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« Ma che bontà....Circolare n.12/324 - 2006 »

Interpellanza parlamentare dell'on. Turco sul caso del giudice Tosti

Post n°23 pubblicato il 08 Ottobre 2006 da spes74
 
Foto di spes74

L'onorevole Maurizio Turco ha presentato un'interpellanza parlamentare al ministro della giustizia Mastella sul caso del giudice Tosti, chiedendo altresì la posizione del ministro sul problema dell’esposizione dei crocifissi negli edifici pubblici.

Ma partiamo dall'inizio: il giudice di Camerino Luigi Tosti è stato condannato a sette mesi perché si è rifiutato di celebrare le udienze a causa della presenza nell'aula del crocifisso, simbolo religioso.

Da "Repubblica.it"

L'Aquila, condannato a sette mesi il giudice che non vuole il crocifisso  

L'AQUILA - Sette mesi di reclusione. Questa la condanna inflitta oggi dal Tribunale dell'Aquila al giudice di Camerino Luigi Tosti,
accusato di omissioni di atti d'ufficio per essersi rifiutato di celebrare le udienze a causa della presenza del crocifisso nelle aule di giustizia.

Il tribunale - presidente Carlo Tatozzi, giudici Giuseppe Romano Gargarella, Elvira Buzzelli - ha emesso il verdetto dopo una breve camera di consiglio.

Il giudice Tosti, che aveva disertato le udienze dallo scorso 9 maggio, è stato condannato anche all'interdizione dai pubblici uffici per un anno.

La condanna è stata sospesa, con la non menzione. Il Tribunale si è riservato 40 giorni di tempo per il deposito della sentenza. Il pm, Mario Pinelli, aveva chiesto la condanna ad un anno.

(18 novembre 2005)

E, ancora, da "Repubblica.it"

Non voleva il crocifisso in aula
Giudice di Camerino sotto processo

ROMA
- Giudizio immediato per il magistrato di Camerino (Macerata) Luigi Tosti, accusato di omissione di atti di ufficio, per "essersi indebitamente astenuto dal tenere le udienze a causa della presenza del crocifisso nelle aule giudiziarie". L'udienza è stata fissata dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale dell'Aquila per il 18 novembre prossimo.

La notizia della fissazione del giudizio immediato è stata confermata dallo stesso Tosti. Il giudice ha annunciato che, anche in veste di imputato, riproporrà il problema, cioè non vorrà essere giudicato in un'aula con simboli religiosi. "Il 18 novembre prossimo - ha detto il magistrato - dovrò entrare in un'aula giudiziaria non in qualità di dipendente dell'Amministrazione giudiziaria ma come "utente", cioè da imputato: dal momento, però, che si riproporrà la stessa identica questione, inoltrerò al tribunale dell'Aquila e al ministro di Giustizia la richiesta di rimuovere i simboli religiosi dalle aule giudiziarie, preannunciando il mio rifiuto a presenziare all'udienza in caso di inottemperanza".

Il giudice Tosti solleverà eccezione di incostituzionalità dell'articolo 420 del codice di procedura penale, nella parte in cui esclude che costituisca legittimo impedimento a comparire dell'imputato il rifiuto a presenziare motivato dall'obbligatoria presenza del simbolo religioso nelle aule giudiziarie: "Mi sembra francamente grottesco - ha aggiunto - dover essere giudicato, oltretutto per fatti collegati proprio all'indebita presenza del crocifisso, da giudici confessionali sovrastati da quel simbolo partigiano e che giudicano in nome del Dio dei cattolici".

(23 settembre 2005)


Sono proprio curiosa di vedere quale sarà la posizione del ministro Mastella, visto che si professa credente praticante ma in questa situazione dovrà essere super partes.

Prendendo spunto dai pensieri, sparsi qui e la, di una mia cara amica, dico quello che ne penso anche io: in un pubblico edificio laico i simboli religiosi che motivo logico hanno d’esserci?
I giudici si ispirano guardando il crocifisso per le loro sentenze?
Non dovrebbero ispirarsi ai codici “umani terrestri”? 
Da come va la giustizia direi che se i giudici si ispirano guardando il crocifisso o è di parte il crocifisso o i giudici non ci vedono tanto bene!

C'è chi dice che il crocifisso è un simbolo della nostra cultura e della nostra tradizione (addirittura di quella europea in generale) ma leggendo un po' più attentamente la storia possiamo ben capire che la religione cattolica è stata imposta per legge a partire dall’impero romano; è normale che dopo tutti questi anni è diventata una tradizione e c'è sudditanza psicologica (altro che Moggi!).

Bisogna chiarire una cosa: o lo stato è laico e in tal caso i simboli religiosi in pubblici edifici laici (vuoi che siano aule di tribunale, aule scolastiche, ospedali, seggi elettorali ecc.) non devono esserci, oppure lo stato è sottomesso al potere religioso. 
In questo caso si eviti l’iposcrisia e lo si dica chiaramente (anche da parte di certi “pentiti religiosi” di sinistra laica): lo stato è una dipendenza del Vaticano.



 
 
 
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