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« Giustizia: il "fine pena...Lettere dal carcere »

Il detenuto paga vitto e alloggio?

Post n°61 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da geko1963
 

Oggi ho ricevuto una lettera da parte di una amica, la quale ha saputo da suo marito, che attualmente sta scontando una pena detentiva, che dovrà pagare dopo la carcerazione le spese del mantenimento in carcere (circa 60 euro al mese). Stupefatta mi chiedeva: "ma è vero?". Ebbene si, è vero! Il detenuto deve pagare vitto e alloggio allo Stato, con buona pace di coloro che pensano che il carcere sia un Hotel a 5 stelle gratis. Se durante la carcerazione il detenuto ha la possibilità di lavorare la quota del cosiddetto "mantenimento carcere" viene sottratta direttamente dalla busta paga (anche se questa è di cento euro), in caso contrario la richiesta di spese pregresse sarà notificata al domicilio dell'ex detenuto. E' obbligatorio pagare? Si, ma si possono evitare con la "remissione del debito". 

L'art. 56 della legge 26 luglio 1975, n.354 (Ord. Penit.) disciplina la remissione del debito: "Il debito delle spese del procedimento e di mantenimento è rimesso nei confronti dei condannati e degli internati che si trovano in disagiate condizioni economiche e hanno tenuto regolare condotta ai sensi dell'articolo 30 ter. La relativa domanda può essere proposta fino a che non sia conclusa la procedura per il recupero delle spese".

Il mio consiglio: appena viene notificato il pagamento delle spese di "giustizia" fate subito la richiesta di remissione del debito, anche se pensate che non ci siano i presupposti, perchè la semplice presentazione della domanda sospende la procedura di recupero delle spese per dare tempo al magistrato di prendere le informazioni necessarie. Poi sappiamo che la burocrazia è lunga, quindi lasciate andare la cosa...poi si vedrà. Cmq se non sarà impossibile evitare le spese si può chiedere il pagamento a rate (anche 25 euro al mese) oppure si può fare richiesta per tramutare la quota dovuta in giorni di sorveglianza (firmare una volta al giorno). Ricordatevi: appena viene notificata la cifra da pagare fate subito istanza di remissione del debito, ci sono buone speranze. In bocca al lupo a tutti

 
 
 
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IL MITO

 

HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA

Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!     

 

ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354

Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.

Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.

Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.

I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.

Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.

Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. 

ART. 27 COSTITUZIONE

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)

 

TESTI CONSIGLIATI

Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza,
E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione
, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?,
T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale,
T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza,
Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza,
G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.

 

 

 

 


 

 

 

 

 
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