Sarò ricca e famosa

grazie alla mia creatura...si è un romanzo, l'ho scritto io...già, già...si trova in libreria...si, si...non tutte magari, ma in rete c'è...il titolo è COME UNA NUVOLA...vedere box a fianco!!! www.ilfiloonline.it...

 

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CONFUSION

Post n°158 pubblicato il 30 Gennaio 2008 da insolente.rp

Abbiamo perso le tradizioni, non ci sono più le mezze stagioni, una rondine non fa’ più primavera, non ci sono più gli uomini di una volta, le donne sono diventate troppo indipendenti, ma la signora che sogna tutte le notti e deve cercare il significato ed i numeri relativi quella non cambia mai! Il libro dei sogni non c’è verso se lo compri, mi deve sfracellare le scatole a me!! La odio, l’ho scoperto da subito, forse dalla seconda volta che è entrata chiedendomi di vedere cosa significava sognare le uova…chiaramente io improvviso sempre, sfoglio il libro con noncuranza, guardo un’altra cosa e le dico il numero che sistematicamente non esce. Magari se le indicassi quello esatto potrebbe vincere, ma mi scoccia proprio darle questa soddisfazione. Intanto entra con il suo carrellino per la spesa e mi riga tutto il finto parchè e questa è già una cosa che mi rende intollerante nei suoi confronti…arriva con il suo cappellino di peluche maculato, gli occhialini da maestra della casa nella prateria i suoi denti finti e comincia a raccontarmi i sogni, di qualunque genere e poi copia…si mette da una parte, finge di scrivere e punta la preda, appena vede che qualcuno sta segnando i numeri su una schedina, lei furtivamente si avvicina e con la scusa che non è capace a compilarla, quando visti gli anni che ha, probabilmente è nata lo stesso giorno in cui è nato il gioco del Lotto, quando ancora le estrazioni venivano fatte fare dal bambino bendato e non come ora elettronicamente, impietosisce il giocatore di turno e gli ruba i numeri! Si, io la odio, ne sono certa…ecco che ieri è entrata di nuovo…carrellino, cappellino, occhiali e fa’ “Signorì, mi sono sognata mio padre che camminava, aveva un passo deciso, mi vede quello che vuol dire sul libro dei sogni mentre vado a fare la spesa?” e va’…ora, io immagino il padre non sia più su questa terra perché visto che lei ha un piede nella fossa e a meno che il padre non sia un highlander, sarà morto…così apro il libro e lo richiudo, aspettando la stronza faccia la spesa per dirmi cosa devo cercare con esattezza…torna poco dopo, chiedo maggiori informazioni (che si deve fare per campare!) e mi dice che vuole sapere il significato di “camminare”…sfoglio fino alla pagina e ci sono miliardi di spiegazioni per il verbo, comincio a spazientirmi, le chiedo “Come camminava?” e volevo aggiungere “quel testa di cazzo di tuo padre!!”, perché se nasci da un melo, non puoi uscire pero “perché qui ci sono vari significati…ad esempio lentamente o velocemente?” e lei “beh, lentamente…ma che numero è?” ma che cazzo ti frega che numero è! Camminava piano o no? Sospiro e le dico “lentamente mi da il numero 20” e lei “e velocemente?” niente, sto perdendo la pazienza, lo sento che mi scappa e allora “velocemente è 60, vuole giocarli entrambi?” e lì la mossa geniale della maledetta “va bene, allora mi giochi 7 e 17 su tutte”…7 e 17? Ho capito bene? Mi hai fatto stare tre ore sul libro, per capire quel cazzone di tuo padre cosa voleva dirti mentre camminava, piano o veloce, quando io gli avrei amputato le gambe, ti dico 20 e 60 e tu che fai, ti giochi 7 e 17? Ma io ti odio, lo vedi che faccio bene ad odiarti? Lo vedi che quando ho una sensazione non sbaglio? Beh, stasera c’è l’estrazione dei numeri, io vorrei sinceramente uscissero 20 e 60 perché la soddisfazione di dirle “signora, lei è una gran testa di cazzo”, ho proprio voglia di togliermela!”  e soprattutto se dovessero uscire, ho un futuro in tv magari un’emittente locale…posso sempre mettermi a dare i numeri…insomma, mi sembra che finora non ho fatto altro…e nemmeno mi riesce male…

