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Post N° 53

Post n°53 pubblicato il 20 Marzo 2008 da picilongo

Domande 4 _ L’età delle ideologie_Introduzione alla storia contemporanea_P. Pombeni (ed.)

 

1.        Illustrate il concetto di ideologia, le sue principali caratteristiche e la sua funzione primaria.

Il termine ideologia proviene dalla filosofia. Fu utilizzato per la prima volta in modo chiaro e sistematico da un gruppo di filosofi, il più importante dei quali fu de Tracy tra 7e800. Il termine, nell’uso che ne facevano gli ideologi, stava ad indicare lo studio delle sensazioni e delle idee che si producono nella coscienza umana. Di provenienza illuministica e di fede politica liberale, gli ideologi assunsero una posizione critica nei confronti tanto di Robespierre e del Terrore rivoluzionario quanto di Napoleone. L’imperatore, in polemica con loro, diede alla parola ideologia un significato negativo, utilizzandola per definire un tipo di pensiero politico del tutto astratto e dottrinario, privo di contatto con la realtà e di alcun valore o riflesso pratico. Per Marx, invece, è un paravento teorico: l’ideologia ha un’origine sociale, ovvero è prodotta dalla classe dominante, è falsa (consiste di idee e dottrine prive di corrispondenza con la realtà ed anzi finalizzate soltanto a nasconderne la sostanza che è fatta di lotta e dominio di classe. [Dopo la 2Guerra il concetto di ideologia si è trasferito dalla filosofia alle scienze sociali trasformandosi in strumento conoscitivo neutro.

        Le componenti di base di una ideologia sono elementi teorici ed astratti, idee, principi, valori, credenze quali la libertà, la giustizia, l’eguaglianza, la proprietà privata.

        Assume le caratteristiche di un sistema, include numerosi elementi e li fa interagire e li coordina, così da trasformarsi in un insieme di parti integrate dotato di un sufficiente grado di coerenza

        Questo sistema di credenze comprende al proprio interno elementi sia descrittivi che prescrittivi per comprendere la maniera in cui funzionano l’economia, la società, la politica e quindi il perché di determinati accadimenti.

        Svolge una importante funzione di legittimazione, dà agli attori politici, siano essi al potere o all’opposizione, la possibilità di giustificare il proprio operato facendo ricorso a una visione globale del mondo, a principi generali.

L’ideologia non viene prodotta da un’entità unica ma nasce dalla convergenza di concetti, valori e principi elaborati, spesso indipendentemente l’uno dall’altro da più individui, in tempi, luoghi e circostanze differenti. Le ideologie sono anche terreno di scontro politico: la medesima ideologia viene reclamata in un unico paese e nello stesso tempo da due o più parti politiche che ne danno interpretazioni differenti e si scontrano sul terreno politico-culturale per accreditarne la propria versione. Derivano da una elaborazione teorica e fanno parte del regno della filosofia, ispiralo la costruzione di istituzioni (e possono essere studiate dai giuristi) si incarnano in personaggi e movimenti concreti (studiate dagli storici): interdisciplinarietà. Quello che cambia tra le ideologie è la maniera in cui i problemi sono risolti, ossia il modo in cui i concetti sono utilizzati, ordinati, interpretati.

2.        Che cosa caratterizza l’ideologia reazionaria?

Intende reagire ad un evento o serie di eventi che giudica negativamente. Punta ad annullare, o almeno minimizzare, le conseguenze, in maniera da ripristinare una condizione il più possibile simile a quella che esisteva prima del mutamento. Per il reazionarismo ottocentesco l’evento corruttore è rappresentato dalla RivFra (ritorno all’Ancien Régime). L’ideologia reazionaria intende ricostruire tanto la politica quando la società secondo un piano giusto e razionale, senza tenere conto, o comunque tenendo scarsamente conto, tanto della tradizione storica quanto dei valori religiosi e trascendenti. Per i reazionari il potere politico spetta al re per volontà divina; il re non può toccare i principi dell’organizzazione sociale perché anche questi derivano da Dio e sono anti individualistici; l’organizzazione è gerarchica piramidale. L’elemento divino legittima il sistema politico e sociale. E presente con caratteristiche simili in quasi tutta Europa.

