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La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi del 18/09/2015

Chemistry Noir

Post n°447 pubblicato il 18 Settembre 2015 da lafarmaciadepoca
 

A volte per movimentare un po' il blog è necessario scrivere qualcos'altro, e complice il fatto che sono bloccata in alcune delle mie ricerche, ecco che la mia mente contorta si mette a partorire racconti decisamente fuori dalle righe.

Se volete crearne uno anche voi ( e magari inviarlo, così lo pubblichiamo sul blog), le regole sono semplici:

- Massimo 900 parole.
- In ogni frase deve essere presente un elemento della tavola periodica, che può essere ripetuto solo se si tratta di persona ( per esigenze narrative, ho provato a fare senza, ma è un po' confusionario), altrimenti può essere usato solo una volta.
- Più elementi ci sono, meglio è!
-Al momento non ho a disposizione un premio, ma se l'iniziativa dovesse funzionare, architetterò qualcosa.

Buona lettura!

CHEMISTRY NOIR

Era buio pesto, ed il porto era immerso nella nebbia pregna di un disgustoso odore di Zolfo. Se in quella notte qualcuno avesse mai osato attraversare gli stretti vicoli fino al deposito 9 non avrebbe mai pensato di essere in Californio, casomai gli sarebbe sembrato di stare in Europio del nord, o addirittura su Plutonio, tanto l'atmosfera pareva irreale.
Eppure, anche con questo tempo da lupi, c'era un uomo che pazientemente aspettava Fermio sotto l'unica lampada al Neon. Da tempo i suoi capelli erano color Platino: era vestito con un impermeabile Cobalto ed un cappello marroncino, tendente al Rame. Nel giro lo chiamavano Mercurio. Si capiva che stesse aspettando qualcuno, infatti continuava a fissare il suo orologio Cesio, e ormai nutriva più di un Dubnio, circa il fatto che Lawrentio si facesse vedere quella notte.
Respirò profondamente, lasciando che l'Ossigeno gli pervadesse i polmoni ed alzò gli occhi al cielo: certo che fare l'investigatore privato non era come nei gialli con Nero Wolframio. Altro che viaggiare in Indio, o andare in Francio a vedere la Nichel di Samotracia, lui non aveva mai visto nessun dollaro d'Argento rimanergli troppo nelle tasche.
Lawrentio si materializzò, all'improvviso, come se fosse un alieno proveniente da Kripton.
"L'appuntamento era alle undici, dove sei Astato fino ad ora?"
" Non voglio che tu ti Rodio il fegato... " rispose Lawrentio con un sorriso soddisfatto.
"Tranquillo, non Bromo di sapere che sei stato a fumare Erbio fino a poco fa. Allora, la tua soffiata?"
"Questa volta voglio essere pagato in Oro, e di più: non sono mica il buon Samario".
"Prima l'informazione, poi i soldi. Sono stato Cloro?"
"Ma tu devi stare Azoto, io non ho detto niente".
"Bismuto come un pesce".
Lawrentio si guardò intorno, per verificare che non ci fosse Nettunio. In lontananza un campanile Scandio le due di notte.
"Hai presente Tulio, quello del night club Uranio?" chiese Lawrentio.
"Sì, ma non mi Curio di lui: è un pesce piccolo"
"Lo credevi, ma durante l'invasione del Polonio, da parte del Germanio nella Seconda Guerra Mondiale, la sua famiglia ha accumulato un bel po' di denaro ed opere d'arte lavorando per le potenze dell'Hassio. Soldi portati poi qui in Americio, con cui finanzia le sue attività losche" iniziò.
"Non bisogna essere Einstenio o avere un premio Nobelio, ottenere delle notizie da quattro soldi".
"Lasciami finire. Ho contattato Rutherfordio, quel professore universitario pieno di Bohrio, e l'ha riconosciuta. La corona di Gadolinio, il re barbaro faceva parte di queste opere trafugate".
"Aspetta, quindi Elio non era matto?" Immediatamente si insinuò nella sua mente l'immagine del cadavere di Elio avvelenato con l'Arsenico e gettato in uno Stagno. Poveraccio, una fine ingloriosa dopo una vita passata a studiare la storia degli antichi Gallio.
"So che mi reputi un penoso Bario da bisca clandestina e non mi avresti creduto" proseguì Lawrentio "perciò le ho fatto una foto", ma non ebbe nemmeno il tempo di mettere la mano in tasca che un colpo di pistola lo fece cadere a terra come un Berillio.
Dall'ombra uscì un energumeno che pareva la versione maschile della principessa Xeno, con in mano una pistola fumante, ma prima che potesse riarmarla fu colpito da un Calcio e poi da un colpo menato con una spranga di Ferro, così da rompergli il Radio.
L'uomo gemette e si accasciò a terra, in preda a dolori così lancinanti, che in confronto il supplizio di Tantalio era niente.
"Stai Cadmio amico, chi sei e perché hai ucciso Lawrentio? Bada di rispondermi, o ti riempio di Piombo " lo minacciò Mercurio impossessandosi della pistola.
Guardandolo meglio lo riconobbe: era Mendelevio, un sicario russo, fedele a Tulio tanto quanto lo era il cane Argon a Ulisse. Non sarebbe riuscito a cavargli nulla, quell'uomo aveva la testa più dura del legno di Olmio, e un sorrisetto di sfida che bruciava come un sale di Sodio sulle ferite.
Mercurio volse lo sguardo sul cadavere di Lawrentio, riverso in una pozza di sangue Rubidio.
Improvvisamente con uno sforzo Titanio, Mendelevio scattò in avanti con un coltello, ma Mercurio lo scansò e gli assestò un colpo al Renio.
Anche se era colmo di Iodio, non avrebbe mai ucciso a sangue freddo, ma quando il sicario caricò verso di lui come un Torio, esplose un colpo: "Crepa, Stronzio!".
Praseodimio è una città che non perdona, dove solo i duri vedono sorgere il sole. Per tutti gli altri c'è una cassa di Zinco e un Cerio per la tomba.

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