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« Messaggio #2I palazzi di Napoli »

Un napoletano in esilio: pensieri e riflessioni.

Post n°3 pubblicato il 13 Giugno 2008 da napoli.cult

Mai una volta in vita mia non mi sono sentito napoletano, mai una volta. Mai una volta ho tradito questa città, unica e, per molti aspetti, impareggiabile.

E' una frase questa che non ho voluto variare minimamente rispetto ad un altro post già scritto in un'altra occasione, che pure iniziava così e dal quale traggo spunto per incrementarlo ulteriormente. Non l'ho voluta manomettere perché risulta perfetta nel suo intendimento, nel messaggio che volevo e voglio passare.

Di tanto in tanto è giusto concedersi qualche riflessione: un po' per tirare il fiato, un po' per rigenerarsi fare il punto della situazione pur rimanendo sulla stessa lunghezza d'onda del tema principale per il quale nasce un blog e, nel caso di questo blog, Napoli, è e resta protagonista.

Vivo lontano da Napoli ormai da quasi vent'anni ma, ogni volta che vi torno, mi bastano poche ore, ed è come non fossi mai andato via.

Mi piace tuffarmi nel brulichio di gente della Pignasecca, fra un banchetto di frutta e verdura e una vetrinetta di "zeppole e panzarotti"; mi piace l'odore nei bar che si diffonde anche fuori di essi, quell'odore inebriante di caffè nero, forte, bollente o aromatizzato alla cioccolata come in alcuni bar del Vomero; mi piace il profumo del ragù, quello così bene descritto in "Sabato, domenica e lunedì" dal grande Eduardo, un profumo che si propaga negli antri dei palazzi, soprattutto la domenica mattina, un profumo che ti prende per mano e ti riporta indietro nel tempo; mi piace l'odore del mare che ti entra nei polmoni se cammini per via Caracciolo; mi piace il babà con la panna sotto la Galleria e il chiacchiericcio della gente che vi passeggia; mi piacciono gli scorci e i panorami mozzafiato che, quando meno te l'aspetti, ti si parano davanti da Posillipo a Santa Lucia, dal Chiatamone al Castel dell'Ovo, dal Monte di Dio al Corso Vittorio Emanuele; mi piace ammirare le chiese, la loro austera bellezza, il loro stile, la gente che le frequenta sempre devota, sempre fedele anche per uno come me, completamente scevro da qualsivoglia contaminazione religiosa; mi piace il clima che ti porta gioia anche in una giornata di pioggia; mi piace lo sguardo vispo e intelligente dei bambini, quei bambini napoletani già così pieni di conoscenze anche ad un'età così acerba; mi piace prendere il tram e ascoltare i discorsi della gente; mi piace la teatralità di questa città, sempre pronta a proporre una nuova versione di se stessa. Io amo Napoli, così com'è.

Nel contempo, mi soffermo ad obiettare sulle tante cose non certo invidiabili che comunque riguardano questa città: il traffico, il disordine, i problemi sociali, la disoccupazione, la microcriminalità, la camorra. E qui certo, c'è ben poco di cui essere fieri.

Per quanto si possa amare un luogo non si può, comunque, far finta di non vedere, restare indifferenti alla violenza quasi quotidiana, chiudere gli occhi di fronte a evidenti difficoltà che ogni giorno bisogna combattere per cercare di portare avanti la propria esistenza.

Napoli ha bisogno di una forte spinta che la aiuti a superare tutte le problematiche che la attanagliano e che frappongono ostacoli a tutte quelle iniziative che, invece, potrebbero servirle per risolvere definitivamente i suoi annosi drammi sociali. Avrebbe bisogno continuamente di persone nuove, dal forte temperamento, con nuove idee e capaci di proporre sempre nuove iniziative; persone coraggiose e che dovrebbero essere soprattutto spinte dall'amore per questa città che invece, sembra mancare proprio in coloro i quali devono rappresentarla ai massimi livelli.

Vorrei avere la capacità di riuscire a parlare ai tanti napoletani che, come me, soffrono di tutto questo e far capire loro che siamo in tanti e che in tanti possiamo tanto ma dobbiamo, già da subito, fare di più. Dobbiamo iniziare di nuovo a parlare ai nostri figli, dobbiamo recuperare quel senso di civismo che non è affatto scomparso ma semplicemente umiliato in tutti noi e farlo riemergere. Vorrei tanto avere la capacità di riuscire a parlare però, soprattutto, ai non pochi napoletani che, offendendo la loro città con atteggiamenti e comportamenti delinquenziali, non arrecano offesa solo agli altri ma soprattutto a loro stessi, alla propria vita, alla propria esistenza; vorrei che proprio loro potessero divenire la vera, autentica riscossa di questa meravigliosa metropoli e dimostrare al mondo intero che Napoli può dare tanto a tutti, in arte, in cultura, in allegria, in gioia di vivere e in senso civico.

E' tanto difficile riuscire a concretizzare dei sogni, a trasformare in realtà delle aspettative che sulla carta sembrano improponibili ma il primo grande errore è proprio quello di demordere.

La strada buona fu intrapresa da Antonio Bassolino quando per la prima volta si insediò come Sindaco nel 1993. Arrivò il G7, fu effettuato un robusto restiling in numerose parti della città, fu restituita dignità a una parte del centro storico, fu chiusa al traffico Piazza del Plebiscito, furono iniziati i lavori di ristrutturazione a numerosi palazzi storici e a tutta via Toledo, furono iniziati i lavori della metropolitana e furono proposte numerose iniziative culturali al fine di valorizzare l'immenso polo museale napoletano. Tutto ciò ancora oggi si ripercuote in maniera positiva sulla città soprattutto per quanto riguarda il ritorno di Napoli nei circuiti turistici internazionali e, la forte presenza di gente di ogni parte del mondo, che viene a visitarla e che ha rimesso in moto l'industria alberghiera che sembrava definitivamente annullata da anni di abbandono e di degrado.

Nonostante ciò, i grandi problemi "storici" sono rimasti tali: la camorra e la disoccupazione. La prima miete vittime in tutto l'hinterland ad un ritmo impressionante e la seconda è ancorata a livelli percentuali scoraggianti.

Non so se riuscirò a vivere abbastanza per vedere la mia Napoli così come la vorrei vedere sempre, e cioè bella, pulita, sicura, dedita al turismo italiano e straniero, finalmente libera dal cancro malavitoso che la asfissia; non so se riuscirò a vederla finalmente sconfiggere i mali endemici da cui è afflitta. Vorrei tanto che ciò avvenisse, per una questione di orgoglio ma anche di rivalsa: sì di rivalsa, nei confronti di tutti coloro che non credono nelle potenzialità di questa città, nei confronti di quelle persone che gratuitamente dileggiano e offendono la sua storia millenaria, la sua cultura, i suoi tesori con comportamenti di bassissimo profilo.

Napoli, la mia Napoli, non è un oggetto soprammobile, nè uno scendiletto o peggio ancora uno zerbino.

Napoli, la mia Napoli, è la città che vorrei regalare di cuore a tutti perché è un patrimonio universale destinato a tutti, una città che, sotto certi aspetti, come ha già avuto modo di dire Luciano De Crescenzo, "è l'unica speranza che resta all'intera umanità".

Vorrei che tutti voi, amici non napoletani che vi siete trovati a leggere queste righe, almeno una volta nella vita, aveste potuto ammirare le cose che ho visto e che ho vissuto intensamente a Napoli; vorrei farvene dono, solo per avere in cambio un pizzico d'affetto che, spesso, troppo frettolosamente, a questa città, viene negato.

Viva Napoli.

nonsolonero

 
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