 
 
 

SALVATE LA SCRITTRICE MALEDETTA

Post n°157 pubblicato il 29 Gennaio 2008 da insolente.rp

Cominciava ad albeggiare e lei, non avendo chiuso occhio per quasi tutta la notte, era infastidita dal chiarore, che le feriva gli occhi. Era rimasta nascosta dentro alla cassa magica del mago Udinì, dopo aver dato in pasto ai porci, il corpo spezzettato del sedicente mago…c’era riuscita, ce l’aveva fatta…aveva mandato al massacro il suo clone, trovato un paio di mattine prima, stesa al suo fianco nel piccolo letto della casa di bambole…la guardava con gli occhi sbarrati e pronunciava incessantemente, solo due sillabe “ma,ma,ma,ma,ma,ma,ma,ma…”…era stata l’idea migliore e più diabolica che avesse avuto, durante i suo sette anni di lustri di vita…vedere quella figura accanto a se, come guardarsi in uno specchio stolto, l’aveva inizialmente destabilizzata, poi nella sua mente, aveva cominciato a farsi strada l’idea…l’idea che le avrebbe salvato la vita e dato la gloria eterna…aveva notato che si muoveva a specchio, ma con gesti rallentati ed inconsapevoli…aveva provato a spingersi oltre, dandole un calcio all’altezza del fegato, per vederne la reazione, che immaginava sarebbe stata inesistente…cosi fu…la strana bambola di carne con le sue fattezze, non si era scomposta minimamente e la sola differenza notante, era un rivolo di bile verde, dovuto allo sconquassamento della cistifellea, che fuoriusciva dall’angolo della bocca, dopo il calcio ricevuto…bene bene, pensò la Rit originale, scrittrice maledetta per antonomasia, ma che di maledetto in fondo, aveva una piccola parte della mente dedicata ai pensieri distruttivi…fissi e latenti, latenti e fissi…pensieri che spesso, le rendevano la vita difficile…comunque…aveva 24 ore per far diventare una vera scrittrice maledetta, il suo clone improvviso…la trascinò per i capelli fino alla sedia, lei non fece una mossa…le mise una sigaretta fra le labbra e la obbligò ad aspirare il fumo, provocandole una tosse terribile, ma non le importava…aveva sentito o meglio, aveva avuto il sentore, che in ogni caso la mattina successiva, non sarebbe sopravvissuta all’appuntamento con la famosa editrice che sarebbe venuta da Berlino, esclusivamente per incontrare lei e quale modo migliore per sfruttare il suo clone invadente? Provò tutto il pomeriggio, a farle indossare abiti succinti, per evidenziare la sua maledizione…le sembravano consoni per lo spirito del clone, ma non per il suo…si, sapeva che non era esattamente lei la persona che sarebbe comparsa, ma doveva cercare di renderla il più possibile simile alla vera Rit…ceffoni fino a notte fonda, perché la Tir, così l’aveva soprannominata essendo l’immagine specchiata, tenesse bene tra le labbra la sigaretta chilometrica, che invece si ostinava a gettare in terra, rimanendo con le braccia inerme, distese lungo i fianchi…la Rit, che intanto si stava trasformando veramente in maledetta, a causa dello scuotimento del sistema nervoso che la Tir cominciava a darle, si stava sfogando, raccogliendo da terra le sigarette e provocando piccole ustioni sulla schiena del malcapitato clone, che comunque continuava a non fiatare…evidentemente era anche affetta da una strana sindrome, che non le faceva cambiare espressione del viso…questa giocò a favore della Rit, che la tenne per circa 6 ore davanti allo specchio, con una sua foto vicino…con la classica posa da faccia da insolente, che era
