Post n°33 pubblicato il 10 Febbraio 2015 da francoceravola
UN DIA QUALUNQUE UN' ORA QUALUNQUE AN SALDEGNA
Ite bi faghent sos poetas Lu cor des poetas es prè I poeti hanno nel cuore Sos oios abaidant s'Infinitu Che tot lu che tuchem La distanza dalla vista E comente debimus faghere? Che folsis no vaiem I com sa fa a gusà del sol, Come si potrà liberare il pensiero
Ha ! comente totu est poveru E sono acqua. In sas domos de Jiannas Ascì tramonta ‘l sol SAGONZ TENPS La vira arriba en un mamentu alecr TERZO TEMPO Nello spazio rimane un cumulo Sos politicantes teracos L'abundazia des uggetas E tottu su che tue pensas QUARTO TEMPO Dalle fabbriche febbrili, dai negozzi L'avventura dell'essere si spezza Inue este su currere Ma coma sempra S'Attitu no este pro tie ANNINIA Dae s'ispaziu chena lacana Ma ‘l poeta, l'oma, no te por Forse le mie parole |
Post n°32 pubblicato il 15 Luglio 2014 da francoceravola
GIORNO DI MARZO 2014 Corri mio pensiero nell'attesa del futuro
GIORNO DI MARZO 2014
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Post n°31 pubblicato il 21 Maggio 2012 da francoceravola
Vista la situazione di degrado politico in questa nostra amata Italia (sic!) credo e propongo che i cittadini si adoperino per promuovere e convenire ad una Assemblea Nazionale Costituente per la compilazione di una nuova legge costituzionale. Tale Assemblea in primo luogo dovrà dettare le regole delle rappresentanze dei lavoratori nelle istituzioni che ai vari livelli nel territorio creino la nuova amministrazione dello stato. E' necessario che i giovani del nuovo millennio mettano a riposo l'attuale vecchio e sclerotico sistema politico ottocentesco insieme all'attuale classe politica. Inoltre poiché stimo grandemente la preparazione e l'entusiasmo delle nuove generazioni confido che queste si facciano forti del bagaglio scientifico, culturale e tecnologico per sostituire le rappresentanze parlamentari con un sistema di elaboratori elettronici che non si approprino dei danari dello stato e che sappiano utilizzare con equità le risorse del paese per soddisfare i bisogni della popolazione. Questa proposta scaturisce dalla mia osservazione del comportamento del primate homo sapiens per cui ritengo che sia pura illusione il credere che questo animale possa contraddire la natura comportandosi da uomo maturo e consapevole. Saluto tutta la popolazione che invece del territorio è la mia vera patria. |
Post n°30 pubblicato il 01 Maggio 2012 da francoceravola
Svegliamoci! Che cosa si aspetta per cambiare le regole e per revisionare a fondo i meccanismi totalmente fuori fase della politica? Altro che dimezzamento dei "rimborsi elettorali"! Altro che controlli fiscali sui piccoli imprenditorii che sono il sostegno del paese e che non trovano altra via che il suicidio! Solo un'Assemblea Nazionale Costituente ormai è in grado di ridarci quella dignità di cittadini che abbiamo perso completamente, da quando siamo diventati sudditi di un'oligarchia stracciona e arraffona. E poi mi si dica che questa è antipolitica! E mi si presenti la signora politica e vediamo come è combinata! Forse la signora politica è Rutelli che vuole restituire il maltolto per darlo agli "esodati"? Forse è la lega che fa un passo indietro e va tutto bene? Forse è Monti che con bieco cinismo trita la popolazione evitando accuratamente i privilegiati? Presentatemi la signora politica! Vorrei proprio conoscerla! I tempi non consentono più un parlamento imbalsamato che si impadronisce del potere per i propri malaffari e blinda l'accesso al potere. Ci