Sorridere è Amare

...Crederci e mettersi in gioco sempre...

 

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Messaggi di Gennaio 2018

Concerto..

Post n°259 pubblicato il 28 Gennaio 2018 da pazza105

 

Ricomincia nella notte questa storia troppe volte
E ha tirato botte
Colpi bassi mentre vivo
Che mi tolgono il respiro
E mi danno la certezza che mi ostinerò a mancarti senza raddrizzare il tiro

Quante volte avremmo detto con fermezza che tra noi era finita
Da domani ricomincia un’altra vita
Tranne poi tornare dove siamo stati sempre certi di trovarci
Siamo sempre stati forti
A lasciarci negli abbracci
A proteggerci dai sassi
A difenderci dagli altri
A lasciarci i nostri spazi
A toccare con un dito questo cielo che spalanca l’infinito
Quante volte ci ha deluso
E quante volte ci ha sorriso

Come te che mi hai dato
Il mio giorno più bello nel mondo
L’ho vissuto con te

Solo tu mi hai donato
Un sorriso che nasce anche quando un motivo non c’è
E da quando c’è stato sembra schiudere tutte le porte
Sembra schiuderle tutte le volte
Che sto con te

Non lasciamo che sia il tempo a cancellarci senza un gesto
Far la fine dei graffiti abbandonati alle pareti
Lentamente sgretolati dalla pioggia e dal calore
Fino a quando c’è uno stronzo che passando li rimuove
Senza avere la certezza di aver dato tutto
Prima di mollare, di tagliare corto
Di imboccare quella strada senza più un rimorso
Fino a quando arriverà qualcuno che starà al mio posto
A lasciarci negli abbracci
A proteggerci dai sassi
A difenderci dagli altri
A lasciarci i nostri spazi
A toccare con un dito questo cielo che spalanca l’infinito
Quante volte ci ha deluso
E quante volte ci ha sorriso

Come te che mi hai dato
Il mio giorno più bello nel mondo
L’ho vissuto con te

E’ con te che è iniziato
Il mio viaggio più bello nel mondo io l’ho fatto con te
E’ un sorriso che è nato
Sembra schiudere tutte le porte
Sembra schiuderle tutte le volte
Che sto con te

Eravamo solo due perduti amanti
Quando l’universo ha ricongiunto i punti
Sole luna caldo freddo in un secondo solo
Quando finalmente riprendiamo il giro
E’ una sensazione che mi sembra innata come se con me fossi sempre stata
Come se ti avessi sempre conosciuta
Ma la meraviglia è che ti ho incontrata

E sei tu che mi hai dato
I miei giorni più belli nel mondo li ho vissuti con te
Solo tu mi hai donato un sorriso che nasce anche quando un motivo non c’è
Sembri schiudere tutte le porte
Sembri schiuderle tutte le volte che sei con me
Sembri schiuderle tutte le volte
Che sto con te

 
 
 

..forse..

Post n°258 pubblicato il 22 Gennaio 2018 da pazza105

Perché tu mi manchi, 

mi manchi tanto, 

mi manchi, tutto.

 

 
 
 

...

Post n°257 pubblicato il 16 Gennaio 2018 da pazza105

.. Amati..

 

.. Ama-Te..

 

Mi basta.

 
 
 

Fogli di giornale..

Post n°256 pubblicato il 11 Gennaio 2018 da pazza105

Stupita e disorientata. 

Una distesa di fogli di giornale, una sala piena, tanti, tantissimi, più strati, infiniti.
Al via una corsa per scivolarci dentro.

Buttarsi, essere riempiti di fogli volanti e poi cavalcarli e poi nascondercisi sotto ed esserne immersi sopra, e poi correre, scivolare, inciampare..
e poi affondarsi nella montagne di cumuli e stare, ascoltare il proprio respiro e immaginarsi "a morto" sul mare. 
Tu ferma, distesa, rilassata e sentire le onde come in burrasca infrangersi cattive sugli scogli e poi sentirne altre più lontane, come uno sciacquettio dolce, calmo, che da pace e quiete, e sì, perchè tu sei distesa, ma gli altri continuano a giocare ed è il correre vicino o lontano che porta alla mia mente questa straordinaria onomatopea.

