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ESISTE DAVVERO IL TEMPO, IL DISTRUTTORE?
QUANDO, SUL MONTE IMMOBILE, SPEZZERA' LA FORTEZZA?
E QUESTO CUORE, CHE APPARTIENE INFINITAMENTE AL DIO
QUANDO LO VIOLENTERA'IL DEMIURGO?

SIAMO DAVVERO COSI ANGOSCIOSAMENTE FRAGILI,
COME IL DESTINO VUOLE FARCI INTENDERE?
L'INFANZIA PROFONDA E PROMETTENTE,
SI FA - POI - SILENZIONSA ALLE RADICI?

AH, IL FANTASMA DELL'EFFIMERO
ATTRAVERSA COME UN FUMO
CHI L'ACCOGLIE SENZA SOSPETTI.

NOI SIAMO QUESTO ANDARE ALLA DERIVA,
E PER QUESTO ABBIAMO VALORE,
COME USO DIVINO PRESSO LE DUREVOLI FORZE.

Rainer Maria Rilke

 
 
 
 
 
 
 

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La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati.
La nostra paura più grande è che
noi siamo potenti al di là di ogni misura.
E’ la nostra luce, non il nostro buio
ciò che ci spaventa.
Ci domandiamo: "Chi sono io per
essere brillante, magnifico, pieno di talento, favoloso?".
In realtà, chi sei tu per non esserlo?
Tu sei un figlio dell’Universo.
Il tuo giocare a sminuirti non serve
al mondo.
Non c’è nulla di illuminato nel
rimpicciolirsi in modo che gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.
Noi siamo fatti per risplendere come
fanno i bambini.
Noi siamo fatti per rendere manifesta
la gloria dell’universo che è in noi.
Non solo in alcuni di noi, è in ognuno
di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, noi, inconsciamente, diamo alle altre persone il permesso di fare la stessa cosa.
Quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza automaticamente
libera gli altri.

Nelson Mandela

 
 
 
 
 
 
 

 

 
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La storia del Diavolo nelle religioni non Cristiane

Post n°156 pubblicato il 08 Marzo 2007 da chic47

a cura di Fabrizio Benaglia

     

La storia del diavolo, o meglio, di un vero e proprio diavolo, si trova nelle religioni monoteiste, o semimonoteiste: altrimenti si potrebbe meglio parlare di demoni o di demonismo. Particolarmente importante è la figura del diavolo nell'Islam e nello zoroastrismo o mazdeismo.

IL DIAVOLO NELL'ISLAM

Il diavolo ha nell'Islam il nome proprio di "Iblis" (che è una probabile corruzione del greco "diàbolos") e quello più in generale di "shaitan", dall'ebraico "satan". Ma l'idea-forza basilare dell'Islam, quella cioè dell'assoluta onnipotenza, libertà e arbitrarietà di Dio, toglie molta della sua malignità radicale alla figura del diavolo, che appare poco più che un servitore, di un Dio che in sostanza è al di là del bene e del male. Anche per l'Islam, "Iblis" era prima un angelo buono, che decadde al ruolo di diavolo per un peccato di superbia identificato dall'Islam col suo rifiuto di prosternarsi obbedendo ad un ordine apparentemente assurdo di Dio davanti ad Adamo. "Iblis" rifiutò perchè solo a Dio ci si deve prosternare e perchè Adamo, fatto di terra, sarebbe stato inferiore a lui, fatto di fuoco. Ma ignorò così che il vero monoteista obbedisce all'atto del comando divino, qualunque esso sia, anche se apparentemente assurdo: in quanto secondo tali religioni Dio solo sa quel che fa. Tale figura del diavolo si è prestata ad interessanti sviluppi in molte correnti della mistica. Fra gli altri, al-Hallaj ha espresso in brani di appassionata tensione il dramma di Satana (ossia "Iblis"), innamorato adoratore di Dio, e pur portato dal proprio giudizio a disobbedirgli, pensando di interpretare il più vero pensiero del suo Signore.

IL DIAVOLO NELLE RELIGIONI SEMIMONOTEISTE

Ben diversa è invece la figura del diavolo nel semimonoteismo mazdaico. Qui il Dio unico del monoteismo assoluto, al di sopra e oltre lo stesso bene e male, si scinde in un Dio buono, "Ahura Mazdah", e un Dio cattivo, "Angra Mainyu". Anche se è vero che alla fine dei tempi il Dio buono risulterà vittorioso e annienterà lo Spirito del Male, in questo periodo "di mescolanza", come è chiamato nei testi zoroastriani, nella vita del mondo "visibile", la potenza di Ahriman è grande; egli ha una sua creazione, mescolata con la creazione buona, e ha i suoi angeli.

I DEMONI SECONDARI

Sia nell'Islam, sia nel mazdeismo, il vero e proprio diavolo ha al suo servizio demoni secondari. Nell'Islam sono detti "shayatin" e la loro opera è la tentazione, che è espressa col termine tecnico di "waswas", da una radice che significa "bisbigliare", sempre tuttavia "col permesso di Dio". Nell'Islam poi esiste una speciale categoria di esseri semidemoniaci, o geni, i cosiddetti "ginn", i quali però sono, più che diavoli o demoni, diciamo pure entità diverse dall'uomo e a lui per lo più invisibili. I "ginn" possono essere sia credenti che miscredenti, sia buoni che cattivi, sia maschi che femmine, e possono persino, secondo la tradizione, aver rapporti sessuali con gli esseri umani. I demoni secondari mazdei sono invece delle vere e proprie ipostasi dei vizi, e uno dei più feroci e pericolosi è il demone "Aeshma", cioè il demone dell'ira. Circa il nome dei demoni mazdaici, "daeva" (nome indiano che corrisponde a "divinità" o "dio") è ormai quasi del tutto abbandonata l'ipotesi che "Zarathustra" nella sua riforma monoteistica abbia volutamente dato il senso di demone al vocabolo indicante gli dei del politeismo indo-ario. E' più probabile che nel linguaggio antico iranico, dove già esisteva un termine per "dio", cioè "baga", "daeva" fossero dei di popolazioni parenti ma nemiche, cui si attribuiva già, a prescindere dalle riforme monoteistiche, forte carica satanica.

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Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così.

W. Shakespeare

 

 

 
 
 
 
 
 
 

SONETTO 121

È meglio esser colpevole che tale esser stimato
quando non essendolo si è accusati d'esserlo;
e perso è ogni valor sincero perché creduto colpa
non dal nostro sentire, ma dal giudizio d'altri.

Perché mai dovrebbero gli occhi altrui adulteri
considerar vizioso il mio amoroso sangue?
Perché nelle mie voglie s'insinuan lascive spie
che a parer lor condannano quel ch'io ritengo giusto?

No, io sono quel che sono e chi mira
ai miei errori, colpisce solo i propri;
potrei esser io sincero e loro non dire il vero,

non venga il mio agir pesato dal loro pensar corrotto;
a men che non sostengano questo mal comune -
l'umanità é malvagia e nel suo mal trionfa.

William Shakespeare




 
 
 
 
 

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