vuole ricambio continuo. Non si può consentire a nessuno di governare per più di cinque anni. Il politico non usa la sua presunta esperienza per il bene del paese, ma per il "proprio" bene. Purtroppo è nella natura umana il desiderio di possedere sempre di più, più soldi, più potere, più godimenti ... e la legge deve intervenire per impedire che questa insaziabilità si soddisfi mediante il denaro pubblico, con i nostri soldi. Quanto durerà ancora il nostro sonno? Per quanti anni ancora andremo a dare il voto a questi malfattori? Quanto ci vorrà per capire che questo sistema è marcio nel profondo e che solo noi con la nostra consapevolezza possiamo cambiarlo? Riusciamo a capire ciò che ci stanno dicendo questi malfattori? Ci stanno prendendo per deficienti pensando di cavarsela con poco. Ci tolgono ogni diritto e poi fanno un passo indietro. E noi siamo fessi e contenti del passo indietro, con un'economia che va a picco e l'ansia provocata dal pensiero fisso di riuscire a pagare con il nostro estremo sacrificio il loro bengodi. |
17 maggio 1943 Erano tutti lì a "Su Paradisu" E noi piccoli e incoscienti, Ricordi mamma? Più tardi E abbiamo cercato i ricordi Ancora ieri, nel nostro soggiorno,
Ho scritto questa poesia in ricordo del bombardamento di Alghero del 17 maggio 1943. La mia famiglia era sfollata a Villanova Monteleone e proprio da un punto panoramico, abbiamo potuto vedere il bombardamento. Ero molto piccolo, e nella poesia ho descritto l'evento ponendo l'accento sui particolari che più di altri hanno lasciato tracce nella mia memoria. Il testo della poesia ha poi dato origine ad una canzone che ha partecipato ad un Festival della canzone algherese a metà degli anni ottanta. La musica è stata composta da Enrico Ceravola e Gavino Fonnesu. Il testo in algherese è scritto secondo la pronuncia. UNA CANZO' PE' LA PAU L'Alghè s'anzen Alghero si accende
La foto che raffigura uno scorcio di Alghero colpita dalle bombe è tratta dalla pubblicazione "Cinquant'anni fa il bombardamento" a cura di Mariantonietta Izza. L'autore della foto è il dottor Arturo Usai, che alla sua professione ha sempre affiancato l'attività di fotografo e regista. Le fotografie presenti nella pubblicazione sono state scattata la mattina successiva l'evento, il 18 maggio 1943. Il dottor Arturo Usai è venuto a mancare il 25 novembre 2012 all'età di 95 anni. Lo ricordiamo per le sue fotografie e i suoi filmati su Alghero che documentano importanti momenti della città. Altre fotografie della stessa pubblicazione si trovano nel blogspot: http://alghero-ieri-oggi.blogspot.com/ |
Post n°24 pubblicato il 01 Settembre 2011 da francoceravola
L'Agrupasiò "La Palmavera" fu costituita agli inixi del XX secolo assumendo una denominazione forse riferita ad un fatto culturale di rilevante importanza che in quegli anni si verificò nella campagna algherese, cioè lo scavo del complesso nuragico Palmavera ad opera dell'archeologo Antonio Taramelli nel 1905. Fra i numerosissimi reperti rinvenuti si trovò uno zufolo d'osso a testimonianza del fatto che nell'algherese una tradizione musicale autoctona aveva diversi millenni di vita antecedenti alla conquista aragonese. Ricordo inoltre che nei primi anni del novecento era attivissimo il teatro civico ove si effettuavano le stagioni liriche frequentate logicamente e principalmente dalla classe nobile-intellettual-borghese. Altro fenomeno musicale fu l'approdo in città delle melodie napoletane di Piedigrotta che venivano importate dai pescatori di corallo di Torre del Greco. Queste le due