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« London 60'L'intuizione di Maria (... »

L'intuizione di Maria ( terzo capitolo)

Post n°2341 pubblicato il 09 Aprile 2018 da paperino61to

 

Riassunto: Una donna viene trovata morta sulle rive del Sangone. Le indagini si concentrano su una coppia: il dottor D'Ambrosi e sua moglie. Il vestito che la vittima indossava viene riconosciuto dalla proprietaria, la signora Orfini, del negozio di abbigliamento. Sia lei che la sua dipendente Maria( fidanzata del commissario) vengono minacciate da due balordi, vecchie conoscenze della questura: Micchichè e Aresi.

 

Appena tornati in ufficio, Tirdi mi avvisa che sono convocato nell’ufficio del questore immediatamente.

Mi reco da lui immaginando già cosa volesse dirmi, quello che mi stupisce è che accanto a lui ci sia Alibrandi, uno della società per bene e uno dei massimi esponenti fascisti della città.

“ Buongiorno commissario, lei conosce il signor Alibrandi ?”.

Accenno di si con la testa.

“ Bene Berardi, il qui presente signore è amico del dottor D’Ambrosi e della sua consorte…i coniugi si sono lamentati con lui per l’inchiesta sulla vittima ritrovata sul fiume. Considerano inaccettabile che lei  li consideri dei potenziali assassini, e si sono rivolti ad Alibrandi”.

Il fascista era intento a fumare come se la cosa non gli interessasse, ma intanto scrutava ogni mio singolo movimento.

“ In ogni inchiesta all’inizio ci sono dei sospettati, non so se gli amici del signor Alibrandi lo siano fino in fondo oppure no. Quello che è certo è che stanno mentendo, inoltre dovrebbero riferirgli che mettere di mezzo  persone di dubbia reputazione non è di certo il metodo migliore per venire scagionati…si calmi Alibrandi non era riferito a lei”.

“ Signori vi prego, calmatevi, siamo persone civili”.

“ Berardi, lei fa troppo il furbo, non creda che noi camerati siamo disposti a passare sempre sopra le sue frasi contro di noi, un giorno o l’altro…in ogni modo anche io voglio che sia fatta giustizia, ma non credo che i miei amici siano colpevoli più di quanto lo sia io o lei commissario”.

“ Se è una minaccia la sua, sa che in presenza di testimoni lei rischia grosso? Faccio finta di non averla sentita, per l’inchiesta sto valutando tutto, testimonianze degli amici della coppia, frequentazioni dei locali. Mi dica una cosa Alibrandi, cosa ne pensa della signora Trevisani? Meglio ancora, cosa ne pensa del suo modo di comportamento?”.

L’uomo ci pensa un attimo, poi dice che nei suoi confronti non trova nulla di  strano, è sempre la stessa Clara…un po’ meno chiacchierona del solito, ma non trova nulla di anomalo:”  non tutti i giorni sono uguali  non trova?”.

“ Bene signor questore se lei permette ho del lavoro da sbrigare”.

“ Vada pure Berardi e mi raccomando mi tenga informato se vi sono sviluppi”.

Nella giornata vengono a trovarmi un paio di amici della coppia sospettata, il filo conduttore è il cambiamento di carattere della Trevisani. Non riescono a capirne il motivo: “ Commissario era così affabile, gentile…e ora…non tronchiamo il rapporto solo per rispetto al marito”.

L’agente messo a guardia del negozio della signora Orsini riferisce che è tutto tranquillo.  Gli dico di accompagnare la titolare all’abitazione e poi di andare a casa, il negozio sta per chiudere e le due donne escono.

Maria mi viene incontro sempre con il suo splendido sorriso.

“ Allora commissario, come è andata la tua giornata? “ domanda e poi mi racconta della sua.

Le chiedo se la Trevisani è tornata in negozio, risponde di no e crede che non si farà più vedere.

Mentre ceniamo ripenso alla vittima, c’è qualcosa che mi sfugge, ma per quanto mi sforzi di pensare non approdo a nulla.

