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Messaggi del 27/09/2008

Diliberto: "ci avete sconfitto ma non domato"

Post n°752 pubblicato il 27 Settembre 2008 da hesse8






Diliberto, «ci avete sconfitto ma non ci avete domato»

 










Forte iniziativa a Roma in preparazione della manifestazione dell'11 ottobre contro il governo

Image «La sinistra, ed in particolare i comunisti, deve tornare ad essere la rappresentanza politica del mondo del lavoro salariato»

Testo dell'appello

Tutte le adesioni



Non usa mezzi termini il segretario dei Comunisti italiani, Oliviero
Diliberto nel corso della partecipata iniziativa del Pdci “Contro
Berlusconi, legittima difesa”, in vista della manifestazione dell'11
ottobre a Roma. Insieme a lui sul palco il segretario della federazione
romana del Pdci Fabio Nobile, il presidente dell'Anpi Roma-Lazio
Massimo Rendina, Adriano Pace, rappresentante Cgil Alitalia e Francesca
Pandolfi, insegnante precaria iscritta ai Cobas.
Alitalia, precari,
l'attacco al contratto nazionale di lavoro, passando dal processo di
riunificazione dei comunisti, di tutto questo parla Diliberto: «I
lavoratori non sono un'astrazione, una statistica, ma persone in carne
ed ossa che si sono sentiti abbandonati e quando i lavoratori si
sentono abbandonati non è mai colpa loro, ma è colpa dei partiti
politici e dei loro dirigenti». Diliberto fa capire che non è più tempo
di giustificazioni o attendismi. E' ora di agire.
«L'abbiamo pagata
duramente, ora bisogna ripartire dai bisogni, dalla materialità delle
condizioni di vita delle persone noi avremo un grande spazio, quello
che oggi viene occupato da forze politiche che non hanno niente a che
fare con i lavoratori ma che vengono votate dai lavoratori» e fa
l'esempio della Lega Nord che «non dà risposte ai problemi ma li
sposta. Ai lavoratori del nord che l'hanno votata, la Lega non risolve
il problema del salario perché rimane basso o della pensione perché
l'età non cambia. Sposta il problema, gli crea un nemico, un avversario
per cui “dagli all'immigrato”. Gli crea una falsa coscienza».

O
nelle borgate di Roma, ricorda Diliberto, dove il Pci aveva l'egemonia,
«oggi il primo partito è An e dove la disperazione non ha più uno
sbocco politico e diventa frustrazione che viene sfogata nella
tifoseria violenta, negli attacchi fascisti, nei tatuaggi con la croce
celtica, tutto basato su disvalori e false prospettive. Noi le abbiamo
abbandonate le periferia, non c'è più organizzazione del consenso, non
c'è risposta ai loro problemi». Il messaggio è chiaro: «Dobbiamo
ripartire da lì. Sarà lungo e difficile ma noi lo faremo».
Così il
segretario del Pdci introduce due grandi progetti del partito: la
raccolta di firme per due proposte di legge di iniziativa popolare. La
prima per il ripristino della scala mobile, cioè del meccanismo di
adeguamento automatico dei salari e delle pensione all'effettivo costo
della vita. La seconda ha una grande valenza simbolica, vietare per
legge i finanziamenti pubblici alla scuola privata. Oltre ad annunciare
l'intenzione di chiedere l'indizione del referendum abrogativo della
legge 30. Un forte passaggio è stato dedicato all'informazione, oggi
più che mai schierata a prescindere dalla parte di chi vince «con la
nuova legge sui finanziamenti pubblici all'editoria ci vogliono
colpire» spiega Diliberto, «è un disegno preciso, come quello sulla
scuola». Viene tagliata l'istruzione, la ricerca, la cultura, il
sapere, hanno l'obiettivo di rendere più ignoranti i nostri
concittadini «perché più sono ignoranti i cittadini, più votano a
destra perché non avranno coscienza dei propri diritti», un'idea
precisa di società, quella di Berlusconi, dove il cittadino non è più
tale ma rimane solo un consumatore dove i valori scompaiono per
lasciare posto ai disvalori: «Se non sei ricco e non produci,
arrangiati».

Oggi, continua Diliberto, un concetto che è nel dna
dei comunisti, e dovrebbe essere nel dna di le forze le persone
democratiche è che tutti gli uomini e le donne sono uguali ed hanno
uguali diritti, «oggi è una bestemmia, ma è l'articolo 3 della
Costituzione». Un disegno preciso, si diceva, dove può accadere che
l'Italia mandi i Tornado in Afghanistan, entrando così in guerra, senza
che nessuno ne parli, senza un voto del Parlamento, dove può accadere
che l'esercito pattugli le strade delle città... e che tutto questo
sembri normale, per la maggioranza e per l'opposizione che non c'è,
«c'è un annientamento dei principi fondamentali della nostra
democrazia».
Per tutti questi motivi Diliberto spiega che «è
indispensabile che diamo un messaggio. Noi ci giochiamo l'osso del
collo, noi Italia, l'11 ottobre, dobbiamo far riuscire alla grande la
manifestazione per dire che “ci siamo non ci arrendiamo”».
Non c'è
spazio per la pigrizia, né per la rassegnazione, chiude Diliberto, e
avverte gli illusi: «Ci avete sconfitto ma non ci avete domato».

(26.9.08)

 
 
 
 
 

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