele Sebregondio 

 
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E' COME NON CAPIRE NIENTE DELLA VITA RIFIUTARSI DAVANTI AD UN INVITO COSI' IMPORTANTE

Post n°844 pubblicato il 03 Novembre 2014 da sebregon


 XXXI
SETTIMANA  - MARTEDÌ
SAN CARLO BORROMEO Vescovo


 

 

 

 



 

Lc 14, 15-24

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».   


Il banchetto come simbolo di condivisione e di fratellanza. Gesù, come sempre, scardina la morale farisaica e a dispetto delle convenzioni racconta di una grande festa in una casa ricca, alla quale vengono invitati coloro che di solito sono esclusi. I poveri, in primis, e poi tutti coloro che in genere non siedono alla tavola dei ricchi o dei potenti: malati, storpi, medicanti… Ma anche – e questo, da un punto di vista “politico”, è ancora più scandaloso – i cosiddetti pagani, ovvero i non giudei, che non avevano diritto di entrare nelle sinagoghe ed erano per strada (“lungo le siepi”, ovvero ai margini dell’abitato). 

 

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Come mai questo invito? Perché “i primi invitati”, quelli che alla ricca mensa sono abituati, lo avevano disdegnato, adducendo scuse banali.  Rifiutare un invito – e in così malo modo, quando la cena è pronta – è un affronto per il signore, che fa così capire agli invitati che hanno perso una grande occasione.La parabola di Gesù può essere letta in molti modi. Ovviamente, come invito a seguire i suoi insegnamenti e la sua Via.

 

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Ma può anche essere interpretata in modo “laico”, come un invito a crescere in consapevolezza, a lavorare su di sé per godere della vita pienamente, a mettersi in relazione con gli altri per essere davvero Umani. Una parabola, direi, in grado di parlare a tutti, proprio perché a tutti è esteso l’invito alla festa. Anche chi si sente escluso è chiamato a non stare nella presunta esclusione o nell’isolamento… 


Alessandra Callegari

 

 
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