Torino è sferzata dal vento forte che arriva dalle montagne e la pioggia ha ripreso con intensità. Una chiamata in piena notte mi sveglia, è un collega della borgata Leuman, hanno trovato un corpo sul marciapiede di corso Francia, dai documenti della persona è Miccichè Antonio, residente in via Lamormora 32 a Torino.

“ Conosciamo bene questo tizio, commissario, chiamando in questura Perino ci ha detto che lei era andato a parlargli, ho pensato che forse la sua morte potrebbe essere collegata a qualche sua indagine”.

“ Grazie collega, infatti Miccichè è stato interrogato da me assieme al suo compagno Aresi. Vengo subito, avete avvisato la scientifica e il dottor Stresi?”.

Nel frattempo che arriviamo sul luogo del delitto, il dottore è già sul posto.

“ Ciao Berardi, un altro omaggio tuo?”.

“ Giuro che stavolta non c’entro, ero immerso nei miei sogni”.

“ Un colpo sparato a distanza ravvicinata in pieno petto, sicuramente da un fucile. Probabile che chi ha sparato conoscesse la sua vittima, visto che non si è difeso”.

“ Che fa dottore, mi ruba il mestiere?”.

“ Non sia mai detto, lei è il commissario, io sono solo un dottore…portatelo via. Domani in giornata le spedisco il referto in ufficio”.

“ Bene Perino, ora i morti sono due, almeno di questo conosciamo l’identità”.

“ L’hanno uccisoi perché l’assassino della donna aveva paura che parlasse”.

“ La mia stessa ipotesi…forza andiamo da Aresi”.

Quest’ultimo abita dalle parti di piazza Bengasi, in una casa popolare, vive assieme alla sorella e alla madre.

“ Commissario, le giuro che Paolo non c’è…non sappiamo dove sia andato. E’ rientrato ieri sera tardi ed ha preso una borsa, mettendoci dei vestiti. La mamma dormiva, e alla mia domanda dove andasse non ha risposto, mi ha solo detto che non dobbiamo preoccuparci”, parlare è la sorella di Aresi.

Guardo la mamma dell’uomo scomparso, ha ancora il viso bagnato dalle lacrime.

“ E’ importante che lo troviamo signorina, suo fratello è in pericolo. Hanno ucciso il suo compare Miccichè,  qualcosa mi dice che cercheranno di fare la stessa cosa con lui”.

“ Lo salvi, la prego commissario, è l’unico figlio maschio che mi è rimasto. I suoi due fratelli sono morti anni fa” singhiozza la madre.

“ Signora farò il possibile, ma ho bisogno della vostra collaborazione. Dovete dirmi chi frequenta Paolo…qualche nome nel suo ambiente lo conosco, ma non sono disposti a fare la spia…ha una ragazza?”.

“ Ci sarebbe una certa Elisabetta…non so il cognome, ma so che fa la cameriera in una pensione di via Nizza, quella davanti alla stazione di Porta Nuova”.

“ Proverò ad andare ora, se lo sentite ditegli di venire da me in questura…è in pericolo”.

La pensione vista l’ora è chiusa, devo suonare diverse volte per farmi aprire dall’usciere di notte. Domando se c’è una certa Elisabetta: “ Fa la cameriera da voi”.

“ Si, la Betty lavora qui, ma fa il turno di pomeriggio…vuole il suo indirizzo?”.

La ragazza dell’Aresi non abita distante da dove lavora, in via Silvio Pellico al numero sedici.

E’ sulla trentina, piuttosto formosa, capelli bruni e un viso piacevole.

“ Scusi l’ora ma avevo bisogno di parlarle di Paolo Aresi, sono il commissario Berardi”.

La donna ci fa entrare, chiede cosa sia successo al suo fidanzato.

“ Spero nulla, ma è in pericolo di vita!”.

Ha un sussulto a questa parola e domanda in che pasticcio si sia cacciato stavolta.

“ Lo amo commissario, glielo detto più volte di smettere di girare con quel suo amico Miccichè, ma non mi da retta”.

