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Né Befane né madonne?

Post n°435 pubblicato il 08 Gennaio 2017 da Santajusta_Cultura

Ah-Haaa! Credevate che fossi morto? L'altro mondo non comincia oltre la frontiera di Ventimiglia... Almeno, per noi benestanti, simil-benestanti, poco-benestanti, enfin, noi con le carte in regola... nemmeno un controllo, per me, benché al biglietto (elettronico) del treno fosse allegato un foglio di avvertimenti niente affatto benevolo.
A Nizza, solita vita: camminare, ciondolare qua e là, comprare delicatessen autoctone, da degustare in albergo, leggere molto Onfray. Una costante: quando vado in Francia, mi aspetta sempre un numero di "Le Point" col filosofo in copertina.
Un surplus di cinema: malgrado la mia fibra leggendaria, ero troppo stanco per divertimenti più impegnativi. Una passeggiata per Rue de France, diretto al "Rialto", che non dimenticherò.
L'altro ieri, a dispetto della lieve tristezza che mi alberga, quando sono risalito sul treno ero lontano da Paolo Villaggio in "Sistemo l'America e torno". Non avevo paura di tornare in madrepatria: Nizza, Nantes, Parigi, sono a portata di mano. Non sono un nostalgico, né in un senso, né nell'altro. Joe, il mio grillo parlante personale, che oggi compie gli anni (auguri), sostiene il contrario (soprattutto nell'altro senso). E non avevo altro disturbo che qualche lacrima, invisibile nel buio della stazione, all'arrivo, con Max Bilardus, squisita gentilezza, ad aspettarmi.
A bordo, in verità, ho provato un po' d'irritazione: passeggeri chiassosi? Amanti clandestini (e non) esibizionisti? No! Amiche fissate col giorno della Befana!
Mi hanno saturato il telefono di "whatsapp" a tema, dandosi della Befana per evitare che siano altri a dare della Befana a loro (ai miei tempi, contessa, si reagiva con un destro...!): quella che sostiene di non essere Befana, ma "diversamente gnocca" (e, resti tra noi, è la mejo: Adriana Ugarte in "Julieta"). Quella che, sbagliando tasto, estende a me un "auguri a tutte noi" e, non poteva mancare, la catena di Sant'Antonio: "Manda questo messaggio di mezzo metro quadrato ad altre sette befane e gli auguri si avvereranno". Al quale ho avuto l'ardire di rispondere con il ben noto smiley che fa "Zzz Zzz Zzz". Aggiungendo un bacino, che si scrive, più o meno, così: " :-* ".
La mittente non si è commossa per così poco: "Come, non lo sai? è il 6 gennaio! Visto che questa non ti è piaciuta, ti mando quest'altra": Sempre della simpatica vecchina si parlava, ma era così scurrile che mi astengo dal descriverla: classe, classe, classe...
Sapete come sono fatto: più mi dicono "lo fanno tutti" e meno mi attrae. Se poi sono donne che perpetuano stereotipi maschili, giungo ai limiti dell'orticaria. Ironia, la loro? No: scherzo da cortigiano che vuole continuare a mangiare. Ed uso il maschile per non fare miei altri luoghi comuni.
Insomma, avrei preferito fare gli auguri a Paolo Conte, ma me ne sono dimenticato.
Nizza sta bene, malgrado tutto. Forse, di sera, più solitaria: ma è inverno. Ho avuto anche un po' di paura: erano solo le nove e uscivo dal "Mercury", in Place Garibaldi. In Boulevard Jean Jaurès, di solito così luminoso, i bar più importanti erano chiusi; venivano verso di me i tre soldati armati che avevo visto, giorni prima, fare la ronda sulla Promenade. Mi sono guardato intorno e nei locali aperti, lo snack indù, la gastronomia italiana e il polletto à emporter, gli avventori, rari, erano calmi e sorridenti. Non era successo niente. Nizza è viva. Solo, dorme un po' di più.
Ed è per questo che, l'altro ieri, per me era solo l'ultimo giorno nella capitale del Mediterraneo e, se avessi voluto ricordare una donna, sarebbe stata Catarina Segurana, "eroina nissarda", lavandaia che sfidò e respinse i Turchi, nell'assedio di Nizza del 1543. Come li sfidò? Andate a cercarvelo.
Fuera de la Doxa, siempre.
©2017 Pavia Malandra

 

 
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