quella che più si avvicinava a quella richiesta dal mercato dell’editoria…a suon di pugni e calci, chiaramente dati in punti strategici, nei quali si sarebbero formati lividi ed ematomi, però non visibili , la Tir capì qual’era la faccia da avere…sudando e sbuffando Rit, era arrivata al risultato desiderato…la Tir era perfetta…la mise in piedi e ne ammirò il risultato…viso levigato, con un accenno di occhiaie, simbolo evidente di notti insonni passate a scrivere, sigaretta che pendeva dalle labbra, come a sembrare un’estensione del corpo, che non era di notevoli dimensioni e Rit lo sapeva, ma che poteva incuriosire più di qualche persona….a tal proposito, curiosamente le venne in mente un ragazzetto emiliano, ma non riuscì a capire il perché…comunque, decise che i capelli dovevano rimanere naturali…selvaggi, indomabili e vertiginosi…aveva provato vari tipi di copricapo, primo fra tutti un curioso basco che le sembrava, le desse l’aspetto di Bohemienne, ma poi aveva optato per lasciarle il capo scoperto…come per tenere liberi i pensieri e per non farla sembrare troppo la Rit originale, che invero si copriva spesso con curiosi oggetti, forse per stupire, forse per difendersi dal freddo, forse per nascondere la temuta e prossima calvizie, un’arrestabile caduta di capelli, sparsi a pelliccia di gatto sulle piastrelle azzurre del bagno, raccolti poi inavvertitamente da struscianti ciabatte di spugna verdi, con le code di gatto, castano ramato…nonostante fosse da poco entrata la primavera, la temperatura esterna non era consona con la stagione e alla Rit originale venne in mente che “ormai non esisteva più la mezza stagione”…per punirsi del pensiero banale e della banalità della frase, picchiò a lungo sulle costole la Tir, che intanto continuava ad esercitarsi con la sigaretta fra i denti e che quindi, non battè ciglio…alla fine decise che per l’abbigliamento, si sarebbe mantenuta sul classico della classica Rit…jeans sdrucidi, stivali pagati un occhio della testa di Poliremo, che avendone notoriamente uno soltanto, era più costoso di quello della testa di chiunque altro, ne avesse i soliti due…camicia aperta sul davanti, che voleva somigliare ad una scollatura e che lasciava intravedere l’oggetto, anzi, gli oggetti del desiderio dell’editrice, notoriamente donnone bisex, qualora avesse avuto qualche dubbio, sull’identità della scrittrice maledetta…giacca di pelle umana, alla quale era molto legata, essendo fatta dalla pelle della sua ex migliore amica, che le fece versare qualche lacrima, sapendo che l’avrebbe dovuta sacrificare…ma il sacrificio non sarebbe stato vano…ore 23,33…bisognava sincronizzare gli orologi, per la sospirata ora ics…la mattina successiva, sarebbe stato il gran giorno…denudò il clone, lo legò ad una sedia, lo mise davanti alla televisione e andò a dormire, pregustando il momento del trionfo…fece sogni mostruosi ed incubi bellissimi ed apocalittici…stranamente, sognò di un pallone gigantesco che la inseguiva e si svegliò con il sentore che il suo presentimento, forse non era solo tale…diede una sberla al clone Tir, si sincerò della sua faccia e notò che, dopo una notte di reality guardati sul canale satellitare, aveva l’aria piuttosto stanca e vissuta…la vestì con cura, con gli abiti decisi in precedenza la sera prima e controllò l’ora…bene, le 9,27, il taxi sarebbe arrivato a breve…fece sedere il clone Tir, dandole un calcio nell’incavo delle ginocchia, si fece un caffè e si sedette ad aspettare…ore 9,58, trillare di citofono…si alzò, respirò a lungo e rispose….chiese un paio di minuti e poi, si preparò per l’ultimo atto della farsa…si chiuse nel baule che aveva diligentemente indirizzato, fece scattare la serratura dall’interno ed infilò la cannuccia che le avrebbe permesso di respirare fino a che tutto, non sarebbe finito…nelle ore trascorse al buio e nel tramestio che ne seguì, non ricordava molto…credette in alcuni tratti, di essersi addormentata…fece scattare di nuovo la serratura e venne catapultata alla luce e nella realtà…si guardò attorno e sorrise...gli ordini erano stati eseguiti alla perfezione dal clone Tir…si trovava nell’ufficio dell’editore più famoso del globo terrestre e da lì, sarebbe partita…si stirò per togliere il torpore ai muscoli, uscì dalla cassa, si versò un caffè e si accese la sua sigaretta chilometrica…si sedette sulla poltrona riservata gli scrittori di gran fama e cominciò ad aspettare


 
 
 