“ Il suo compare è stato ucciso, e la mia convinzione è che chi lo ha ucciso tenterà di farlo anche con il suo ragazzo”.

Le lacrime incominciano a scendere sul volto della donna, tra un singhiozzo e l’altro dice di non sapere dove si sia nascosto, è da un paio di giorni che non viene alla pensione : “ Ho provato ad andare a casa sua, ma la madre ha detto che anche lei non lo ha più visto”.

Guardo Perino, entrambi siamo convinti che non sta mentendo.

“ Bene signorina, le lascio il numero della questura, dovesse farsi vivo, mi chiami…e dica a Paolo che chiuderò un occhio sulle sue …diciamo attività, a patto che risponda a un paio di domande. C’è stato già un altro omicidio e credo che tra la morte del suo amico e della prima vittima ci sia un collegamento”.

Le strade della città incominciano a riempirsi di gente, un’altra giornata sta iniziando. Facciamo colazione in una piola io immerso con i miei pensieri, Perino con i suoi.

“ Che si fa ora commissario?”.

“ Bella domanda...per ora andiamo in questura e aspettiamo il referto di Stresi, poi vedremo il da farsi. Mi sta balenando in mente una cosa…”.

“ Quale?”.

“ Andare a casa dei coniugi D’Ambrosi e domandare alla loro cameriera se in casa c’è un fucile”.

“ E se troviamo la padrona di casa?”.

“ Pazienza, rivolgeremo la domanda a lei”.

Solo verso il primo pomeriggio arriva il referto medico. Indica che il Miccichè è stato ucciso da un colpo solo sparato a bruciapelo e che la vittima è morta all’istante. Il proiettile è di un  fucile da caccia ed è dello stesso calibro che ha ucciso la donna sul Sangone.

“ Tirdi, rintraccia Perino, e dille di venire dove abitano i D’Ambrosi, io sarò là”.

La signora Trevisani come da ultimo nostro incontro risponde sgarbatamente alle mie domande, e senza tanti giri di parole, dice chiaramente che si rivolgerà al massimo dirigente locale del fascio perché io la smetta di importunarla.

Noto il nervosismo che ha e continua a stringersi le mani in maniera piuttosto forte.

“ Vede signora, lei come suo marito, non capite che io svolgo semplicemente il mio lavoro. Non ho nulla contro di lei, mi creda, sto solo ponendo delle domande. Ci sono stati due omicidi e non vorrei che ci scappasse il terzo…tutto qui!”.

Il colloquio è di breve durata, mentre esco dall’abitazione della signora, la cameriera mi porge un foglietto senza essere vista dalla sua padrona, nel suo viso si intuisce che non debba chiedere il perché del suo gesto.

In strada trovo Perino ad aspettarmi, ci incamminiamo a piedi verso l’ufficio, e solo quando siamo arrivati che tiro fuori dalla tasca il biglietto dato da Carmen.

“ Villetta a Bussoleno, la usa il medico per andare a caccia”.

“ Bene, adesso spunta una villetta, Tirdi prendi l’auto e andiamo in questo paesino”.

Bussoleno è a pochi chilometri da Torino nella Val di Susa, un piccolo paesino ai piedi della montagna.

Chiediamo informazione nell’unica pensione del paese, conoscono il medico: “ Non personalmente, ma ne ho sentito parlare bene. Dovete prendere quella strada... esatto quella, la prima villetta che vedete è la sua”.

La villetta ha un giardino immenso circondato da enormi alberi. La costruzione è di tre piani, a fianco di essa intravedevo un capanno e un altro fabbricato, certamente è il garage.

Suoniamo diverse volte il campanello, solo dopo una decina di minuti abbondanti una persona si  presenta davanti al cancello.

“ Cosa volete? Chi siete?”.

“ Polizia!” e mostro il tesserino.

“ E successo qualcosa ai padroni?”.

“ No stia tranquillo, i suoi padroni stanno bene. Volevo solo porgli un paio di domande”.

Il cancello ci viene aperto, l’uomo è il custode della villetta.

“ Lei sa se il dottor D’Ambrosi detiene un fucile da caccia? “.

