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Mafia & Procure: due pesi e due misure... e Bruno Contrada è "al gabbio"

Post n°982 pubblicato il 16 Marzo 2009 da vocedimegaride
 

Il cognato del Procuratore è un uomo d' onore
Repubblica — 06 marzo 2009 pagina 22 sezione: cronaca

PALERMO - «Pigliati a tuo marito e vattene da Palermo, perché c' è gente che è troppo falsa e troppo bugiarda; pigliati a tuo marito e te ne vai». Era il 24 dicembre del 2006 e a consigliare Monica Burrosi, moglie del boss Giovanni Bonanno, era un "certo" Sergio Maria Sacco, il loro "protettore" da quando il padre di Giovanni, Armando, era stato assassinato durante la guerra di mafia degli anni ' 80. Giovanni Bonanno però non ascoltò quel consiglio, e quando fu convocato - per essere poi ucciso - dal boss Sandro Lo Piccolo, si recò all' appuntamento con la morte. Sparì l' 11 gennaio del 2007, 17 giorni dopo il consiglio di "Sergio" di abbandonare Palermo. Il suo corpo è stato ritrovato nei mesi scorsi dopo le dichiarazioni dei pentiti del clan Lo Piccolo. Chi voleva salvargli la vita era appunto "Sergio". Il quale è identificato - scrivono i carabinieri nel loro rapporto alla procura - «in Sergio Maria Sacco, nato a Camporeale il 12 settembre del 1945». Una identificazione che da mesi tiene nell' imbarazzo i vertici della procura: perché quel Sergio Maria Sacco è il cognato del procuratore Francesco Messineo, marito della sorella della moglie del magistrato. Una parentela scomoda, che potrebbe provocare grossi problemi nella gestione delle inchieste sul clan del boss Salvatore Lo Piccolo: perché Sacco è "organico" a Cosa Nostra, un "uomo d' onore" della famiglia di San Lorenzo e quindi di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, padre e figlio arrestati nei mesi scorsi dopo anni di latitanza. La notizia del parente "scomodo" del procuratore della Repubblica ormai circola in tutti gli ambienti giudiziari ed investigativi di Palermo e si aggiunge all' altra imbarazzante complicazione che riguarda il fratello del procuratore, Mario Messineo, ex direttore di una società a partecipazione regionale, il quale è attualmente sotto processo in un' aula di giustizia di Palermo dove è imputato con altri di truffa aggravata e continuata. A svelare il ruolo attivo di Sergio Sacco nell' organizzazione mafiosa sono state le intercettazioni telefoniche sulle utenze della moglie di Giovanni Bonanno e le dichiarazioni da lei rese in aula: ha infatti confermato di avere ricevuto da Sergio Sacco il "consiglio" di allontanarsi da Palermo. Ma prima ancora il nome dell' uomo era finito in decine e decine di dichiarazioni di pentiti, a partire dal 1992 fino ad ora, ed è iscritto nel registro degli indagati: le accuse nei suoi confronti sono moltissime e si aggiungono a quelle che nel 1980 lo portarono in carcere con l' accusa di avere fornito la sua automobile ai killer del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, assassinato il 4 maggio del 1980 da Armando Bonanno, Vincenzo Puccio ed Antonino Madonia. In quel processo che fu "aggiustato" più volte e che durò oltre dieci anni Sergio Maria Sacco venne assolto, contro tutte le previsioni. E scampò miracolosamente all' arresto anche nel 1997, nel blitz denominato «San Lorenzo» che portò in carcere 50 mafiosi del clan Lo Piccolo. I pm avevano chiesto l' arresto, ma il gip non accolse la richiesta e Sacco avrebbe continuato "a mafiare". I numerosi pentiti (tra questi Giovanbattista Ferrante che partecipò alla strage Borsellino, Giovanni Drago ed Alberto Lo Cicero) che hanno svelato il suo ruolo hanno raccontato che Sergio Sacco era socio di Armando Bonanno nella società «Sacco Plast», gestiva un traffico di stupefacenti con il nord Italia, riscuoteva il pizzo per conto dei Madonia e poi dei Lo Piccolo nel mandamento di San Lorenzo,e riscuoteva gli affitti, 12 milioni di vecchie lire al mese, per gli immobili dei Madonia. -
FRANCESCO VIVIANO

