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Messaggi del 09/03/2015

 

La mano del destino ( Terzo capitolo )

Post n°1886 pubblicato il 09 Marzo 2015 da paperino61to

 

Il ragazzo parlò per un’ora circa, ma non diede grosse informazioni. Aveva conosciuto Oriella in un bar del centro e si erano piaciuti , ma lei aveva taciuto sul lavoro che svolgeva.

Lui l’aveva scoperta un giorno che   decise di seguirla dopo essere usciti dal cinema.

  Un paio di volte si era finto cliente di lei, ma la De Matteis aveva scoperto la tresca e aveva proibito a Cacetti di ritornare in quella casa.

Il ragazzo pensò quindi di portarla via , ma Oriella non uscì più se non in compagnia di qualche altra ragazza. Per questo motivo il ragazzo  decise di passare dal balcone interno , per  parlarle e mettersi d’accordo per fuggire .

“ Quindi , tu appena  entri vedi la stanza in penombra , non vedi subito il corpo giusto “ ?

“ Si “.

“ Non accendi la luce e chiami a bassa voce la tua ragazza , non senti risposte e decidi di fare qualche passo in più, e li con i piedi sbatti contro il cadavere. Giusto ? “

“ Si “.

“ Ti chini e a fianco trovi il coltello utilizzato per ucciderla  , lo prendi e poi ti siedi . Senti delle voci chiamare Oriella e capisci che è meglio chiudere la porta “.

“ E’ la verità , mi sono seduto sul letto non sapevo cosa fare. Ero terrorizzato, incapace di scappare , sicuramente fossi stato io sarei scappato non crede ?  “.

“ Questo lo devi dire te “ risposi  .

Nel frattempo arrivò il referto stilato dal dottor Stresi ,  Oriella fu ammazzata con una sola coltellata all’altezza del cuore, un lavoro perfetto come se fosse stato uccisa da un medico. La coltellata risulta partire da destra verso sinistra .“ Ezio, direi che basta per oggi, fai firmare il foglio della  deposizione e riportalo in cella “.

Cacetti prese la penna e..Lo guardai mentre firmava e qualcosa balenò nella mia mente , gli domandai : “ Cacetti,  sei mancino per caso “ ?

Alzò gli occhi , e rispose di si.

Feci un cenno al collega di uscire fuori dalla stanza .

“ Chiamo un attimo Stresi , dov’è un telefono “ ?.

Entrammo in una stanza e composi il numero della medicina legale.

“ Ciao dottore sono Berardi, ho letto il tuo referto , se ho capito bene non è stata ammazzata da un mancino  “ domandai al medico.

“ Bravo Berardi,  se si applica può anche diventare un buon assistente. Si è così, non era un mancino l’assassino , ma questo cosa c’entra “ ? .

“ Glielo spiego dopo, grazie dottore “.  Posai la cornetta e poi rivolto al collega dissi :

“ Ezio, questo ragazzo non ha ucciso la prostituta “.

 

Rimase stupito dalla mia affermazione e mi domandò come potessi esserne sicuro . “  Leggi attentamente il referto del medico , Stresi lo ha ribadito a voce : non è  mancina la mano  che ha ucciso “.

Dopo averlo letto  allargò le braccia e chiese che dovevamo fare.

“ Tienilo in cella per un paio di giorni , ho come l’impressione che l’abbiano voluto incastrare “.

 

La giornata stava finendo, uscii dall’ufficio con la convinzione che in quel bordello c’era del marcio,non avevo voglia di cenare da solo e così  andai in una trattoria non distante da casa mia.

Gli avventori erano pochi e quei pochi parlavano di guerra, di questa maledetta guerra. Entrarono un paio di miliziani fascisti, ci squadrarono ma non dissero nulla.

Uno degli avventori sputò per terra, poi accortosi che lo avevo notato chinò la testa e farfugliò qualcosa. Quando mi alzai, le appoggiai una mano sulla spalla e gli dissi : “ Sono d’accordo con te, ma la prossima volta non sempre troverai chi la pensa in questo modo, occhio che quelli non scherzano “ ,poi mi avviai verso casa.

Torino, anche se  avvolta nella paura ha un suo fascino, in lontananza si sente scorrere il Po’, la Gran Madre osserva silenziosa quei pochi passanti che stanno ritornando alle loro case.

Il cielo è stellato, almeno quello pensai. Appena aperto la porta di casa il telefono squillò , era Tirdi.

“ Buona sera commissario, spero di non disturbare , preferivo darle le novità del pedinamento adesso “.

“ Vai tranquillo, dimmi “.

“ La signora, dopo essere uscita da lei è andata in un bar , ha fatto una telefonata poi si è avviata verso Corso Ciriè . Di fronte al bar dell’armeria un tizio la stava aspettando e sono entrati sedendosi a un tavolino “.

 “ Sono entrato pure io , e sono andato a sedermi non lontano da loro. Erano nervosi , le frasi erano abbastanza concitate seppur in  tono basso. “

“ Si sono accorti di te “ ? domandai .

“ Non subito, appena vidi che l’uomo mi stava adocchiando ,ho preferito alzarmi e pagare il caffè . Una frase però mi è rimasta impressa …” .

“ Dimmi “.

“ Non c’era altra soluzione , sapevano  troppo . A dirla era l’uomo mentre la donna chinava la testa come fosse impaurita per qualche cosa “.

 

Sobbalzai dalla sedia e domandai se ne era sicuro , la risposta era più che ovvia : “ Si commissario di questo ne sono sicuro, il locale a quell’ora aveva pochi avventori, non c’era rumore .

“ Bene, siamo sulla pista giusta e…”

“ Ancora una cosa, mi sono permesso di mettere un paio di agenti davanti al bordello, ruotano a turno per non dare nell’occhio “.