“ Si certo, il dottore è un appassionato di caccia. Lo volete vedere?”.

“ Se fosse possibile ”.

Ci porta nel fabbricato che avevo intravisto, ma non era un garage bensì una specie di tavernetta.

“ I signori d’estate invitano i loro amici e passano il tempo qui, come vedete è abbellito come fosse una tavernetta”.

Una vetrinetta era situata in un angolo chiusa a chiave.

L’uomo la apre ed esclama: “ Ma…il fucile…non c’è!”.

Sulla rastrelliera un posto era vuoto, vi era una carabina una rivoltella e pure una balestra.

“ Che cosa manca di preciso?”.

Rispose il fucile da caccia, alla domanda se ne era sicuro, si accigliò: “ Certo che si, mica sono scemo o ubriaco. Fino a una decina di giorni fa quest’arma era qui assieme alle altre”.

“ Potrebbe essere che il medico lo abbia preso?”.

“ Per farne che? In città non va mica a caccia”.

“ Allora lo hanno rubato, non crede?”.

“ Lo escludo in maniera categorica. Io abito qui nella villetta, e se qualche male intenzionato vuole entrare me ne accorgo, ho il sonno leggero, e di notte slego il cane, un rottweiler, ubbidisce solo a me”.

“ Quindi rimane l’ipotesi che il fucile sia stato preso dal suo padrone”.

“ Basta che non dia la colpa a me, io non ne so nulla…ditelo anche a voi al dottore”.

“Stia tranquillo lei non c’entra, glielo diremo…a patto che lei non dica nulla della nostra visita”.

Il custode ci guarda e capisce che in qualche modo il suo datore di lavoro è nel mezzo di un’indagine. Mi porge la mano, come segno di patto.

( Continua)   

 

 

 

 
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Commenti al Post:
nomadi50
nomadi50 il 09/04/18 alle 10:31 via WEB
oggi piove come nella Torino di Berardi , ottimo racconto
(Rispondi)
 
 
paperino61to
paperino61to il 09/04/18 alle 16:31 via WEB
ciao Angelo pure nella realtà piove....gzeeeee
(Rispondi)
 
g1b9
g1b9 il 09/04/18 alle 15:00 via WEB
La matassa si fa spessa, ma Berardi troverà il filo per dipanarla.
Buona giornata Marco, un sorriso:)
(Rispondi)
 
 
paperino61to
paperino61to il 09/04/18 alle 16:31 via WEB
ciao Giovanna vedrai che la mattassa la trovi pure te...dai stavolta è facile :-) smack
(Rispondi)
 
aldogiorno
aldogiorno il 09/04/18 alle 17:36 via WEB
CIAO MARCO. COMPLIMENTI PER IL POST. UN BUON INIZIO SETTIMANA ED UN CARO ABBRACCIO, ALDO.
(Rispondi)
 
 
paperino61to
paperino61to il 10/04/18 alle 16:25 via WEB
ciao Aldo buon pomeriggio
(Rispondi)
 
elyrav
elyrav il 10/04/18 alle 08:25 via WEB
Sarà stato il dottore??? :) buona giornata
(Rispondi)
 
 
paperino61to
paperino61to il 10/04/18 alle 16:26 via WEB
mah...chissà se l'intuizione tua è uguale a quella di Maria ? :-) smack
(Rispondi)
 
 
 
elyrav
elyrav il 11/04/18 alle 08:59 via WEB
Quando ce lo dirai??? Smuackkkkk
(Rispondi)
 
 
 
 
paperino61to
paperino61to il 11/04/18 alle 16:29 via WEB
eh eh furbetta :-)
(Rispondi)
 
neopensionata
neopensionata il 11/04/18 alle 05:55 via WEB
Ho imparato a non avere più fretta, ad essere più gentile con i miei passi. Perché io sono il viaggiatore e il viaggio.
Lieto sia questo giorno per te !
(Rispondi)
 
 
paperino61to
paperino61to il 11/04/18 alle 16:30 via WEB
buon pomeriggio ciao
(Rispondi)
 
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