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Messaggi del 20/03/2008

L'Iraq di Bush 5 anni dopo

Post n°552 pubblicato il 20 Marzo 2008 da hesse8


0ra gli americani rimuovono l'Iraq

Si parla assai poco dei morti Usa, ancor
meno di quelli iracheni. Si ignora la strage di generali. Silenzio
totale sulle conseguenze che un lustro di sangue ha prodotto

Marco d'Eramo

Washington


Cinque anni di guerra sono tanti per gli
Stati uniti: più della guerra civile (quattro anni), più della prima
guerra mondiale (due anni); più della seconda guerra mondiale (quattro
anni scarsi); più della guerra di Corea (tre anni). Solo la guerra in
Vietnam è durata di più: almeno undici anni. Eppure quest'anniversario
iracheno è ricordato in sordina, con disagio, lo stesso con cui vengono
compianti i soldati morti: ormai 3.990, ottocento all'anno. È
incredibile: questo paese che si gonfia di patriottismo ad ogni piè
sospinto e si ammanta della bandiera a stelle e strisce in ogni
occasione, evita invece a ogni costo di celebrare l'eroismo dei propri
caduti, anzi li nasconde alla vista come fanno i camerieri pigri che
scopando nascondono sotto il tappeto la sporcizia raccolta. È un paese
che si era stranito perché qualcuno aveva osato filmare il rientro
delle bare dei caduti, con un'indignazione superiore a quella
dispiegata per le foto delle torture e umiliazioni di Abu Ghraib. Se
non fosse tragica, sarebbe quasi comica la petulanza con cui viene
evocato il costo della guerra (vedi articolo accanto). È il festival
del «Quanto ci costa signora mia!». Chi piagnucoloso ribadisce: «Ci
avevate promesso uno sconto!» ricordando il lungimirante slogan dei
neocons, da Richard Perle a Paul Wolfowitz: «Questa guerra si pagherà
da sola». Il Wall Street Journal si lamenta invece dei soldi spesi
male, dei miliardi di dollari buttati dalla finestra, a forza di
grafici che mostrano come in Iraq indicatori base quali la produzione
di petrolio e l'erogazione di corrente elettrica non siano affatto
migliorati dal 2004 a oggi. A dimostrazione che - eccettuata una pur
nutrita minoranza di pacifisti convinti che discutono le ragioni stesse
della guerra - la gran maggioranza degli statunitensi è invece
contraria all'Iraq soprattutto perché considera che sia una guerra
persa, o che - perlomeno - non si capisce in che cosa consista
vincerla. Da qui l'insistenza con cui quasi tutti i mass media in
questo quinto anniversario si concentrano sul « Surge », cioè
sull'afflusso di rinforzi decretato dal presidente George Bush subito
dopo la sconfitta elettorale del 2006, e sulla strategia adottata dal
nuovo comandante sul campo, David Petraeus. Perché il Surge offre
almeno una parvenza di vittoria: mentre dal dicembre 2006 all'agosto
2007 il numero di soldati americani uccisi ogni mese non era mai sceso
sotto gli 85, con punte di 117, 131 e 108 in aprile, maggio e giugno,
da agosto invece il declino è stato impressionante: 69 caduti a
settembre, 40 a ottobre, 24 a dicembre, 30 a febbraio. Si è passati da
una media di 3 morti al giorno a un morto al giorno. Ma questo calo è
dovuto non tanto ai rinforzi militari quanto all'idea di Petraeus di
comprare i capoclan sunniti: certo, qui si usano termini meno crudi per
descrivere la strategia di Petraeus, ma la sostanza è quella:
bustarelle, mazzette in tutte le varie forme, dal contante ai beni
materiali, alle infrastrutture costruite dai soldati. Il punto è che il
Surge era stato venduto all'opinione pubblica come un rinforzo
necessario per poter pacificare la situazione e quindi, per poter
ridurre gli effettivi. Invece si è entrati in un circolo vizioso, per
cui i rinforzi non possono essere ritirati senza rimettere in
discussione i progressi compiuti. La prima vittima di questo circolo
vizioso è stata l'ammiraglio William Fallon, comandante per tutto il
Medio Oriente, che chiedeva una riduzione rapida degli effettivi e
(anche) per questo è stato silurato. Un'altra strage infatti di cui si
parla poco è quella dei generali Usa via via dimessi: nel marzo 2003
l'invasione fu condotta dal generale Tommy Franks che però a giugno di
quell'anno fu sostituito da Ricardo Sanchez spazzato via dallo scandalo
di Abu Ghraib esattamente un anno dopo e sostituito da George Casey che
nel febbraio 2007 è stato rimpiazzato da Petraeus: l'Iraq fa male alla
carriera militare. In questo anniversario sono due però i temi di cui
risalta l'assenza. In primo luogo un bilancio diplomatico e geopolitico
della guerra: l'isolamento internazionale, la solitudine militare,
l'allontanamento di alleati storici come la Turchia. Ma soprattutto,
quel che colpisce è il fragoroso silenzio sulle centinaia di migliaia
di civili iracheni morti. Senza che nessuno si chieda il perché di
questo massacro. Per quale causa, a quale scopo. Magari se lo
chiederanno tra cinque anni, quando sarà celebrato il decimo
anniversario della guerra irachena, visto che se alla presidenza andrà
John McCain, la forza d'occupazione Usa sarà ulteriormente rinforzata,
mentre - se vincono o Hillary Clinton o Barack Obama - il promesso
ritiro delle truppe lascerà comunque un contingente sul posto: tutti
escludono un ritiro totale.
Tratto dal "Manifesto"