SINGIN IN THE RAIN

Post n°156 pubblicato il 21 Gennaio 2008 da insolente.rp

Ho deciso, stamattina mi vesto da femminuccia…lascio alla mercè della gatta il cappotto grigio topo da autonoma anni 70 e mi metto il nuovo giubbino viola, quello caldo caldo, quello che mi fa’ sembrare quasi appartenente al sesso femminile…ho detto quasi…bene, bene…è un po’ lungo, hanno sbagliato la misura, si ma non quelli della casa del giubbino, proprio i miei! Ma vabbè ho le braccia lunghe, ce la faccio a tirare su la zip…forse…ma la zip è di quelle stronze, di quelle che s’incastrano a metà e che non vanno né avanti, né indietro e così comincia la lotta…per quanto possa stringere le spalle, non esce…come faccio? Sono incastrata come un salame, sono in ritardo e Saratoga ne approfitta per spaccare tutto quello che non ho attaccato con il biadesivo…finalmente riesco a liberarmi, ma a caro prezzo:la zip si è rotta…cazzo, cazzo, cazzo…bestemmio in tutte le lingue vive e morte e sotto alla tempesta, vado a comprarne una nuova…minaccio la gatta, metto il giubbino dentro una busta perché ha un colore assurdo e trovarne una uguale sarà impossibile ed esco…per camminare mi devo mettere i sassi in tasca, altrimenti rischio di volare…farei bene ad usarli come Virginia Woolf, ma voglio essere ottimista…sbattuta dalla pioggia e dal vento, arrivo alla merceria…invecchio di 30 anni una volta entrata…loro hanno le chiusure lampo, che manco gli Amish usano, ma mi devo accontentare…nel frattempo con tutta l’acqua presa, la busta si è disintegrata, così cerco di proteggere il mio incubo e finalmente mi avvio a prendere la mia auto, dopo aver scalato i 30 anni…la suddetta auto chiaramente, si trova parcheggiata a Tokyo e una volta arrivata lì, mi rendo conto di aver lasciato le chiavi nella merceria...riprendo il cammino inverso, riprendo a bestemmiare in tutte le lingue e visto che sono di strada, passo a casa per prendere una busta che sia di acciaio e che non si smolecoli con la pioggia…entro in casa, minaccio di nuovo la gatta, faccio il cambio busta e mi rendo conto che non ho più la lampo…bene! Tanto devo tornare nel negozio a recuperare le chiavi, ne comprerò un’altra! Rischio di decapitare Toga, che ogni volta che apro la porta, tenta di scappare e riparto sotto alla burrasca…rientro nel negozio, riprendo i 30 anni, la signora mi assicura che la lampo l’ho messa nella busta che essendosi disintegrata, non si può più dichiarare tale, così è assodato: l’ho persa! Ok, manteniamo la calma, ho tutto sotto controllo…faccio il secondo acquisto, riprendo le chiavi della macchina e stavolta me le tatuo addosso e torno a Tokyo per recuperarla…arrivo fradicia e con i capelli talmente arruffati, che rischio di essere scambiata per una Rastagirl…come un’indemoniata mi dirigo verso la casa base, dove mia madre, sedicente sarta, mi aspetta per recuperare quel che resta del mio giubbino…e finalmente vengo al lavoro…poi la mami mi chiama “senti, scusa, ma per stasera non ce la faccio a riparare il giubbino…hai sbagliato a prendere la lampo…domani te la compro io…”

Non può piovere per sempre…

 

 

 
 
 

...SILENZIO, CIAC, AZIONE...

