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Cliccando http://www.box404.net/nick/index.php?b  si procede ad una originalissima elaborazione del nickname ANCESTRALE di una url. "La Voce di Megaride" ha ottenuto una certificazione ancestrale  a dir poco sconcertante poichè perfettamente in linea con lo spirito della Sirena fondatrice di Napoli che, oggidì, non è più nostalgicamente avvezza alle melodie di un canto ma alla rivendicazione urlata della propria Dignità. "Furious Beauty", Bellezza Furiosa, è il senso animico de La Voce di Megaride, prorompente femminilità di una bellissima entità marina, non umana ma umanizzante, fiera e appassionata come quella divinità delle nostre origini, del nostro mondo sùdico  elementale; il nostro Deva progenitore, figlio della Verità e delle mille benedizioni del Cielo, che noi napoletani abbiamo offeso.
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Il silenzio di Megaride

Post n°82 pubblicato il 15 Dicembre 2006 da vocedimegaride
 

di Marina Salvadore

immagineLei era solare, flessuosa, appassionata e ciarliera. Viveva attaccata alla sponda di Partenope, portandosi dietro l’oltraggio della sua coda pescina che non le consentiva di toccare terra, di camminare, correre, saltare sulla terraferma. Viveva perennemente attaccata allo scoglio, per illudersi di condividere con i pescatori di sotto il Castel dell’Ovo un vivo spirito di condominio, per sentirsi parte di quel popolo del quale ascoltava, rapita, i suoni onomatopeici della lingua, i canti struggenti, gli accordi di chitarra, le parole d’amore, la passione di una lite tra innamorati… i passi di una danza popolare e il suono della tammorra… il profumo dei fiori d’arancio di una “pastiera” o di un corteo nuziale… Non si rendeva conto di quanto fosse stata fortunata a nascere sirena e non donna, a godere di quel gran privilegio datole dal suo punto naturale di osservazione del mondo…poiché ignorava quanto Napoli fosse maledettamente bella…  ma solo se vista dal mare e dal cielo.
Cantava Megaride, nelle notti di luna piena sul golfo, intrecciando le sue note argentine ai bagliori tremuli di stelle d’argento sul pelo dell’acqua. Cantava le storie, i volti, le voci di secoli e secoli di umanità, splendori e rovine di uomini e donne passati su quella sponda. Cantava del bene e del male di generazioni sempre appassionate, vitali, comunque sollecite nel bene quanto nel male… scolpite nella luce o nelle tenebre, comunque dotate di “carnalità”, di Passione; quel sentimento instillato nei cuori delle genti marinare proprio dall’umoralità scatenata del Mare Nostrum, esasperato dall’elemento del fuoco vesuvino ma assente del tutto, assurdamente, nei cuori puri delle creature marine che vivono di puro amore.
E la gente - gli indigeni ed i turisti - in ogni epoca volgendo lo sguardo all’orizzonte, spaziando estasiati nel surreale giro di giostra intorno al golfo… dal Castello al Vesuvio, lungo la corona dei comuni vesuviani, fino a Sorrento…quindi su Capri a fermare lo sguardo… sempre esclamava, rapita :”Dio! Quant’è bella questa Napoli!” senza mai rendersi conto che Napoli è quella che incombe alle spalle; non quella riflessa nella baia azzurra di Megaride, confinante da Napoli attraverso la linea segnata dai frangionde, dalle calette delle imbarcazioni dei pescatori, dalle terrazze delle taverne affacciate sul mare e dagli abbracci delle coppiette innamorate incollate ai muretti. Lei, avrebbe voluto gridarlo, ogni volta, che Napoli era solo lo specchio deformante in cui il suo regno si rifletteva nel fuoco e nel tufo, trattenendo nella “cartolina” i sentimenti, gli umori, la libertà e la potenza del dio del Mare, che tanto aveva influito sul carattere dei napoletani con il proprio carattere…fino a quando la divinità e Megaride e le altre creature acquatiche ancora avevano il piacere di parlare e di insegnare ai napoletani i misteri divini.
Megaride cantava le leggende del mare ai napoletani e dei napoletani raccontava le storie incredibili al Mare. Per millenni, un’armonia perfetta, una musica celestiale, un canto accorato si erano levati nel cielo su Napoli. Anche nelle epoche infami delle ferite procurate dagli stranieri invasori a Napoli, Megaride curava col sale del mare e quello delle sue lacrime materne le ferite, ninnando soavemente sul suo seno e con dolci melodie i vinti, i disperati, gli affranti figli suoi. E quel canto risanava e rigenerava… e lo spirito del popolo di Napoli riemergeva dagli inferi,ogni volta, con nuovi progetti e gioiose speranze.immagine
Poi, lei vide nello specchio in cui si rifletteva il suo regno, tempo dopo tempo, sfarinarsi lentamente quel presepe di tufo e di fuoco, di case e di genti, si avvide che il sole baciava sempre più raramente quella città non più intrisa dell'aura azzurra del mare e che il grigiore del decadimento abbrutiva i suoi figli che avevano preso a concorrere alla distruzione della città, avendo smarrito oltrechè tutti i doni del mare, speranze ed attese, amore e passione… Megaride non cantò più. Di lei si raccontò solo la triste leggenda del bugiardo e misogino Odisseo.
Non canta più, Megaride. Punisce con la peggiore delle vendette i suoi figli ingrati e traditori: con il Silenzio inquietante e terribile; unica potente arma di lotta ad uso delle generose ma implacabili Sirene! 

 
 
 
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PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
immagine                                                   www.inarsciociaria.it 

 

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RITENZIONE IDRICA? - Nella pentola più grande di cui disponete, riempita d'acqua fredda, ponete due grosse cipolle spaccate in quattro ed un bel tralcio d'edera. Ponete sul fuoco e lasciate bollire per 20 minuti. Lasciate intiepidire e riversate l'acqua in un catino capiente per procedere - a piacere - ad un maniluvio o ad un pediluvio per circa 10 minuti. Chi è ipotesa provveda alla sera, prima di coricarsi, al "bagno"; chi soffre di ipertensione potrà trovare ulteriore beneficio nel sottoporsi alla cura, al mattino. E' un rimedio davvero efficace!


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