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Messaggi del 27/03/2008

Mario Capanna e l' espulsione dall' universita'"Cattolica"

Post n°559 pubblicato il 27 Marzo 2008 da hesse8

L'ex leader: sono fiducioso. Il docente Napoli: al massimo lo inviterei in ateneo
Capanna: «Venni espulso, ora si scusino»
Lettera alla Cattolica: «Nel '68 mi costò la laurea».
Doveva laurearsi con il filosofo

 


MILANO — Se sarà accontentato o meno, giura non gli interessa:
l'importante «è averle inoltrate, fu una vigliaccata» e comunque, nel
buen retiro umbro («Sono stanchissimo: tutto il giorno a potare olivi»)
continuerà a «dormire sonni tranquilli ». Certo, una certa attesa c'è:
«Io aspetto fiducioso» dice Mario Capanna che, con una lettera oggi su
«L'Unità», chiede all'università Cattolica le scuse per «l'espulsione
del 1968 che mi costò la laurea».


 








Mario Capanna nel 1969 (Olycom)
L'ex leader del Movimento studentesco ha spedito la
richiesta al rettore Lorenzo Ornaghi. Il quale, primo, ha risposto con
un «no comment». E, secondo, all'epoca, non guidava l'ateneo, nelle
mani di Ezio Franceschini, morto nel 1983.

Capanna, si potrebbe obiettare che i vertici attuali non c'entrino con allora...
«Non sfuggiva e non può sfuggire che il provvedimento si basava su presupposti estremamente gravi».
Ossia? «L'essere cristiani implica di per sé il rispetto dello status quo, anche se è ingiusto».


Capanna si sarebbe dovuto laureare con Emanuele Severino. Professore, lei cosa ne pensa? «La
vedo», dice Severino, «come una cosa simpatica, con una volontà precisa
di Capanna: mantenere saldo un rapporto affettivo. La vedo tenera,
questa lettera».



GLI ALTRI - E gli altri? Quelli che c'erano? Il sottosegretario
alla Giustizia Luigi Manconi chiude subito il discorso: «La Cattolica?
Ma se mi espulsero? Lasciamo perdere». Daniele Protti, direttore de
«L'Europeo», premesso che «Mario è un mio amico», si domanda se a volte
non « pannelleggi» troppo.
E ricorda, Protti, di un Franceschini
«affranto ». Del resto, il rettore era «un terziario francescano»,
voleva «tutelare l'istituzione, non aveva altra scelta in quel momento
di grande violenza, in cui gli occupanti tentavano di svuotare le
biblioteche e bruciare i libri» ragiona Ombretta Fumagalli Carulli, nel
'68 assistente. Già docente era Enrico De Mita, fratello di Ciriaco:
«Bisognerebbe ricostruire i fatti in modo serio». Con le scuse, è
convinto Protti, «non si risolve granché». Per Capanna potrebbe invece
«nascere un bel dibattito», con magari altri a seguire la scia della
missiva, «unendosi alla richiesta». Quanto al professor Mario Napoli,
ora docente e nel '66 studente ammonito, «incidente» che non gli impedì
di tornare in cattedra alla Cattolica, la lettera gli pare «strana». Al
più, perché no, «si potrebbe invitarlo in università».



Senta Capanna, si potrebbe obiettare che l'uscita è un po'
strumentale; a giorni partirà il suo spettacolo teatrale itinerante; e
per esempio le scuse non poteva inoltrarle 21 o 33 anni dopo?
«Siamo alla quarantesima rivoluzione della Terra intorno al sole. Il momento è giusto ».



Appunto: quarant'anni. Sono tanti. «Galileo Galilei è stato riabilitato tre secoli dopo. «Certo, sarebbe meglio non indugiare così tanto. Un atto di giustizia è sempre il contrario di un atto di umiliazione ».



Oggi, su «L'Unità», la lettera integrale. Capanna, secondo lei, dalla Cattolica si faranno sentire? «Non ho fretta. Attenderò una settimana, diciamo due». Dopodiché? «Prenderò l'eventuale mancato pronunciamento come un no».



E ci rimarrà male, immaginiamo. «Be', credo di aver fornito la possibilità di lavorare insieme per una memoria condivisa».



Un'ultima cosa: abbiamo sentito Severino. «Che dice?».












La vede tenera, la lettera. «Ah, il mio maestro». Postilla: il
medesimo Severino tiene a precisare che, qualora la missiva «non sia un
gesto puramente d'affetto», onestamente risulterebbe «abbastanza
antipatica».

 
 
 
 
 

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