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Post n°67 pubblicato il 19 Giugno 2010 da romhaus
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CINZIA E IL SUO VELENO

Ho due sorelle più piccole e quand’eravamo bambini e poi ragazzini, per un lungo periodo, i nostri compagni di giochi sono stati due nostri cugini coetanei. Lo zio è fratello di mamma e spesso ci siamo ritrovati ad uscire tutti insieme.
Ricordo le camminate vicino al fiume e le scampagnate su qualche collina circostante o semplicemente i pomeriggi (ed in estate anche le serate) ai giardinetti. E naturalmente la messa insieme la domenica e le feste comandate.
E mentre con mio cugino appena possibile si tiravano due calci al pallone o si andava alla ricerca di cuscinetti usati da mettere come ruote al carretto fai-da-te con cui lasciarsi andare giù da qualche discesa per provare l’ebbrezza della velocità, le mie sorelle con mia cugina erano dedite a giocare con le bambole, a pettinarle, vestirle e a farle cucinare.
I rapporti tra noi cugini erano idilliaci ma lo stesso non si poteva dire tra i nostri genitori. I miei zii erano tirchi da paura tanto che, ad esempio, avevano più volte rimproverato papà perché ci comprava il gelato in loro presenza, in quanto, così facendo, li costringeva a fare altrettanto… oppure avevano voluto stabilire che per Natale e i compleanni e persino le Comunioni, ognuno facesse i regali solo ai propri figli. E poi, peggio, erano criticoni e vanitosi su tutto: loro vestivano alla moda, loro avevano cose che noi non avevamo, i loro figli crescevano meglio e noi avremmo dovuto essere visitati costantemente dal pediatra per farci curare qualcosa che non sapevamo di avere… secondo il loro modo di vedere meno male che ci degnavano della loro compagnia altrimenti non ci avrebbe considerato nessuno.
All’inizio papà e mamma non ci fecero molto caso perché queste uscite disgraziate non erano frequenti. Col passare del tempo però cominciarono a diventare un tormentone e, cerca di essere educato una volta facendo finta di non sentire o rispondendo a tono, dieci volte, cento, mille, arrivò il giorno che papà sbottò mandando a spigolare a malo modo i miei zii e chiudendo di fatto ogni rapporto con loro.
Questa cosa ebbe ripercussioni soprattutto su noi cugini che non potemmo più frequentarci com’era avvenuto finora. Alle mie sorelle la cosa le toccò relativamente poco perché comunque, essendo in due, avevano nell’altra la compagna di giochi. Io mi sono sempre adeguato alle situazioni e poi avevo altri amici tra i compagni di scuola, per cui mi dispiacque ma non ne feci un dramma.
Passarono gli anni e l’unico contatto ravvicinato con i miei zii fu un giorno che andammo a far visita ad una zia, facendo un’improvvisata come si usava una volta, dove li trovammo senza però i figli. Col pretesto che loro erano lì già da un po’ nel giro di pochi minuti si alzarono e se ne andarono… salutando ovviamente solo la padrona di casa.
Un giorno arrivò una notizia tremenda: a Cinzia mia cugina che in quel momento avrà avuto intorno ai 12-13 anni, avevano trovato un nodulo al seno e l’avevano ricoverata in ospedale perché stava malissimo. E invece di migliorare sembrava peggiorare e il suo corpo non reagire a nessuna cura tanto che stava avvicinandosi sempre più ad uno stato vegetativo!
Lasciando da parte ogni remora andammo in ospedale a farle visita. Quando arrivammo nella stanza che ci avevano detto, la zia ci vide subito e ci venne incontro con un fazzoletto in mano e con la testa bassa, indicandoci il letto della figlia.
Cinzia era in piedi davanti al letto, pressoché immobile, col viso quasi paralizzato da un’unica espressione con la bocca spalancata dalla quale le scendeva una bava che mia zia col fazzoletto si premurava ad asciugare. Con le mie sorelle ci avvicinammo a Cinzia ed iniziammo col chiederle come stava, cosa si sentiva ed a farle mille carezze guardandola con una pena infinita e con la morte nel cuore. Ad un tratto Cinzia iniziò a parlare rivolgendosi a sua madre e nello stesso tempo a noi: “Mamma, i miei cugini mi vogliono bene… sono qui, hanno saputo che sto male e sono venuti a trovarmi… perché mi hai detto che ce l’avevano con noi e che ci odiavano?” Mia zia provò ad interromperla rivolgendosi a lei e a noi: “Cinzia, cosa dici? Non datele retta… sta male, non sa quello che dice…” Ma Cinzia sapeva benissimo quello che stava dicendo ed ormai era un fiume in piena: “Mamma, mi hai sempre parlato male di loro e della loro famiglia dicendo che noi eravamo meglio in tante cose… non so se era vero questo ma anche se lo fosse stato perché mi hai allontanata da loro e dal loro affetto? Mamma, io dopo che mi hai detto quelle cose sono rimasta da sola e non ho più avuto un’amica con cui giocare…”
In quel momento ho sentito tanta disperazione nelle sue parole ed anche di volere un gran bene a mia cugina più di quanto gliene potessi aver voluto finora… e poi, standing ovation, era diventata il mio idolo: continuava a ripetere quelle frasi all’infinito con mia zia che, rossa di vergogna, non provava nemmeno più ad interromperla!
Salutammo Cinzia promettendole che saremmo andati a trovarla ancora e che appena guarita tra di noi tutto sarebbe tornato come prima.
Purtroppo le notizie che ci arrivarono riguardo Cinzia, già dal giorno successivo, erano che non riusciva nemmeno più ad alzarsi dal letto e che il male si stava diffondendo velocemente: avrebbe potuto non farcela e comunque, nella migliore delle ipotesi, sarebbe rimasta così… Avremmo voluto andare a farle visita di nuovo ma altri parenti che l’avevano vista ci consigliarono di soprassedere “Tenetevi il ricordo di come l’avete vista l’ultima volta…”
Poi arrivò quella che secondo i medici avrebbe potuto essere l’ultima notte… e fu una lunga notte… E quella notte qualcosa in effetti accadde: il male all’improvviso iniziò a regredire fino a sparire completamente! Anzi, pare che dalle radiografie non ve ne fosse più traccia, come se non ci fosse mai stato…
Mio cugino poco tempo fa, ripensando a quel periodo, mi disse che quella notte lui la passò interamente a pregare ed è sicuro che quelle preghiere per sua sorella possano essere servite. Io ho un’altra idea… ma non gliel’ho detta.
Oggi Cinzia è moglie e madre, ci vediamo poco ma nel mio cuore è di gran lunga la mia cugina preferita.

 
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