Palermo, i pm difendono Messineo ma il Csm vuole aprire un' inchiesta Repubblica — 09 marzo 2009 pagina 12 sezione: CRONACA PALERMO - Il Consiglio superiore della Magistratura si occuperà dell' ultimo «Caso Palermo», la vicenda relativa alle indagini sul clan dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, padre e figlio, arrestati nei mesi scorsi e nella quale è coinvolto anche il boss Sergio Maria Sacco, cognato del procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo. A sollecitare l' apertura di una pratica in prima Commissione del Csm è il consigliere laico, Gianfranco Anedda. «Il Csm non può rimanere indifferente di fronte a una vicenda di questo genere. Se il vice presidente Nicola Mancino non aprirà d' ufficio una pratica sul caso, credo che lo chiederemo noi lunedì prossimo, quando si riunirà la Prima Commissione», ha dichiarato Anedda che ha chiesto di sentire sulla spinosa vicenda il procuratore generale di Palermo, Luigi Croce. La pubblicazione della notizia del coinvolgimento del cognato del Procuratore di Palermo nelle inchieste su omicidi, traffici di droga ed omicidi del clan Lo Piccolo e che da mesi girava con enorme imbarazzo negli uffici giudiziari, ha provocato ieri mattina una riunione del procuratore Messineo con i suoi aggiunti al termine della quale hanno diramato un comunicato nel quale svelano che il cognato del Procuratore, non è iscritto nel registro degli indagati perché nei suoi confronti non sarebbero emersi «nuovi indizi tali da giustificarne l' iscrizione». Nel comunicato viene sottolineato che le inchieste giudiziarie (almeno una decina in questi ultimi anni, fino al 2008) che riguardano il cognato del Procuratore sono «cose passate», già vagliate dal Csm che le ha ritenute «ininfluenti» quando nominò Messineo (2006) procuratore della Repubblica di Palermo. Sergio Maria Sacco, fratello della moglie del procuratore Messineo, è stato tirato in ballo nel gennaio del 2006, quando i carabinieri intercettarono una conversazione della moglie di Giovanni Bonanno, sequestrato ed ucciso dai Lo Piccolo, dove la donna raccontava al suo interlocutore che proprio Sacco, amico e socio del defunto boss Armando Bonanno (padre di Giovanni) gli aveva consigliato di andare via da Palermo perché i Lo Piccolo volevano ucciderlo. E nel dicembre del 2008 la vedova di Giovanni Bonanno, in un' aula di Corte d' Assise di Palermo, ha confermato quanto era stato trascritto nelle intercettazioni telefoniche. - FRANCESCO VIVIANO