fonti alle quali i musicisti della Palmavera attinsero le loro composizioni, perch nella ricerca di una fuga dalla tradizione sarda rimasero comunque distanti dalla cultura musicale catalana che non conoscevano affatto data l'assoluta mancanza, per i tempi, di mezzi di trasmissione diversi da quelli orali, riguardanti questa espressione artistica. Le arie del melodramma italiano arrivavano con le compagnie liriche, ed era quasi certamente possibile anche se con qualche difficoltà venire in possesso delle partiture, ugualmente dicasi per le melodie napoletane che nel porto saranno state presenti nell'arco dell'intera giornata, ripetute con assiduità dai nostalgici ceins (corallari). Questi i soli mezzi di trasmissione della musica, quindi come sarebbe stato possibile produrre ad Alghero musica catalana non essendovi in quegli anni alcuno scambio concreto con quella che un poeta della Palmavera, Antoni Ciuffo, con lo pseudonimo Ramon Cravagliet (sassarese secondo recenti ricerche di uno storico algherese) definì "l'agognata patria" nei suoi versi che ora sono stampigliati sulla stele posta nei giardinetti della Mercede in ricordo del gemellaggio con la città catalana di Tarragona: De la banda de ponent /Verso il ponente Hi ha una terra gliuna gliuna /c'è una terra lontana lontana És la nostra Catalunya /è la nostra Catalogna Beglia, ricca i rinascenta /bella, ricca e rinascente
Forse la cosa più invitante e che stimolava il trasporto del poeta della Palmavera era la ricchezza catalana,con la quale la sua poverissima Sardegna, poco attraente in quegli anni sotto questo aspetto, non poteva certo competere. Juan Pais, musicista, compose la serenata che sarebbe diventata in seguito l'inno della catalanità algherese dal titolo "Serenara a Tereseta" conosciuta con il nome di "Daspeltata", la prima parola del testo. Riporto di seguito due righe della partitura originale. La serenata è una composizione generalmente inserita nel melodramma. La nostra in effetti ha due marcate influenze, sia nella musica che nel testo, che le derivano dal melodramma italiano e dalle serenate napoletane. La musica che accompagna la strofa è decisamente classicheggiante, mentre quella del ritornello si accosta maggiormente al folklore napoletano. I versi del testo, di Ramon Cravagliet, sono ispirati dalle tematiche napoletana fatte di richiami dal sonno, di voci tristi nella notte, di chiari di luna, etc. cioè forse quanto di meno catalano si possa immaginare. Rimane il lessico catalano-algherese che ha la funzione di dare alla composizione una connotazione culturale equivoca se la si riferisce al catalanismo, ma che invece acquista un'identità inconfondibile se riferita alla nostra città dove varie influenze ed accidenti storici si fondono creando una nuova curiosa originale cultura: l'Algherese. Un elemento di grande importanza è inoltre dato dagli strumenti musicali che tradizionalmente accompagnano le canzoni algheresi e che sono la chitarra e il mandolino. Sono due strumenti musicali caratteristici delle musiche del napoletano. In Catalogna lo strumento che accompagna le sardane è la "tenora", uno strumento a fiato. In un pezzo musicale del complesso "La Trinca" che riguarda la "Festa Major" di Barcellona, ad un certo punto si dice: "Arriba l'hora de ballar sardanes, ja es posa la tenora e refilar...". Ad Alghero non si è mai utilizzato tale strumento musicale.
Nota al testo: i nomi e le parole algheresi sono scritte così come si pronunciano e non secondo la grafia catalana, onde agevolarne la corretta lettura.
