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MATERA: CASAPOUND ITALIA, FINTI BARBONI PER IL MUTUO SOCIALE

Post n°20 pubblicato il 30 Dicembre 2009 da CasaPoundVarese

Matera, 28 dic. - (Adnkronos) - La scorsa notte un gruppo di militanti materani di Casapound Italia ha posizionato oltre dieci manichini, raffiguranti dei barboni, davanti alle banche e su alcune panchine della citta' per protestare "contro la totale assenza di edilizia pubblica e promuovere la proposta di legge sul mutuo sociale". ''Il mutuo sociale e' un'urgenza nazionale, non e' piu' tollerabile la situazione di emergenza abitativa in cui versano migliaia di famiglie italiane e l'indifferenza di tutti gli schieramenti politici di fronte a questi temi'', spiega cosi' i motivi dell'azione il responsabile cittadino Stefano Dubla.

''Diritto alla proprieta' della casa, rata del mutuo che non superi un quinto delle entrate del nucleo familiare, abitazioni a prezzo di costo, - continua Dubla - sono questi i principi su cui si basa la nostra proposta che puo' essere studiata nel dettaglio visitando il sito www.mutuosociale.org. Adesso che i festeggiamenti per il Natale sono archiviati per i nostri politici e' arrivato il momento di mettersi una mano sulla coscienza e interrogarsi su quanto e' stato fatto per affrontare l'emergenza abitativa, prima di prepararsi alla ormai imminente campagna elettorale. Mentre ai cittadini materani non resta che augurarsi che il nuovo anno spazzi via i disagi dei lavoratori, le difficolta' delle famiglie con un mutuo e questa sorda e indifferente classe politica''

 

 
 
 

Draghi alle banche: "Il tempo stringe risanatevi subito".

Post n°19 pubblicato il 13 Dicembre 2009 da CasaPoundVarese

Il governatore di Bankitalia preoccupato per la mole del debito pubblico e privato
STEFANO LEPRI
INVIATO A HORSHAM (Inghilterra)
Mario Draghi ammonisce i grandi banchieri del mondo: fate presto a rimettere in ordine i bilanci prima che i tassi di interesse risalgano. Al convegno sul futuro della finanza organizzato dal quotidiano Usa Wall Street Journal di banchieri multinazionali ce n’erano parecchi, e non benissimo disposti verso le nuove regole che il Financial Stability Board, l’organismo presieduto dal governatore della Banca d’Italia, ha il compito di scrivere. Lui è stato cortese, ma per nulla remissivo. Uno dei discorsi più ripetuti della giornata, era stato che sì, va bene, le regole per evitare una nuova crisi si devono fare, ma senza soffocare l’«innovazione finanziaria». Poi sul palco è salito qualcuno a dire «il re è nudo»: non un bambino come nella fiaba, ma un ottantenne per giunta di altissima statura, ovvero Paul Volcker, trent’anni fa il presidente della Federal Reserve che sconfisse l’inflazione, ora consigliere di Barack Obama.

«Portatemi una sola prova - queste le parole del vecchio saggio - che l’innovazione finanziaria aumenta la produttività» ovvero aiuta a far crescere di più l’economia; anzi, attirare verso la finanza i migliori talenti ha forse danneggiato lo sviluppo tecnologico. Draghi subito ha raccolto, con un sorriso: «A modo mio, certo in toni più pacati, tendo ad essere d’accordo con Paul Volcker». E prevede che «in futuro ci sarà molto meno entusiasmo per le novità». Il governatore ha anche respinto la preoccupazione dei banchieri che con le regole si esageri: «Non è il momento per porsi questo problema. Il nostro compito adesso è di fare luce su tutti i rischi del sistema, ed evitare di porre la basi di una altra situazione ingestibile. Solo quando ci saremo riusciti, potremo guardare la questione dall’altro punto di vista». Per giunta, oggi il sistema bancario è, dopo i fallimenti e le fusioni della crisi, ancora più concentrato di prima.

Il motivo per fare presto è scritto nelle cose. Al momento, le banche fanno profitti facili perché vengono finanziate dalle banche centrali a tassi bassissimi. Ma «prima o poi i tassi di interesse saliranno», per motivi di mercato a cui non si può sfuggire: «Nei prossimi cinque anni verranno a scadenza una quantità immensa di titoli, cominciando da quattromila miliardi di obbligazioni non-investment grade, ossia di bassa qualità. E poi c’è tutto il rischio sovrano» ossia il debito degli Stati, cresciuto con le misure anti-crisi. Non è questo un segnale d’allarme immediato, spiega poi lo stesso governatore: «Siamo certo in una situazione molto migliore di prima. Mi era stato chiesto quali rischi ci sono adesso, e io ho risposto». Il messaggio è rivolto alle banche; che Draghi invita a non cambiare discorso promettendo miglioramenti alle loro strutture interne o alla gestione del rischio, «ossia quello che sarebbe stato meglio avere prima della crisi».

Alla prova, la maggioranza degli intervenuti al convegno del Wall Street Journal sembra aver capito. Un sondaggio elettronico su quali siano le priorità dà al primo posto, come Draghi non poteva che desiderare, rafforzare il capitale delle banche. Al secondo posto si piazza dare più poteri al Fsb. Lui si schermisce: l’organismo che presiede gli va bene così, una struttura centrale agilissima, e il lavoro affidato agli organismi nazionali (governi, banche centrali, autorità di controllo sui mercati) che poi dovranno mettere in pratica le regole.

