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Messaggi del 04/11/2014

 

RIFLESSIONE DELLA SERA, CULTURA, VITA, ESSERCI, ESSERE, FILOSOFIA PER LA VITA, PSICOLOGIA DEL CICLO DI VITA

Post n°8076 pubblicato il 04 Novembre 2014 da psicologiaforense

... l'impronta soggettiva che ogni individuo dà alla propria vita, in base ai fini  che ha eletto nella sua progettualità  e che determinano le forme delle sue condotte, dei suoi valori e della sua affettività.... 

L'ESISTENZA... E LO SPECCHIO VUOTO  

Seguiamo Heidegger nella sua analisi di quella che egli chiama «l'esistenza inautentica» dell'uomo contemporaneo. Nella “chiacchiera”, nel “cazzeggio”  le parole non hanno più alcun senso e alcun peso: le persone si scambiano formule di convenienza, frasi fatte, slogan di cui nessuno percepisce più il senso originario. Le parole avrebbero la funzione di rivelare un IO all'altro, di metterli in reale comunicazione. Nella chiacchiera e nel cazzeggio, invece, esse diventano una bar­riera dietro cui ci si nasconde, rimanendo sempre più  vuoti e soli. Quanto alla «curiosità», essa è il contrario della meraviglia: si guar­da da per tutto, si vuol sapere tutto, portare alla luce tutto, e in realtà non si vede niente. Perché noi non possiamo conoscere che a parti­re dal nostro centro interiore ! Chi è nevroticamente proiettato sulle notizie dell'ultima ora, chi dissipa la propria attenzione passando con lo zapping da un canale all'altro, chi si aggira insonne nei meandri di Internet, in caccia di si­ti sempre nuovi da esplorare, senza essere veramente alla ricerca di niente, non potrà mai sperimentare il miracolo dello stupore: la curiosità è perciò caratterizzata da una tipica incapacità di soffer­marsi su ciò che si presenta. Essa rifugge dalla contemplazione se­rena, dominata com'è dall'irrequietezza e dall'eccitazione che la spingono verso la novità e il cambiamento. Come non potranno gustarlo i tanti che sfogano la loro voracità di esperienze straordinarie inseguendo veri o falsi fenomeni soprannaturali, santoni, predicatori, maghi, streghe, imbonitori e fattucchiere. Per scoprire che ciò che rimane, alla fine di questa orgia di espe­rienze straordinarie, è  il nulla. L' «equivoco», in conclusione, è il credere di aver capito, il sentirsi sicuri di sé, senza però fondamento. Le situazioni, i rapporti umani, la pro­pria stessa identità, vengono fraintesi, si costruisce sul vuoto, si sta accanto a delle persone per anni senza in effetti arrivare mai a com­prenderle, si crede di conoscere bene i propri pregi e i propri limiti, e invece si è ciechi. Cosicché ci amareggiamo delle critiche altrui e siamo pronti ad ammettere di avere tutti i difetti tranne quello -­reale- che ci viene indicato. 

 
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