3.        Come si modifica l’ideologia reazionaria negli ultimi decenni del XIX secolo?

I nuovi reazionari puntano sui sentimenti di appartenenza alla comunità nazionale e di contrapposizione rispetto alle altre comunità nazionali, inglobandoli nel proprio patrimonio ideologico ed utilizzandoli come veicoli per la diffusione e l’irrobustimento di quel patrimonio in un contesto politico di massa. In Francia e Germania i sentimenti di appartenenza nazionale (o razziale) sono rafforzati dall’antisemitismo. Fascismo e Nazismo: conservano l’avversione radicale verso il liberalismo, la democrazia, l’uguaglianza e sostengono che la società debba essere ordinata e gerarchica e gli individui subordinati alla collettività. Abbandonano il principio monarchico e la teoria del diritto divino, rifiutano a qualsiasi riferimento trascendente, recidendo così le radici che il reazionarismo aveva nel cattolicesimo: sono ideologie atee che puntano a creare proprie religioni e propri riti in sostituzione delle religioni tradizionali. Così recuperano dal 1789 l’idea rivoluzionaria, il principio secondo cui la realtà può essere radicalmente trasformata utilizzando strumenti politici, principio che più di tutti il reazionarismo ottocentesco aveva rifiutato.

4.        Che cosa si intende per ideologia conservatrice?

È l’ideologia che intende salvaguardare la strutturazione gerarchica della società. Il conservatorismo è antiegualitario, ritiene che le differenze tra gli uomini non siano in alcun modo eliminabili e che ci sta in alto abbia il dovere di guidare chi sta in basso. L’ordine e la coesione sociale: la piramide gerarchica non deve essere contestata né messa in pericolo, ed i diversi strati che la compongono non debbono mettersi in contrapposizione l’uno con l’altro, ma mantenere un atteggiamento solidale di cooperazione. Vuol salvaguardare anche la famiglia, dimensione naturale del vivere e dell’agire umano e il riferimento alla religione e la proprietà privata che rappresenta uno degli elementi in base ai quali è costruita la piramide sociale. Negli ultimi anni dell’800 non resta indifferente all’affermarsi del principio nazionale. Come al reazionario affronta con notevole diffidenza od ostilità il razionalismo rivoluzionario emerso nel 1789: la società fondandosi sul principi non modificabili quali la religione non può essere intaccata.

5.        Quali sono le principali differenze tra conservatorismo e reazionarismo?

Il C. non ha in mente un mondo completamente immobile, sempre uguale a sé medesimo, né, nell’epoca postrivoluzionaria, vagheggia il ritorno all’Ancien Régime. È, contrariamente, disposto a entrare in un rapporto dialettico con quanti chiedono la trasformazione anche radicale dell’esistente (potremmo chiamarli genericamente progressisti) ed a cedere ad alcune loro richieste, purché però le riforme non indeboliscano eccessivamente i principi fondamentali ai quali esso si ispira, e che ritiene irrinunciabili. Il C è diverso dal reazionarismo perché non rifiuta il mutamento, ma accetta di interagire con esso, pure se intende rallentarlo e limitarne i danni.

6.        Qual è il valore fondante dell’ideologia liberale e quali ne sono le forme estreme?

L’elemento centrale della filosofia politica liberale è l’individualismo, ossia la tutela dell’autonomia del singolo e la sua valorizzazione davanti, se necessario contro, alle pretese dei gruppi sociali, qualsiasi essi siano. La libertà dell’individuo, secondo il liberalismo, deve essere gelosamente difesa prima di tutto dalle possibili intrusioni del potere pubblico. I liberali ritengono che lo stato, per quanto limitato, debba tuttavia esistere. Il potere pubblico non è il solo nemico della libertà dell’individuo. Essa può essere violata anche dai centri del potere sociale, famiglia chiesa comunità corporazione, o dall’azione di altri individui. Lo stato avrà in questo caso il diritto e il dovere di intervenire, ed il suo intervento non rappresenterà più un pericolo per la libertà individuale, ma servirà a difenderla e ripristinarla. Libertà tutelata principalmente nell’attività economica.

Le forme estreme sono il radicalismo, la liberaldemocrazia e il costituzionalismo liberale.

7.        Illustrate i concetti di radicalismo, liberaldemocrazia e costituzionalismo liberale.

Radicalismo: strenuo sostenitore alla pari degli altri liberalismi, dei diritti dell’individuo, della limitazione del potere dello stato e della libertà economica, il R ottocentesco si è opposto con forza alla permanenza di istituzioni non rappresentative, desiderando alo stesso tempo che quelle rappresentative fossero il più possibile avvicinate al popolo, attraverso l’allargamento del suffragio, la moralizzazione delle procedure elettorali, la riduzione della durata dei parlamenti, la retribuzione dei deputati.

L: con il trascorrere dei decenni anche le forme più moderate di liberalismo hanno sostanzialmente accettato l’affermarsi di procedure ed istituzioni politiche sempre più democratiche. Se il termine democrazia implica la partecipazione di tutti i cittadini adulti al governo attraverso istituzioni rappresentative, il liberalismo del 900 specie dopo il 45 può essere ribattezzato liberaldemocrazia. Se per democrazia, invece, intendiamo un sistema nel quale gli uomini debbano tendenzialmente essere uguali, la sua compatibilità con il liberalismo diviene assai meno scontata. Il liberalismo ammette un solo tipo di uguaglianza: quella formale, secondo la quale tutti debbono essere uguali davanti alla legge, avere stessi diritti e doveri.