Pubblicato nel settembre 1985 su "Nuova Comunità" |
La "Tarongia sanguinosa" nella versione algherese è più briosa e spigliata, evidentemente il catarrere dei nostri antichi concittadini, come oggi d'altronde, era più aperto e scherzoso rispetto al carattere degli abitanti dell'entroterra sardo. Per visualizzare la musica puoi andare al seguente indirizzo: http://alghero-ieri-oggi.blogspot.com/ Eduard Toda riporta invece un'altra canzone che anche il signor Sanna ha citato e cantato. Il testo è il seguente:
Nella versione del Sanna cambiano le parole del quinto verso pur conservando lo stesso significato. Infatti sono due espressioni del linguaggio algherese che lasciano intendere la stessa cosa: "Mirau si anirà bé" (Toda) e "I com això serìa" (Sanna) Articolo pubblicato nel marzo 1985 su "Nuova Comunità"
Alghero: la sua musica - V Degli aspetti che ho fino ad ora trattati sono venuto a conoscenza di recente. Al momento dell'approccio con quello che avrebbe dovuto essere il mio mondo musicale, nell'ambito della mia cultura, questo era sepolto o relegato in qualche libretto a diffusione locale, conosciuto da una ristretta cerchia di gelosi cultori; forse l'analisi è un metodo di ricerca recente, per lo meno nelle nostre zone, ma è da questa che un giorno o l'altro, con l'insistenza, si riuscirà a tracciare la sequenza dei fatti la più possibile vicina alla verità. La curiosità per le cose passate è ciclica, un po' come la moda, che dopo qualche anno ripropone gli stessi modelli, magari con qualche aggiornamento. Difatti nel 1956 il gruppo di cui facevo parte con a capo Antonella Salvietti, si avvaleva di brani attribuiti alla tradizione: Daspeltata, Alghè mia, Gliuna veglia, A la vora de la mar, La pastureta,(1) e altre. Quanto questa tradizione fosse recente vengo a scoprirlo ora, perché di quanto detto dal Toda, e soprattutto dai brani cantati dal signor Sanna, che hanno effettivamente nei testi il sapore d'alcunché di antico, nessuno parlava. Il tradizionale era rappresentato da poche canzono rivelatesi poi del primo novecento, con musica ispirata al melodramma italiano. Forse nei canti religiosi potrebbe essere individuato qualcosa di tradizionale catalano. Ma fino a che periodo si è mantenuta la tradizione? Ancora Toda ci parla de "Lo Senyal del Judici", originale perché cantata ancora ai suoi tempi in Catalogna e a Maiorca. Ma nella mia giovinezza non ho mai avuto occasione di sentir cantare durante funzioni religiose canti catalano-algheresi. Evidentemente questa tradizione era già stata soffocata da una liturgia recitata interamente in latino e successivamente il italiano cancellando ogni ricordo di una liturgia in lingua catalano-algherese. A proposito di liturgia "in lingua" ricordo che talvolta mia madre, quando ero ancora bambino, accennava a preghiere in catalano-algherese, ma diceva di non ricordarle bene. Parlo degli anni '50. Ho voluto aprire questa parentesi perché so che la liturgia in Sardegna veniva recitata in sardo, ed ecco che Alghero si conforma a questa vera e genuina tradizione; non potendo usare la lingua sarda usa la parlata locale. Ho già detto della composizione religiosa "Goigs de Nostra Senyora de Vallvert" del 1952. Di seguito riporto una strofa con la melodia sulla quale veniva cantata: sembrerebbe musica popolare sarda. (1) A la vora de la mar e La pastureta sono canzoni decisamente catalane. Non avendo molti elementi per risalire alla loro origine penso che siano arrivate ad Alghero dalla Catalogna nella seconda metà dell'ottocento- primi del Novecento.
Purtroppo non riesco a dare maggior chiarezza all'immagine. Per visualizzare la musica puoi andare al sito: http://alghero-ieri-oggi.blogspot.com/ Chi ha possibilità di leggere la musica, tragga da solo le dovute conclusioni.
Il testo dice: Com la nostra protectora / Come la nostra Protettrice se cada temps seu estada /di ogni tempo siete stata siau sempre nostra Advocada /siate la nostra Avvocata de Vallvert Nostra Senyora /Nostra Signora di Valverde En las nostras afliccions /Nelle nostre afflizioni Prompta sou a consolarnos /Pronta siete a consolarci Y de aquella à lliurarnos /Da quella liberarci En totas les ocasions /in tutte le occasioni Y las nostras oracions /nelle nostre orazioni Vos fassin intercessora /Vi facciano intercessora Siau ... /Siate ...
La composizione è molto più lunga. La parte da me qui trascritta riporta la grafia usata dal Toda.