 
 
 

Mi licenziano perchè gay

Post n°551 pubblicato il 20 Marzo 2008 da hesse8





Il policlinico San Matteo

Il policlinico San Matteo

PAVIA. «Sono arrivato dalla Sicilia con la promessa di un
lavoro, come tecnico radiologo. Ma dopo neanche due mesi il
policlinico mi ha liquidato. Perché? Io credo sia per il mio
aspetto, perchè sono gay. In realtà il mio lavoro l'ho sempre fatto
con scrupolo». Un'accusa pesante quella di C. D., 22 anni, di
Agrigento, licenziato al termine di un periodo di prova al Servizio
di Radiologia. Una motivazione che il San Matteo contesta con
fermezza: «Nessuna discriminazione - chiarisce il direttore
generale Pietro Caltagirone -. E' una teoria assurda e
offensiva».



Il provvedimento, spiegano in direzione, è stato assunto
solo ed esclusivamente sulla base di motivazioni tecniche e
professionali. Stamane comunque il caso del tecnico radiologo sarà
riesaminato da una commissione allargata, di cui fa parte anche il
coordinatore che ha motivato il licenziamento. Dalla sua il giovane
ha una dozzina di firme, quelle dei colleghi che hanno lavorato con
lui in queste settimane e che trovano ingiustificata la decisione.
Ma nel polverone che il caso sta sollevando emergono aspetti poco
chiari. A cominciare dalle firme che, si dice, siano anche una
palla al balzo colta per segnalare un disagio interno nelle
relazioni professionali.



C.D. si è rivolto ai sindacati all'inizio di marzo (a più di
un'organizzazione all'interno dell'ospedale) dopo aver ricevuto la
comunicazione dell'interruzione del rapporto di lavoro. Un incarico
a tempo determinato che prevedeva due mesi di prova. «Mi sono
laureato a Pavia nell'ottobre 2007 - racconta il giovane - in
tecniche di Radiologia medica. Il 28 dicembre mi chiamano dal
policlinico dicendomi che ero entrato in graduatoria. Ero in
sicilia in quel periodo».

 

Dopo Capodanno prende l'aereo e torna a Pavia. «Al Sitra mi dicono
che il mio incarico sarà a Medicina nucleare e io accetto di buon
grado - continua - Mi ritrasferisco a Pavia, cerco alloggio. Il
Sitra mi consegna la modulistica necessaria, sostegno e passo gli
esami di idoneità fisica. Insomma posso cominciare a lavorare.
Erano già pronti anche i camici, l'assegnazione era stata firmata.
Invece il 16 gennaio, il giorno prima di cominciare mi richiamano
dicendo che mi hanno cambiato destinazione: devo lavorare a
Radioterapia». M


 

C.D. dapprima rifiuta, per motivi personali, poi accetta perchè
quel lavoro gli serve. «Ho sempre lavorato con coscienza e
professionaltà. Ma al termine dei due mesi di prova il giudizio del
coordinatore è stato negativo: diceva che non mi sono integrato e
non ho raggiunto l'autonomia». Un giudizio che C.D. però ha
sottoscritto. «Ma mi era stato prospettato come un trasferimento,
non un licenziamento» dice. E' il 5 marzo. La notizia si sparge in
reparto e qualche collega firma in suo favore. «Credo sia una
questione personale - dice - non professionale. Per il mio aspetto
fisico, per come mi presento. Ma così è discriminatorio» conclude
il giovane tecnico.

 
 
 
 
 

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