Post n°155 pubblicato il 15 Gennaio 2008 da insolente.rp

Si, l’ho preso appena in tempo….è sempre in ritardo, oggi era in orario…ed ero in ritardo io che sono sempre in orario…mi dovrei sincronizzare con questo fuso orario…quasi quasi mi siedo, sono poche fermate ma ho messo di nuovo queste maledette scarpe…ogni mattina mi dico che non lo devo fare, poi come Ulisse attirato dal canto delle sirene, mi chiamano a loro e la sera mi ritrovo con i piedi doloranti…basta, stasera le butto! Forse avrei dovuto farlo la notte dell’ultimo dell’anno...allora spetterò il prossimo, del resto non manca moltissimo, circa 347 giorni e quest’anno è pure bisestile...si, mi siede…stranamente c’è un posto libero, quante coincidenze stasera...questo sedile è caldo, ma non è un caldo morbido è qualcosa di sgradevole, di torbido, come se prima di me qui ci fosse stato seduto un uomo cattivo, forse un uomo che tornato a casa picchierà sua moglie…magari mi alzo, ma i piedi mi fanno veramente male…e poi se mi dovessi alzare si siederà questo ragazzo e non voglio farlo sedere…è vicino alla sua ragazza che si asciuga gli occhi gonfi di lacrime, mentre lui continua a guardare fisso davanti a se, si vede che è risoluto, l’ha lasciata e questo è l’ultimo viaggio che faranno assieme…non si merita di sedere, spero il suo viaggio sia più lungo del mio, spero si stanchi, spero lei smetta di piangere, sento una spina nel cuore a vederla così…guarderò fuori dal finestrino, nella notte…mi viene un pensiero, lo spingo dietro alla porta, ma la chiave mi cade dalle mani e la perdo nei buchi della memoria...allora la porta si riapre ed il pensiero si riaffaccia…mi torna sotto forma di un’ombra, qualcosa di sfuggente, misterioso, inquieto, qualcosa che pur non essendo definito, mi è chiaro...è un’essenza, qualcuno che ho visto senza averlo mai guardato, ascoltato senza aver mai udito, compreso senza aver mai capito…è un ronzio, qualcosa di insistente, quasi doloroso, ma paradossalmente piacevole…cristo, cosa succede? Mi scuoto dal torpore e guardo meglio fuori...il bus ha frenato bruscamente per evitare d’investire un pedone…mi sono scivolati dei fogli a terra sfuggiti alla cartella, dovrò gettare via anche questa…ancora 347 giorni…mi chino per raccoglierli imprecando fra i denti perché qualche foglio si è sporcato…sento una presenza vicino a me è la ragazza che poco prima piangeva, mi accenna un sorriso triste, rassegnato e mi passa qualche foglio…vorrei trattenerle la mano per darle un po’ di calore, ma temo interpreti male il mio gesto…così accenno un sorriso anch’io cercando di caricarlo di tutta la tristezza che conosco, per rendermi solidale…mi accorgo che una sua lacrima ha bagnato uno dei miei fogli, lo terrò, la voglio imprigionare nelle trame della carta, così magari catturerò la sua infelicità, portandola via da lei ei lasciandola qui…l’autobus riprende la sua corsa, mi appoggio con la testa al finestrino, è freddo, mi provoca un brivido, ma mi mantiene lucidi i pensieri, che scivolano ancora a quelli lasciati sospesi poco prima…e la figura torna, come quando mi sveglio nella notte perché la vescica spinge e dopo averla liberata, torno a dormire e mi impongo di riprendere quel sogno così bello, laddove l’avevo lasciato prima di svegliarmi…mi piacciono le coincidenze, mi piacciono quando sono tante, quando sono irreversibili, quando sento che da qualche parte c’erano, quando sono segni del destino…quando senti che qualcosa sta per accadere e l’aria attorno a te, diventa elettrica…ancora qualche minuto e sarò arrivato, il neon sopra alla mia testa crepita fastidiosamente e sta diventando intermittente…è ora di cambiarlo, come le mie scarpe…sbircio il volto della ragazza, sembra più sereno, non più rassegnato ma consapevole…lui armeggia con il cellulare, ma si pentirà e tornerà, ma lei non ne vorrà più sapere…è così che va’, il segreto è non dar mai niente per scontato, il segreto sta nell’essere non nell’avere….controllo la cartella sia chiusa bene, assicuro quel bottone che sfugge sempre all’asola, alzo il bavero della giacca e mi preparo per la prossima fermata che è la mia…quando passo vicino alla ragazza le strizzo l’occhio con complicità, lei mi sorride con gli occhi, poi li abbassa forse temendo di essersi esposta troppo…le porte del bus che si aprono mi ricordano che siamo in pieno inverno…mi avvio a passi decisi verso casa, sognando un bagno bollente…incontro la solita signora con il barboncino che mi saluta con la mano libera dal guinzaglio, ho le mani in tasca ad ho troppo freddo per tirarle fuori, le faccio un cenno con la testa, lei con la mano libera raccoglie quello che il suo cane ha lasciato in strada…una mano che serve per regalare amicizia, la stessa mano che tocca gli escrementi di un animale…come a sintetizzare la diversità del gesto oppure ad accomunarli…nell’androne del condominio si sente puzza di cavolfiore, la signora al piano terra sarà di nuovo a dieta e per cena mangerà il solito minestrone…salgo le due rampe di scale e mi trovo subito sulla sinistra della mia porta…infilo la chiave nella toppa, giro una volta, due volte e clic, sono dentro…allungo la mano sinistra fin quando non trovo l’interruttore della luce, la accendo, finalmente a casa…mi guardo attorno è proprio la mia casa, è proprio come la volevo e stasera sono felice di essere qui, mi sembra di non aver desiderato altro per tutto il giorno…accarezzo le pareti lungo il corridoio che mi sta conducendo in bagno, sistemo un libro che sporge troppo, entro in bagno, accendo la luce e mi guardo allo specchio…gli occhi stasera mi sembrano più chiari, limpidi, forse sereni, le rughe attorno non sono così fitte…assumo una posa seria, poi mi viene da ridere e lo faccio, con allegria vera…controllo la barba, si stasera la farò…apro i rubinetti della vasca e lascio che il vapore inizi a salire e a depositarsi sullo specchio e sui vetri della finestra…controllo l’acqua è calda come voglio, mi avvicino di nuovo allo specchio che non mi rende più la mia immagine, ma solo una superficie appannata…guardo il mio indice, lo avvicino allo specchio e scrivo la parola “ME”…mi libero dei vestiti ed entro in acqua…ora si comincia a vivere.

