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Messaggi del 16/03/2008

La criminalita' organizzata non ci "Libera"

Post n°545 pubblicato il 16 Marzo 2008 da hesse8
Foto di hesse8




In centomila a Bari per la Giornata della memoria per le vittime di
mafia che si è trasformata in una grande e colorata festa alla quale
partecipano adulti, ragazzi e bambini.«Fuori le mafie dalle nostre
vite», «Insieme per ricordare e cambiare», «La legalità non si predica,
si pratica»: sono queste alcune delle scritte che campeggiano sugli
striscioni. Ci sono gonfaloni dei Comuni di numerose città d'Italia:
sono molti quelli che provengono dalla Sicilia e tanti quelli dei
Comuni del brindisino e del Salento, dove per lungo tempo ha dominato
l'organizzazione di tipo mafioso Sacra Corona Unita. I giovani hanno
usato treno, auto, pullman per raggiungere il capoluogo pugliese e
partecipare alla manifestazione, dove ora si scandiscono i nomi delle
vittime di mafia.«Il cambiamento ha bisogno di noi, non di
un Dio», ha detto il presidente di Libera don Luigi Ciotti,
sintetizzando l'impegno richiesto ai giovani per combattere le mafie.
«C'è una corresponsabilità che ci appartiene», ha aggiunto mentre
sfilava alla testa del corteo. «Chiediamo allo Stato, alle istituzioni,
alle amministrazioni di fare la loro parte, non dimenticando - ha
continuato - le espressioni positive e rinunciando a quelle cose che
non vanno bene. Dobbiamo prendere coscienza che il cambiamento ha
bisogno delle nostre scelte, del nostro impegno, del nostro coraggio,
della nostra voglia di metterci in gioco, delle denunce che nella
quotidianità fanno la loro parte. In questo senso il lavoro con le
scuole, con le università, con il mondo del lavoro, le confische dei
beni, sono i segni della concretezza, della speranza». «C'è la
globalizzazione della criminalità e delle mafie, e noi abbiamo deciso
di globalizzare una società responsabile. Non la chiamiamo più società
civile, perchè civile è una parola che tutti usano. Diciamo che bisogna
essere civili e responsabili», ha sottolineato Don Ciotti. annunciando
che la "Rete europea contro le mafie" verrà presentata ufficialmente al
Parlamento europeo a Bruxelles il 7 e 8 giugno.In prima fila
il ministro degli Esteri Massimo D'Alema. «Non avrei mai pensato di
vedere una folla di ragazzi e di ragazze così straordinaria. Questa
gioventù del Mezzogiorno vuole qualcosa di diverso rispetto a ciò che è
stato conosciuto per troppi anni, è una gioventù che si riconosce in
nuovi eroi che, fortunatamente, sono le persone che hanno combattuto
contro la mafia. È una bellissima manifestazione e, soprattutto - ha
continuato D'Alema - quello che colpisce e che emoziona è la presenza
di tanti ragazzi: è un segno fondamentale perchè è da loro che si
parte. Occorre cioè sradicare la cultura della mafia, attraverso la
partecipazione, la passione, e la consapevolezza dei più giovani».
«Arrestare tanti boss mafiosi e disarticolare i clan, liberare pezzi
del territorio, restituire il Mezzogiorno allo sviluppo e al lavoro,
questo è quello che questo governo ha voluto fare. Quindi - ha aggiunto
- non siamo con le mani in mano, però non c'è dubbio che è una lotta
lunga, difficile, e la si vince soltanto se c'è una nuova cultura, una
nuova spinta che viene dalla società». «Qui a Bari, oggi, deve essere
protagonista soltanto la lotta alla mafia»: ha risposto così e non ha
voluto fare dichiarazioni politiche.

Al corteo ha partecipato
anche il presidente della regione Puglia Nichi Vendola. «Le mafie
furono e sono un'ipoteca drammatica per lo sviluppo del Mezzogiorno, la
compromissione della classe dirigente e l'inibizione delle libertà. Noi
affidiamo a queste meravigliose generazioni il testimone di una
battaglia fondamentale che tiene viva la memoria». «La memoria dei
nostri martiri e dei nostri eroi è per noi anche la bussola per
orientarci nel presente e nel futuro. Che Punta Perotti sia un

simbolo
della legalità - ha spiegato Vendola - è un fatto. Lo è perchè
l'illegalità non è soltanto violazione della legge ma anche del comune
senso della bellezza. Il Sud è pieno di questo genere di stupri alla
memoria collettiva, di violenze al bene comune. La nostra è una
battaglia per ripubblicizzare questi beni».

 
 
 
 
 

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