Articolo pubblicato nell'aprile 1985 su "Nuova Comunità |
Il signor Ramon Sanna, essendo stato un contadino, mostrò di conoscere soltanto quelle canzoni che venivano cantate nella campagna di Alghero, anzi fu esplicito a tale proposito: chiestogli della canzone "La molt de la Barona" (La morte della Barona) che un altro signore anziano intervistato aveva dichiarato essere di Ciù Tarrat, egli disse di non conoscerla affatto. Le sue risposte ci portarono a conoscenza che in realtà, di ogni canzone che egli cantava, vi erano due versioni dell'esecuzione, una alla maniera sarda e l'altra alla maniera sardo-algherese. Sollecitato a canticchiare i motivi, risultò che in effetti ciò che andava dicendo corrispondeva a verità. Infatti, trascritta la musica dalla registrazione effettuata, venne alla luce l'innegabile differenza caratteristica dei due modi espressivi. Per intenderci la musica è quella di tante canzoni sarde come ad esempio "Bobore Ficumurisca". La maniera sarda si avvale di quella scala melodica tradizionale che riscontriamo ancora oggi e che è la fondamentale caratteristica che contraddistingue l'originalità di questa cultura. Eccone un esempio: Per visualizzare il rigo musicale puoi andare al seguente indirizzo: http://alghero-ieri-oggi.blogspot.com/ Di questo tipo di composizione, soltanto ai giorni nostri si sta perdendo il ricordo, poiché, tempo addietro, ne avevo già sentito parlare. Essendo però di tipo popolare non veniva eseguita nelle manifestazioni musicali alle quali ho partecipato, mentre probabilmente veniva ancora eseguita dai contadini nelle serate festive passate a bere vino nelle taverne. Il testo naturalmente è in catalano-algherese in entrambe le versioni musicali. È evidente che si tratta di una dedica alla ragazza amata, quindi è una serenata. Gli aggettivi usati per decantare le virtù e le bellezze della donna amata sono tratti in gran parte dal mondo agreste, soprattutto la similitudine dell'arancia sanguigna. L'architettura poetica è una serie di terzine composta da versi ottonari. Da questa analisi sono portato a ritenere che si tratta di una composizione abbastanza antica, di difficile datazione, sicuramente tradizionale. Mi sorge il dubbio che si tratti, addirittura, di una composizione della tradizione sarda, il cui testo è stato tradotto in lingua catalano-algherese, ed è con il tempo entrata a far parte dei canti popolari algheresi, soprattutto tra la consorteria dei contadini. Riporto di seguito le prime due strofe, per aggiungere elementi di giudizio. Chi tarongia sanguinosa / Che arancia sanguigna Iò a l'abra l'he mirara / Iol'ho vista sull'albero iò al cor ta tenc ancara /Io ti tengo ancora nel cuore Una rosa hi griglia / una rosa vi nasceva Al mamentu del dia /nel momento del giorno Per a tu na muriria. /per te ne morirei. Il signor Sanna ha citato un'altra canzone che anche il toda riprta, mentre questi non parla de "La tarongia sanguinosa". Si tratta forse di una composizione di epoca successiva? Gli elementi musicali ed il contenuto poetico del testo ci farebbero supporre che forse è antecedente: Ma perché il Toda non ne parla? Nota: le parole algheresi sono scritte secondo la pronuncia. Articolo pubblicato nel febbraio 1985 su "Nuova Comunità" |
Post n°15 pubblicato il 09 Luglio 2011 da francoceravola
Giorno di Marzo 2001
Giovanni Cadeddu Pittore.
Fanciullo dell'Africa mediterranea hai conservato nel registro del cuore l'ocra della sabbia sahariana. Così hai scritto con un pennello da poeta le immagini velate di una città trasfigurata nel sogno, la tua Alghero gelosamente esclusiva carica di bianco algerino sospesa fra i fumi delle calde sabbie e cieli policromi che racconta degli eden perduti e che solo il tuo colore riconquista. La nostra fuggevole amicizia per breve tempo ha legato le nostre menti smarrite nel miracolo dei segni e delle tinte che trasportano le cose al di là del reale nell'anima degli spazi siderali dove trionfa la luce ed il significato dell'essere. Ora sei nella tela anche tu mentre la tua meravigliosa anima viene deposta dalla storia nei sentieri dell'infinito. Più tardi è certo anche noi correremo quelle piste e incontreremo nel sogno la tua città trasfigurata nel colore.
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Inviato da: francoceravola
il 12/12/2010 alle 18:26
Inviato da: noarell
il 23/09/2010 alle 20:57