 

 
 
 

DI MIO PUGNO

Post n°153 pubblicato il 09 Gennaio 2008 da insolente.rp

Non sono brava a ricordare  i nomi delle cose e delle persone, non sono brava quando non m’interessano, quando non ho mai domandato…nello specifico, non so come si chiamano quei tizi che hanno superato 60 anni, sono andati in pensione, non sanno che cazzo fare e per umiliarli, invece di tenerli fermi sulle panchine a discutere di questo o quel governo, oppure con le mani intrecciate dietro alla schiena, a guardare quelli che lavorano in strada, alle volte avventurandosi nei cantieri, o classicamente a giocare a bocce…no, il comune li deve tenere impegnati, li deve far diventare socialmente utili…così tu li vedi agli angoli delle strade, con la loro faccia triste, la loro palettina data in dotazione dai vigili, il gilet catarifrangente, pronti a fermare la macchina di turno, per far attraversare l’eroico bambino, che sta andando a scuola per migliorare  il nostro futuro…allora, io non ho idea di come sarò a 60 anni, ma so come sono ora, quindi dichiaro:

ABBATETEMI SE

Se mi iscrivo ad un corso di salsa e  vago nelle sale da ballo vestita con lustrini;

Se nel suddetto corso incontro un ballerino sudaticcio e con le mani molli e intreccio una relazione con ello;

Se comincio a chiamarlo “amò” e “tesò” e regalo pupazzi e baci per San Valentino;

Se entro con emozione in un negozio che vende abiti da sposa e ne scelgo uno tutto tulle e pizzi;

Se scelgo delle bomboniere di Swarosky;

Se mi sposo in chiesa, con la formula “finchè morte non vi separi”;

Se facessi dei figli e li chiamassi Kevin, Sharon, Chantal;

Se a 65 anni mi metto il gilet catarifrangente e con la paletta ed il sorriso da cerebrolesa, fermo le auto!

PERCHé A ME

La salsa mi fa’ schifo e quella musica mi entra nel cervello;

I ballerini lascivi e sudaticci puzzano e le mani molli, gliele amputerei;

Io al massimo ti chiamo “Aho!”;

A me se regalano un pupazzo per San Valentino, mi viene da vomitargli sulle scarpe;

Io odio i vestiti da sposa, le spose, i parenti, le chiese, le cerimonie e sono allergica ai fiori, soprattutto a quelli d’arancio;

Gli Swarosky li fracasserei in terra e poi li calpesterei, fino a ridurli in polvere finissima;

I figli non sono contemplati nei miei programmi;

Quella paletta rossa, i vigili se la possono mettere dove meglio credono e il gilet catarifrangente che tengo in macchina, lo butterò via oggi stesso!

 

Baciamo le mani

 

 

 
 
 
 
 

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