Nelle carte le accuse al cognato del procuratore Si è messo a disposizione di Cosa nostra Repubblica — 15 marzo 2009 pagina 18 sezione: CRONACA ROMA - Ogni volta che in un rapporto giudiziario è stato scritto il nome dei Bonanno, a seguire c' era sempre il suo. Di padre in figlio, generazione dopo generazione. Sempre là in mezzo, coinvolto o sfiorato o citato a vario titolo. Come favoreggiatore, amico, anche come uomo d' onore. L' hanno sempre espulso dall' indagine. È un uomo dal fortunato destino Sergio Maria Sacco, 64 anni, padrone di una fabbrica di sacchetti di plastica nella borgata palermitana di Resuttana, rampollo di quei Sacco di Camporeale che hanno fatto la storia di Cosa Nostra nel dopoguerra. Ed è inessenziale chiedersi se lui sia organico alla «famiglia» dei Bonanno o piuttosto sia a disposizione nei paraggi, il fatto è che Sergio Maria Sacco ha un cognato che non è un palermitano qualunque. È Francesco Messineo: il procuratore capo della Repubblica. Domani il Consiglio Superiore della Magistratura probabilmente deciderà, dopo avere aperto un' istruttoria su notizie apparse su due quotidiani (Repubblica e La Stampa) e dopo aver convocato il procuratore generale Luigi Croce, sull' "opportunità" che quel capo - magistrato irreprensibile, è giusto ricordare - continui a dirigere l' ufficio che ha sotto indagine il fratello di sua moglie. Per di più lo stesso fratello del procuratore, Mario Messineo, è attualmente imputato per una truffa ai danni della Regione. Per spiegare meglio ciò che capita nel torpore di Palermo: c' è un sostituto del procuratore che, a ogni udienza che si celebra per quella truffa, sostiene l' accusa contro il fratello del suo capo. E ce n' è un altro che indaga per reati di mafia sugli amici del cognato. Tutto normale? Per alcuni (compresi pubblici ministeri) pare di sì. Comunque tutte le «carte» sono agli atti. Tutte di pubblico dominio. Carte che parlano, soprattutto quelle di Sergio Maria Sacco. Un salto indietro. La prima volta il suo nome - a parte quello della «famiglia» di origine che negli anni 50 era più famigerata dei Corleonesi di Liggio - entra in un' indagine nella seconda metà degli anni 70.A Palermo uccidono un certo Felice Guglielmo. Subito dopo sparisce anche un tale Leuccio Di Trapani, mafioso. L' inchiesta dei carabinieri coinvolge in entrambii casi lo scomodo parente, a quel tempo già suo cognato per averne - il magistrato - già sposato la sorella: una Sacco. Il magistrato lascia la procura per passare al civile. Poi, la notte del 4 maggio 1980, tre sicari di mafia - uno si chiama Armando Bonanno - ammazzano a Monreale il capitano Emanuele Basile. I tre vengono catturati su un' auto cheè intestata proprio a Sacco. Dopo un mese di carcere, torna in libertà: riesce a dimostrare che ha venduto la sua auto ai Madonia (quelli della strage di Capaci) senza un regolare passaggio di proprietà. I tre sicari del capitano, scandalosamente assolti da una corte di Assise, vanno al confino in Sardegna. E dopo pochi giorni fuggono. Racconterà (verbale del 1 settembre 1992) il pentito Alberto Lo Cicero: «Armando Bonanno riuscì a scappare anche con la complicità di Sacco». Un decennio dopo il parente scomodo torna nelle indagini. Almeno una mezza dozzina di collaboratori di giustizia lo «chiamano»: Gaspare Mutolo e Anello Ruggero, Giusto Di Natale e Salvatore Cocuzza, Antonino Avitabile e Marco Favaloro. Lo coinvolgono in traffici di droga, pizzo, riciclaggio. È nel 1997 che c' è un' altra inchiesta sulla mafia di Resuttana e i pm chiedono il suo arresto: «Anche il Sacco, dunque, può dirsi che ha messo la sua professione al servizio di Cosa Nostra, provvedendo sia a riciclare denaro di provenienza illecita, tramite la società con Bonanno Armando, Ganci e Madonia; sia facendo da intermediario tra soggetti esterni e l' associazione mafiosa; sia ancora provvedendo a ospitare summit mafiosi, con ciò agevolando l' associazione sul territorio, ed ostacolando l' azione di contrasto alla detta associazione criminale». Il gip rigetta la richiesta. Dopo dieci anni ancora, agli stessi magistrati che volevano Sacco in carcere arriva un altro rapporto. Alla vedova di Giovanni Bonanno - il figlio di Armando, nel frattempo inghiottito dalla lupara bianca - viene suggerito di dire al marito di «cambiare aria». In effetti anche Giovanni Bonanno poi scomparirà. Chi mette in guardia la donna? Sergio Maria Sacco, secondo le intercettazioni raccolte dei carabinierie trasmesse con un dossier in procura l' 11 dicembre del 2008. Il parente scomodo del procuratore, come usano dire i boss, «conosceva il discorso». Sapeva quello che stava accadendo dentro la mafia di Resuttana.
PER SAPERNE DI PIÙ www.wikio.it/news/Francesco+Messineo www.antimafiaduemila.com Le tappe I SACCO Sergio Maria Sacco, cognato di Messineo, appartiene a una potente famiglia che ha fatto la storia di Cosa nostra IL CAPITANO BASILE I killer del capitano Emanuele Basile, ucciso dalla mafia nel 1980, vengono catturati su un' auto che appartiene a Sergio Maria Sacco LA FUGA DEL KILLER Armando Bonanno, uno dei sicari del capitano Basile, fugge dal confino: per il pentito Lo Cicero grazie alla complicità di Sacco I PENTITI Una mezza dozzina di pentiti negli anni Novanta chiama in causa Sacco. Nel ' 97 i pm vogliono il suo arresto ma il gip respinge la richiesta -
ATTILIO BOLZONI

note: ricordiamo ai ns lettori ed ai sostenitori del dr. Bruno Contrada che il 21 p.v., alle ore 18,00, presso l'associazione culturale La Riva Destra in p.tta del Leone, 2 - Napoli (Mergellina) si terrà il convegno "caso Contrada: QUALE GIUSTIZIA?"

 
 
 
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PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
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E' dedicato agli amici del nostro foglio meridionalista questo video, tratto da QUARK - RAI 1, condotto da Piero ed Alberto Angela, che documenta le origini della Nostra Città ed il nome del nostro blog.

 

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I consigli di bellezza
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RITENZIONE IDRICA? - Nella pentola più grande di cui disponete, riempita d'acqua fredda, ponete due grosse cipolle spaccate in quattro ed un bel tralcio d'edera. Ponete sul fuoco e lasciate bollire per 20 minuti. Lasciate intiepidire e riversate l'acqua in un catino capiente per procedere - a piacere - ad un maniluvio o ad un pediluvio per circa 10 minuti. Chi è ipotesa provveda alla sera, prima di coricarsi, al "bagno"; chi soffre di ipertensione potrà trovare ulteriore beneficio nel sottoporsi alla cura, al mattino. E' un rimedio davvero efficace!


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