____________

8.        Su quali concetti si fonda il socialismo?

La cifra fondamentale del S è anti individualista: massima priorità viene attribuita alla costruzione ed al benessere del corpo sociale che dovrà essere omogeneo al proprio interno (uguaglianza), non vi potranno essere differenze rilevanti nelle quantità di potere politico, economico e sociale attribuite a ciascuna persona o gruppo di persone, e sarà anche solidale (fraternità): i singoli dovranno essere altruisti tenendo in considerazione gli interessi dell’intera società piuttosto che i propri. Sul piano politico questi principi portano a caldeggiare una forma compiuta di democrazia. Sul piano economico conducono invece a sostenere la scomparsa completa o quasi della proprietà privata a favore di forme collettive di possesso e di gestione economica. L’impianto collettivistico realizzerà, secondo i socialisti, anche la massima felicità possibile dei singoli individui, che verranno finalmente liberati dall’egoismo, dalla subordinazione, dallo sfruttamento.

9.        Illustrate i caratteri dell’ideologia socialista teorizzata da Marx.

Elemento determinante del divenire storico è costituito dallo scontro tra le classi. Questa lotta non solo è inevitabile, ma è anche predeterminata nei suoi esiti: la classe dominante è destinata prima o poi a essere sconfitta e soppiantata dal gruppo sociale subordinato. Gli anni di Marx sono considerati dallo stesso l’epoca del sistema produttivo capitalistico, fondato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e sullo sfruttamento della manodopera col dominio della borghesia. Questa situazione è destinata ad entrare in crisi irreversibilmente finendo al rovesciamento del capitalismo e della borghesia ed alla costruzione di un nuovo assetto economico, sociale e politico fondato sulla classe che dalla borghesia è oppressa: il proletariato. La dittatura del proletariato sarà diversa dagli altri predomini di classe, poiché per la prima volta la classe al potere non sarà costituita da una minoranza, ma dalla larghissima maggioranza della popolazione. Questa dittatura sarà pertanto meramente transitoria e da essa si giungerà presto alla realizzazione di una società senza classi, priva di proprietà privata, di subordinazione, sfruttamento e diseguaglianze. Rispetto alle altre teorie socialiste, quella marxiana ha in più un fortissimo elemento deterministico: l’avvento della dittatura del proletariato e della società senza classi non è un’eventualità ma una certezza. Il modello di evoluzione storica prevede un atto di rivoluzione che dovrà essere compiuto soltanto quando il capitalismo sarà giunto all’apice della sua crisi e che servirà a precipitarne la crisi. La lotta di classe avverrà in tutto il mondo, solidarietà e conflitti saranno orizzontali “proletari di tutti i paesi, unitevi”. Nel 1864 fu fondata la Prima Internazionale che raccoglieva i movimenti socialisti di diversi paesi.

10.     Quali sono i tratti principali del leninismo?

1917 riv.russa. Il L rifiutava recisamente non solo la prospettiva riformistica, ma anche quella integralista, ritenendo che una volta postosi su una di queste due strade il socialismo sarebbe stato ben presto riassorbito dai regimi borghesi. L’unica via praticabile per la piena realizzazione della società senza classi era dunque la rivoluzione. Su questa via, guida, avanguardia e guardiano del popolo sarebbe stato il Partito comunista: partito di pochi membri, compatto, ideologizzato e rigidamente disciplinato, in grado di gestire il processo rivoluzionario con forza, convinzione ed assoluta unità di intenti. Una volta acquisito il potere, i comunisti non avrebbero fatto ricorso ai meccanismi istituzionali della democrazia borghese (parlamenti, elezioni, partiti) ma avrebbero instaurato una nuova forma di democrazia diretta incentrata sui soviet, assemblee di operai che si riunivano nei luoghi di lavoro. La creazione di istituzioni sovietiche non avrebbe soppiantato né reso superfluo il partito, che avrebbe dovuto mantenere salda la presa sul potere ed esercitare sulla società un controllo rigido e capillare, al fine di garantire che il paese si mantenesse, senza incertezze o deviazioni, sulla strada del socialismo. In questa fase il partito avrebbe utilizzato anche forme coercitive (dittatura del proletariato). Tra i due conflitti mondiali si diffuse in tutta Europa, grazie anche alla Terza Internazionale, ma il comunismo non attecchì in nessun paese.

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