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Il giudice libera boss per una dimenticanza!

Post n°8 pubblicato il 04 Aprile 2008 da lunarossa.1974

 

Decidere di scendere in campo non significa semplicemente blaterare o digitare qualche lettera: quando lo si decide si fa una scelta chiara e inequivocabile. Ci si assume una responsabilità.

Possiamo scegliere di unirci ad un partito, possiamo scegliere di fare da grandi il magistrato, possiamo diventare militari, guardie armate, giornalisti e giudici.

Personalmente ho scelto di fare la reporter. A volte pagata, a volte volontaria, a volte intrattengo rapporti con qualche redazione, altre sono io stessa la redazione.

Non importa quale veste si sceglierà di indossare purchè la si indossi con onore e merito.

Per far ciò dobbiamo, in ogni ambito che viviamo, svolgere onestamente la nostra occupazione, rispettare le altrui vedute e tutelare la GIUSTIZIA. Soprattutto avere il coraggio di denunciare chi non esegue correttamente le proprie funzioni.

Più volte tendo a ricordare di come, nella nostra penisola, convivino, in un connubio sconsacrato, la legalità e l'illegalità.

Con deplorevole sfacciataggine, l'illegalità vive dove la si dovrebbe combattere: nei palazzi di giustizia!

Potrei usare la diplomazia e dichiarare spudoratamente che non tutti gli abitanti del suddetto palazzo sono collusi o corresponsabili e forze è vero ma, nel punto epocale in cui stiamo il silenzio assume gli inquietanti contorni della complicità. Il silenzio inammissibile.

Solitamente, si cerca d'intrattenere con le scrivanie a noi più vicine un rapporto cordiale seppur appena tollerato: per star “ tranquilli “ si adotta la filosofia delle tre scimmiette. Non vedo. Non sento. Non parlo.

Tutto ciò ci porta inevitabilmente ad insabbiare gli abusi di potere e gli intrecci mafiosi.

Cambiare rotta non sarebbe solo un atto di coraggio, ma oggi assumerebbe il significato di riscatto!

Le istituzioni come già asserito sono oramai talmente inquinate da portarmi a dire con sicurezza che, dobbiamo ricominciare da noi civili.

Quotidianamente siamo obbligati a subire le penose notizie di cronaca. A rassegnarci che la legge non è uguale per tutti. Che si ha la sensazione di lottare contro i mulini al vento.

Come oggi ad esempio. Pecoraro indagato per impropriazione indebita e appalti truccati.

Sarà vero? Credo che volendo sorvolare sulla strana tempestività, visto le elezioni alle porte, un fondo di verità c'è sempre. Ma nemmeno di questo volevo parlarvi ma....

In Sicilia un coraggiosissimo gruppo di ragazzi ha deciso di sfidare a viso scoperto la mafia.

Senza tentennare. Semplicemente son scesi in campo. Sono i ragazzi di “ AddioPizzo “.

Loro racchiudono la speranza. A mio parere e spero sia anche il vostro andrebbero sponsorizzati, tutelati, ricevuti nei migliori salotti televisivi, nelle migliori testate giornalistiche: insomma andrebbero seguiti e affiancati e invece, proprio nella loro terra........arriva l'ennesimo tradimento istituzionale.

Il vergognoso e ripugnante tradimento non è stato commesso solo nei confronti di questi ragazzi speciali ma anche nei confronti di tutti coloro che, mettendo a rischio la propria vita e spesso la vita dei propri cari, si era prodigato per la loro cattura . Questo è assolutamente intollerabile. Questo accadimento meriterebbe di scatenare una insurrezione di massa!

Veniamo ai fatti......

Otto anni fa due mafiosi appartenenti ad un potentissimo clan, i madonia, furono catturati e condannati a 24 anni di reclusione ciascuno. Tra essi anche la moglie del boss Piddu Madonia e altri “ piccoli affiliati “, dirà la sentenza. Ebbene, grazie al giudice che otto anni fa si occupò del processo, Edi Pinatto, oggi sono liberi.

Liberi di tornare a padroneggiare e magari anche di vendicarsi!

Il giudice si dimenticò (“”) di “ ufficializzare “ la condanna.

Praticamente non ha depositato la sentenza, una dimenticanza.

Il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, si è rivolto al ministero della Giustizia: "Non si può - dice - consentire che in uno Stato democratico basato sul diritto, lo Stato condanni ed un magistrato, a distanza di quasi otto anni non depositi una sentenza per cui un intero clan mafioso è in libertà e gira tranquillo per la mia città".

Voi non ci crederete ma la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha bocciato la richiesta del ministro della Giustizia di sospendere d'urgenza il giudice Edi Pinatto.

Cosa più mi sconcerta è che da gennaio si sapeva di questa omissione, che si sapeva che l'intero clan sarebbe tornato in libertà e noi, veniamo a saperlo soltanto oggi grazie ad un trafiletto di giornale.

Tra l'altro per Pinatto non sarebbe il primo caso ma ben altre due volte ha commesso l'ennesima omissione.


"Il giudice Pinatto - nel 2000 magistrato presso il tribunale di Gela, oggi pubblico ministero a Milano - ha mostrato assenza di considerazione per il superiore interesse della giustizia" e un comportamento "incompatibile con l'ulteriore esercizio delle funzioni giudiziarie", aveva accusato il Guardasigilli.


"Non sono il solo a metterci tanto tempo a scrivere le motivazioni di una sentenza", si era giustificato il giudice un paio di settimane fa.

Comunque nessun provvedimento raggiungerà il giudice distratto , la scusa abominevole che è stata usata a mo di giustificazione è: “ la scriverò fra alcuni mesi, appena smaltirò i fascicoli della procura". Ma naturalmente ormai sarà troppo tardi!

 
 
 
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