Mi è sembrato incredibile riconoscerlo così chiaramente tanto che più mi entrava dentro più cercavo di sentirlo, più lo sentivo e più cercavo di andargli incontro ed entrarci dentro. Mi guardavo intorno ed ero felice.

Avevo immaginato tanto davanti a quella distesa di fogli ma mai mi sarei immaginata tutta quella potenza.

 

 
 
 

...

Post n°255 pubblicato il 05 Gennaio 2018 da pazza105

Le onde...

 

Graduale progressione per entrare in relazione con l'altro. Utilizzare vari oggetti, quelli più comuni, la palla, i cerchi e poi le corde... infine arrivare ad utilizzare uno strumento già sperimentato ed essere serena nel mettersi in gioco nuovamente.

La benda la indosso appena me la consegnano e senza esitazione continuo a camminare nello spazio. Mi rendo conto solo dopo che le mie mani non sentono il pericolo, rimangono distese lungo il corpo. Sento i passi, sento le vicinanze e le distanze di chi mi sta intorno, sento il mio respiro e ci resto, in relazione con me stessa.
Mi sento addirittura più libera rispetto al 'gioco' con gli altri oggetti.
Mi ascolto, rimango, resto nel mio spazio, lo cerco e sto bene chiusa a pallina.

Cercare la relazione secondo quello che è il proprio bisogno, la propria necessità, muoversi nello spazio...
Allontano chi sorride incontrandosi, con una forte sensazione di rifiuto, sento nella pancia un gomitolo aggrovigliato che tenta di dimenarsi e di sciogliersi, sensazione, in quelle risate, di non rispetto per il mio sentire, lo stomaco in fiamme, vibrante di emozioni, con la musica che diventa elemento scatenante, poi nel vagare incontrare l'altro, sentirlo, innescare relazioni e d'un tratto incrociare una mano aperta, calda, sfiorarsi dai polsi fino a scivolarsi via sulle dita, come quelle scene d'addio dei film famosi..

..e sentire quel fuoco nello stomaco risalire rapidamente fino a trasformarsi in lacrime, fiumi di lacrime.
Cercare il mio spazio e il mio posto, ascoltare il mio respiro, allontanare gli odori e accogliere la morbidezza di un gesto avvolgente, che accompagna il respiro e calma.

Rimango sola e poi vengo ancorata al gruppo, mi divincolo con cautela perché lì in quello spazio e in quel tempo non c'è benessere, non lo sento.. cercare il mio luogo, vagare nel vuoto immenso, diventato infinito, ampio e sentirmi profondamente.
Sentirmi sola.
Sola con me stessa.

Quella mano che va via, un saluto.
Riavvolgo la mia vita, evento dopo evento.
Lacrime incontenibili.

Mani fredde le mie, che cerco di scaldare consapevole che probabilmente darebbero fastidio così gelide nell'incontro con l'altro, ma tant'è non c'è verso, si scaldano e sudano quando si intrecciano in altre mani, si raffreddano immediatamente appena finisce il contatto... poi ne incontro una forte, ferma, stretta, calda che mi tiene e mi abbraccia. Non volerla più lasciare, percorrere insieme un pezzetto di strada.. e poi via di nuovo sola, nello spazio.. 

..Fango

 

..io lo so che non sono solo anche quando sono solo..

 

 
 
 

Sbamm

Post n°254 pubblicato il 01 Gennaio 2018 da pazza105

 

E così accontento anche mio padre, ogni tanto mi chiede di accompagnarlo; oggi era la volta del cimitero e della pasticceria.
L’intenzione e la voglia non le avevo. L’intenzione e la voglia era di montare quel mobile, bene.

Poi, poi l’ho accompagnato. La mia macchina, lui passeggero.
Strade basse, di campagna, secondarie, di quelle che fai solo quando raggiungi certi luoghi, di quelle che percorro raramente oggi, ma che conosco nelle curve e nei cartelli sempre pendenti, nei cancelli delle case a ridosso della strada, nel profumo di questa campagna, che non ha tempo perché ogni tempo fa sentire la sua fragranza nell’aria.

A metà strada “sbamm”..