La paura di essere troppo regolati finisce, nel sondaggio, al sedicesimo posto. Al convegno, tenuto nello stesso albergo di campagna del G-20 del marzo scorso, di italiani c’erano Alessandro Profumo di Unicredit e Matteo Arpe di Banca Profilo. Profumo ha partecipato a uno dei quattro gruppi di lavoro, quello su come affrontare il problema delle banche multinazionali «troppo grandi per fallire» discutendone poi i risultati.

Secondo Profumo le grandi banche (e Unicredit pare sia nella lista mondiale di quelle di «importanza sistemica») devono «disfarsi delle attività non sostenibili» senza aspettare dal Fsb regole che impongano di spiegare come eventualmente si procedebbe a una liquidazione in caso di grave crisi. L’idea di Draghi è che occorra trovare un meccanismo («come lo abbiamo in Italia, pur se non è il migliore») per proteggere i depositanti senza salvare i dirigenti che hanno sbagliato.

 
 
 

Banche:Passera, abbassare requisiti

Post n°18 pubblicato il 13 Dicembre 2009 da CasaPoundVarese

Alzandoli si rende piu' difficile fare credito
(ANSA) - BERGAMO, 12 DIC - Corrado Passera, consigliere delegato in Intesa Sanpaolo, interviene sulle regole relative ai requisiti patrimoniali delle banche.

'E' il momento di abbassare i requisiti di capitale. Se dovessimo alzarli ora la difficolta' di fare credito aumenterebbe. Ora vanno ridotti per poi alzarli quando ci sara' una nuova fase di sviluppo. Si devono premiare le banche che fanno credito e penalizzare chi non lo fa', ha affermato in una tavola rotonda sui rapporti fra banche e imprese.

 
 
 

"Tango bond", la banca ridà i soldi al cliente

Post n°17 pubblicato il 02 Dicembre 2009 da CasaPoundVarese

"Tango bond", la banca ridà i soldi al cliente: senza informazioni adeguate la vendita dei titoli non è trasparente

Riavrà indietro i suoi soldi, più interessi, il cliente che comprò tango bond dalla banca senza essere informato dei rischi che correva investendo in titoli di natura speculativa. In capo all'istituto di credito si configura un grave inadempimento contrattuale: per l'ordine d'acquisto delle obbligazioni, autonomo dal contratto-quadro, può scattare la restituzione della somma. È quanto emerge dalla sentenza 546/09 del Tribunale di Piacenza.

Il caso
Il correntista investe oltre 22 mila euro nelle obbligazioni argentine e soltanto tre giorni dopo firma un documento in cui l'intermediario lo informa sui rischi di base degli investimenti in strumenti finanziari. Non conta che, nel barrare le caselle ad hoc del contratto quadro, il cliente mostra di non voler fornire informazioni su eventuali precedenti esperienze di acquisto nel mercato immobiliare: a parte che il testo del prospetto risulta quasi illeggibile, ma il silenzio dell'investitore non può ritorcersi contro di lui (che nella specie era un absolute beginner a digiuno di finanza). L'intermediario finanziario - ammonisce il giudice - deve tutelare il mercato oltre che i clienti. E laddove il risparmiatore tace, sta al professionista del ramo stabilirne la propensione al rischio in base all'età, alla professione e alle condizioni patrimoniali. Di fronte alla riservatezza dell'utente sui dati “sensibili” l'area degli investimenti proponibili si restringe, mentre nella specie il rating del titolo è prospettato al cliente senza scala di riferimento: l'equilibrio del rapporto è compromesso, scatta il grave inadempimento contrattuale (Cassazione 1773/01).  In sintesi: l'ordine di acquisto non può essere dichiarato nullo ma è ammessa la domanda di risoluzione circoscritta al solo contratto di acquisto del prodotto finanziario.

 

http://www3.lastampa.it/i-tuoi-diritti/sezioni/consumatore/news/articolo/lstp/98722/

 
 
 

Banche:Assegni calano, aumentano le carte di pagamento.

Post n°16 pubblicato il 01 Dicembre 2009 da CasaPoundVarese
 

Roma, 29 nov. - (Adnkronos) - Sempre meno assegni e sempre piu' carte. Nel borsino degli strumenti di pagamento diversi dal contante, secondo gli ultimi dati disponibli di Abi e Bankitalia, si accentua in Italia il trend che vede le transazioni elettroniche sostituire quelle in carta. Per quanto riguarda gli assegni, nel 2008, si registra un calo del 9,70%, con oltre 384 mln unita' pari al 10,08% dei pagamenti senza contante. I bonifici sono stati oltre 1,9 mld, pari al 51,44%, stabili (+0,4%). Le disposizioni di incasso quasi 900 mln, pari al 23,58%, in incremento del 4,60%. Le operazioni tramite pos sono circa 1,5 mld, pari al 38,48%, in aumento del 6,50%. In totale, le operazioni diverse dal pagamento in contanti sono state 3,8 mld, in crescita dell'1,45%.

 
 
 
 

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