Creato da paolikkja il 02/10/2004
-10 gradi. Ed e´ ancora autunno.

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Post N° 95

Post n°95 pubblicato il 02 Dicembre 2004 da paolikkja

6. LA SAUNA

Il primo spazio che incontriamo è un piccolo vestibolo. Una panca, su cui poggiamo gli asciugamani. Un attaccapanni, un mobiletto al muro, una mensola, un tappetino e, ovviamente, un cavatappi da parete.

Apriamo le birre, brindiamo e beviamo un sorso di incoraggiamento prima di iniziare a spogliarci.

Il mio senso del pudore è leggendario. Ma non si poteva fare altrimenti. Sauna è contatto con il proprio corpo, ritrovato equilibrio con gli elementi primordiali.

Solo la propria pelle. Non è concesso niente altro.

Altro sorso di birra.

Guardo Ka.

Apro la porta.

E una ventata di calore mi investe. La prima tentazione è quella di richiudere la porta, rivestirmi e tornare in casa.

Ma no. Non può andare così.

Entriamo.

Tutto è legno e penombra.

Il piccolo ambiente è rischiarato solo da una luce soffusa vicino alla parete.
A sinistra la panca di legno a due piani, appena sotto una finestrella. Di fronte alla panca, a destra, una stufa a legno. Sopra la stufa, sassi grigi. E in cima ai sassi, lui. Lo Spirito della Sauna. Un sasso con due occhi un naso e una bocca sopra cui versare acqua che come vapore uscirà dalla sua bocca. Ci proteggerà, mentre saremo lì dentro.
Primo mestolo di acqua sullo Spirito. Un getto di vapore. Altro mestolo. Altro getto di vapore. Il silenzio e la pace sono innaturali.

Senza bisogno di ricordare la sequenza dei gesti da fare prima di permanere nella sauna, automaticamente usciamo di nuovo nel vestibolo e cerchiamo la birra. Sorprese ci accorgiamo che abbiamo finito quasi metà della prima bottiglia.
E’ il momento.

Entriamo. Pronte a non uscire per un bel po’.

Avevamo annunciato che saremmo uscite dopo 5 minuti perché non saremmo mai state in grado di resistere per mezz’ora, che sembrerebbe essere il minimo sindacale per una sauna dignitosa.
Mestolo. Vapore.

Ci sediamo nella parte più alta della panca.
Manca il fiato. Il cuore batte impazzito. Non ce la faremo mai, continuiamo a ripetere.
Guardo incuriosita i mazzetti di ramoscelli di betulla. Ne prendo uno e inizio a muoverlo. Nell’aria uno sconvolgente profumo di foglie, corteccia, foresta. Natura. Non diciamo nulla. Ci guardiamo, al limite dell’incredulo. Stavamo resistendo, nonostante tutto. Mi muovo. Devo scendere per respirare un po’, e verso altra acqua.

Mestolo. Vapore.
Birra.
Mestolo. Vapore.

Il mio corpo sta vivendo una drammatica crisi. 27 anni di pressione bassa gli impongono di andare via, di scappare da quel girone infernale. Ma quel vapore è una droga. La tua pelle. La senti respirare. E la betulla sulla tua schiena è un momento catartico. Vieni invaso da quell’aroma eterno e imperituro, senti il respiro di milioni di persone nei secoli che ti culla mentre ti percuoti la schiena, e le gambe, e i piedi, e di nuovo la schiena.

Mestolo. Vapore.
Birra.

Ci sediamo di nuovo. E ascoltiamo il crepitio della legna della stufa. E il rumore lieve della nostra pelle che respira.

Mestolo. Vapore. Legna.
Birra.
Betulla, e ancora panca.

Un momento mistico.

Io e il mio corpo. La mente non c’entra. Nella sauna la mente non ha modo di entrare. Viene lasciata fuori a -7 gradi. Non c’è modo di pensare. La tua scatola cranica è satura solo di vapore. Catarsi pura. Purificazione. Silenzio. Vapore. Sudore e betulle.

Mestolo. Vapore. Legna.
Birra.
Birra finita.
Birre finite.

Mezz’ora abbondante è passata.

Doccia ghiacciata che annienta ogni residuo di energia.
Nel vestibolo solo due visi estatici e quattro bottiglie di birra vuote.
Con gesti lenti ci asciughiamo. Reindossiamo i vestiti di quando ancora non avevamo scoperto il Paradiso.

Usciamo dall’Eden.

Momento di gelo a -7 prima di aprire la porta del cottage. Dentro chiasso e rumore.

Giro la maniglia. Tutto si fa silenzio.

16 occhi puntati su di noi. Un momento lunghissimo in cui tutti gli occhi della stanza squadrano noi, i nostri visi, la nostra espressione, i nostri capelli bagnati, i nostri sorrisi beati. Alziamo le bottiglie vuote e sorridiamo.

Esplosione.

Applausi. Urla. Fischi di approvazione. Standing ovation.

Siamo diventate le loro eroine.

 

Un momento indimenticabile.

 
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Commenti al Post:
joda01
joda01 il 02/12/04 alle 09:24 via WEB
Ciao! Bellissimi i racconti! Non dirmi che però stai piangendo per il rientro..... " all'alba!!
(Rispondi)
queenfrancy
queenfrancy il 02/12/04 alle 09:32 via WEB
Io avrei una proposta ... getta nella neve la tua laurea in chimica e dedicati alla narrativa, fa' qualcosa, recita, scrivi, vivi, ma dannazione.... il laboratorio è uno spreco!!!!!!!!!!!!!!
(Rispondi)
spageti
spageti il 02/12/04 alle 14:45 via WEB
Spreco... ognuno ha il suo modo di essere creativo... io non sono un chimico, ma ho un amico che lo è e lavora a Oxford... credo che il laboratorio di chimica possa essere immensamente poetico e creativo... La poesia non si scrive... si vive... purtroppo a me non riesce... A PARTE QUESTO BISOGNA ASSOLUTAMENTE CHE FACCIA 'STE COSE ANCH'IO PAOLE'... SON CONTENTO PER TE E UN CAPELLINO INVIDIOSO...
(Rispondi)
Sembrava_Impossibile
Sembrava_Impossibile il 02/12/04 alle 17:10 via WEB
Considerando come era iniziata questa avventura... niente male, no?!
(Rispondi)
a_lucky_man
a_lucky_man il 02/12/04 alle 19:00 via WEB
Va avanti 'sta storia? dai che stiamo sulle spine e vogliamo sapere tutto :-))
(Rispondi)
briciolabau
briciolabau il 03/12/04 alle 00:57 via WEB
é tutto magificamente stupendo,li ho letti di nascosto ,er vedere quando venivi a cercarmi,cucciola sembra una fiaba,ma stasera voglio darti un mio pensier,mio tu non sei uscita dall'eden,perché l'eden sei tu,e quegi occhi ti guardavano perché lo avevano intuito.passato un pò il freddo vero? i mie bacinotte per te Isa...
(Rispondi)
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