Alfa romeo Giulietta Grigia, sedili posteriori, poggia braccio centrale sempre abbassato a separarci, io a destra, Enrico a sinistra, io dietro mia madre, Enrico dietro mio padre, sempre.
L’occasione della festa dei santi, ma talvolta succedeva anche durante l’anno. Tutti e 4 al cimitero.
La mia mamma, capelli sciolti, truccata, la riga nera sugli occhi, fard per arrossire e allungare le gote, rossetto rosso, tacchi; poi pellicciotto nero, o pelliccia marrone che le aveva comprato mia nonna.
Perché mi piaceva, mi piaceva tanto guardarla, starle a braccetto e sentire il suo profumo.

Mio padre, jeans e maglione, giacca, barba sempre perfettamente fatta.

Mio padre che sbuffava ogni volta, perchè mia madre era in ritardo sulla partenza, ogni volta.
Oggi penso, mia madre andava nella stalla, finito arrivava in casa, si faceva il bagno nella vasca, ci svegliava e ci dava colazione, preparava me, preparava mio fratello, sistemava la colazione, preparava il pranzo, poi si vestiva e si preparava lei.
Mio padre, andava nella stalla, finito arrivava in casa, faceva colazione, si lavava, si vestiva, era pronto.

Ma io già la difendevo: mio padre pronto con la macchina accesa, io e mio fratello caricati, poi mi offrivo di andare a vedere a che punto era mia madre, andavo piano, la aspettavo e scendevo solo un attimo prima per dire “sta arrivando”...di corsa col tichettio dei tacchi sul marciapiede, un saluto ai cani e poi la ventata di profumo che mi arrivava quando chiudeva la portiera. Lei.

Quanto mi stimavo di starle a fianco, anche mio padre talvolta prendevo a braccetto, ma lei, lei trasmetteva qualcosa di più, calore, pace, armonia, affetto.

Erano rari i momenti in cui ci muovevamo insieme, le occasioni della domenica per cimiteri, dei sabati sera alle corse dei cavalli e le uscite in giornate dai parenti romagnoli.

Poi il cimitero.

Anche il cimitero è sempre stato per me un momento importante.
Quante volte ho chiesto a mio nonno di raccontarmi le storie e le vite, prima delle morti, dei vari parenti.
Con mio nonno poi si partiva da casa coi fiori freschi di giardino avvolti in 4/5 fogli del quotidiano La Gazzetta di Parma “vecchia” di qualche giorno. Ogni fiore aveva la sua sistemazione e a mio nonno piaceva, o almeno a me così è sempre sembrato, sistemare le varie  composizioni, le rose, almeno 3, posizionate a varie altezze e le calle, bianche e lunghissime, sempre splendide, (che raccoglievamo al bordo del fosso la mattina prima di partire) e poi cambiare l’acqua, ripulire, come a voler dar ancor più valore a quegl’affetti.  

Poi c’erano le storie di “corridoio”, quelle morti che avevano riscosso qualche clamore in più, che magari erano finite sui giornali, per lo più di persone abbastanza giovani e che ogni volta chiedevo di dirmi, di raccontarmi e nella mia testa immaginavo, visualizzavo la mia realtà, pensavo a dov’erano, cosa facevano, dove andavano, qualcuno che ha scelto di morire, qualcuno che ha avuto “sfortuna”, qualcuno che ha incontrato la malattia.
Sfilavano via uno dopo l’altro, i nome, le foto, le frase, le date nelle tantissime lapidi, a muro o a terra che incontravo nel passaggio tra un parente e l’altro... quanta matematica ho fatto al cimitero! Si perchè calcolavo l’età, cercavo chi era nato prima, cercavo chi aveva fatto la guerra, e poi mi trovavo davanti a bambini, o mamme appena spose, facevo il pieno di ogni tempo, e mi sentivo avvolta di vita, di storia, di famiglie e di tradizioni.

"Sbamm" dicevo..

 

Perché questa mattina ho ritrovato quelle storie, perché la strada tra un parente e l’altro è sempre la stessa ma ho rivisto quella bambina ricciolona e boccolosa, con le calze di lana bianche o rosa e gli stivaletti, che rifletteva sulla vita e si stimava per mano a suo nonno.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: pazza105
Data di creazione: 21/11/2005
 
 

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