“ Bravo Tirdi, mi sa che sei sulla buona strada per essere il mio successore “.

“ Non sia mai , mi accontento del mio grado. Ora vado a dormire domani mattina partiamo presto per Viù…commissario ancora grazie per quello che ha fatto “.

“ Buon viaggio e mi raccomando, stai accanto a tua moglie, se ho bisogno ti chiamo io , d’accordo “ ?

 

Il giorno seguente mentre ero con Perino nei corridoi della Questura entrò un uomo che sembrava  spaesato e non sapeva dove dirigersi.

“ Buongiorno, senta io dovrei denunciare la scomparsa di una persona, sapete dirmi dove devo andare “ ?

L’uomo era sulla quarantina di anni, non alto , corporatura esile.

Gli dissi di seguirmi , dovevo passare dal Questore per il congedo di Tirdi e l’ufficio persone scomparse era adiacente.

Bussai alla porta e feci accomodare l’uomo, decisi di rimanere un attimo per sapere se vi erano novità in merito alle due donne uccise.

“ Buongiorno, mi chiamo Matteo Gilli , abito e lavoro a Pinerolo. Sono infermiere all’ospedale,da un paio di settimane non ho più notizie di Claudia Stecco , una mia collega  “.

L’agente prese nota e poi domandò se era sicuro di ciò che diceva, magari la donna si era assentata per ferie.

“ Impossibile, il direttore non avrebbe mai concesso le ferie di questo periodo. A casa  non risponde e i vicini non la vedono da tempo “.

Domandai se poteva farmi una sua descrizione.

“ Capelli  bruni, occhi verdi, corporatura esile, vestita sempre in modo  impeccabile “ rispose.

“ Senti Franco , prendo il signore per qualche attimo poi te lo riporto qui, ho la sensazione che sapremmo dare un nome a una delle donne ritrovate “.

Chiesi al signor Gilli di seguirmi , le accennai al ritrovamento dei corpi delle due donne e di come non avessero documenti addosso.

Andammo alla camera mortuaria delle Molinette, domandai all’addetto di scoprire  i corpi dal lenzuolo , seppur martoriati non solo dalle pallottole ma anche dai calcinacci e dai muri caduti loro addosso dalle bombe.

L’uomo sbiancò , dovette sedersi un attimo. Poi prese la testa tra le mani e scoppiò a piangere.

“ E’…lei…Claudia..mio Dio…” ,

“ Ne è sicuro signor Gilli ? Quello che rimane del volto è ben poco purtroppo “.

Si alzò, asciugò le lacrime e : “ Si , ne sono sicuro, vede questa cicatrice sul polso destro “ ? .

Feci un cenno con la testa.

“ Se l’era fatta cercando di tenere fermo un paziente mentre il medico lo sedava. Il tizio riuscì’ a prendere e spaccare la bottiglia dell’acqua sul suo comodino e tagliò Claudia sul polso “.

“Capisco , altre cose che possono confermare il riconoscimento “ ?

“ Direi il vestito , ricordo che lo indossò l’ultima volta che la vidi. Si vantava di aver speso ben 450  lire per questo “.

 

Tornando indietro  Gilli non disse una parola e guardava  dal finestrino. Le vie si stavano riempiendo di gente che andava al lavoro o alla ricerca di una via di fuga.

Il Ponte Isabella era pieno di carretti e camioncini che andavano verso la collina e  il fiume continuava a scorrere come se nulla accadesse.

“ Bene signor Gilli, eccoci arrivati. Vada pure dal mio collega e grazie per la collaborazione , è stato utilissimo. Ora dobbiamo però scoprire chi era l’altra ragazza “.

“ Purtroppo non la conosco, so che Cla..la signorina Stecco aveva delle amiche ma dove abitassero e quali fossero i loro  nomi non lo so proprio “ rispose mentre bussava alla porta dell’ufficio scomparse.

“ Senta , un’ultima domanda ..andavate a ballare in qualche sala insieme oppure andava con le sue amiche “ ? buttai la domanda senza troppa convinzione di ottenere  risposta.

Gilli pensò su un attimo e disse : “ L’unica volta che siamo andati insieme era al Roi Lutrario , la sala che c’è in via Stradella . Poi non so perché ma non mi chiese più di accompagnarla “.

Presi nota  ( non solo di questo indirizzo ma anche del fatto di come un’infermieria potesse indossare abiti costosi ) e decisi di andare alla sala da ballo , sicuramente qualche inserviente lo avrei trovato. L’aria era freddina, non so perché ma avevo impressione  come se  potesse nevicare da un momento all’altro.

Le Roi Lutrario è una sala da ballo sorta nel 1926 e da poco tempo anche cinema  , chiamata con il cognome dell’imprenditore che la fondò.

 Entrai , come avevo immaginato alcuni dipendenti erano intenti nella pulizia del locale.

“ E’ chiuso, torni stasera alle 21 “ disse una signora intenta a lucidare il bancone del bar.

“ Buongiorno, sono un commissario di polizia “ tirai fuori il tesserino onde evitare parole inutili. I dipendenti si fermarono , solo uno continuò il suo lavoro.

“ Vorrei porvi solo qualche domanda, tranquilli “ e domandai loro se conoscevano la signorina Claudio Stecco ( ovviamente non avendo una sua foto dovetti descriverla ).

“ No, io non la conosco “ rispose la signora del bancone.

“Manco io e tu Roby “? domandò l’altra donna all’uomo che scosse la testa in segno di diniego.

Mi avvicinai alla persona che nel frattempo non aveva smesso il suo lavoro.

e le ripetei la domanda.

 “ A lei cosa frega se la conosco o no ? Anche se fosse si non direi nulla a uno sbirro “.

 ( continua )

 

 

 

 
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