nikmar

Prime delusioni del governo Prodi, che sembra avviarsi lungo la china di un tranquillo - anche se non dichiarato - "consociativismo", a causa forse dell'esigua maggioranza al Senato.

Fatto sta che due ottime occasioni di dare il famoso "segno di discontinuità" dal governo Berlusconi sono state pressoché ignorate. La prima è stata la proposta, da parte di alcuni deputati, di modificare i regolamenti del Parlamento (in minima parte!) per impedire a quei deputati sotto inchiesta per reati di stampo mafioso di far parte della Commissione Antimafia. Proposta bocciata: gli onorevoli mafiosi potranno continuare ad essere membri dell'organismo che indaga anche su di loro.

La seconda, contro cui si sta scagliando in questi giorni Antonio Di Pietro, forse sarà rappezzata all'ultimo momento, poiché il ministro del Lavori Pubblici non è stato il solo - pare! - ad accorgersi dell'enormità della cosa. Ovvero: l'indulto che il Parlamento si prepara a varare, con il beneplacito di tutte le forze della maggioranza, rischia di diventare una legge "Salva-Previti" perché i nostri deputati si sono "distrattamente" dimenticati di esculdere dai benefici i reati di corruzione, concussione, reati societari, reati finanziari e contro la Pubblica Amministrazione.

In pratica, così com'è questo indulto passerebbe un colpo di spugna su mezza Tangentopoli e su buona parte dei reati in cui sono coinvolti Previti, Berlusconi e compagnia di giro. Potrebbe persino cancellare la recente Calciopoli, per la gioia di chi - come il ministro Mastella - sostiene che la vittoria ai Mondiali valga bene uno "scurdammoce o' passato" su Moggi & Company.

Insomma, un gran finale tutto italiano con i soliti tarallucci e il classico vino. Alla salute del "segno di discontinuità"!